Riabilitare o condannare il “fascista antisemita” Pinochet?

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Chiara Croce

“La vittoria storica e politica del generale Augusto Pinochet ha certamente cambiato il corso della storia mondiale. E’ stata, soprattutto e in primo luogo, una sonora sconfitta per le forze mondiali del più fanatico laicismo e dell’intollerante progressismo messianico d’estrema sinistra…forze mondiali che avevano ormai l’intera umanità, le università scientifiche americane in primis…,  al loro assoluto servizio. Per questo un normale, necessario autoritarismo di stato viene descritto come la peggiore tirannia della storia!”.

Alexander Solzenicyn 21.03.1976 Madrid

Sono ormai passati quasi ben cinquant’anni da quando, l’11 settembre ’73, il
mondo intero conobbe il volto sereno e impassibile del generale cileno Augusto
Pinochet ma la sua figura storica ancora oggi è amata o odiata, non sembra
ammettere vie di mezzo. Di recente, in Sudamerica si è riaperto un dibattito
quotidiano in quanto vari intellettuali conservatori brasiliani hanno decretato lo
statista cileno “il più grande uomo politico del XX secolo” e Bolsonaro ha
ribadito il giudizio; una macchina propagandistica globale e
occidentale di Sinistra radicale si mise in moto e non si fermò più. Ancora
adesso, nei muri di molte città e cittadine del Nord Italia si possono leggere le
scritte sbiadite dell’epoca che fu: “Pinochet terrorista fascista….”, “Cile tomba
del fascismo…”, “Morte al fascismo cileno” e via di seguito. Come è sempre
avvenuto con i grandi fenomeni storici contemporanei, chiunque lo può
constatare direttamente, la distanza tra chi ha vissuto in prima persona taluni
eventi e la propaganda internazionale, per lo più di sinistra e progressistica, è
assai netta. Parlando del pinochetismo con cileni di classi medie e popolari, la
spiegazione degli eventi che questi forniranno è decisamente differente rispetto
a quella che la macchina propagandistica della Sinistra rivoluzionaria, liberal o
progressistica, fornirà. Le più grandi accuse politiche “globalisticamente” mosse
dalla rivoluzione mondiale neo-sessantottina di Sinistra alla Giunta Pinochet
sono quelle: di essere stata golpista, di aver lavorato in realtà per la frazione
Kissinger statunitense e non per l’interesse popolare cileno, di aver
sistematicamente represso gli oppositori politici di sinistra, di essersi venduta
al liberismo d’oltreoceano e naturalmente di essere neo-fascista. Ora
cerchiamo di vedere uno ad uno i punti di cui la Sinistra radicale antifascista
accusa il generale cileno. Premetto che, a differenza di molti cileni o
sudamericani, non considero affatto Pinochet un eroe o un patriota, né
tantomeno il “padre del Cile” ma al tempo stesso sono abbastanza scioccata
dalla propaganda di sinistra che non ammette i meriti dell’avversario,
nemmeno quando vi sono, mossa da un pensiero di gruppo collettivistico
subordinato da secoli all’elitismo di ristrette frazioni dell’alta finanza ultraprogressista dell’estremo occidente. Al tempo stesso, come vedrà il lettore, mi
guardo bene dal negare la tragedia della repressione antimarxista e antiebraica
del pinochetismo. Ho cercato però di contestualizzarla. Questo breve articolo è
il sunto di una tesina universitaria di alcuni anni fa.

Kissinger, l’arte della distensione e la Rivolta conservatrice dell’11
settembre ‘73

Secondo varie frazioni della destra radicale statunitense e neo-maccartista,
Kissinger fu un agente “ebreo comunista” del Deep State. Non so sia vero,
personalmente mi pare eccessivo ma è un fatto che Kissinger espresse per
anni e anni in libri, interviste, congressi il punto di vista che la marcia del
Comunismo mondiale sarebbe stata inarrestabile e l’americanismo dovesse
integrarsi nel Comunismo globalista. La rivoluzione del ’68 fu in effetti una
conseguenza di americanismo e nichilismo antropologico di Sinistra radicalista. Kissinger,
ad esempio, fu un arcinemico di Ronald Reagan in quanto il presidente
statunitense avrebbe abbandonato l’approccio gradualista kissingeriano, che
era in fondo quello tradizionale statunitense e anglosassone, con il Comunismo
– approccio che aveva caratterizzato l’operato di tutti i presidenti della Guerra
Fredda, compreso Nixon a mio avviso, pur con distinguo sui quali non posso
qui soffermarmi – a favore di un atteggiamento offensivo forte del supporto di
Giovanni Paolo II e dei guerriglieri anticomunisti afghani (Cfr. Kissinger,
“Diplomacy”, New York 1994). Ritengo dunque, in definitiva, che Kissinger fu
uomo del Deep State progressista e anticristiano dell’estremo occidente, come
oggi lo è ad esempio oggi Soros, il massimo ideologo della Sinistra radicale del
XXI secolo. L’ideologia kissingeriana, tutta fondata sulla dissuasione  verso il socialismo, preferiva di certo il Comunismo
internazionale, se avesse dovuto scegliere, al fascismo o al conservatorismo
tradizionalista di destra. Non va dimenticato, come ormai noto, che il famoso e
potentissimo Gruppo d’intelligence, londinese, dei 5, al servizio dell’URSS, era
una filiale dei Rotschild di Londra e Parigi. La stessa Thatcher fu costretta con
grande imbarazzo a intervenire sulla questione del Barone Rotschild spia del
Comunismo mondiale (https://www.youtube.com/watch?v=nvH3o_zFiK4). Di
conseguenza, Kissinger, uomo del Deep State dei Rotschild, tutto può essere
stato tranne che uno stretto amico del Cile conservatore ed antiprogressista di
Augusto Pinochet. Sergio Romano, in pagine illuminanti e molto equilibrate
(Cfr. Cinquant’anni di storia mondiale, Longanesi 1995), bene spiega come il
ruolo dell’amministrazione Nixon e dello stesso Kissinger – che spesso fu
peraltro antagonista al nixonismo quando quest’ultimo tentò di uscire dai
condizionamenti del Deep State – nella rivolta nazionale e popolare
anticomunista cilena sia stato pressoché nullo. L’amministrazione Nixon non si
oppose alla prova di forza del generale Pinochet, ma non la incentivò ne tanto
meno fornì supporto logistico di alcun tipo alla stessa. La rivolta conservatrice
pinochetista non fu affatto un golpe, Romano spiega come il Cile neomarxista
di Allende fosse allo stremo, una catena ininterrotta di scioperi e sabotaggi
interni, con rivolte popolari anticomuniste che si susseguivano, che furono il
funerale del marxismo di Allende, ben prima dell’ 11 settembre ’73. L’azione
dell’elite militare pinochetista fu autonoma e non eterodiretta. La rivolta cilena
del ’73 colpì nella sua spina dorsale il bipolarismo di Yalta e l’arte della
distensione promossa dal Deep State e portata avanti da Kissinger. La morte di
Allende e la sconfitta del socialismo in Cile fu un evento epocale, ben più
pesante per il Deep State della crisi coreana, di quella di Cuba o del conflitto
vietnamita. Riprendeva di fatto vigore e forza quella guerra civile ideologica
mondiale che si era, momentaneamente interrotta, nel 1945, conclusasi con la
vittoria della frazione “liberal-marxista”. Come nel ’22 a Roma, nel ’33 in
Germania e nel ’36 in Spagna: Santiago ’73 rimetteva in moto la guerra civile
ideologica su scala mondiale che sembrava vinta dal Deep State che
supportava la Sinistra radicalista, per questo l’immagine di Pinochet è rimasta
impressa nella memoria della coscienza comune universale. La prima voce in
ordine cronologico che si leverà, non a caso, nel mondo per salutare la vittoria
del Conservatorismo anti-progressista cileno fu quella del profeta del
Tercerismo mondiale, il generale argentino Juan Domingo Peròn, il primo e più
grande avversario di Yalta. Poco dopo l’11 settembre 1973, Peròn e Pinochet si
incontreranno in un clima di grande cameratismo, di seguito daranno avvio a
un piano strategico comune volto all’abbattimento di Yalta e del bipolarismo
marxista-americano nel continente sudamericano. La morte del generale Peròn
(1 luglio 1974) complica i piani strategici del Cile pinochetista, che isolato
economicamente e diplomaticamente da tutto l’Occidente cerca così
disperatamente sponde nel mondo islamico (Libia di Gheddafi, Iran, Siria, Iraq)
ma anche all’interno del Patto di Varsavia (Romania, Polonia) e della destra
israeliana (Begin). Non vi sono quindi prove di una liaison Kissinger Pinochet,
tutt’altro, anzi da quando la Sinistra liberal o radicale riconquistava la Casa
Bianca i tentativi delle frazioni di sinistra di CIA e MI6 di sabotare la normale
vita del Cile conservatore si moltiplicheranno, con il soccorso addirittura, in
taluni casi, di DGI cubana e sovietico KGB (cfr. M. Spataro, Pinochet. Le
scomode verità, S. Sigillo 2003). Va infine precisato che i rapporti tra la
dittatura antiperonista argentina di Videla e la democrazia sovrana cilena
furono tutt’altro che buoni. Videla fu organico a Yalta e alleato del comunismo
argentino, uccise e perseguitò sicuramente più peronisti che marxisti e il
regime militare fu sempre sostenuto dal Partito Comunista di Buenos Aires; il
generale Pinochet, continuatore del peronismo, fu invece un irriducibile nemico
di Yalta e del comunismo. Infine, quello di Pinochet non si può nemmeno
tecnicamente definire un Golpe, in quanto il generale, capo di stato maggiore,
rispose con l’intervento antimarxista a una sollecitazione verso l’esercito da
parte di parlamento e magistratura.

Pinochet non fu liberista

Si continua a ripetere che Pinochet fu liberista per i rapporti con i Chicago Boys
ma chi ripete tali luoghi comuni non si è dato lo sforzo di approfondire. I dati
dei ricercatori e degli economisti (Rogoff-Reinhart, Questa volta è diverso. Otto
secoli di follia finanziaria, Saggiatore 2010) mostrano invece che i settori
strategici industriali dell’economia cilena furono nazionalizzati e di proprietà
statale. CODELCO, corporazione mineraria di rame, assunse valore strategico
sociale nel 1976, tre anni dopo la vittoria pinochetista; di fatto apparteneva al
Presidente della nazione Augusto Pinochet che rappresentava lo Stato del Cile.
I fondi della stessa saranno utilizzati come leva per quel miracolo sociale cileno
riconosciuto da tutti gli standard economici quando il Presidente Pinochet lasciò
il potere. La democrazia plebiscitaria pinochetista protesse la Proprietà, la
piccola e media proprietà in particolare con il fine di incentivare lo Stato
protezionista e nazionale del lavoro; sviluppò un sistema pensionistico e
sanitario che fu considerato dagli specialisti il più avanzato in America Latina;
creò una piccola e media borghesia cilena che il marxismo allendista aveva
deliberatamente abbattuto. Dunque è scorretto considerare Pinochet sia
liberista che liberale. Pinochet dette vita ad una Democrazia plebiscitaria e
Gremialistica, avendo sottoposto il suo Governo a diversi referendum popolari:
quando perse il referendum dell’88, seppur di misura, Pinochet accettò
serenamente il verdetto e il Cile ripiombò nel buio della “democrazia
rappresentativa” e dell’oligarchia finanziaria. Una frase ricorrente dei cileni è
Vuelve mi General, Torna mio Generale, per ricordare gli anni aurei della
Democrazia sovrana non liberale pinochetista. Si pensi che il modello
pedagogico di Allende per le future generazioni prevedeva l’abolizione dello
studio di storia cilena, la negazione di un patriottismo cileno e il culto degli eroi
del socialismo progressistico (per lo più ebrei) nel corso della storia mondiale.
Se è vero che Pinochet, per riparare ai disastri di una cattivissima statizzazione
allendista, liberalizzerà assai, è anche vero che lo Stato Nazionale del Cile sarà
il centro della vita politica. Analizzando l’apporto dei costituenti, nel 1980,
emerge la sostanza neo-peronista (Guzmàn) da destra sociale della democrazia
pinochetista. Si deve parlare dunque per correttezza di “Corporativismo di
mercato” non di liberismo cileno. L’importante distintivo cileno dell’Ordine Bernardo Higgins venne donato dai successivi Governi di sinistra ai Rotschild e ai Rockfeller e non dallo Stato nazionale cileno. Di recente, David Rockfeller veniva visto a passeggio a Santiago con esponenti Socialisti e della sinistra neo-allendista, non con i “fascisti” pinochetisti.

La repressione contro le sinistre radicali

Questo è indubbiamente vero ed è un capitolo non luminoso e poco trasparente della Democrazia sovrana cilena. Qui la sinistra radicale ha ragione. Il generale non smentirà mai
che di fronte alla logica del terrore e della guerra civile messa in moto dai rossi
di Allende, con il sostegno logistico cubano (DGI), fu necessaria quella che
definì una fase chirurgica di “contro-terrore” per riportare il Cile nel
“disciplinamento” dell’organizzazione della vita di comunità. Purtroppo
tristemente famosa diverrà la “carovana della morte” del generale Arellano
Stark, che fece sparire nel nulla più di 120 terroristi comunisti in poco tempo; il
generale Pinochet non era però informato della vicenda e quando la venne a
conoscere punì i responsabili. I terroristi cileni avevano però già precipitato il
paese, spalleggiando Allende, nella fase di guerra civile; i guerriglieri della
sinistra radicale, un esercito di migliaia di soldati e partigiani irregolari, erano
appoggiati finanziariamente e militarmente dai servizi segreti di mezzo mondo,
dalla frazioni progressiste del cattolicesimo e dell’ebraismo americano e
francese, erano ormai entrati nella fase di aggressione diretta all’esercito
cileno. Il tributo di sangue di soldati e carabinieri cileni non si placherà
nemmeno dopo l’11 settembre ’73. Pur non giustificando affatto il “contro-
terrore” dei conservatori cileni, si deve dire che la sinistra radicale uccise
comunque dal 1973 al 1990 647 militari cileni e che tentò in molti casi, con il
supporto della CIA di sinistra, di attentare alla vita di Augusto Pinochet.
Inoltre, se utilizziamo la logica storica novecentesca (ma anche quella odierna,
come stiamo vedendo) va addebitato al Comunismo internazionale e alla
sinistra liberal e radicale che sia il fatto di aver sistematicamente usato lo
strumento principe della strage di massa e dell’annientamento del nemico. E’
inevitabile che prima o poi, per non perire definitivamente, le forze
conservatrici e non progressistiche si autotutelino per l’elementare
sopravvivenza fisica. Va al riguardo segnalato che nel momento in cui ( ad es.
1977 o 1983) Augusto Pinochet allentò le briglia, i terroristi ne approfittarono
per intensificare di nuovo le violenze antinazionali.

Pinochet fu veramente un fascista e un antisemita?

Secondo uno storico serio e sempre equilibrato come l’ebreo George Mosse, il
pinochetismo fu più o meno una forma di Nazionalsocialismo cileno, più che il
classico regime autoritario di destra (G. Mosse, Intervista sul nazismo, Laterza
1977). Non solo perché la Giunta conservatrice sarebbe stata antiliberale e
anticomunista ma soprattutto perché la Giunta militare era antisemita. Allende
fu in ottime relazioni ideologiche e geopolitiche con l’ebraismo mondiale.
Allende era già stato vicino all’Histadrut, ai laburisti di Israele e al partito sionista marxista
israeliano, Mapam, il cui segretario politico, Naftali Feder, era stato presente
all’inaugurazione presidenziale cilena nel 1970 e si mantenne sempre in
rapporto con il leader socialista cileno. Circa 200 israeliani stavano lavorando
in Cile per studiare i metodi di irrigazione della terra arida. Allende sostenne in
diversi casi che il conflitto in Medio Oriente poteva essere risolto solo
con l’esistenza e alla sopravvivenza dello stato
socialista ebraico, privo delle componenti sioniste anti-bolsceviche. Allende, esponente di punta della Massoneria globalista dell’America latina, considerava dunque il sionismo nella sua funzione
di forza di sinistra, e per questo Israele fu sostenuto dall’Urss di Stalin. Questo
esperimento per costruire una società diversa aveva ispirato molti giovani
sionisti di sinistra a ritardare la loro aliya per aiutare il governo di Allende. Il
Fronte di sinistra sionista aveva rotto e spaccato i ranghi della comunità
ebraica cilena invitando Allende a rivolgersi a loro durante la campagna
elettorale. Anche loro divennero bersagli durante il regno del terrore di
Pinochet, come “ebrei marxisti e sovversivi antinazionali”. Qualche migliaia di
sionisti di sinistra vennero protetti ospitandoli presso l’ambasciata israeliana
nella capitale, Santiago, per molti mesi prima di essere scortati dai diplomatici
all’aeroporto in rotta verso Israele. Ebrei che avevano servito
nell'amministrazione Allende come Enrique Testa, il capo della comunità
sefardita, furono prima perseguitati dalla destra nazionale cilena, poi cacciati in brutto modo
dal Pesei. Jaime Faivovich, ex sindaco di Santiago, cercò rifugio
nell’ambasciata messicana. Volodia Teitelbaum, il capo del partito comunista,
fuggì in Italia, protetto dai compagni italiani. Il rabbino di nuova nomina, Angel
Kreiman, era progressista e filosocialista, riuscì a ottenere permessi di
salvaguardia per gli ebrei di sinistra ed era vicino al Comitato per la Pace,
istituito dai sacerdoti cattolici di sinistra poco dopo l’11 settembre ‘73. Il
rabbino Kreiman firmò una petizione insieme al cardinale cattolico Silva e al
vescovo luterano Frenz che chiedevano al regime di concedere l’amnistia ai
prigionieri politici. Come si vede il filosocialismo cattolico, ebraico, luterano
facevano blocco contro a livello internazionale contro il conservatorismo Nazionale cileno. Le attività
del rabbino furono criticate da elementi conservatori all’ interno della comunità
ebraica cilena, che guardavano con simpatia il regime nazionale. Il rabbino
Kreiman cercò così di trovare un compromesso tra Pinochet e la sua coscienza
di Sinistra liberal sebbene la stragrande maggioranza dell’ebraismo cileno fu
radicalmente antipinochetista anche, ma non solo, a causa della persecuzione
che finiva per identificare socialismo e ebraismo. In una conversazione,
Pinochet gli disse che il suo governo avrebbe vietato il film Il violinista sul
tetto perché sarebbe stato un film di “propaganda ebraico-socialista” che
mostrava i rivoluzionari che sventolavano una bandiera rossa e sostenevano il
rovesciamento dello Zar, verso cui Pinochet aveva una certa riverenza ideale
per il nobile martirio e per quelle che definì illuminate riforme. I rapporti tra il
Governo cileno e Israele migliorarono un pochino quando Begin (destra
radicale israeliana) diventò nel ’77 primo ministro; un rapporto redatto
da intelligence della CIA del 5 febbraio 1988 affermava che Israele aveva
venduto all’aviazione cilena 100 missili aria-aria Shafrir nel 1978 e altri 50 nel
1980. A questo seguirono 150 carri armati Sherman e aerei Westwind 2.
Nonostante questo, Pinochet coltivò sempre rapporti con l’OLP palestinese e
nel 1978 ospitò un raduno dell’opposizione palestinese non comunista a
Santiago. Durante il conflitto Iran Iraq si approfondiscono le relazioni tra l’Iran
di Khomeini e il Cile pinochetista con scambio operativo tra reparti di
intelligence. Durante il conflitto delle Malvinas, Pinochet disse che “il regime
antiperonista” argentino non poteva essere sostenuto dai militari cileni ma vi
era in ballo pure la tradizionale rivendicazione di Santiago sul Canale di Beagle. In
entrambi i conflitti, i sostegni cileni a Iran khomeinista e Gran Bretagna
giocarono un ruolo molto importante. Nel 1998, durante le cure mediche a
Londra, Pinochet è stato arrestato con un mandato di cattura internazionale
per violazioni dei diritti umani. Il sionismo progressista di sinistra fu una delle
forze strategiche della campagna mondiale contro il pinochetismo. Il rabbino
Micky Roser di Yakar si scagliò contro il “fascismo” cileno; in seguito,
moltissimi ebrei, israeliani e non, reclamavano il fatto che i loro genitori furono
uccisi sotto il regime pinochetista. In Israele, presso il Ministero degli affari
esteri, vi sarebbero 19 mila documenti con date precise e con i nomi degli
ebrei perseguitati e uccisi dai pinochetisti ma l’attuale Governo di destra  israeliano ha classificato la notizia come non rilevante e sembra non voglia
compromettere le buone relazioni israelo-cilene. Risulta così difficile stabilire
con precisione quanto sia stata radicale e pesante l’eventuale persecuzione
antisemita del regime pinochetista cileno. Quanto al fatto che la democrazia
corporativista cilena fosse più o meno fascista, difficile rispondere in modo
definitivo. Va comunque considerato che il comandante Merino, il capo
dell’Armada, aveva un busto di Mussolini nel suo studio con cui accoglieva i
militari e i diplomatici; Pinochet era un grande ammiratore di Petain e del
generalissimo Franco, si definì in tre casi “un peronista cileno” ed in alcune
interviste riabilitò anche il nazionalsocialismo tedesco dicendo esplicitamente
che se non vi fosse stato il nazismo i marxisti avrebbero annientato tutti i
cristiani o gli uomini di destra conservatrice nella terra; la maggior parte dei
soldati cileni erano soliti cantare in continuazione canzonacce dell’epoca
fascista come Battaglioni M sotto gli occhi compiacenti o nel migliore dei casi
indifferenti dei vertici del regime. Non so quello che stabilirà in futuro la storia,
ma è un fatto evidente che la maggior parte dei militari dell’11 settembre
’73 si considerarono i continuatori degli anticomunisti “nazionali” e dei
rivoluzionario-conservatori del ‘900 e appena presero il potere liberarono i
militanti peronisti di destra nazionale arrestati e perseguitati sotto quella che loro stessi definirono “la dittatura comunista ebraica” di Allende.

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