DI GIULIANO GUZZO
Sei convinto che una legge contro l’omotransfobia non serva o sia pericolosa? Non dovresti neppure esser rappresentato in Parlamento. É il tollerantissimo pensiero – pensiero, che parolone – espresso su Instagram da Elodie Di Patrizi, per gli amici Elodie, a proposito della rappresentanza politica leghista, a suo dire indegna in quanto contraria al provvedimento: «Questa gente non dovrebbe essere in Parlamento. Questa gente è omotransfobica».
Maledizione, però. Anni passati a scervellarsi per uno straccio di definizione di omotransfobia – i promotori della relativa legge son sempre rimasti sul vago, mica scemi, per lasciar poi mano libera ai giudici d’«interpretare» -, quando bastava rivolgersi ai filosofi licenziati da quell’inarrivabile accademia di Amici di Maria De Filippi. Ora però che l’arcano è svelato (sei omotransfobico se solo non esulti adorante davanti al ddl Zan), diteci pure che questa legge è urgente, bellissima, meravigliosa.
Ma non potete però più raccontarci, cari menestrelli della cultura dominante, che si tratta di una norma che garantisce la libertà di pensiero. Perché non è così e perché siete voi stessi, Elodie docet, a dir il contrario, spiegando che noi – persuasi che il matrimonio sia quello tra uomo e donna, che l’utero in affitto sia barbarie e che tra maschi e femmine vi sono differenze che nessuna pioggia ormonale può annullare – non dovremmo manco sedere nelle istituzioni. Rassicurateci quindi pure sulla legge bavaglio, prego. Tanto non la beviamo più.
DA
il pensiero della Elodye di oggi é l’evoluzione dei vuoti pensieri gracchiati dal megafono sessantottardo. Non abbiamo ancora finito di scontare quel periodo cosi’ infame e che qualche idiota continua a definire “formidabile”.