Zelensky salito al potere con un colpo di Stato, la guerra è tra Russia e Nato

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di Luciano Canfora

Fonte: Il Riformista

Una voce fuori dal coro. Per “vocazione”. Controcorrente, anche quando sa che le sue considerazioni si scontrano con una narrazione consolidata, mainstream. Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni), è così. Sempre stimolante, comunque la si pensi. E le sue riflessioni sulla guerra d’Ucraina ne sono una conferma.

a cura di Umberto De Giovannangeli

Professor Canfora, in queste drammatiche settimane, in molti si sono cimentati nel definire ciò che sta avvenendo ad Est. Qual è la sua di definizione?
Punto uno, è un conflitto tra potenze. È inutile cercare di inchiodare sull’ideologia i buoni e i cattivi, le democrazie e i regimi autocratici… Ciò che sfugge è che il vero conflitto è tra la Russia e la Nato. Per interposta Ucraina. Che si è resa pedina di un gioco più grande. Un gioco che non è iniziato avanti ieri ma è cominciato almeno dal 2014, dopo il colpo di Stato a Kiev che cacciò Yanukovich. È una guerra tra potenze. Quando i vari giornaletti e giornalistucoli dicono ecco gli ex comunisti che si schierano…Una delle solite idiozie della nostra stampa. Io rivendico il diritto di dire che le potenze in lotta sono entrambe lontane dalla mia posizione e dalle mie scelte, perché le potenze in lotta fanno ciascuna il loro mestiere. E né gli uni né gli altri sono apprezzabili. Nascondere le responsabilità degli uni a favore degli altri è un gesto, per essere un po’ generosi, perlomeno anti-scientifico.

C’è chi sostiene che per Putin la vera minaccia non era tanto l’ingresso dell’Ucraina nella Nato o la sua adesione all’Ue, quanto il sistema democratico che in quel Paese ai confini con la Russia si stava sperimentando. Lei come la pensa?
Usiamo un verso del sommo Leopardi: “Non so se il riso o la pietà prevale” dinanzi a schemi di questo tipo…

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Dalla poesia alla prosa…
Se dobbiamo ritenere che sia democratico chi arriva al potere dopo un colpo di Stato, perché quando in Ucraina fu cacciato il governo in carica quello era un golpe, come quello di al-Sisi in Egitto contro i Fratelli Musulmani. Ognuno è libero di dire le sciocchezze che vuole ma adoperare queste categorie per salvarsi la coscienza, è cosa poco seria. Il figlio di Biden è in affari con Zelensky. Zelensky è un signore che dice di voler combattere per degli ideali, ma questi ideali hanno anche dei risvolti meno idealistici…

Vale a dire?
Il Guardian, non la Pravda, nell’ottobre del 2021 fece un ritratto di Zelensky, dal punto di vista affaristico, molto pesante. Incitiamo i nostri simpatici gazzettieri ad andarsi a leggere il Guardian dell’anno passato per avere un ritratto realistico di Zelensky. Dopodiché non mi scandalizzo, perché quando si usano le parole libertà e democrazia c’è odore di propaganda lontano un miglio. O parliamo seriamente o facciamo propaganda. La propaganda peraltro è cosa molto seria, basta non crederci.

C’è chi accusa la Russia di disinformatia…
Beh, anche il nostro apparato informativo è spaventoso, da quel punto di vista lì. Non ho nessuna tenerezza per la disinformatia russa, però lo spettacolo della nostra stampa, cartacea e televisiva, è peggio del Minculpop. A confronto il Minculpop è un’Accademia dell’Arcadia. Una stampa con l’elmetto, in cui dalla mattina alla sera non si fa altro che blaterare, urlare, protestare, piangere, sentenziare, per creare una psicosi di massa. Devo confessarle che nonostante ne abbia viste tante in vita mia, sono rimasto piuttosto stupito di cotanta prontezza, che fa pensare ad a ordini precisi, con cui la stampa si sia messa l’elmetto. Una cosa francamente penosa. Anche nella psicologia diffusa. Le racconto questa: l’altro ieri ho incontrato un tizio per la strada che mi ferma e mi dice: “Professore, ma lei cosa pensa di quel pazzo di Putin?”. “Qualche responsabilità c’è anche dall’altra parte”, gli rispondo. “Ah”, dice, “ma allora lei la pensa come me”. Questo è un episodio emblematico. Siamo arrivati all’autocensura per timore di scoprirsi. Come durante il fascismo, quando si diceva ma allora anche Lei è contro… Siamo ridotti a questo. Lanciamo almeno un campanello d’allarme affinché la stampa ridivenga dignitosa. Se ce la fa.

I pacifisti che hanno manifestato sabato scorso a Roma, sono stati additati da più parti come dei “filo-Putin”…
È maccartismo puro. Non mi stupisce questo, una volta si diceva sono pagati per questo. È talmente in malafede dire una cosa del genere che non merita neanche un’argomentazione complessa. Perché rivela da sé la natura maccartistica, persecutoria, isterica, di falsa coscienza di una tale valutazione. È chiaro che tutti auspichiamo che si torni a una vera situazione pacifica. Ma ricordiamoci il passato, però…

Ricordiamolo, professore.
Gorbaciov auspicò la Casa comune europea. E fu respinto. Aggiungiamo anche che dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica, nacque la Comunità degli Stati Indipendenti, di cui facevano parte l’Ucraina, i Paesi baltici, l’Asia centrale russa, la Georgia. La Comunità degli Stati Indipendenti è un concetto. Comunità vuol dire qualche cosa. Se tu dopo un colpo di Stato, quello del 2014, cominci a chiedere di entrare nella Nato, stai disattendendo un impegno preso non molti anni prima. Ci vuole una Conferenza per la sicurezza europea. Una via di uscita. Se esistesse l’Unione Europea, che purtroppo non esiste, la soluzione sarebbe quella di prendere una iniziativa per una Conferenza per la sicurezza in Europa. Di cui gli Stati Uniti non fanno parte. Invece l’Europa è ingabbiata dentro la Nato il cui vertice politico e militare sta negli Stati Uniti. Il comandante generale della Nato per statuto deve essere un generale americano. Il segretario generale della Nato per entrare in carica, anche se si chiama Stoltenberg ed è norvegese, deve avere il placet del governo degli Stati Uniti. Imbavagliati così, balbetteremo sempre.

In queste settimane di guerra, ci si è molto esercitati nella decodificazione dei vari discorsi pronunciati da Putin, nei quali il presidente russo ha evocato la Grande Guerra Patriottica, la Madre Terra Russia, il panrussismo etc. Da storico: non c’è da temere quando un politico, soprattutto se questo politico ha in mano una potenza nucleare, sembra voler riscrivere la Storia?
Questo mi pare evidente. Solo che il paragone storico più calzante sarebbe un altro…

Quale?
Quello che un ottimo studioso italiano, Gian Enrico Rusconi, quando la Nato si affrettò a disintegrare la Jugoslavia, intitolò un suo libro, un bel libro, a riguardo Rischio 1914. Ci siamo dimenticati che dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica, la Nato ha voluto, pezzo a pezzo, mangiarsi lo spazio intermedio fino ai confini della Russia? E il primo ostacolo era la Jugoslavia. E quando ci fu la secessione della Croazia, analoga se vogliamo alla secessione del Donbass, il primo a riconoscere il governo croato fu il Papa e il secondo fu il governo federale tedesco. E tutti applaudivano. La secessione della Croazia era un gioiello, una bellezza. Adesso la secessione del Donbass è un crimine. Rischio 1914. Lo dico con allarme. Sul Corriere della Sera, una voce sensata, quella di Franco Venturini, dice: ma ci rendiamo conto che Zelensky sta continuando a chiedere l’intervento militare della Nato, cioè vuole la Terza guerra mondiale…Ce ne rendiamo conto o no?

Lei come giudica la decisione del governo italiano di inviare equipaggiamenti militari all’Ucraina?
L’Unione europea, che purtroppo non esiste, avrebbe dovuto avere una politica unica su questo come su altri terreni. È piuttosto sconcertante e politicamente sbagliato che ognuno vada per conto suo. Nel caso particolare l’Italia vuole fare la prima della classe. Spero che si mantenga entro limiti accettabili per la controparte, stante che noi abbiamo in casa le basi Nato. Se continuiamo a scherzare col fuoco, facciamo quello che Zelensky insistentemente chiede. A questo proposito mi permetto di raccontare una cosa che peraltro è verificabile. Giorni fa, sulla Rete Tre della televisione, in un talk show c’è in studio una studiosa ucraina, e viene mandato in onda un discorso di Zelensky che viene tradotto, in simultanea, in italiano. A un certo punto, la studiosa ucraina dice “attenzione, la traduzione è sbagliata”, perché lui sta dicendo altro. “E che sta dicendo, le chiede la conduttrice?”. “Sta dicendo che bisogna che la Nato intervenga militarmente”. La traduzione voleva occultare questo. Figuraccia della televisione italiana. Rischiamo di raccontarle queste cose, perché tra breve, non so, leggeremo il Vangelo secondo Riotta? Spero di no.

Se qualcuno alzasse l’indice accusatorio e dicesse: ecco, il professor Canfora ha svelato di essere un nostalgico del tempo che fu…Come risponderebbe?
Io non credo di aver manifestato nostalgie nel momento che mi sono più volte espresso intorno agli scenari conseguenti alla sconfitta dell’Unione Sovietica nella Guerra Fredda. Nessuno, però, può toglierci il diritto di dire quello che ha scritto, poco prima di morire, Demetrio Volcic. E cioè che la situazione di equilibrio esistente al tempo delle due super potenze, garantiva la pace nel mondo. Demetrio Volcic. Spero che sia considerato al di sopra di ogni sospetto.

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di David Romoli 

Fonte: Il Riformista

1- Subito dopo la strage, al termine di una riunione con svariati ministri e i vertici delle forze dell’ordine a Bologna, l’allora presidente del Consiglio Cossiga affermò che la matrice della strage era fascista. Cossiga, confermato dal verbale informale del vertice notturno, ha poi ammesso che non c’erano elementi a sostegno della sua affermazione e che anzi la maggior parte dei presenti riteneva che la matrice fosse internazionale. Quanto ha inciso quella denuncia aprioristica sulle indagini successive che non hanno mai seguito altre piste se non quella neofascista?
2-Il testimone chiave dell’accusa, Massimo Sparti, è stato smentito dall’intera famiglia. Fu scarcerato sulla base di una falsa diagnosi che lo indicava come malato terminale. Il medico che contestava quella diagnosi, più tardi presidente dell’Associazione dei medici penitenziari, fu allontanato dopo quelle proteste. Non sarebbe stato necessario un maggior approfondimento su quella scarcerazione anomala e sulla falsa diagnosi?
3- Uno degli elementi indiziari principali che hanno portato alla condanna dei Nar è l’omicidio Mangiameli, avvenuto a Roma poche settimane dopo la strage. Secondo i magistrati di Bologna quell’omicidio era collegato alla strage perché i Nar volevano mettere a tacere un testimone pericoloso. Nel processo per l’omicidio Mangiameli, svoltosi a Roma, quel delitto viene però spiegato con motivazioni tutte diverse. È normale che un tribunale adoperi come elemento a sostegno del proprio impianto accusatorio un movente opposto a quello indicato dal diverso tribunale che ha indagato sul delitto in questione?
4- Licio Gelli, Francesco Pazienza e gli ufficiali del Sismi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte sono stati condannati in via definitiva per il depistaggio operato con la valigetta fatta ritrovare sul treno espresso Taranto-Milano nel gennaio 1981. In quel momento non c’erano indagini a carico dei Nar e il depistaggio servì anzi a indicare per la prima volta quella direzione. Si trattò di un depistaggio o di un “impistaggio”?
5- L’analisi del dna attuato sulla vittima della strage indicata sinora come Maria Fresu ha provato che quei resti non sono della Fresu. È dunque plausibile che appartengano a una vittima non identificata che doveva trovarsi molto vicina all’ordigno, tanto da autorizzare il sospetto che lo stesse trasportando. Per essere certi che quei resti non appartengano a nessuna delle altre vittime sarebbe sufficiente disporre un numero molto limitato, sotto la decina, di analisi del dna. Perché la Procura di Bologna ha rifiutato di disporre quelle analisi?
6- Al termine del processo contro Gilberto Cavallini la procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per falsa testimonianza di quasi tutti i testimoni della difesa. In molti casi la richiesta è stata respinta ma è stata invece accolta per Stefano Sparti, figlio di Massimo, rinviato a giudizio per essersi confuso su una data a distanza di 38 anni, quando era un bambino. Una richiesta del genere non rischia di costituire una minaccia per i testimoni della difesa?
7- Nel processo in corso contro Paolo Bellini, accusato di essere l’esecutore materiale della strage, sono imputati come mandanti Licio Gelli, Umberto Ortolani e Federico Umberto d’Amato e, con diverse accuse, Mario Tedeschi e Quintino Spella. Sono tutti morti. Non si rischia così da un lato di ledere il diritto alla difesa, dall’altro di fissare una verità storica incerta, dalla l’incertezza degli indizi e l’impossibilità per gli imputati defunti di spiegarli come non inerenti alla strage?
8- Il processo contro i mandanti si basa su elementi già noti. La procura di Bologna aveva pertanto chiesto l’archiviazione. La procura generale ha avocato a sé l’inchiesta e deciso di procedere. Come si spiega lo scontro tra Procura di Bologna e Procura generale?
9- La principale pista alternativa a quella della matrice neofascista rinvia al famoso “lodo Moro”, cioè a un patto segreto stretto tra Stato italiano e organizzazioni palestinesi. All’interno di questa cornice dal profilo però sfumato e sostanzialmente ancora ignoto andrebbero anche inquadrati il rapimento avvenuto a Beirut poco dopo la strage e la scomparsa dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni. Del lodo hanno parlato in più volte sia esponenti delle istituzioni italiane che dell’Olp. Tuttavia nessuno ha mai chiarito fino in fondo di cosa si sia trattato. È possibile indagare a fondo sulla strage di Bologna senza aver prima fatto luce sul contesto?
10- Negli ultimi anni sono emersi numerosi elementi che potrebbero indicare una “pista palestinese”, ultimo le informative del capoposto del Sismi in Medio Oriente colonnello Giovannone della primavera-estate 1980. Da quanto trapelato, nonostante le informative siano state secretate, risulta che Giovannone avesse a più riprese avvertito Roma di un imminente grosso attentato in Italia, deciso da una frangia del Fplp e materialmente affidato al terrorista internazionale ed ex militante dell’Fplp Carlos. La Procura di Bologna non ritiene necessario approfondire questa indagine dal momento che per quanto riguarda gli organizzatori della strage esistono già sentenze definitive a carico di Luigi Ciavardini, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Non sarebbe quindi il caso che a indagare su tutto il contesto anche internazionale in cui è maturata la strage e sull’esecuzione della stessa fosse la politica, cioè una commissione parlamentare d’inchiesta?

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