ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE, SCRITTORE LEGITTIMISTA

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IL GRAFFIO

di Raimondo Gatto

Il Tradizionalismo Cattolico in Italia, è nato come reazione al comunismo degli anni settanta ma soprattutto al Concilio Vaticano secondo;  la Francia, invece, che aveva conosciuto la monarchia, e le polemiche seguite alla scomunica dell’Action Française poteva vantare uno stuolo di scrittori e pensatori in questo campo; non appare strano perciò che in quegli anni si diffusero nell’ambiente gli scritti di De Bonald, Maurass, De Maistre ecc. L’Italia poteva vantare la figura di Domenico Giuliotti, che era un po’ il trait d’union, tra i pensatori come Monaldo Leopardi, il Principe di Canosa, Clemente Solaro della Margarita, ma è indubbio che i pensatori francesi godettero  all’epoca  molta attenzione. In realtà, il vuoto tra le due epoche (post-risorgimento e post-concilio) è solo apparente. Vi furono coraggiosi scrittori italiani che mantennero, vivo il pensiero tradizionale cristiano in un’epoca in cui tutto pareva scomparire sotto l’ingannevole idea di’ progresso; tra costoro vi è lo scrittore Alessandro Augusto Monti Della Corte nato nel 1902 da nobile famiglia bresciana.

 Il Della Corte era in amicizia con Vincenzo Ciani Folli detto Volt, creatore del Programma della Destra Fascista nel 1924. Ciani Folli chiarirà il suo pensiero mettendo la piaga sulla filosofia hegeliana in aperta polemica con il ministro della pubblica istruzione Giovanni Gentile affermando: “La filosofia di Hegel si è diffusa nella intellettualità fascista per opera del ministro Gentile. Ma non esiste una dottrina ufficiale del fascismo. Il Fascismo non è una dottrina metafisica. Propugnare come noi facciamo uno stato forte non conduce necessariamente alla statolatria.”. È evidente la preoccupazione di Volt e Monti Della Corte, i quali aderendo al fascismo si scontreranno con personaggi provenienti dall’anarchismo e dal socialismo, che  si illudevano trasformare il regime in senso totalitario imitando il leninismo russo.

      L’originalità di Monti della Corte fu quella di avviare  un percorso letterario entro il linguaggio romanzesco, per dichiarare la preferenza verso l’antica forma monarchica; essa fu incarnata in Italia dai vari stati preesistenti alla rivoluzione francese e poi al risorgimento liberale; ne fanno parte a pieno titolo anche le Repubbliche Aristocratiche.

E’ interessante notare che tali  simpatie si manifestino all’interno di uno stato in  cui Casa Savoja è esaltata come “la creatrice dell’Unità d’Italia”. Questi filone di pensiero, considerato la destra fascista, trovò spazi e adesioni; molti   provengono dall’ambiente futurista, dall’anarchismo e dal dannunzianesimo, accomunati più  dai loro caratteri non portati alle transazioni che da una precisa ideologia; uomini propensi all’avventura e all’eroismo. E’ chiarissima la loro filiazione dal romanticismo ottocentesco; il cavaliere medioevale è l’uomo ideale: tutto ciò che richiama l’idea di sacrificio viene esaltato; l’eroismo, l’onore, la fedeltà alla parola data, la coerenza, l’altruismo, il coraggio, il senso dell’equità; persino il “problema operaio” esce dagli angusti schemi del marxismo; si parla, infatti, di creare un’“aristocrazia operaia” (Sorel), concetti che nascono in Spagna, dove l’eredità del Carlismo influisce in modo particolare; è  un insieme di temperamenti contrari alla logica del compromesso, cioè l’esatto contrario dell’“italiano-tipo”, oggi come allora. Questo modello umano è rigettato dalla mentalità liberale e piccolo borghese del post-risorgimento, anche se il liberalismo non mancherà di sfruttarlo a suo uso e consumo. La valvola di sfogo a queste passioni si avra’ nella propaganda e nel sostegno  all’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Triplici Intesa di cui non si comprende pienamente il risvolto sovversivo e anti-tradizionale; l’entrata in guerra, è considerata una sfida al parlamentarismo democratico. Molti provengono Partito Nazionalista di Enrico Corradini fondato nel 1910 che sosterrà il fascismo confluendo nello PNF dopo l’avvento di Mussolini al potere, ma allo stesso modo, alcuni tra loro, incautamente, si adopereranno per abbattere il regime il 25 luglio 1943; intravedono altresì il pericolo di una penetrazione del messianismo anarchico derivante dal sindacalismo rivoluzionario spagnolo. Essi vedono nella Chiesa Cattolica il perpetuarsi di quei principi che stanno alla base dell’ordine sociale; la Chiesa di questi intellettuali è quella del medioevo, non quella del Partito Popolare di don Sturzo di cui scorgono una somiglianza  con il  socialismo marxista.

      Monti Della Corte esordisce nel 1926 pubblicando, per l’editore folignate Campitelli, Pagine Reazionarie. Sotto l’egida de La Voce, di Firenze esce l’anno dopo Estrema Destra.  Il pensiero di Augusto Monti Della Corte si chiarirà nel 1929 con Dottrina e posizioni del neolegittimismo. Seguirà nel 1929, I Grandi Atleti del Trono e dell’Altare. Il libro, unico nel suo genere visti i tempi e le mode correnti, è un’antologia dei grandi pensatori controrivoluzionari; Da Bossuet a De Maistre, il Marchese di Rivarol, De Bonald, lo svizzero De Haller, Taparelli, Monaldo Leopardi, Clemente Solaro della Margherita, Donoso Cortes, Blanc di Saint Bonnet, Luigi Veuillot e il romanziere Barbey D’Aurevilly. Della Corte intuisce che la tradizione italiana va ricercata in quei pensatori che si opposero alla rivoluzione francese e al risorgimento liberale; è interessante che tali idee siano emerse nell’ambiente che riteneva la prima guerra mondiale come il “compimento del Risorgimento”; fu solamente un “pensiero schizofrenico”, o l’intuizione che si doveva tornare alla restaurazione della monarchia tradizionale come logico corollario dell’anti-democrazia? Sul tema delle insorgenze antigiacobine è Viva San Marco, uscito nel 1930 per i tipi di Ceschina.

 Monti della Corte nel 1933 pubblica I Cavalieri della Santa Fede, come sotto-titolo Romanzo della reazione meridionale. Il racconto è ambientato in Puglia nel 1799 nell’ambiente del legittimismo filo-borbonico. Il Capo-Brigante, soprannominato il Lupo del Gargano, agisce nei dintorni di Manfredonia entrando  in contatto con una deputazione di emissari corsi incaricati di trasferire in luogo sicuro i parenti del Re Ferdinando. Essendo un romanzo non mancano le vicende galanti perché si nota chiaramente l’influsso di quella moda letteraria nata in Germania con Fichte e Shelling; il racconto termina con la predica di Frate Michelangiolo che davanti alla cattedrale di Brindisi invita i contadini a unirsi alla crociata che il Cardinale Ruffo sbarcato in Calabria sta compiendo per riconquistare il Regno di Napoli al legittimo sovrano. L’interesse di Della Corte non è limitato alla questione legittimista; i suoi scritti spaziano diversi argomenti; il problema connesso alla creazione della Jugoslavia nel 1919 (Rossobiancoverde e azzurro bianco rosso-Maglione, Roma 1931) racconti della guerra d’Abissinia; L’avventura di Luchino Tarigo, (Ceschina, Milano, 1928) viaggiatore genovese che in un rocambolesco viaggio nel XIV secolo in  Russia fu depredato e fatto prigioniero dai calmucchi.  Esce nel 1961 lAmazzone dei Gigli (Vannini, Brescia), ma a dispetto del titolo non si tratta di un romanzo; è la biografia di Maria Carolina di Napoli, Duchessa di Berry, madre di Enrico V, “il figlio del miracolo” ultimo pretendente dei Borboni di Francia. La Duchessa, dopo il colpo di stato di Luigi Filippo d’Orleans, in nome del figlio, legittimo pretendente al Trono di Francia tenterà di sollevare la Vandea; essa metterà sotto accusa sarà la falsa restaurazione di Metternich, il quale per accattivarsi rivoluzionari e Bonapartisti introdurrà in Francia la famigerata Charte octroyè al Congresso di Vienna per legare Luigi XVIII al parlamentarismo rivoluzionario; essa sarà utilizzata come pretesto per spodestare Carlo X nel 1830. In seguito a tale evento, che aprirà la strada alla rivoluzione europea, la Duchessa si recherà nel nord della Francia per ripetere le gesta dei controrivoluzionari insorti contro i giacobini, ma tradita dall’ebreo Simone Deutz, sarà consegnata agli sgherri di Luigi Filippo. Con la vita della Duchessa di Berry, il pensiero dell’autore bresciano si completa; occorre ritornare alla Monarchia Tradizionale, unico sistema per il bene dei popoli ingannati per anni dal falso sistema democratico che ha prodotto il comunismo tirannico (fallito, potremo dire noi) fonte d’illusioni e generatore di sovversioni; il cosiddetto metodo democratico-occidentale, che aggiungiamo noi, sta spianando la strada all’islam in nome dell’uguaglianza religiosa. Per questo il leit-motiv di Della Corte, (come quello degli esponenti della destra fascista), sarà una lotta implacabile al parlamentarismo. Egli fu un autorevolissimo studioso di araldica e narratore  di storia locale, ma è tuttora difficile fornire l’elenco completo dei suoi scritti ma crediamo di aver individuato quelle principali; Egli morirà nel 1975.

Per noi, che da oltre due secoli subiamo le tragiche conseguenze delle teorie suscitate dalla rivoluzione francese, Egli resta un punto di riferimento essenziale che ci deve spronare a combattere per la restaurazione della vera Chiesa, e di uno stato che abbia come fondamento il Dio Cristiano della Santissima Trinità.

L’attuale onda di destra, che si annuncia in Europa e nel mondo intero, deve trovarci pronti e preparati perché solo da noi possono venire le risposte che ognuno attende.

Prefazione a I Grandi Atleti del Trono e dell’Altare, Geroldi, Brescia, 1929 pag.16

Il Carlismo spagnolo si può considerare come la prima manifestazione anti-liberale, popolare e cattolica come afferma lo storico inglese Gerald Brenan nella sua Storia della Spagna, 1876-1936 al capitolo IX. Einaudi Torino, 1970

In effetti, l’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio 1915 si può considerare un colpo di stato attuato dal monarca, dal governo e da una “piazza” di studenti minoritaria, ampiamente “gonfiata” dal Corriere della Sera di Luigi Albertini.

Peraltro, i contraenti italiani del Patto di Londra, furono ingannati dagli inglesi che presentarono come cosa già avvenuta la forzatura dei Dardanelli; questa bugia fece accelerare la firma del patto.

Principali esponenti furono; il giurista Alfredo Rocco, Giuseppe Prezzolini, Ezio Maria Gray, Costanzo Ciano.

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