DEXIT: LA GERMANIA ROMPE IL PATTO DI STABILITÀ E PREPARA IL SUO ADDIO ALL’EURO

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Se la Germania, locomotiva dell’euro, lo abbandonerà tornando al marco, è evidente che se vorranno sopravvivere, anche gli altri Stati membri dell’Unione Europea dovranno fare altrettanto, con una moneta nazionale svalutata. In Italia, potrebbero, dunque, esservi delle sorprese entro la fine dell’anno, in merito al ritorno alla Lira svalutata, come conseguenza dell’addio all’Euro di chi ne era il perno sostanziale. (n.d.r.)

Segnalazione di Federico Prati

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

“E’ la Germania a tenerci dentro l’euro…..” – quante volte avete sentito ripetere questa frase dai nostri politici e dai ventriloqui del potere per voce della stampa di regime.

Per decenni ci hanno rifilato questa “sola” con la maggior parte della gente a crederci. I bravi ricchi tedeschi da una parte e gli spreconi italiani dall’altra. Quelli che perennemente vivono sopra le loro possibilità. Salvo poi scoprire che siamo da sempre contributori netti verso l’Unione Europea e che da 30 anni consecutivi (eccetto l’anno del Covid), il nostro governo consegue avanzi primari di bilancio.

Ricordo ai meno esperti che l’avanzo primario in soldoni significa: lo Stato incassa dai cittadini più soldi in tasse di quello che versa loro con la spesa pubblica.

Avete capito bene: lo Stato italiano da tre decadi è in surplus.. ma quale aver vissuto sopra in nostri mezzi!

Un concetto questo, che se anche volessimo ragionare con il pensiero dottrinale fraudolento imposto dalle regole europee, come vedete viene ribaltato dalla realtà dei fatti, ovvero abbiamo vissuto al di sotto dei nostri mezzi.

L’euro non fa comodo ai tedeschi, come non fa comodo ai francesi ed al resto dei paesi europei, intesi come popolo ovviamente. L’euro, come scriviamo da tempo, non è un progetto di lotta e competizione tra stati, ma è lo strumento essenziale che serve all’élite per vincere in quella che è la loro eterna battaglia contro il popolo. Insomma una vera e propria lotta di classe, questo è quello che si cela dietro al sistema-euro.

Quindi il nostro nemico non è assolutamente il popolo tedesco, e tutt’ora credere a coloro che infondono questo falso pensiero, certifica l’ingenuità disarmante che ancora regna fra noi.

Megas ha finito le parole e gli scritti: solo e soltanto i poteri profondi di casa nostra sono gli unici responsabili e beneficiari del fatto che, ancora, siamo tenuti a forza e con la frode, dentro questa gabbia.

Del resto, stare dentro l’euro – ed accettare di usare una moneta che non emettiamo, per non dire del sottostare a regole di bilancio assurde che non hanno nessun riscontro a livello di dottrina economica – è solamente frutto di una decisione politica e niente più.

Una decisione politica, esattamente come quella che ha preso il governo di Berlino nei giorni scorsi. Quando tra la salvezza della moneta euro e quella del proprio popolo e del loro sistema economico, senza indugio, ed al contrario del nostro governo, ha scelto la seconda.

Nella sostanza un deficit di 200 miliardi deliberato dal governo per riportare il prezzo del gas a livelli sostenibili per le imprese e le famiglie tedesche. Una semplicissima misura di politica fiscale che senza il plagio mentale indotto dal sistema euro nelle nostre menti, rappresenterebbe la normalità operativa e funzionale di un qualsiasi governo rappresentativo di un paese democratico.

Per chi comprende di economia, nel leggere le poche righe del titolo e sottotitolo sopra riportato dalla testata HuffPost, ci sarebbe materiale per una tesi di laurea.

Ma quello che ci interessa, è far capire come, attraverso questo atto di Berlino e le relative reazioni (o meglio prese di posizioni), del governo italiano, vengono a cadere tutte le menzogne e le falsità su chi veramente tiene il popolo italiano dentro l’euro.

I poteri italiani ora hanno perso la maschera e la scusa principe, dei “cattivi tedeschi”, da rivendere alla massa.

Da oggi, la novella sarà credibile solo per gli inguaribili “fessi”!

Intanto fa sorridere l’affermazione con la quale l’HuffPost, farebbe credere che questi 200 miliardi per il governo tedesco, arriverebbero da un fantomatico “bilancio ombra”. Quasi come se a Berlino avessero delle riserve nascoste derivanti da chissà che cosa.

Soprassediamo per pura pietà!

Questi 200 miliardi, è bene dirlo chiaro ancora una volta, non sono in qualche forziere o in qualche conto nascosto del Tesoro tedesco alle Cayman.

Semplicemente il governo delibera il deficit, il Tesoro emette i titoli e la BCE li garantisce.. finito!

Già sento qualcuno di voi, come del resto anche Draghi (“Non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali”) [1], affermare che i tedeschi hanno più spazio nel loro bilancio; questo sempre ragionando secondo le assurde regole europee.

Eh no, cari miei! Uno dei mantra del fiscal compact, ovvero il rapporto debito pubblico/ prodotto interno lordo riguardo alla Germania, è già ben oltre il 60% imposto dai trattati. Per la precisione viaggia sul 72%. E se deliberano un extra-deficit di 200 miliardi, che corrisponde a circa il 5% del PIL, siamo fuori anche dall’altro dogma di Maastricht, che indica come il deficit annuale non debba superare il 3%.

Come potete bene immaginare un MMTers come Megas fa una fatica enorme a ragionare all’interno delle frodi dottrinali del sistema euro, ma devo farlo per cercare di spiegare come, di fatto, ad oggi la Germania si sia posta fuori dall’euro.

In pratica, il governo tedesco sta facendo quello che da tempo scriviamo essere possibile e che più volte, nei nostri articoli, abbiamo esortato il governo italiano a fare per risolvere il problema occupazionale che affligge il nostro paese.

Oggi, la Banca Centrale Europea, di fatto, garantisce il debito dei paesi membri e lo fa ormai dal lontano 2011 e l’alternativa del non garantirlo non è realizzabile senza la conseguente rottura del sistema euro.

Quindi è solo una questione politica, per la quale spetta ad ogni governo di prendere la decisione di fare o meno tutto il deficit necessario per salvare il proprio popolo.

Ed il governo tedesco, ripeto ancora, al contrario di quello italiano, questa decisione l’ha presa!

Mentre da noi, a distanza di più di un anno dall’inizio della speculazione sull’energia, siamo ancora posizionati sulla totale difesa dei profitti degli oligarchi di casa nostra, ovvero di coloro che oggi hanno in mano ogni nostra istituzione, di fatto non più democratica.

Siamo ancora a discutere sul famoso “tetto” al prezzo del gas. Ma attenzione, mica un tetto per i rivenditori, visto che è questo il problema principale (vedasi TTF e speculazione al seguito), ma un limite, che addirittura si vorrebbe imporre al produttore, in questo caso Putin.

In pratica il price-cap ideato da Draghi, sentite bene cosa sarebbe e che finalità avrebbe: il tetto al prezzo del gas impedirebbe alle parti di concordare un prezzo superiore a una determinata soglia, riducendo i ricavi di Gazprom e della Russia e favorendo un approvvigionamento più economico di questa materia prima.

L’indole di devozione satanica di Super Mario alla grande finanza non poteva non venir fuori anche questa volta. Qui l’obiettivo principale non è far pagare meno il gas alla gente ma quello di mantenere intatti i profitti colossali di ENI. Raggiungere un accordo con Putin, quantunque fosse possibile (ma lui ha già detto no.. stante le sanzioni), certamente non ferma il motore della speculazione che a pieno ritmo sta viaggiando a tutta velocità nella borsa dei TTF di Amsterdam (ripeto principale causa del caro bollette).

Quello che però ci deve lasciare ancora più preoccupati – a conferma del fatto che a volersi tener stretto l’euro sono le potenti fratellanze italiche – è la devastante (ma prevista da Megas) realtà, che Giorgia Meloni, premier in pectore, sia completamente allineata al pensiero di Draghi, sul tema deficit e su come risolvere il problema energetico attraverso l’insensata e per niente risolutiva proposta del tetto al prezzo al produttore.

Intanto il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck prepara la strada per l’uscita ed avverte Draghi e c.: “con l’interruzione delle forniture di gas si rischia la fine dell’UE”:

Il messaggio è chiarissimo come è altrettanto chiaro quale sia la priorità per chi ha le leve di comando in Germania: “una carenza di gas in Europa non potrà essere tollerata politicamente”.

In Germania non hanno la minima intenzione di sacrificare il proprio popolo con follie quali il razionamento che porterebbe a far fallire il loro sistema economico, la morte sociale e fisica dei più bisognosi e dei più fragili.

Se le crisi infinite, il Covid ed i prospettati razionamenti sull’energia fanno parte, come sembra del piano del Grande Reset, per ridurre la popolazione mondiale, oggi, pare proprio che la Germania se ne stia ufficialmente chiamando fuori.

Mentre la realtà ci dice che rimangono dentro a pieno titolo Mario Draghi e Giorgia Meloni, e con loro il popolo italiano come vittima sacrificale sull’altare degli interessi dei poteri ai quali il nostro premier attuale e quello in  arrivo, rispondono.

Un folle e delinquenziale razionamento del gas che, di fronte alle ultime dichiarazioni di Putin, assume anche la certezza della non necessarietà:

NON POSSONO NUTRIRE E SCALDARE I LORO CITTADINI CON LA CARTA DEI DOLLARI.
NON POTETE NUTRIRE LE PERSONE CON LE VOSTRE MENZOGNE.
LI DOVETE SCALDARE CON L’ENERGIA.
PER QUESTO CERCANO DI CONVINCERVI A MANGIARE DI MENO, CORPRIVI DI PIU’ E CI CHIAMANO NEMICI, ORIGINE DI TUTTI I MALI
Non è Warren Mosler che parla ma Vladimir Putin, che pare proprio aver compreso che lui il gas ce lo fornisce in cambio di semplici estratti conto denominati in dollari o euro.
Cosa volete da me? Pare dire il presidente russo: io accetto la vostra carta in cambio del gas per riscaldarvi; sono i vostri governanti che attraverso le menzogne vi convincono che la carta non c’è e vi costringono a mangiare di meno e coprirvi di più, facendovi credere che la Russia è il nemico.
Piu chiaro di così! 

di Megas Alexandros

Fonte: La Germania rompe il Patto di Stabilità. Di fatto è già fuori dall’euro! – Megas Alexandros

Abbassare il costo di energia e bollette si può, ma i politici non lo fanno

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Abbassare il costo di energia e bollette si può, ma i politici non lo fanno
La ricetta per vincere la crisi energetica. Cosa dovrebbe fare il governo che verrà eletto, visto che quello che c’è è inerte. La trasparenza sui prezzi d’acquisto e come uscire dal fittizio mercato di Amsterdam

C’è un’alternativa a questo disastro annunciato sull’energia. Ne abbiamo parlato con l’esperto Salvatore Carollo, autore del saggio “C’era una volta il prezzo del petrolio” (Scheiwiller, 2008) e di “Understanding Oil Prices: A Guide to What Drives the Price of Oil in Today’s Markets” (Wiley 2012). Carollo ha sviluppato la sua carriera in Eni nel settore del trading di Oil & Gas ed è stato lecturer in Eni Corporate University. Scrive correntemente in riviste specializzate in materia energetica e tiene conferenze internazionali sul tema. A fine 2015 è rientrato da Londra, dove ha passato gran parte della sua carriera. 

“Sì. Le vie alternative però vanno costruite. Quello che noi paghiamo è la mancanza di una strategia energetica nazionale”

Sì…

“Abbiamo contato sul fatto che la buona sorte continuasse a funzionare. All’inizio degli anni 2000 avevamo quasi 21 miliardi di metri cubi di produzione all’anno di gas nazionale. Ma questa cosa l’abbiamo fermata e abbiamo fatto in modo che i cosiddetti ambientalisti avessero il sopravvento. In realtà si sono incrociati ideologie con interessi specifici e molto concreti”

A quanto siamo scesi?

“A circa 3,5 miliardi ed è un fatto grave”

Alcuni dicono che bisognerebbe tentare di uscire dalla Borsa di Amsterdam. Il prezzo del gas negli Stati Uniti o in Giappone o nei Paesi extra Ue è triplicato, da noi è invece 11 volte di quanto era nel 2020…

“Qui c’è un equivoco di fondo. Chiamiamo Borsa di Amsterdam qualcosa che è poco più di una fiera paesana. Mi spiego. Il Brent, il prezzo del petrolio Brent si genera in Borsa, alla borsa di Londra. Per dare un’idea bisogna ricordare che lì vengono scambiati al giorno tra i 2000 e i 3000 miliardi di dollari di contratti petroliferi, cioè più del Pil italiano. Un mercato di queste dimensioni dà la garanzia di un indicatore degli equilibri di mercato. Quando invece andiamo ad Amsterdam… veda se riesce ad avere una dimensione dei volumi scambiati nel TTF (Title Transfer Facility, mercato di riferimento olandese per lo scambio del gas naturale e che determina i prezzi attuali). Ci sono tutti i grafici che ci dicono come va il prezzo ma non sulla quantità di volumi scambiati, cioè su quale scambio di volume è basato questo prezzo. Da quello che ho potuto esaminare si tratta di scambi insignificanti, tra un gruppetto di traider ,che generano questi numeri. E accade che in una Borsa piccolissima, dove si scambiano pochi volumi, basti un nulla per generare aumenti del 100% o del 200%”

Ipotizziamo che Carollo diventi presidente del Consiglio, che fa per salvare gli italiani dalla speculazione energetica?

“Bisognerebbe che l’Italia dicesse subito: il prezzo del gas non lo basiamo sul TTF olandese. Poi una seconda cosa”.

Quale?

“Abbiamo i due più grandi importatori di gas che sono società quotate in Borsa ma di proprietà del ministero del Tesoro. L’azionista di maggioranza, il ministero, ha il diritto di sapere qual è il prezzo a cui il gas viene importato. Questa informazione il ministro del Tesoro e dell’Economia deve fornirla al presidente del Consiglio che a sua volta può informare il ministero della Transizione Energetica, cioè in questo momento Cingolani. Cingolani ha provato a sapere il prezzo a cui viene importato il gas in Italia ma non gli è stato riferito dalle società pubbliche perché sostengono che essendo quotate in Borsa non possono dirlo. Ma non è reale tutto questo. Le società devono comunicarlo. Negli Stati Uniti, che è la patria del libero mercato, le società petrolifere, siccome operano su concessione dello Stato, come in Italia, sono obbligate ad essere trasparenti con lo Stato e quindi a comunicare il prezzo d’acquisto, che infatti è noto. Quindi il mercato americano funziona in modo corretto. Noi dovremmo disporre di questa informazione trasparente da parte dei grandi importatori di gas e questa cosa non c’è. Alla fine ci attacchiamo a questa finzione del TTF per coprire il fatto che non abbiamo un mercato trasparente in Italia. Però il monopolio e questa segretezza si traducono in un danno per i consumatori. Facendo queste due semplici operazioni il costo del gas si allinea agli effettivi costi d’importazione che sono 10-20 volte più bassi del TTF”

Come si generano i famosi extra profitti?

“Si generano nella differenza tra costo d’importazione e il TTF”

Chiunque vinca le elezioni, i trend dicono che sarà il centro destra, dovrebbe intanto fare questi interventi urgenti e poi un piano…

“Sì, dovrebbe farlo subito. Lo dico da tecnico. Lasciamo Amsterdam. Vogliamo prendere come riferimento il mercato più caro di tutti? Il gas liquido americano? Bene, quel mercato che si chiama Henry Hub è molto grande ma è trasparente, il prezzo è pubblicato ora per ora. Se uso anche quel mercato come riferimento intanto mi accorgo che dà un valore dieci volte minore del TTF, molto più basso e non subisce queste speculazioni di quattro amici perché è un mercato globale”

Intanto che il governo attua un nuovo piano energetico…

“Per quanto riguarda il piano grazie dei veti degli ecologisti e anche di una parte del Pd ogni tentativo è andato in fumo, e non è stata ripresa la produzione in Adriatico”

Chiaro. Dalla sua analisi emergono però due problemi: da un lato manca una politica che sia tale, dall’altro delle authority che facciano rispettare questi processi di trasparenza…

“Esattamente. Se anche prendessimo quel mercato come riferimento ci garantiremmo due cose: primo, un prezzo sufficientemente alto da consentire le importazioni di qualunque tipo di gas in Italia; secondo, dimezziamo il prezzo al consumo perché non mi riferisco più all’ Hub di Amsterdam. Questa cosa si può fare domani mattina”

Quindi?

“Riprendiamo la produzione nazionale, ma intanto cambiamo questi riferimenti di prezzo. Basta che intervenga Arera perché queste cose non sono strategie o cose complesse… Ricordate quando Draghi disse al Consiglio d’Europa che la Borsa di Amsterdam era al centro di grandi speculazioni? E il primo Ministro olandese si risentì? Stanno facendo la stessa speculazione che avvenne con la…”

la Bolla dei tulipani…

“Sì, con il bulbi dei tulipani nel 1600… Draghi ha detto una cosa vera solo che avendo individuato il problema non ne ha tratto le conseguenze facendo qualcosa”

E perché non si interviene anche subito? Manca la competenza sulla materia?

“L’ho scoperto dalla reazione ad alcuni mie articoli. Le faccio un esempio: è come se dovessi girare un film sul ‘700. Il film è pieno di dame, siamo in una corte, abbiamo bisogno di acconciature, abbiamo necessità di parrucchieri bravi. Immagini se il regista invece di assumere dei parrucchieri esperti di acconciature vada a prendere studiosi di tricologia che sanno tutto sul capello ma nulla sull’acconciatura! Chiaro!? Questa è la situazione in cui siamo, in cui ci troviamo nei ministeri e nelle authority per l’energia. Abbiamo lì dentro personaggi di altissimo livello ma sono come dei ‘tricologi’ che non sanno nulla o quasi nulla del mercato quando si trovano a trattare sul campo internazionale”

Ma perché non si sono fatti interventi di estrazione del gas che potessero convivere con l’ecologia?

“La produzione di gas nel mare dell’Adriatico e in Sicilia, dove ci sono giacimenti importantissimi come al sud di Gela, sono stati fermati per dare spazio all’ideologia. Pensate che gli impianti in Adriatico sono tra i più rispettosi dell’ambiente che ci sono al mondo. Molte delle piattaforme sono diventate praticamente parchi marini, quindi sotto si è ricreata una fauna e una flora marina che è strepitosa”

Quindi ci sono strade per evitare un inverno disastroso?

“Sì ma quando in primavera è scattato l’allarme non si è lavorato pancia a terra, si è chiaccherato. Se guarda i dibattiti televisivi questo è un argomento che non viene citato”

Sì, ho notato, anche durante le elezioni si glissa sul cosa fare e la gente paga

“…quando è un fattore prioritario”

Ma la Commissione Europea non può fare un intervento diverso, adottando strategie differenti rispetto a quelle in atto finora che mi sembrano abbastanza fragili?

“Si è molto discusso, si è inserita l’energia nucleare tra i fattori non inquinanti ma c’è anche la delibera del parlamento europeo che dice che dal 2035 non dobbiamo più avere auto a combustibili fossili. Una pura follia. Uno perché non è realizzabile, secondo perché l’Europa è all’avanguardia nel campo delle tecnologie automobilistiche e noi dovremmo abbandonare questa supremazia mondiale per attaccarci ad una tecnologia che è importata ed è cinese!?”

Sta già accadendo anche in Emilia Romagna, nella terra dei motori. Sarebbe devastante continuare su questa strada…

“Si parla di guerre a livello globale e noi diventiamo dipendenti dalle tecnologie cinesi? Ma dove è la ratio? Poi c’è un altro errore gravissimo”

Quale?

“Stiamo pensando che nella cosiddetta transizione ecologica noi arriveremo alla fine del processo con tutta la catena di approvvigionamento di cui disponiamo oggi, cioè che continueremo ad avere benzina, gasolio, il jet fuel per gli aerei. Non è scritto da nessuna parte che accada perché noi abbiamo un sistema di raffinazione vecchissimo. La nostra industria di raffinazione è vecchissima, la più giovane che abbiamo costruito è del 1976, la Isab di Siracusa che è della Lucoil che vuole anche metterla in vendita. Senza un sistema di raffinazione adeguato chi è che ci darà la benzina pulita, il jet fuel, il gasolio?”

Quindi ci vuole un piano energetico nazionale che non faccia perno su ideologie ma che si basi sui numeri e sulle necessità…

“Sì e anche su valutazioni realistiche che si dovranno fare perché questa benedetta transizione non è dietro l’angolo”

Fonte: https://www.affaritaliani.it/politica/abbassare-il-costo-di-energia-bollette-si-puo-perche-i-politici-non-lo-fanno-812294.html