Escatologie del mondo multipolare

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di Alexandr Dugin

BRICS: La creazione del multipolarismo. Il XV Vertice dei BRICS: La creazione di un mondo multipolare

Il XV vertice dei BRICS ha preso la storica decisione di ammettere altri 6 Paesi nell’organizzazione: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. In questo modo è stata completata la formazione del nucleo di un mondo multipolare.

Sebbene i BRICS, ex BRIC, fossero un’associazione condizionata di Paesi semiperiferici (secondo Wallerstein) o del “secondo mondo”, il dialogo tra questi Paesi, che non fanno parte della struttura dell’Occidente collettivo (NATO e altre organizzazioni rigidamente unipolari dominate dagli Stati Uniti), ha gradualmente delineato i contorni di un ordine mondiale alternativo. Se la civiltà occidentale si considera l’unica, e questa è l’essenza del globalismo e dell’unipolarismo, i Paesi BRICS rappresentano civiltà sovrane e indipendenti, diverse dall’Occidente, con una lunga storia e un sistema di valori tradizionali del tutto originale.

Inizialmente l’associazione BRIC, creata nel 2006 su iniziativa del presidente russo Vladimir Putin, comprendeva quattro Paesi: Brasile, Russia, India e Cina. Il Brasile, la più grande potenza del Sudamerica, rappresentava il continente latinoamericano. La Russia, la Cina e l’India sono di per sé di dimensioni sufficienti per essere considerate civiltà a tutto tondo. Sono più che semplici Stati-nazione.

La Russia è l’avanguardia dell’Eurasia, il “Grande Spazio” eurasiatico.

La Cina è responsabile di un’area significativa delle potenze vicine dell’Indocina e di molte altre (il progetto One Belt One Road è il modo concreto per stabilire questo “Grande Spazio” cinese basato sulla cooperazione pacifica).

L’India estende la sua influenza anche al di là dei suoi confini, almeno fino al Bangladesh e al Nepal.

Quando nel 2011 il Sudafrica si è unito ai Paesi BRIC (da cui l’acronimo BRICS – la “C” alla fine di Sudafrica), simbolicamente era rappresentato anche il più grande Paese africano.

7 civiltà (1 contro 6)

Ma al XV vertice, tenutosi dal 22 al 24 agosto 2023 a Johannesburg, ha avuto luogo la formazione definitiva del club multipolare. L’ingresso di tre potenze islamiche – l’Iran sciita e l’Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sunniti – è stato fondamentale. In questo modo, è stata assicurata la partecipazione diretta al mondo multipolare dell’intera civiltà islamica, rappresentata da entrambi i rami – sunnismo e sciismo -.

Inoltre, insieme al Brasile di lingua portoghese, l’Argentina di lingua spagnola, altra potenza forte e indipendente, si è unita ai BRICS. Già a metà del XX secolo, i teorici dell’unificazione sudamericana in un “Grande Spazio” consolidato – in primis il generale argentino Juan Perón e il presidente brasiliano Getúlio Vargas – consideravano un decisivo avvicinamento tra Brasile e Argentina come il primo principio di questo processo. Se questo si realizzerà, il processo di integrazione dell’ecumene latinoamericano (termine di A. Buela) sarà irreversibile. Ed è proprio quello che sta accadendo ora nel contesto dell’adesione delle due maggiori potenze del Sud America, Brasile e Argentina, al club multipolare.

Anche l’ammissione dell’Etiopia è altamente simbolica. È l’unico Paese africano che è rimasto indipendente per tutta l’epoca coloniale, preservando la sua sovranità, la sua indipendenza e la sua cultura unica (gli etiopi sono il più antico popolo cristiano). Insieme al Sudafrica, l’Etiopia rafforza con la sua presenza nel club multipolare il continente africano nel suo complesso.

In effetti, la nuova composizione dei BRICS ci offre un modello completo di unione di tutti i poli – civiltà, “Spazi Maggiori”, con l’eccezione dell’Occidente, che cerca disperatamente di preservare la sua egemonia e la sua struttura unipolare. Ma ora non si trova di fronte a Paesi disparati e frammentati, pieni di contraddizioni interne ed esterne, bensì a una forza unita della maggioranza dell’umanità, determinata a costruire un mondo multipolare.

Questo mondo multipolare è costituito dalle seguenti civiltà:

  1. L’Occidente (USA+UE e i loro vassalli, tra cui, ahimè, il Giappone, un tempo fiero e sovrano, ora degradato a fantoccio passivo dei conquistatori occidentali);
  2. La Cina (+Taiwan) con i suoi satelliti;
  3. Russia (come integratore dell’intero spazio eurasiatico);
  4. L’India e la sua zona di influenza;
  5. America Latina (con il nucleo di Brasile+Argentina);
  6. Africa (Sudafrica+Etiopia, con Mali, Burkina Faso, Niger, ecc. liberati dall’influenza coloniale francese).
  7. Mondo islamico (in entrambe le versioni – Iran sciita, Arabia Saudita sunnita ed Emirati Arabi Uniti).

Allo stesso tempo, una civiltà – quella occidentale – rivendica l’egemonia, mentre le altre sei la negano, accettando solo un sistema multipolare e riconoscendo l’Occidente come solo una delle civiltà, insieme ad altre. Forse ancora più forte (relativamente e non troppo a lungo), ma non unica.

Così la giustezza di Samuel Huntington, che vedeva il futuro nel ritorno della civiltà, è stata confermata nella pratica, mentre è diventata evidente la fallacia della tesi di Fukuyama, che credeva che l’egemonia globale dell’Occidente liberale (la fine della storia) fosse già stata raggiunta. A Fukuyama non resta quindi che fare la morale ai neonazisti ucraini, l’ultima speranza dei globalisti di fermare l’insorgere del multipolarismo, per il quale la Russia in Ucraina si batte oggi.

L’agosto 2023 può essere considerato il compleanno del mondo multipolare.

Il multipolarismo è stabilito e in qualche modo istituzionalizzato. È ora di guardare più da vicino a come gli stessi poli civili interpretano la situazione in cui si trovano. E qui dobbiamo tenere conto del fatto che praticamente ogni civiltà sovrana ha una propria idea della struttura della storia, della natura del tempo storico, della sua direzione, della meta e del fine. Contrariamente a Fukuyama, che ha ambiziosamente proclamato un’unica fine della storia (nella sua versione liberale), ogni civiltà sovrana opera con una propria comprensione, interpretazione e descrizione della fine della storia. Esaminiamo brevemente questa situazione.

Ogni civiltà ha la propria idea della fine del mondo

Ogni polo del mondo multipolare, cioè ogni civiltà, ha la sua versione dell’escatologia, in parte più e in parte meno esplicita.

L’escatologia è la dottrina della fine del mondo o della fine della storia. Le escatologie costituiscono una parte essenziale delle dottrine religiose, ma hanno anche versioni laiche. Qualsiasi idea sulla direzione lineare del processo storico e sulla sua presunta finalità può essere considerata “escatologia.

Il mondo multipolare è costituito da diverse civiltà o “Spazi Maggiori”, con un sistema di valori tradizionali del tutto unico e originale. Questo è il polo (non il singolo Stato). Un polo è appunto una civiltà. Ogni civiltà ha una propria idea della natura del processo storico, della sua direzione e del suo obiettivo, e quindi una propria escatologia.

In alcuni “Grandi Spazi” esistono addirittura diverse versioni di escatologia, e alcune formazioni politiche relativamente piccole, che non possono in alcun modo pretendere di essere un polo, hanno tuttavia talvolta un’escatologia speciale e persino sviluppata.

Vediamo di delineare i diversi tipi in termini più generali.

Escatologie dell’Occidente: l’escatologia nel cristianesimo occidentale

Il cristianesimo occidentale aveva originariamente la stessa dottrina escatologica del cristianesimo orientale, essendo un’unica civiltà. Nel cristianesimo – sia nel cattolicesimo che nell’ortodossia (e anche nel protestantesimo) – la fine del mondo è considerata inevitabile, poiché il mondo e la sua storia sono finiti e Dio è infinito. Dopo la venuta di Cristo, il mondo si avvia verso la sua fine e il ritorno di Cristo stesso è visto come se avvenisse “negli ultimi giorni”. L’intera storia della Chiesa cristiana è una preparazione ai tempi finali, al Giudizio Universale e alla Seconda Venuta di Cristo. Il cristianesimo insegna che prima della Seconda Venuta ci sarà un’apostasia generale dell’umanità, le nazioni si allontaneranno da Cristo e dalla sua Chiesa e si affideranno solo alle proprie forze (umanesimo). In seguito l’umanità degenererà completamente e l’Anticristo, il messaggero del diavolo, il “figlio della perdizione”, prenderà il potere.

L’Anticristo governerà per un breve periodo (3,5 anni, “un tempo, due tempi e mezzo”), i santi e i profeti Elia ed Enoch, che torneranno sulla terra, lo denunceranno, e poi avverrà la Seconda Venuta, la resurrezione dei morti e il Giudizio Universale. Questo è ciò in cui ogni cristiano è obbligato a credere.

Allo stesso tempo, il cattolicesimo, che si è gradualmente separato dal tronco ortodosso unito, credeva che la roccaforte dei cristiani dovesse essere la Chiesa cattolica sotto il Papa, la “Città di Dio”, e che la ritirata avrebbe riguardato solo le entità politiche terrene, la “Città della Terra”.

C’è una battaglia spirituale tra la politica celeste del Vaticano e quella terrena dei monarchi secolari. Nell’Ortodossia, a differenza del Cattolicesimo, il principale ostacolo sul cammino dell’Anticristo è il Sacro Impero, l’eterna Roma.

L’escatologia cristiana tradizionale ed esattamente questa visione – in parte pessimistica – del vettore della storia hanno prevalso in Europa fino all’inizio della Modernità. È così che i veri cattolici tradizionali, non influenzati dallo spirito illuminista, sempre meno numerosi in Occidente, continuano a pensare alla fine del mondo.

Le escatologie protestanti sono più bizzarre. Negli anabattisti di Münster o negli hussiti cechi, la Seconda Venuta era preceduta dall’instaurazione dell’uguaglianza universale (comunismo escatologico), dall’abolizione delle gerarchie di classe e della proprietà privata.

Recentemente, sotto l’influenza della modernizzazione e del politicamente corretto, molte denominazioni protestanti e la Chiesa anglicana hanno rivisto la loro visione dell’escatologia, rompendo definitivamente con l’antica tradizione cristiana.

Escatologia massonica: la teoria del progresso

Alle origini della civiltà europea occidentale della Modernità c’è la Massoneria europea, in mezzo alla quale è nata l’idea bizzarra e incoerente del “progresso sociale”. L’idea di progresso è la diretta antitesi della comprensione cristiana della storia. Essa rifiuta l’apostasia, l’Anticristo, il Giudizio Universale, la resurrezione dei morti e l’esistenza stessa dell’anima.

I massoni ritenevano che l’umanità si sviluppasse progressivamente: all’inizio la barbarie (non il paradiso terrestre), poi la barbarie (non la società tradizionale), quindi la civiltà (che culmina nella Modernità europea e nell’Illuminismo, ossia società laiche atee basate su una visione del mondo scientifica materialista). La “civiltà” (al singolare!) nella sua formazione passa attraverso una serie di fasi che vanno dalle confessioni tradizionali al culto umanistico del Grande Architetto dell’Universo e poi alla democrazia liberale, dove scienza, ateismo e materialismo trionfano pienamente. La Massoneria conservatrice (Rito Scozzese) si ferma di solito al culto del Grande Architetto dell’Universo (cioè al deismo – il riconoscimento di un “dio” indefinito e non confessionale), mentre le Logge più rivoluzionarie del “Grande Oriente” chiedono di andare oltre – fino alla completa abolizione della religione e della gerarchia sociale. Il Rito Scozzese è sinonimo di liberalismo classico (grande capitale), il Grande Oriente e le altre logge rivoluzionarie sono sinonimo di democrazia liberale (crescita intensiva della classe media e ridistribuzione del capitale dalla grande borghesia alla media e piccola borghesia).

Ma nella Massoneria, in entrambe le versioni, vediamo un vettore chiaramente diretto alla fine della storia, cioè alla costruzione della moderna civiltà globale progressista. Questa è l’ideologia del globalismo in due versioni: conservatrice (graduale) e offensiva (rivoluzionaria-democratica).

Inghilterra: la quinta monarchia

Durante la Rivoluzione inglese di Cromwell, la teoria della Quinta Monarchia si sviluppò negli ambienti protestanti sotto l’influenza dei circoli ebraici e del sabbatismo (in particolare del rabbino olandese Manasseh ben-Israel). La dottrina dei quattro regni mondiali (babilonese, persiano, greco e romano), tradizionale per il cristianesimo, fu dichiarata insufficiente e dopo la caduta di Roma (che per i protestanti significava il rifiuto di riconoscere l’autorità del Papa e il rovesciamento della monarchia, il regicidio) sarebbe arrivato il quinto regno.

In precedenza, un’idea simile era emersa in Portogallo in relazione all’impero marittimo portoghese e alla missione speciale del “re scomparso” Sebastiano. La versione portoghese e portoghese-centrica (mistico-monarchica) fu trasmessa agli ebrei portoghesi convertiti (marrani) e agli ebrei esiliati in Olanda e Brasile. Uno di loro era Manasseh ben-Israel, dal quale questa teoria passò ai protestanti inglesi e alla cerchia ristretta di Cromwell (T. Harisson).

I sostenitori di questa teoria consideravano Cromwell stesso come il futuro monarca mondiale del Quinto Impero. La Quinta Monarchia sarebbe stata caratterizzata dall’abolizione del cattolicesimo, del potere monarchico ereditario, degli Estati e avrebbe rappresentato il trionfo della democrazia borghese e del capitalismo.

Questo fu continuato dalla corrente dell'”israelismo britannico” (British Israelism), che dichiarò che gli inglesi erano “le dieci tribù perdute di Israele” e diffuse la convinzione dell’imminente dominio mondiale dell’Inghilterra e della razza anglosassone. Il dominio mondiale dei “Nuovi Israeliti” (anglosassoni) era visto al di là dei Quattro Regni e rompeva con l’escatologia cristiana tradizionale, poiché la Quinta Monarchia significava la distruzione dei regni cristiani tradizionali e il dominio del “popolo eletto” (questa volta non gli ebrei, ma gli inglesi).

Dall’Inghilterra, le sette protestanti estreme trasferirono queste idee negli Stati Uniti, che furono creati come incarnazione storica della Quinta Monarchia. Da qui l’escatologia americana nelle mitologie di W. Blake (in “The Prophecy of America” gli USA sono rappresentati dal gigante Orcus che si libera dalle catene del “vecchio dio”), che era anche un aderente alla teoria dell'”israelismo britannico”. Blake incarnò queste idee nella sua poesia “Jerusalem”, che divenne l’inno non ufficiale dell’Inghilterra.

USA: dispensazionalismo

Negli Stati Uniti, le idee dell'”Israelismo britannico” e della Quinta Monarchia furono sviluppate in alcune denominazioni protestanti e divennero la base di una particolare corrente di dispensazionalismo basata sulle idee dei Fratelli di Plymouth (predicatore John Darby) e sull’edizione Scofield della Bibbia di riferimento, dove l’interpretazione escatologica in chiave dispensazionalista è incorporata nel testo biblico in modo tale che alla gente comune sembra un’unica narrazione.

Il dispensazionalismo considera gli anglosassoni e i protestanti (“nati di nuovo”) come il popolo eletto e applica a loro tutte le profezie sugli ebrei. Secondo questa dottrina, l’umanità vive alla fine dell’ultima “dispensazione” del ciclo, e la seconda venuta di Cristo avrà presto luogo, e tutti i fedeli saranno portati in cielo (rapimento). Ma questo sarà preceduto da una battaglia finale (Armageddon) con il “re di Rosh, Meshech e Tubal”, con cui si intende la Russia dal XIX secolo a oggi. Prima di ciò, la Russia deve invadere la Palestina e lì combattere i “nati di nuovo” (anglosassoni) per poi essere sconfitta da loro. Dopodiché, ci dovrebbe essere una conversione di massa degli ebrei al protestantesimo e un’ascesa al cielo (tramite miracoli o navicelle spaziali).

Negli ultimi decenni, questa corrente si è fusa con il sionismo politico ed è diventata la base dell’ideologia e della geopolitica dei neocons americani.

Francia: il Grande Monarca

In Francia, già nel tardo Medioevo e agli albori dell’Età Moderna, si è sviluppata la teoria escatologica del Grande Monarca, secondo la quale alla fine dei tempi sarebbe apparso un re francese segreto, scelto da Dio, che avrebbe salvato l’umanità dalla decadenza, dal protestantesimo e dal materialismo. Questa versione dell’escatologia è francocentrica e conservatrice e circolava negli ambienti mistici dell’aristocrazia. Si differenzia dall’escatologia cattolica tradizionale per il fatto che è il re francese, e non la sede vaticana, a fare da barriera all’Anticristo.

La versione geopolitica laica e semplificata dell’escatologia del Grande Monarca è considerata da alcuni ricercatori come gollismo. Il generale De Gaulle era favorevole all’unione dei popoli europei (soprattutto francesi, tedeschi e russi) e contrario alla NATO e all’egemonia anglosassone. Lo scrittore francese J. Parvulesco (seguendo R. Abellio) l’ha definita “la dimensione mistica del gollismo”.

Ma la stragrande maggioranza della classe dirigente francese è dominata dall’escatologia massonica – con un significato esattamente opposto.

Italia: i Ghibellini e il Mastino

Nel Medioevo, il confronto tra il trono romano e il potere imperiale – dopo che Carlo Magno si è proclamato “imperatore” – è stato a volte estremamente aggravato. Questo portò alla creazione di due partiti: i Guelfi, sostenitori del Papa, e i Ghibellini, sostenitori dell’Imperatore. Questi ultimi erano maggiormente diffusi in Italia, il cui possesso costituiva la base per il riconoscimento dei re tedeschi come imperatori dell’Impero Romano (d’Occidente) dopo l’incoronazione a Roma.

Il poeta Dante fu un sostenitore dei ghibellini e codificò nel suo poema “La Divina Commedia” l’insegnamento escatologico dei ghibellini secondo cui, dopo il temporaneo dominio dei guelfi e la completa degradazione della Chiesa cattolica, sarebbe giunto in Europa un vero monarca ghibellino che avrebbe fatto rinascere la morale e la spiritualità della civiltà occidentale. Egli è simbolicamente rappresentato nella figura del mastino (il Veltro) e nel numero mistico DXV (515), che dà, dopo aver riordinato le lettere/digitali, la parola DVX, “condottiero”. Dante espone le idee della Monarchia mondiale in un trattato a parte. Anche in questo caso, il tema escatologico è legato al potere monarchico – e in misura maggiore rispetto alla Chiesa cattolica. Per Dante, la monarchia francese era vista dalla parte dell’Anticristo, così come il trono romano che si era sollevato contro l’Imperatore.

Germania: Hegel e la fine della Storia

La versione originale dell’escatologia si trova nella filosofia di Hegel. Egli vede la storia come un processo dialettico di dispersione dello Spirito attraverso la Natura, per poi riunire nuovamente le particelle dello Spirito in una società illuminata. Il culmine di questo processo, secondo Hegel, dovrebbe essere la creazione di uno Stato tedesco unificato sulla base della monarchia prussiana (che durante la sua vita non esisteva). In questa monarchia illuminata si sarebbe completato il ciclo della storia dello Spirito. Queste idee influenzarono il Secondo Reich e Bismarck, e più tardi, in forma distorta, il Terzo Reich di Hitler. Fu Hegel a proporre la tesi della “fine della storia” in un contesto filosofico, combinando in modo peculiare l’escatologia cristiana (compresa la figura del sovrano cristiano) e una particolare interpretazione mistico-monarchica del progresso sociale (come fase preliminare alla creazione dell’impero mondiale dei filosofi).

Il filosofo tedesco (cattolico) Carl Schmitt ha messo in relazione l’idea del Reich con la funzione del katehon, il guardiano, il custode, che era il significato del potere imperiale a Bisanzio e che fu usurpato (secondo la Chiesa ortodossa) nell’VIII secolo dall’imperatore franco Carlo Magno. Questa linea era in parte in linea con la tradizione ghibellina.

L’ebreo tedesco Karl Marx costruì una teoria del comunismo (la fine della storia) su una versione materialista rovesciata dell’hegelismo, e il filosofo russo Alexander Kojev cercò di identificare la fine della storia con il globalismo e il trionfo planetario del liberalismo. Ma è significativo che Hegel stesso, a differenza dei suoi interpreti settari, fosse un monarchico escatologico germanocentrico.

Iberia: gli Asburgo e l’evangelizzazione planetaria

L’escatologia nella versione spagnola era legata alla colonizzazione delle Americhe e alla missione di Carlo V Asburgo e dei suoi successori dinastici. Poiché nelle profezie sulla fine del mondo (Sal. Metodio di Patara), il segno della fine del mondo era la diffusione del Vangelo a tutta l’umanità e l’instaurazione di un impero cristiano mondiale sotto un re mondiale cattolico, le scoperte geografiche e la creazione di vaste colonie da parte della Spagna davano motivo di considerare gli Asburgo spagnoli – soprattutto Carlo V e Filippo II – come contendenti al ruolo di monarca mondiale. Questa versione cattolico-monarchica, in parte consonante con quella francese, ma in contrasto con gli imperatori austriaci, tradizionali avversari della dinastia francese. Cristoforo Colombo fu un sostenitore di un Impero mondiale escatologico durante il regno dei re cattolici Isabella e Ferdinando e rifletté le sue opinioni escatologiche nel Libro delle Profezie, compilato alla vigilia del suo quarto viaggio nelle Americhe e completato subito dopo il suo ritorno.

Dopo il regno dei Borbone in Spagna, questa linea escatologica si affievolì. In parte i suoi echi si ritrovano negli ambienti cattolici dell’America Latina e soprattutto nei gesuiti.

Il Quinto Impero nella versione portoghese e la sua propaggine brasiliana sono generalmente vicini a questa versione dell’escatologia.

Israele: il territorio del Mashiach

Lo Stato di Israele è stato fondato nel 1948 in Palestina come realizzazione delle aspirazioni escatologiche della diaspora ebraica, che da due millenni attendeva il ritorno alla Terra Promessa. L’escatologia ebraica si basa sulla convinzione dell’elezione degli ebrei e del loro ruolo speciale nei tempi finali, quando arriverà il Mashiach ebraico e gli ebrei governeranno il mondo. È la versione più studiata dell’escatologia. Per molti versi, è l’escatologia ebraica ad aver plasmato i principali scenari delle visioni della fine del mondo nelle tradizioni monoteiste.

L’Israele moderno è stato creato come Stato preparato alla venuta del Mashiach e, se questa funzione viene messa tra parentesi, la sua stessa esistenza perderà completamente di significato – prima di tutto agli occhi degli stessi ebrei.

Dal punto di vista geopolitico, Israele non può pretendere di essere una civiltà indipendente, un Impero, le cui dimensioni sono necessarie per una piena partecipazione ai processi escatologici globali. Tuttavia, se teniamo conto dell’avvicinamento dei sionisti politici negli Stati Uniti ai neocon e ai dispensazionalisti protestanti, del ruolo degli ebrei nel secolo scorso nelle logge massoniche, dell’influenza della diaspora nelle élite dirigenti e soprattutto economiche dell’Occidente, l’intero quadro cambia e per i gravi eventi escatologici la base risulta essere significativa.

L’interpretazione cabalistica del percorso migratorio della maggior parte dell’iaspora ebraica lo descrive come un movimento che segue la Shekhina (Presenza di Dio) in esilio (secondo Rabbi Alon Anava).

All’inizio della galut (dispersione), la massa principale di ebrei era concentrata in Medio Oriente (Mizrahi). Poi cominciò a spostarsi verso il nord e il Caucaso (khazar kaganato). Da lì il percorso della Shekhina portò alla Russia occidentale, ai Baltici e all’Europa orientale (Ashkenazi). Poi il movimento ashkenazita iniziò ad addentrarsi nell’Europa occidentale e i sefarditi della penisola iberica si spostarono in Olanda e nelle colonie americane. Infine, il grosso degli ebrei si concentrò negli Stati Uniti, dove ancora oggi rappresentano la maggioranza rispetto alle comunità ebraiche di altri Paesi. La Shekhina rimane quindi negli Stati Uniti. La seconda comunità di ebrei è quella di Israele. Quando le proporzioni cambieranno a favore di Israele, significherà che la Shekhina, dopo un cerchio di duemila anni, è tornata in Palestina.

Allora dovremo aspettarci la costruzione del Terzo Tempio e la venuta del Mashiach. Questa è la logica dell’escatologia ebraica, chiaramente rintracciabile nei processi politici che si stanno svolgendo intorno a Israele. A questa idea aderisce la maggioranza dei sionisti religiosi, che costituiscono una percentuale significativa di ebrei sia in Israele che nella diaspora. Ma ogni ebreo, ovunque si trovi e qualunque ideologia condivida, non può non essere consapevole della natura escatologica del moderno Stato di Israele e, di conseguenza, degli obiettivi di vasta portata del suo governo.

Escatologia ortodossa: i Greci, l’imperatore di marmo

Nella popolazione ortodossa della Grecia, dopo la caduta di Bisanzio e la presa di potere da parte degli Ottomani, si sviluppò una teoria escatologica sulla venuta di un re liberatore ortodosso, l’Imperatore di Marmo. La sua figura è stata talvolta interpretata come il ritorno di Costantino XII Paleologo, che secondo la leggenda non morì quando i Turchi presero Costantinopoli, ma fu portato da un angelo alla Porta di Marmo e lì attende la sua ora per liberare gli ortodossi (greci) dall’oppressione degli stranieri.

In alcune versioni della leggenda escatologica questa missione era affidata al “re dai capelli rossi del nord”, con cui nel XVIII secolo molti monaci athoniti intendevano l’imperatore russo.

Si tratta di echi della dottrina bizantina classica del katehon, il guardiano, il custode, destinato a diventare il principale ostacolo sulla strada del “figlio della perdizione” (Seconda Lettera dell’Apostolo Paolo ai Tessalonicesi) e del Re-Salvatore del libro di San Metodio di Patara. Il pensiero politico-religioso greco ha mantenuto questa componente escatologica durante il periodo ottomano, anche se, dopo la liberazione dai Turchi, lo Stato greco ha iniziato a essere costruito su stampi liberal-democratici massonici (nonostante il breve periodo di governo di alcune dinastie europee), rompendo completamente con l’eredità bizantina.

Russia: Re della Terza Roma, Salvatore delle sette, Comunismo

In Russia, l’escatologia assunse una forma stabile alla fine del XV secolo, che si rifletteva nella teoria di Mosca-Terza Roma. Essa affermava che la missione del katehon, il servo, dopo la caduta di Costantinopoli passò alla Russia moscovita, che divenne il nucleo dell’unico Impero ortodosso – cioè Roma. Il Granduca di Mosca cambiò lo status e divenne Zar, Basileus, Imperatore, katehon.

D’ora in poi, la missione della Russia e del popolo russo fu quella di rallentare la venuta del “figlio della perdizione”, l’Anticristo, e di resistergli in ogni modo possibile. Questo costituiva il nucleo dell’escatologia russa e formalizzava lo status del popolo russo come “portatore di Dio”.

Dimenticata all’epoca delle riforme occidentali di Pietro e dei suoi seguaci, l’idea di Mosca come Terza Roma rivive nel XIX secolo sotto l’influenza degli slavofili, per poi diventare un tema centrale nella Chiesa ortodossa russa in emigrazione.

Dopo lo scisma, l’escatologia si diffuse tra i Vecchi Credenti e i settari. I Vecchi Credenti ritenevano generalmente che la caduta della Terza Roma fosse già avvenuta in modo irreversibile, mentre i settari (khlysty o skopcy, castrati), al contrario, credevano nell’imminente venuta del “Cristo russo”.

La versione laica dell’escatologia settaria “ottimista” fu ripresa dai bolscevichi, nascondendola sotto la versione marxista della fine della storia di Hegel. Nell’ultimo periodo dell’URSS, la fede escatologica nel comunismo svanì e il regime e il Paese crollarono.

Il tema dell’escatologia russa è tornato d’attualità in Russia dopo l’inizio della SWO, quando il tema del confronto con la civiltà massonico-liberale e materialista-atea dell’Occidente è diventato estremamente acuto. Logicamente, man mano che la Russia si affermerà come civiltà a sé stante, il ruolo dell’escatologia e la centralità della funzione del catecumeno non potranno che aumentare.

Mondo islamico: sunnismo, il Mahdi sunnita

Nel sunnismo, la fine del mondo non è descritta nei dettagli e le visioni del leader della comunità islamica che verrà, il Mahdi, impallidiscono di fronte alla descrizione del Giudizio Universale che Dio (Allah) amministrerà alla fine dei tempi. Tuttavia, questa figura è presente ed è descritta in modo dettagliato negli hadith. Si tratta dell’emergere di un leader militare e politico del mondo islamico che ripristinerà la giustizia, l’ordine e la pietà che erano caduti in rovina alla fine dei tempi.

L’autorevole sufi Ibn Arabi specifica che il Mahdi sarà assistito nel governare da “visir”, che costituiranno la base del governo escatologico; secondo lui, tutti i visir di questo “governo metafisico”, in quanto assistenti e proiezioni del polo unificato (qutb), proverranno da comunità islamiche non arabe.

Il Mahdi sconfiggerà il Dajjal (il Bugiardo) e stabilirà il governo islamico. Una versione particolare dell’escatologia islamica è professata anche dai sostenitori dell’ISIS.

Diverse figure dell’Islam hanno rivendicato il ruolo del Mahdi. Di recente, il capo del PMC turco SADAT Adnan Tanriverdi ha proclamato Erdogan il Mahdi.

Iran: il 12° Imam

Nello sciismo, il tema del Mahdi è molto più sviluppato e l’escatologia è alla base degli stessi insegnamenti politico-religiosi degli sciiti. Gli sciiti considerano solo i seguaci di Ali, gli Imam, come i legittimi governanti della comunità islamica. Credono che l’ultimo 12° Imam non sia morto, ma si sia nascosto. Apparirà di nuovo alla gente alla fine dei tempi. Questo sarà l’inizio dell’ascesa del mondo sciita.

Poi apparirà Cristo, che insieme al Mahdi combatterà con Dajjal e lo sconfiggerà, stabilendo un giusto ordine spirituale per un breve periodo di tempo – poco prima della fine del mondo.

Probabilmente è stata l’antica dottrina iraniana della lotta tra la luce (Ormuzd) e le tenebre (Ahriman) che ha iniziato la storia come chiave di lettura del suo significato e della vittoria finale dei guerrieri della luce che è diventata la base della parte escatologica degli insegnamenti monoteistici. Ma in ogni caso l’influenza dello zoroastrismo sullo sciismo è evidente, ed è questo che dà all’escatologia iraniana una tale pregnanza e una chiara espressione politica.

Questa è la visione della maggioranza degli sciiti e in Iran è l’ideologia ufficiale che determina in larga misura l’intera strategia politica del Paese.

L’escatologia sciita continua per molti aspetti la tradizione iraniana pre-islamica dello zoroastrismo, che aveva una teoria sviluppata del cambiamento dei cicli e del loro culmine nella Grande Restaurazione (frashokart). L’immagine dell’imminente Re-Salvatore – Saoshyant, destinato a nascere magicamente da una Vergine pura e a sconfiggere l’esercito del principio oscuro (Ahriman) nell’ultima battaglia, vi svolge un ruolo importante.

Asia sud-orientale: India e Kalki

Nell’Induismo, la fine del mondo ha poco significato, anche se alcuni testi sacri associati al ciclo di Kalachakra raccontano di re della terra mistica di Shambhala, dove prevalgono ancora le condizioni di un’età dell’oro. Nel momento finale della storia, uno di questi re, Kalki, ritenuto il decimo avatar di Vishnu, apparirà nel mondo umano e combatterà il demone Kali-yuga. La vittoria di Kalki porrà fine all’era oscura e segnerà un nuovo inizio (Satya-yuga).

Il Kali-yuga è descritto come un’epoca di declino della morale, dei valori tradizionali e delle basi spirituali della civiltà indiana. Sebbene la tradizione indiana sia piuttosto distaccata dalla storia e dai suoi cicli, ritenendo che la realizzazione spirituale possa essere raggiunta in qualsiasi condizione, i motivi escatologici sono piuttosto presenti nella cultura e nella politica.

Nell’India contemporanea, il popolare politico conservatore e primo ministro Narendra Modi è riconosciuto da alcuni circoli tradizionalisti come un avatar divino – di Kalki stesso o del suo messaggero.

Buddismo: il Buddha dei tempi a venire

Anche nella tradizione buddista si sviluppano motivi escatologici. La fine dei tempi è vista come l’arrivo del Buddha futuro, Maitreya. La sua missione è quella di rinnovare la vita spirituale del sangha, la comunità buddista, e di indirizzare l’umanità verso il cammino salvifico del risveglio.

Sul buddismo si sono basati alcuni sistemi politici dei Paesi del Sud-Est asiatico: il Giappone, unito al culto autoctono dello shintoismo, al centro del quale si trova la figura dell’imperatore divino, alcuni Stati dell’Indocina. In alcuni casi, l’appello alla figura del Buddha Maitreya in arrivo è diventato la base di movimenti politici e rivolte popolari.

Talvolta il buddismo escatologico ha trovato sostegno nell’ideologia comunista, dando origine a forme sincretiche – Cambogia, Vietnam, ecc.

Cina: il mandato celeste

L’escatologia è praticamente assente nel confucianesimo, che è la corrente etico-politica dominante della tradizione cinese. Ma allo stesso tempo è sviluppata in modo piuttosto dettagliato nella religione dei taoisti cinesi e nelle correnti sincretistiche taoiste-buddiste. Secondo le idee taoiste sui cicli, la storia del mondo si riflette nel cambiamento delle dinastie al potere in Cina. Questo cambiamento è il risultato della perdita di quello che i taoisti chiamano il “Mandato del Cielo”, che ogni legittimo sovrano della Cina è obbligato a ricevere e conservare. Quando questo Mandato si esaurisce, la Cina è in subbuglio, con guerre civili e disordini. La situazione si salva solo con l’ottenimento di un nuovo Mandato del Cielo e l’intronizzazione di una nuova dinastia.

L’Impero di Mezzo cinese è percepito dai cinesi stessi come un’immagine della gerarchia cosmica, come l’Universo. Nell’Impero, cultura e natura si fondono fino a diventare indistinguibili. Per questo i cicli dinastici sono cicli cosmici con cui si misurano le epoche.

La tradizione cinese non conosce la fine assoluta del mondo, ma ritiene che ogni deviazione dell’ordine mondiale in qualsiasi direzione richieda un ripristino simmetrico. Questa teoria ha implicitamente contribuito alla rivoluzione cinese e mantiene il suo significato fino ai giorni nostri.

Infatti, la figura dell’attuale presidente del Comitato Centrale del PCC, Xing Jinping, è vista come una nuova apparizione di un imperatore legittimo che ha ricevuto un mandato celeste.

L’Africa: Garvey e la Massoneria nera

Uno dei fondatori del movimento per restituire dignità ai popoli africani fu il massone di origine giamaicana Marcus Garvey, che applicò il progressismo massonico ai neri e invitò alla ribellione contro i bianchi.

Garvey intraprese una serie di azioni per riportare i neri americani nel continente africano, continuando un processo iniziato nel 1820 con la creazione di uno Stato artificiale sulla costa occidentale dell’Africa, la Liberia. Il governo della Liberia copiava quello degli Stati Uniti e anch’esso era composto prevalentemente da massoni.

Garvey interpretò la lotta per i diritti dei neri non solo come un mezzo per ottenere l’uguaglianza, ma promosse attivamente la teoria dell’elezione degli africani a popolo speciale, che dopo secoli di schiavitù era chiamato a stabilire il proprio dominio – almeno nello spazio del continente africano, ma anche a rivendicare i diritti al potere negli Stati Uniti e in altri Paesi coloniali. Al centro di questo movimento mondiale dovevano esserci le logge massoniche, dove erano ammessi solo i neri.

I rappresentanti estremi di questa corrente furono le organizzazioni Black Power, Black Panthers e più tardi BLM.

La grande Etiopia

In Africa, tra la popolazione melanodermica (nera) si sono sviluppate versioni originali dell’escatologia. Tutte (come l’escatologia di Garvey) considerano i popoli africani come dotati di una speciale missione storica (neri = Nuovo Israele) e predicono la rinascita di loro stessi e del continente africano nel suo complesso. Lo schema generale dell’escatologia africana considera l’epoca della colonizzazione e della schiavitù come una grande prova spirituale per la razza nera, cui seguirà un periodo di ricompensa, una nuova età dell’oro.

In una versione di questa escatologia, il nucleo dell’identità africana è l’Etiopia. La sua popolazione (kushiti e semiti dalla pelle scura) è vista come il paradigma della civiltà africana – l’Etiopia è l’unica entità politica africana che non è stata colonizzata, né dalle potenze europee né dai musulmani.

In questa versione, tutti i popoli africani sono considerati imparentati con gli etiopi e il monarca etiope – il Negus – è percepito come il prototipo del sovrano del grande impero africano. Questa linea è stata alla base del rastafarianesimo, che è diventato popolare tra i neri della Giamaica e si è poi diffuso tra la popolazione nera dell’Africa e dell’America.

Questa versione è predominante per le nazioni cristiane e cristianizzate. La stessa escatologia cristiana degli etiopi (monofisiti) acquisisce caratteristiche originali associate alla missione speciale dell’Etiopia, considerata il Paese e il popolo eletto (da qui le leggende secondo cui l’antenato degli etiopi sarebbe il biblico Melchisedek, il Re della Pace). Nel rastafarianesimo, questa escatologia etiopica acquisisce ulteriori caratteristiche, a volte piuttosto grottesche.

Islam nero

Un’altra versione dell’escatologia africana è quella dei “musulmani neri” (Nation of Islam), sorta negli Stati Uniti. Questa dottrina sostiene che sia Mosè che Maometto erano neri e che Dio si incarna in leader politico-religiosi neri di ciclo in ciclo. Il fondatore di questa corrente, Wali Fard Muhammad, si considerava un’incarnazione di questo tipo (in linea con la setta russa dei khlysty). Dopo la morte di Wali Fard Mohammed i credenti si aspettano il suo ritorno su un’astronave.

Parallelamente, proclama la necessità per i neri di lottare negli Stati Uniti e in tutto il mondo, non solo per i loro diritti, ma per il riconoscimento della loro leadership spirituale e razziale nella civiltà.

Sotto il leader contemporaneo della Nation of Islam, Louis Farrakhan, questa corrente ha raggiunto una grande influenza negli Stati Uniti e ha avuto un impatto significativo sulla formazione ideologica dei musulmani neri in Africa.

Egitto nero

Un’altra versione dell’escatologia politica africana è la corrente del KMT (dall’antico nome egiziano dell’Egitto stesso), che ha sviluppato le idee del filosofo africano Sheikh Anta Diop. Lui e i suoi seguaci hanno sviluppato la teoria che l’antico Egitto fosse uno Stato di neri, come si evince dal nome “KMT”, che in lingua egizia significa “Terra Nera” o “Terra dei Neri”. Anta Diop ritiene che tutti i sistemi religiosi africani siano eco della religione egizia, che deve essere ricostruita nella sua interezza.

Il suo seguace Kemi Seba sviluppa la tesi del monoteismo africano, che è alla base di un sistema religioso-politico in cui il potere dovrebbe essere affidato a un governo metafisico che esprima la volontà di Dio (come i visir del Mahdi nella versione di Ibn Arabi). La vita dovrebbe basarsi sul principio delle comunità nere chiuse – quilombo.

In questo modo, gli africani dovrebbero tornare alle tradizioni dei loro popoli, assumere il pieno controllo del continente africano, ripristinare un colore della pelle il più scuro possibile (attraverso matrimoni orientati al melano) e realizzare una rivoluzione spirituale nel mondo.

L’unica lingua sacra panafricana dovrebbe essere l’antico egiziano restaurato (medu netjer), mentre lo swahili dovrebbe essere usato per le necessità pratiche. Secondo i sostenitori della teoria del KMT, i neri sono i portatori della sacralità, della Tradizione e il popolo dell’Età dell’Oro. La civiltà bianca è una perversione, una patologia e un’anti-civiltà in cui la materia, il denaro e il capitale sono al di sopra dello spirito.

Il principale nemico degli africani e dei neri di tutto il mondo sono i bianchi, considerati portatori di modernizzazione, colonialismo, materialismo e degenerazione spirituale. La vittoria sui bianchi è la garanzia del compimento della missione mondiale dei neri e il coronamento del processo di decolonizzazione.

America Latina:Eteno-escatologia ed indigenismo

Nei Paesi dell’America Latina, alcuni popoli amerindi aborigeni vedono la logica fine della colonizzazione nella restaurazione delle società etniche (indigenismo). Queste tendenze si sviluppano in misura diversa a seconda del Paese.

Molti considerano la ribellione di Tupac Amaru II, discendente dell’ultimo sovrano Inca, che nel 1780 guidò una rivolta indiana contro la presenza spagnola in Perù, come l’inizio simbolico della resistenza dei nativi alla colonizzazione.

In Bolivia, nel 2006, è stato eletto presidente Evo Morales, il primo rappresentante del popolo indiano Aymara. Sempre più spesso si sentono voci – soprattutto in Perù e Bolivia – a favore della dichiarazione dell’antico culto indiano della dea della terra Pachamama come religione ufficiale.

Di norma, l’escatologia etnica degli indios latinoamericani si combina con correnti socialiste o anarchiche di sinistra per creare insegnamenti sincretici.

Sebastianismo brasiliano

Una particolare versione dell’escatologia, legata alle idee portoghesi sul Quinto Impero, si è sviluppata in Brasile. Dopo che la capitale dell’Impero portoghese fu trasferita in Brasile a causa di un colpo di Stato repubblicano in Portogallo, nacque la dottrina secondo cui questo trasferimento della capitale non era casuale e che il Brasile stesso aveva una speciale missione politico-religiosa. Se il Portogallo europeo ha dimenticato la dottrina di Re Sebastiano e ha seguito la strada della democrazia borghese europea, allora il Brasile deve ora assumere questa missione e diventare il territorio in cui, nelle condizioni critiche del ciclo storico, si troverebbe il Re Sebastiano scomparso ma non morto.

Sotto la bandiera di tale dottrina si sono svolte in Brasile le rivolte conservatrici cattolico-escatologiche e imperiali contro il governo liberale massonico – Canudos, Contestado, ecc. – hanno avuto luogo in Brasile.

Mappa escatologica delle civiltà

Così, in un mondo multipolare, escatologie diverse si scontrano o si alleano tra loro.

In Occidente prevale nettamente il modello secolare (progressismo e liberalismo), con un’aggiunta significativa sotto forma di dispensazionalismo protestante estremo. Questa è la “fine della storia”, secondo Fukuyama. Se prendiamo in considerazione l’élite liberale dei Paesi europei sotto il pieno controllo americano, possiamo parlare di un’escatologia speciale che accomuna quasi tutti i Paesi della NATO. A ciò si aggiunge la teoria dell’individualismo radicale, comune ai liberali, che pretende di liberare l’uomo da ogni forma di identità collettiva – fino alla libertà dal sesso (politica di genere) e persino dall’appartenenza alla specie umana (transumanesimo, IA). Così i nuovi elementi dell’escatologia progressista massonica, insieme alla “società aperta”, sono gli imperativi del cambiamento di sesso, del sostegno ai principi LGBTQ, del postumanesimo e dell’ecologia profonda (che rifiuta la centralità dell’essere umano nel mondo su cui hanno insistito tutte le religioni e i sistemi filosofici tradizionali).

Sebbene il sionismo non sia un’estensione diretta di questa versione dell’escatologia, in alcune sue forme – in particolare attraverso l’alleanza con i neoconservatori americani – si inserisce in parte in questa strategia e, data l’influenza degli ebrei sulle élite al potere in Occidente, queste proporzioni potrebbero persino essere invertite.

Nel percorso di questa fine della storia, la Russia e la sua funzione katehonica, che combina l’escatologia della Terza Roma e l’orizzonte comunista come eredità dell’URSS, si trova più palesemente in mezzo.

In Cina, il marxismo occidentale, già rielaborato in modo sostanziale nel maoismo, si manifesta sempre più apertamente nella cultura confuciana e il capo del PCC, in qualità di imperatore tradizionale, riceve il mandato celeste di governare “tutto ciò che è sotto il cielo” (tianxia – 天下).

I sentimenti escatologici sono in costante crescita nel mondo islamico, sia nella zona sunnita che soprattutto nello sciismo (in primo luogo in Iran), ed è la moderna civiltà occidentale – la stessa che oggi combatte contro la Russia – che viene quasi unanimemente dipinta come il Dajjal per tutti i musulmani.

In India crescono progressivamente i sentimenti ispirati all’Hindutva (la dottrina dell’identità indipendente degli indù come civiltà speciale e superiore), che proclamano un ritorno alle radici della tradizione indù e ai suoi valori (che non coincidono affatto con quelli dell’Occidente), e da qui si delineano i contorni di una speciale escatologia associata al fenomeno Kalki e al superamento del Kali-yuga.

Il panafricanismo si sviluppa verso il rafforzamento di dottrine radicali sul ritorno degli africani alla loro identità e un nuovo ciclo di lotta anticoloniale contro il “mondo bianco” (inteso principalmente come Paesi coloniali appartenenti alla civiltà occidentale). Questo descrive un nuovo vettore dell’escatologia nera.

In America Latina, il desiderio di rafforzare la propria sovranità geopolitica è sostenuto sia dall’escatologia di sinistra (socialista) che dalla difesa dell’identità cattolica, particolarmente evidente in Brasile, dove sia la destra che la sinistra prendono sempre più le distanze dal globalismo e dalla politica statunitense (da qui la precoce partecipazione del Brasile al blocco BRICS). Le etno-escatologie dell’indigenismo, sebbene relativamente deboli, aggiungono generalmente una dimensione importante all’intero progetto escatologico.

Allo stesso tempo, l’escatologia aristocratica francese (e la sua proiezione secolare nel gollismo), la versione tedesca della fine della storia nella persona dell’Impero tedesco, così come la linea buddista e shintoista della missione speciale del Giappone e degli imperatori giapponesi – (almeno per ora) non giocano alcun ruolo significativo, essendo completamente eclissati dalla dominante élite globalista progressista e dalle strategie degli anglosassoni.

Abbiamo così una mappa mondiale dell’escatologia, che corrisponde ai contorni di un mondo multipolare. [E’ chiaro che per noi cattolici apostolici romani integrali il Katehon non puo’ essere in Russia, ma a Roma, n.d.r.]

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Fonte: https://www.geopolitika.ru/it/article/escatologie-del-mondo-multipolare

GLI AMICI DELLA RUSSIA SI RIUNISCONO CONTRO LA RUSSOFOBIA LIBERALE

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Si è tenuto a Mosca il congresso di fondazione del Movimento Internazionale Russofilo (IRM). Si è trattato del primo congresso di questo tipo, al quale hanno partecipato circa 90 rappresentanti di 42 Paesi, tra cui gli Stati della CSI, gli Stati Uniti, l’UE, l’Asia e l’Africa, ecc.

Lo scopo del congresso, nel contesto dell’operazione militare speciale in corso e della pressione delle sanzioni, è stato quello di dimostrare che l’interesse per la cultura, le tradizioni e la visione del mondo russi non fa che crescere nonostante i tentativi di isolamento internazionale e culturale a vari livelli. Nell’ambito del forum, le persone che condividono l’amore e l’interesse per la Russia hanno avuto l’opportunità di scambiare opinioni e contatti. È importante, anche a livello simbolico, che i MDR abbiano scelto il Museo Statale Pushkin come luogo di incontro. Museo Statale Pushkin, in segno di protesta contro l’abolizione della cultura russa in diversi Paesi del mondo.

Ai massimi livelli

L’evento è stato sostenuto ai massimi livelli in Russia. Alla vigilia della cerimonia di apertura, il Presidente russo Vladimir Putin ha inviato un telegramma di saluto ai partecipanti al congresso: secondo lui, “in molti Paesi si fomenta deliberatamente l’isteria antirussa, si perseguitano i nostri connazionali e coloro che simpatizzano con loro, si impongono divieti e restrizioni persino sulle opere dei grandi classici russi che appartengono al tesoro della cultura mondiale”.

Il messaggio di Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutte le Russie è stato letto da Konstantin Malofeev, vice capo del Consiglio Mondiale del Popolo Russo. Il Primate della Chiesa ortodossa russa ha benedetto i partecipanti al congresso, esortandoli a “stare insieme per la verità che consiste nel diritto di una persona di rimanere se stessa e di preservare la fede e le tradizioni dei suoi antenati”.

Il Ministero degli Esteri russo ha sostenuto la creazione del nuovo movimento internazionale. Il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov è intervenuto alla cerimonia di apertura del congresso, aggiungendo la geopolitica al tema della cultura. Secondo il ministro, la Russia e i suoi amici non sono mai “amici contro qualcuno” e non costringono gli altri ad adottare la loro posizione. Il ministro degli Esteri russo ha sottolineato che nell’attuale confronto con l’Occidente, la Russia non impone nulla a nessuno e tratta gli altri poli dell’emergente mondo multipolare come pari.

“I Paesi del Sud globale, la maggioranza del mondo, sono in grado di trarre conclusioni da soli”, ha detto il diplomatico, “Siamo tutti adulti, non trattiamoci con un atteggiamento arrogante – come fanno i nostri partner occidentali”.

Il ministro degli Esteri ha osservato che la civiltà occidentale sta degenerando perché è “ossessionata dalla sua grandezza” e dal suo “eccezionalismo”. Secondo il ministro, l’Occidente sta combattendo fino alla morte per mantenere la sua sfuggente egemonia sulla scena mondiale.

Il ministro degli Esteri ha inoltre definito la visita degli ospiti stranieri “un atto di coraggio” in un momento così difficile.

Il senatore Konstantin Kosachev e Leonid Slutsky, capo della fazione del Partito liberaldemocratico della Russia, hanno parlato a nome del Consiglio della Federazione e della Duma di Stato.

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico (ambasciatore del Vaticano) negli Stati Uniti, si è rivolto al Congresso dei russofili con un messaggio di benvenuto.

Tra coloro che si sono riuniti a Mosca il 14 marzo c’erano rappresentanti di famiglie aristocratiche, ex capi di governo, ex e attuali parlamentari, diplomatici e filosofi, giornalisti e rappresentanti di movimenti sociali.  Uno degli ospiti più brillanti del congresso è stato Steven Seagal, attore americano e inviato speciale del Ministero degli Esteri russo per le relazioni umanitarie con gli Stati Uniti e il Giappone.

Superare ostilità e disinformazione

Uno dei principali promotori dell’evento e autori del manifesto è stato Nikolai Malinov, leader del movimento nazionale russofilo bulgaro. Per le sue posizioni russofile, Malinov è stato inserito nelle liste di sanzioni degli Stati Uniti e del Regno Unito ed è stato anche accusato di “spionaggio” nel suo Paese. Il 14 marzo è stato eletto dai delegati del congresso come leader del Movimento russofilo internazionale.

Intervenendo al congresso del MDR, ha sottolineato che in Europa gli atteggiamenti russofili dominano gli atteggiamenti delle élite e sono diffusi attraverso i media, e lo scopo dell’evento è quello di ricordare l’amore per il popolo russo a livello internazionale. Secondo il manifesto, i partecipanti mostreranno come “l’ostilità, la disinformazione e la sfiducia possono essere superate nell’attuale mondo di conflitti”.

“Vedo il nostro movimento come un fronte separato che mostra che ci sono forze nel mondo che combatteranno, attraverso la diplomazia popolare, la russofobia che vieta ai gatti russi di partecipare alle competizioni, che cancella Pushkin, che vieta il discorso russo”, ha detto Malinov. Secondo lui, il compito della comunità russofila è quello di dimostrare che esistono forze capaci di resistere nonostante “gli strumenti finanziari e l’aggressione”.

Necessità di movimento

Come hanno notato i media, Nikolai Malinov parla da tempo del progetto di creare un movimento russofilo internazionale. L’operazione militare speciale della Russia iniziata il 24 febbraio 2022 è diventata un catalizzatore dei processi di divisione nel mondo. La divisione tra sostenitori dell’egemonia occidentale e i suoi oppositori. I sostenitori di un mondo libero multipolare, della diversità delle civiltà e delle culture, per il quale il pensiero russo, a partire da N.Y. Danilevskij, ha sempre sostenuto, e i sostenitori di un mondo unipolare liberale totalitario, in cui l’unica forma di libertà è la libertà di seguire lo standard liberale occidentale, sempre più limitato e ristretto.

La Russia negli ultimi anni per molti in Europa, Asia e Africa, America Latina e anche negli stessi Stati Uniti è diventata un simbolo della Tradizione, un’”arca di salvezza”, il centro del movimento internazionale per un giusto ordine mondiale basato sul multipolarismo e sul rispetto dei valori tradizionali dei Paesi e dei popoli.

Oltre a queste persone, ci sono anche molti nel mondo che semplicemente amano la cultura e l’arte russa, hanno legami familiari con la Russia e i russi. Tuttavia, anche queste persone esteriormente apolitiche sono ora vittime della “cultura della cancellazione”. Il 14 marzo, il giorno in cui si è svolto il primo congresso del Movimento Internazionale dei Russofili, la Russia ha portato la questione della russofobia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La Procura generale russa aveva proposto in precedenza di equiparare la russofobia all’estremismo.

Un anno fa, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha ammesso che la russofobia era diventata mainstream nel suo Paese e ha invitato altri Paesi europei a unirsi all’odio per la Russia in Polonia. Nell’ultimo anno, rappresentanti dell’Ucraina e dei Paesi occidentali hanno apertamente chiesto la “decolonizzazione” e la disintegrazione della Russia. In Ucraina, la lingua russa è stata vietata e non può essere insegnata nelle scuole, nemmeno come lingua straniera. I russi sono perseguitati negli Stati baltici. In Polonia, tutti i laureati del MGIMO sono stati licenziati dal Ministero degli Esteri. Nel Regno Unito, il numero di “incidenti di aggressione contro i russi e gli abitanti di lingua russa” è raddoppiato nell’ultimo anno, come ha rilevato l’ambasciata russa in quel Paese. Anche i media europei mainstream sono costretti a riportare i numerosi casi di aggressione contro i russi di lingua russa nei Paesi della NATO.

“Noi russi e i russofili vinceremo sicuramente”

Il presidente della Società di Tsargrad Konstantin Malofeev ha sottolineato che “i russofili sono coloro che amano prima di tutto il loro Paese, coloro che amano la Russia e i russi come riflesso del loro sogno di libertà e indipendenza. Con queste persone costruiremo un mondo molto migliore di quello con cui siamo entrati nel XXI secolo. Un mondo multipolare di popoli liberi e di valori tradizionali, piuttosto che la dittatura di un solo Paese che impone abomini anticristiani, antiumani e satanici. Sono sicuro che noi russi e russofili vinceremo sicuramente. Perché Dio è con noi!

Gli ospiti del congresso provenienti dall’estero sono persone coraggiose, ha sottolineato il filosofo Alexander Dugin. “Le persone che vengono qui dai Paesi dell’UE o dall’America e dicono: sì, amiamo comunque la Russia, la amiamo come cultura, come civiltà, come identità, la amiamo come religione, come tradizione, come arte – dimostrano davvero un atto di eroismo”.

Anche Pierre de Gaulle, presidente e fondatore della Fondazione per la Pace, l’Armonia e la Prosperità dei Popoli della Svizzera e nipote del leggendario fondatore della Quinta Repubblica, Charles de Gaulle, è intervenuto al congresso. Ha sottolineato l’importanza del fattore ideologico nel conflitto tra Russia e Stati Uniti: “Il conflitto attuale è un conflitto ideologico in difesa dei nostri valori tradizionali, della famiglia, della religione. Il nostro compito, il mio dovere è quello di difendere i valori, di difendere il benessere del mondo e dell’Europa”.

“Così come l’Occidente ha creato un’icona nella persona della Principessa Diana, noi dobbiamo creare i nostri ideali”.

Da parte sua, la Principessa Vittoria Alliatta di Villafranca, nota ricercatrice italiana dell’Oriente, traduttrice e figura culturale, ha sottolineato che l’Occidente non si sottrae ai metodi terroristici, ricordando l’omicidio della filosofa e giornalista Daria Dugina.

“Uno dei principali strumenti che vengono sempre utilizzati in questa battaglia sono le donne. Eppure quando Daria Dugina, una filosofa, una scrittrice che rappresentava il meglio che l’Europa aveva da offrire, dalla filosofia greca antica al pensiero imperiale russo, è stata uccisa, nessuno ha detto una parola. Ma quando una povera ragazza iraniana ha avuto un infarto in una stazione di polizia, allora tutti sono scesi in strada e hanno cercato di rovesciare il regime al potere in Iran”, ha detto l’italiano fornendo un esempio dell’ipocrisia occidentale.

Ha suggerito che un metodo per combattere l’ideologia occidentale è quello di sottolineare l’importanza dei nostri eroi e delle nostre eroine, soprattutto delle donne. “Penso che dovremmo concentrarci sui nostri eroi. Così come l’Occidente ha creato un’icona nella persona della Principessa Diana, noi dovremmo creare i nostri ideali. Le donne sono il nostro patrimonio, dobbiamo dare loro la forza di difendersi. Non ogni donna è un’eroina, ma ogni donna può dare un pezzo del suo amore per rendere il mondo un posto migliore”, ha concluso la principessa.

Manifesto del MDR

Il congresso ha adottato un manifesto per il nuovo movimento, in cui i partecipanti promettono di promuovere la cultura russa, aiutare gli amici russi, sostenere la diffusione di informazioni accurate sulla Russia, contrastare la russofobia e rafforzare la “diplomazia del popolo”. Come primo passo, Malinov ha proposto di raccogliere un milione di firme per revocare le sanzioni alla Russia, di creare un’istituzione per combattere la russofobia, di rilanciare l’idea del “russofobo dell’anno”, di creare un’alternativa all’Eurovision e così via.

Una parte importante del nuovo movimento sarà la lotta alla russofobia nei media. Pepe Escobar, noto giornalista internazionale, ha definito ciò che sta accadendo nel mondo “una guerra di soft power, una guerra culturale e di informazione contro la Federazione Russa”.  “Le persone che gestiscono tutto non sono Sunak, Nuland o Soros”, ha spiegato l’esperto, “Tutto viene deciso non a Bruxelles, ma in riunioni private. Si tratta di alcune famiglie che possiedono molto denaro e non si mostrano in pubblico. Qualche anno fa è stato deciso che la Russia deve essere presa in mano, per appropriarsi delle sue risorse, che la Russia presumibilmente non merita. Ora è il momento di reagire”. Inoltre, gli organizzatori hanno dichiarato che il movimento si impegnerà anche su questioni legali, difendendo i diritti dei russi e degli amici della Russia all’estero.

Una scelta escatologica

Il Movimento Internazionale dei Russofili ha un grande futuro. Il NWO e le precondizioni per la transizione del conflitto tra Russia e Occidente a una guerra inter-civile su larga scala rendono la divisione tra i sostenitori della Russia e dell’Occidente moderno una scelta escatologica. È una lotta tra due versioni antagoniste del futuro. È in questa lotta che tutto il potere, le forze e i significati della cultura russa assumono un significato veramente storico-mondiale. L’aggressore in questo conflitto è l’Occidente; la Russia può dimostrare la giustezza del suo modo di procedere, in una competizione e in un dialogo pacifici con il mondo occidentale, se è pronta al dialogo e rinuncia alle sue pretese di esclusività totalitaria e alla sua giustezza a priori. Per definizione, i russofili sono i sostenitori del dialogo, coloro che cercano di creare un ponte tra le loro culture e le loro politiche e la Russia. Coloro che vi si oppongono non sono interessati a tali ponti e al dialogo. Pertanto, i russofili sono anche combattenti per la pace, per un mondo giusto in cui l’identità dei popoli e delle culture sia rispettata, e i tentativi di “abolire” la Russia non provocherebbero altro che una condanna universale.

Fonte: https://www.geopolitika.ru/it/article/gli-amici-della-russia-si-riuniscono-contro-la-russofobia-liberale

Corruzione nell’UE, la portata è sorprendente

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di Redazione di Katehon

Un nuovo scandalo di corruzione si sta ora sviluppando nell’UE, rivelando la profondità dei problemi sociali del Commonwealth. È emerso che le indennità mensili date agli eurodeputati per pagare le forniture d’ufficio e altre spese minori sono state utilizzate per acquistare azioni delle industrie delle armi, del tabacco, delle miniere e dei combustibili fossili per sostenere il sistema pensionistico del Parlamento europeo, fortemente indebitato.

Per quanto riguarda il complesso militare-industriale, lo schema comprendeva decine di migliaia di azioni dell’industria bellica statunitense, che produceva munizioni a grappolo vietate dalla convenzione internazionale del 2008 firmata dagli Stati dell’UE. Si tratta di Raytheon, Honeywell International e Textron Inc. Il regime pensionistico del Parlamento europeo ha investito in tutte e tre le società. Nel 2008 possedeva 14.900 azioni Raytheon per un valore di mercato di 547.000 dollari e 27.000 azioni Honeywell International per un valore di mercato di 637.000 dollari. Nel 2007 possedeva 7.600 azioni di Textron Inc. per un valore di mercato di 370.000 dollari.

Textron Inc ha cessato la produzione di munizioni a grappolo di grandi dimensioni nel 2016, dopo che erano emerse prove che i sauditi le avevano utilizzate contro i civili nello Yemen. Nel 2005 il Fondo sovrano norvegese ha inserito Raytheon e Honeywell International nella lista nera per la produzione e la vendita di munizioni a grappolo. La banca belga KBC ha fatto lo stesso nel 2006, viste le polemiche sulle armi. Insieme ad Aerojet General, Honeywell International ha sviluppato la munizione ad azione combinata CBU-87, ampiamente utilizzata durante Desert Storm negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’90 con effetti devastanti.

Il fondo possedeva 11.800 azioni di Northrop Grumman Corporation, che nel 2008 avevano un valore di mercato di 382.000 dollari. Il fondo deteneva anche 79.000 azioni di BAE Systems, una società britannica di armi, sicurezza e aerospazio, con un valore di mercato di 311.000 sterline.

Per quanto riguarda i combustibili fossili, EUobserver nota anche che sono stati effettuati investimenti in società petrolifere che hanno causato gravi disastri ambientali. Nel 2008, ad esempio, la Royal Dutch Shell ha avuto una fuoriuscita di petrolio dall’oleodotto Bodo in Nigeria che ha ucciso circa 1.000 ettari di mangrovie e vita marina. Ma meno di un anno dopo il fondo pensione del Parlamento europeo ha acquistato azioni Royal Dutch Shell per un valore di oltre 2,5 milioni di sterline. La Shell è stata anche incolpata della fuoriuscita di petrolio di Ogbodo del 2001, che ha rilasciato circa 50.000 barili nel Delta del Niger. Il fondo pensione possedeva anche azioni della Royal Dutch Petroleum Company per un valore di 2,89 milioni di sterline.

I primi acquisti di azioni del settore sono avvenuti nel 1994 e hanno riguardato praticamente tutto, da Royal Dutch Shell a Repsol, la multinazionale spagnola dell’energia e della petrolchimica. Sotto la supervisione di un’organizzazione senza scopo di lucro composta da membri del Parlamento europeo, che ha creato un fondo di investimento in Lussemburgo, gli investimenti basati sui combustibili fossili sono proseguiti almeno fino al 2010

In altre parole, è stata creata una ONG manuale per dare l’impressione di trasparenza e controllo civico, cosa che in realtà non è avvenuta.

L’investimento del 2010 è avvenuto in un momento in cui le Nazioni Unite stavano tenendo un vertice sul clima a Cancun e, allo stesso tempo, il Parlamento europeo ha chiesto all’UE di ridurre le emissioni di CO2 del 30% entro il 2020.

Allo stesso tempo, il regime pensionistico dei membri del Parlamento europeo deteneva azioni di società petrolchimiche europee per un valore di 5,2 milioni di euro.

Il fondo era noto per detenere quasi 10.000 azioni di Total SA, 105.000 della società energetica italiana Eni, Repsol (102.526) e OMV AG (31.297). Sono presenti anche le società statunitensi ConocoPhillips (16.100), Murphy Oil Corp (13.600) e National Oil Well Varco Inc (18.200). Le azioni Repsol sono state detenute quando il gigante stava esplorando il petrolio in una zona remota dell’Amazzonia peruviana, che copre circa 700.000 ettari di foresta pluviale. Alla fine l’azienda ha venduto la quota nel 2014 in seguito alle pressioni pubbliche delle popolazioni indigene della zona.

Infine, chi è il principale responsabile di questi atti? Lord Richard Balfe, cittadino britannico, ha presieduto il consiglio di amministrazione del fondo pensionistico del deputato fino all’inizio del 2021. Alla domanda sull’etica degli investimenti nei combustibili fossili sotto la sua guida, così come nell’industria delle armi, ha rifiutato di rispondere. “Mi dimetto dalla carica di presidente del Fondo Pensioni nel 2021. Per questo motivo, ho affidato la sua richiesta al mio successore Stephen Hughes”, ha dichiarato in un’e-mail della scorsa settimana.

È probabile che gli investimenti nel settore continuino ancora oggi, ma il Parlamento europeo si rifiuta di pubblicare informazioni più recenti su questi dati. Una richiesta di divulgazione avanzata dai giornalisti è stata respinta dal vicepresidente del Parlamento europeo Roberts Seele, che supervisiona le richieste di accesso ai documenti. Ha dichiarato che il documento del Parlamento “rappresenta informazioni commercialmente sensibili sulla strategia commerciale di questo fondo”.

Va notato che Zile è stato anche nominato nel consiglio di amministrazione del fondo pensione dei membri volontari lo scorso ottobre, insieme al vicepresidente del Parlamento europeo Otmar Karas e all’eurodeputato Janusz Lewandowski. Si scopre che, in qualità di vicepresidente del Parlamento, sta semplicemente coprendo le attività corrotte del fondo pensione.

Il fondo stesso dovrebbe fallire tra il 2024, quando si terranno le elezioni europee, e il 2026. Alcuni eurodeputati hanno affermato che il fondo presenta “rischi potenzialmente devastanti per la reputazione del Parlamento europeo”. Tuttavia, data la redditività delle vendite alle industrie militari ed energetiche statunitensi, i parlamentari europei devono aver contato sul denaro facile, tipico del sistema capitalistico occidentale in generale. Soprattutto per quanto riguarda il pagamento delle pensioni agli ex europarlamentari. Per ottenere poi la pensione, devono versare i contributi al fondo solo per due anni. Per ogni contributo di 1.000 euro, il Parlamento europeo aggiunge 2.000 euro alla loro pensione.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Foto: Katehon.com