Cartelle esattoriali. Basta oneri di riscossione

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di Lorenzo Palma

Un addio atteso e puntualmente arrivato: Niente più oneri di riscossione, 3% o 6% delle somme iscritte a ruolo per pagamenti rispettivamente entro o oltre i sessanta giorni. E non è tutto: perché ora viene eliminata anche la quota pari all’1% delle somme iscritte a ruolo per le ipotesi di riscossione spontanea.

Lo dice la legge di Bilancio 2022: e tali somme saranno a carico del bilancio dello Stato. Queste le novità contenute nel nuovo modello di cartella di pagamento per i carichi affidati all’Agente della riscossione a partire dal 1 gennaio 2022, approvato con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

E per il debitore cosa ci sarà? A suo carico, recita ancora la legge, resteranno, invece, le spese relative alle procedure esecutive e cautelari e le spese di notifica della cartella di pagamento e degli eventuali ulteriori atti di riscossione. C’è da dire però che la stessa legge indica che i carichi affidati fino al 31 dicembre 2021 gli oneri di riscossione continueranno ad essere dovuti nella misura e secondo le ripartizioni previste dalle previgenti disposizioni di legge.

Dunque tutti gli agenti della riscossione dovranno utilizzare il nuovo modello per le cartelle relative ai carichi affidatigli a partire dal 1 gennaio 2022, mentre per quelle relative ai carichi affidati fino al 31 dicembre 2021 dovrà essere utilizzato il modello approvato con il provvedimento del 14 luglio 2017, indipendentemente dalla data di notifica della cartella di pagamento che potrà avvenire anche successivamente al 31 dicembre 2021.

Come indicato nel provvedimento datato 17 gennaio, nelle cartelle esattoriali spariscono alcune voci aggiuntive che, commisurate alla somma dovuta, contribuivano a far salire l’importo del debito accumulato. Nello specifico: viene abolita la quota oneri di riscossione fissa del 3 per cento delle somme iscritte a ruolo, in caso di pagamento entro il sessantesimo giorno dalla notifica della cartella di pagamento e del 6 per cento delle somme iscritte a ruolo e dei relativi interessi di mora in caso di assolvimento del debito oltre il suindicato termine di legge.

In caso di riscossione spontanea, effettuata ai sensi dell’articolo 32 del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46, non è più dovuta, dal debitore, la quota pari all’uno per cento delle somme iscritte a ruolo. Mentre la quota a titolo di spese esecutive per le eventuali attività cautelari ed esecutive per il recupero delle somme insolute; e la quota a titolo di spese di notifica della cartella di pagamento e degli eventuali ulteriori atti di riscossione, restano a carico del debitore.

Lorenzo Palma, 20 gennaio 2022

Fonte: https://www.nicolaporro.it/economia-finanza/economia/cartelle-esattoriali-basta-oneri-di-riscossione/

Taglio Irpef e assegno unico, ecco chi risparmia fino a 3mila euro

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di Lorenzo Palma

I vantaggi saranno significativi: tenendo conto del taglio dell’Irpef, dell’introduzione dell’assegno unico e dello sgravio contributivo dello 0,8% per le retribuzioni lorde inferiori a 35mila euro, i vantaggi maggiori, in percentuale, dovrebbero andare ai redditi medio – bassi, con un aumento del 2,8% del reddito disponibile per i nuclei monoreddito con 15 mila euro di retribuzione lorda; per scendere all’1,6% per redditi da 10 mila e 20 mila euro, e risalire al 2,4% per chi guadagna 40 mila euro lordi. Oltre i 50 mila euro, le percentuali calano, fino allo 0,3% per chi guadagna oltre 80 mila euro. Tabelle queste elaborate dai tecnici del MEF e pubblicate dal Corriere della Sera che cita una “fonte governativa”.

Per i lavoratori dipendenti con coniuge e un figlio a carico: a 10 mila euro di retribuzione, il risparmio sarà al top con il 5,4%; subito dietro si colloca la fascia di reddito di 40 mia euro, con un risparmio del 4,4%; quindi i 30 mila con 3,7% di risparmio; i 25mila con il 3,4% e i 15mila con il 3,1%.

Ben maggiori i risparmi se i figli a carico sono due, con le retribuzioni fino a 10 mila euro che potranno contare su un risparmio dell’11,9%, che scende al 7,5% per chi guadagna 40 mila e 5,4% per i 30 mila.

Altre percentuali sono quelle che riguardano le famiglie con due redditi. Abbreviando il discorso: i risparmi maggiori (+ 6,4%) si hanno con 30 mila euro di reddito; a 40 mila si scende al 4,5% e a 60 mila al 3,6%. Inoltre a 40 mila euro di reddito, con due figli a carico, si risparmiano 3 mila euro. Parlando in valore assoluto.

Per una famiglia monoreddito da lavoro dipendente di 40 mila euro lordi, con un figlio a carico, i risparmi del taglio dell’Irpef ammonteranno a 945 euro a cui si sommano gli 827 euro dell’assegno unico.

Se i figli a carico sono due, il risparmio totale arriva a 3 mila euro (con lo sconto Irpef che rimane uguale, chiaramente, ma l’assegno unico che sale a 2 mila euro circa). Per le famiglie con due redditi totali di 60 mila euro, il risparmio sarà di 2.138 euro se in casa c’è un figlio solo, o di 2.455 euro se i figli sono due.

Discorso diverso invece se le famiglie in questo caso sono bireddito, di cui uno fermo a 15mila, con un figlio a carico, i benefici maggiori si hanno a 30mila euro (+6,4% di reddito disponibile), poi a 40mila euro (+4,5%) e a 60mila (+3,6%). Con due figli a carico, l’aumento complessivo del netto tocca il 9% a 30mila euro di retribuzione lorda totale, il 7,7% a 40mila e il 6,2% a 50mila.

L’emendamento del governo sulle nuove tasse dovrebbe essere presentato oggi dal governo al Senato, dove è in discussione la legge di Bilancio. Il nuovo assegno unico è invece già legge. Le tabelle contengono infine una stima dei benefici cumulati del bonus Renzi di 80 euro, di quello Conte-Gualtieri (fino a 100 euro) e della riforma in arrivo. I vantaggi maggiori sono per le classi di reddito tra 13mila e 20mila euro lordi: da 1.400 a quasi 1.600 euro di tasse in meno all’anno.

Lorenzo Palma, 16 dicembre 2021

Fonte: https://www.nicolaporro.it/economia-finanza/economia/taglio-irpef-e-assegno-unico-ecco-chi-risparmia-fino-a-3mila-euro/