Ridateci il diritto di essere contro

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di Marcello Veneziani 

Fonte: Marcello Veneziani

Il diritto vale anche a rovescio; ossia tutela e garantisce anche chi dissente dal potere e diverge dall’opinione dominante. Ma da qualche tempo i diritti si vanno restringendo, le imposizioni crescono insieme al conformismo coatto. Prima con la pandemia, l’infinito strascico di restrizioni e obbligazioni, vaccini e green pass, sorveglianza e controllo; poi con la guerra in Ucraina e l’allineamento generale ai falchi della Nato e degli Stati Uniti. Ma ci sono anche altri precedenti e altre vicende collaterali che hanno spinto in quella direzione.
Ugo Mattei, giurista, ordinario di diritto civile, ha pubblicato un libro che già nel titolo contiene la sua tesi, Il diritto di essere contro (Piemme), dedicato al dissenso e alla resistenza nella società del controllo. Si comincia dai vaccini, dai controlli e dai pass, nel nome di una religione scientista, sanitaria e supponente, e si arriva a estenderli ad altri ambiti, fino a instaurare un bieco regime di sorveglianza.
Mattei è tra i firmatari del documento “Dupre” che esprime dubbi e preoccupazione sul regime sanitario e i suoi inquietanti sviluppi. Come lui sono firmatari anche l’oncologo e biologo Mariano Bizzarri e il filosofo Massimo Cacciari; il primo è autore di un recente, affilato pamphlet, Covid-19 un’epidemia da decodificare. Tra realtà e disinformazione (Byoblu edizioni), con un saggio di Cacciari che ne esalta il rigore scientifico e la libertà di giudizio. Per restare nella linea del dissenso è da segnalare un libro-dialogo tra Francesco Borgonovo e lo storico Luciano Canfora, che si occupa dell’altro versante scottante, La guerra in Europa, L’Occidente, la Russia e la Propaganda (Oaks editrice), offrendo una lettura divergente rispetto all’Informazione ufficiale e istituzionale.
A Mattei, Bizzarri, Cacciari, Canfora e Borgonovo, persone di diversa estrazione, non è negato il diritto di essere contro, i loro libri non saranno vietati. Neanche quelli di Alessandro Orsini e di Toni Capuozzo, di Giorgio Agamben e di Carlo Freccero (neanche i miei, se è per questo). Ma saranno ignorati, emarginati o disprezzati e derisi in coro dall’Intellettuale Collettivo. Chi è fuori dalla cappa o dalla cupola, costeggia ai bordi l’editoria, i social e magari si affaccia pure in tv; ma è fuori dal sistema che non ammette contraddittori al suo interno, ma solo ai margini, fuori. La linea divisoria tra insider e outsider è sempre più marcata, come un fossato.

E non si tratta di voci isolate, minoranze esigue in via d’estinzione; ma esprimono un pensiero, un sentire, un’opinione assai larga, forse perfino maggioritaria. Che emerge nei social, affiora nei sondaggi, si trasmette col passaparola. A volte attraversa anche categorie come i medici, i ricercatori, gli intellettuali, i diplomatici, i militari ma il timore di sanzioni, problemi alla carriera e gogna mediatica, li induce a confessare in privato opinioni, dubbi e preoccupazioni che in pubblico sono prudentemente nascoste o stemperate.
Con la scusa dell’emergenza ormai permanente, anche se mutano le sue ragioni, si instaura un regime. Mattei accusa Draghi e Mattarella, ma anche Monti e Napolitano, la magistratura compiacente, i piani scellerati di svendita pubblica e privatizzazione, il servilismo atlantista verso gli Stati Uniti, Big Pharma, i colossi della finanza e del capitalismo globale. Siamo entrati nell’era della Sottomissione, definizione fino a ieri riferita al fanatismo islamista (si pensi al libro omonimo di Michel Houellebecq). Secondo Mattei l’Italia è il luogo in cui l’Occidente sta sperimentando la sostituzione del diritto con l’antidiritto, una forma di controllo sociale sul tipo cinese o coreano, tramite ricatti, tracciamenti, algoritmi, censure. Stiamo arrivando tramite il neo-liberismo a una nuova forma di “dispotismo occidentale”.
Il limite dell’invettiva di Mattei è che da un verso non vede il ruolo parallelo e decisivo che ha avuto l’ideologia progressista e i suoi cascami, il politically correct, la cancel culture sulla distorsione della mentalità, la negazione della realtà e della varietà, i divieti e la fabbrica dell’intolleranza. E dall’altro si ostina a giudicare tutto questo come fascismo, contro cui auspica una nuova resistenza e un nuovo comitato di liberazione. Ora, dai residui ideologici che ne sono il sostrato, dagli interessi privati che si perseguono, dai modelli adottati (come quello cinese), tutto si può dire meno che sia un nuovo fascismo. E quando Mattei vede Draghi come il nuovo fascismo, asservito al capitalismo finanziario, all’atlantismo e all’apparato liberista, va del tutto fuori strada; il fascismo è agli antipodi. Sarebbe invece molto più proficuo interrogarsi sul perché il nuovo globalismo armato e sanitario, finanziario e tecnocratico, abbia trovato nei progressisti la loro guardia bianca, nei dem il loro partito-regime e i falchi nella salute, nella censura come nelle armi. Il regime si fonda sulla saldatura tra sinistra radical e capitalismo global, tra liberal e liberisti.
Il quadro che ne traccia è veritiero: in Occidente un oligopolio finanziario globale controlla i mass media, procede al gran reset, sfonda i confini tra il pubblico e il privato. E si accinge a imitare il modello cinese, abolendo il contante per sorvegliarci con la carta elettronica, inserendo la cittadinanza a punti, censurando il dissenso. Ma poi Mattei si lascia prendere la mano e confessa di preferire “un partito unico funzionale” come quello cinese, a “un finto pluralismo di pagliacci, nani e ballerine”. Allora si, che “il diritto di essere contro” verrebbe del tutto sradicato…

L’On. Zan risponde indirettamente a Castagna: “dire che l’omosessualità è peccato è libertà d’opinione”

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APPROFONDIMENTI

Primo maggio e polemiche: Fedez difende Ddl Zan, attacca la Lega e cita il veronese Zelger

Il rapper si è anche detto vittima di un tentativo di censura preventiva, poi smentito dalla Rai

 

«Qualcuno come Ostellari ha detto che ci sono altre priorità in questo momento di pandemia rispetto al Disegno di Legge Zan, e allora vediamole queste priorità: il Senato non ha avuto tempo per il Disegno di Legge Zan perché doveva discutere l’Etichettatura del vino, la riorganizzazione del Coni, l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano e per non farsi mancare niente il reintegro del vitalizio di Formigoni». Con queste parole il rapper italiano Fedez, dal palco del concertone del primo maggio, ha sostenuto, al contrario, la necessità della discussione sulla proposta di legge a firma del deputato padovano Alessandro Zan, esponente del Pd, che al centro vede le modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.

Il senatore Andrea Ostellari non è stato l’unico esponente della Lega cui ha più volte fatto riferimento con toni polemici il cantautore Fedez. Al contrario, nel mirino è finito anche il consigliere comunale a Verona Alberto Zelger, in particolare per una sua vecchia frase utilizzata nel corso di un’intervista rilasciata alla trasmissione la Zanzara su Radio 24. Si era nel lontano ottobre 2018 ed il consigliere veronese, rispondendo a una domanda di Cruciani sui «rapporti omosessuali» disse che «sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie» (qui sotto il video, al min. 2.05.15).

Le polemiche dopo il concertone del primo maggio non sono così mancate, sostanzanzialmente su due fronti distinti. Il primo:  Fedez vs Rai, con il cantautore che ha accusato il servizio pubblico di volerlo censurare preventivamente e la stessa Rai che ha invece seccamente smentito tale ipotesi. L’altro fronte aperto è ovviamente quello tra favorevoli e contrari alla proposta di legge Zan. La deputata dem veronese Alessia Rotta ha scritto su Facebook: «Sono convinta che il Paese abbia bisogno di voci indipendenti e che Fedez avesse tutto il diritto di pronunciare il suo discorso. Stia solo attento sempre a distinguere bene chi quella legge la sostiene e chi quei diritti li difende ogni giorno da chi fa l’esatto contrario. Avanti con il Disegno di legge Zan per la tutela dei diritti di tutti i cittadini contro ogni discriminazione. L’Italia si colloca 35esima in Europa per accettazione sociale delle persone Lgbtq+. La Polonia, che ha appena vietato l’aborto, è 40esima. Approvare la legge significa fare un passo avanti verso l’Europa dei diritti e delle libertà».

Il leader della Lega Matteo Salvini ha replicato alle accuse di ostruzionismo nei confronti del Ddl Zan mosse da Fedez, sottolineando che una legge per tutelare i diversi orientamenti sessuali e le discriminazioni in Italia già esiste: «Adoro e difendo la libertà di pensare, di scrivere, di parlare, di amare. Ognuno può amare chi vuole, come vuole, quanto vuole. – ha scritto in un post Facebook Matteo Salvini – E chi discrimina o aggredisce va punito, come previsto dalla legge. È già così, per fortuna. Chi aggredisce un omosessuale o un eterosessuale, un bianco o un nero, un cristiano o un buddhista, un giovane o un anziano, rischia fino a 16 anni di carcere. È già così. Reinvito Fedez a bere un caffè, tranquilli, per parlare di libertà e di diritti».

Ben altri toni ed altre preoccupazioni sono invece giunte da Verona, dove il Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio Matteo Castagna, citando il caso di Paivi Rasanen (ex ministro dell’Interno in Finlandia che, ricorda Castagna, «è attualmente sotto inchiesta per aver difeso la visione della Bibbia sull’omosessualità»), ha dichiarato apertamente: «Di fatto, si può pensare che l’insegnamento pubblico della Bibbia o del Catechismo in materia di orientamento sessuale potrebbe essere oggetto di sanzione penale o civile. Vogliamo che, anche in Italia, sia così? La domanda che si pone spontanea ai sostenitori del Disegno di Legge Zan, che potrebbe approdare in aula al Senato nel corso del mese di maggio, è questa: chi esprime pubblicamente la bimillenaria dottrina cattolica sull’omosessualità istiga o meno alla discriminazione di genere? Se una persona chiedesse, in televisione, di non compiere “il peccato impuro contro natura”, perché lo insegna San Pio X, nel Catechismo Maggiore, rischierà la galera per “istigazione alla discriminazione”? Qualora la risposta fosse affermativa, i primi discriminati sarebbero i cristiani, – conclude Matteo Castagna – che non potrebbero professare la loro Fede. La libertà religiosa e la libertà di chiunque pensasse che l’omosessualità sia pratica immorale rischiano di essere in serio pericolo». Al momento, invece, non sono note eventuali altre prese di posizione ufficiali da parte degli esponenti veronesi della Lega.

Alle preoccupazioni espresse, tra gli altri, anche da Matteo Castagna, lo stesso promotore del Ddl Alessandro Zan aveva indirettamente già risposto in altra sede, spiegando che la libertà di espressione resterà «garantita purché non sia idonea a creare una condizione di pericolo o violenza. Se io dico che l’omosessualità è un peccato è un’opinione, se dico che la vera famiglia è formata da mamma e papà è un’opinione, – chiarisce il deputato Zan – dire che i gay devono morire tutti, non è più una opinione». Su un altro versante della politica locale veronese è infine intervenuto il consigliere comunale di minoranza a palazzo Barbieri Tommaso Ferrari, capogruppo per il movimento civico Traguardi, il quale ha commentato così la vicenda: «Avrei sognato che la città col più importante teatro all’aperto del mondo venisse citata al concerto del primo maggio come esempio virtuoso di tutela degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo. Invece, ancora una volta, agli “onori” della cronaca nazionale Verona finisce per opera del consigliere Zelger e di una sua incommentabile affermazione sugli omosessuali. Non penso che al consigliere e a larga parte dell’attuale maggioranza la citazione di Fedez abbia dato fastidio, anzi. – aggiunge il consigliere Tommaso Ferrari – È da tempo che a Verona l’attività politica si gioca tutta sul tentativo di finire in prima pagina con affermazioni estreme per la gioia di un piccolo gruppo di fan. Ma penso che siano la città, e l’intero Paese, a uscire sconfitti e umiliati da quella lista di citazioni di uomini e donne che pretendono di rappresentare le istituzioni. I temi del Ddl Zan – conclude Tommaso Ferrari – sono una battaglia di civiltà».

Fonte: https://www.veronasera.it/cronaca/fedez-primo-maggio-lega-zelger-omosessualita-ddl-zan-2-maggio-2021.html