Stipendi Italia: unico paese in Europa dove sono scesi in dieci anni (-2,9%)

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di Mariangela Tessa

Mentre il costo della vita è in costante aumento, gli stipendi degli italiani non solo non seguono l’incremento dell’inflazione ma addirittura scendono, complice la stagnazione di Pil e produttività. Il grafico Openpolis su dati Ocse (vedi sotto) parla chiaro: l’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari nel decennio chiuso al 2020 sono scesi. Un calo del 2,9% per la precisione, che si confronta con il +6,2% della Spagna, penultima in classifica.

Stipendi, Italia in fondo alla classifica

I primi posti della classifica sono tutti occupati dei paesi baltici dove il salario medio annuale è più che triplicato negli ultimi 25 anni, mentre in alcuni paesi dell’Europa centrale (Ungheria, Slovacchia) è raddoppiato.

Al primo posto, spicca la Lituania: in dieci anni, gli stipendi hanno segnato +276%. Seguono l’Estonia (237%) e la Lettonia (200%). Tra le grandi economie europee, la Germania segna aumenti del 33% e la Francia del 31%. Anche Grecia e Portogallo fanno meglio di noi: nei due Paesi i salari hanno segnato rialzi mesi rispettivamente del 30 e del 13%.

Mariangela Tessa | Wall Street Italia
L’impennata dell’inflazione mangia potere d’acquisto

I nati dopo il 1986 hanno il reddito pro-capite più basso della storia italiana. Quest’anno l’Istat prevede che a fronte di un timido aumento delle retribuzioni contrattuali (+0,8) l’inflazione si mangerà almeno cinque punti di potere di acquisto. Ma sono stime provvisorie destinate  a peggiorare, alla luce dell’impennata dei prezzi. Dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione è tornata ad accelerare a maggio salendo a un livello che non si registrava da marzo 1986, segnando una crescita dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua. Lo afferma l’Istat. Il rialzo dell’inflazione rappresenta “una tragedia” secondo il Codacons che stima “una maggiore spesa fino a +2.753 euro annui a famiglia.

Ma quanto guadagna in media un lavoratore in Italia? Secondo i dati Eurostat riferiti al 2021 la retribuzione annua netta media di un dipendente single a tempo pieno senza carichi familiari è di 22.339 euro, a parità di potere d’acquisto, cioè tenendo conto dei prezzi nei diversi Paesi, contro i 29.776 della Germania e i 24.908 della Francia.

In Italia, le buste paga sono più leggere. In particolare, quelle dei giovani. Qui i dati Eurostat arrivano al 2019 e si riferiscono alle retribuzioni medie lorde mensili di chi ha meno di 30 anni: 1.741 euro in Italia contro 1.914 in Francia e 2.114 in Germania.

Flat Tax, aiuti alle famiglie: così l’Ungheria cresce 4 volte la zona Euro

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di Stelio Fergola

Flat Tax al centro di un lavoro impostato alla crescita: un dato a cui l’Ungheria di Viktor Orban, in senso buono, non è sfuggito negli ultimi anni. Che mostrano tendenze sempre confortanti: il Paese è cresciuto del 4% nel 2017 e prevedeva chiudere il 2019 al + 3,2%. Il tempo è al passato non a caso: al 2 ottobre, i numeri sono ancora più alti. E i salari seguono lo stesso andazzo. Il tutto mentre la zona Euro, come sempre, arranca.

Flat Tax e crescita

La Flat Tax ungherese, in vigore dal 2011, è pari al 15% per le persone fisiche. Dal 2017 c’è anche il 9% per le società. Le previsioni di crescita sopracitate si sono rivelate sbagliate. I magiari stanno chiudendo il 2019 a livelli ancora più alti, ben + 5,2, come riporta il quotidiano La Verità. Un dato di 4 volte superiore alla media Ue, che oscilla tra l’1,5 e l’1,6%.

Flat Tax, stipendi, Pil

Tasse abbattute, stipendi che svettano, Pil idem. Pare un processo naturale: il salario minimo ungherese nel 2019 è di circa 464 euro mensili, nel 1999 era inferiore a 100 euro. Quello medio nel 2015 era di 333 euro, nel 2018 supera i 600. Il Pil sale già del 4% considerevole sopracitato nel 2017, per un valore di 139 miliardi di euro, e le previsioni per il 2019 sono sempre state smentite da rialzi. Continua a leggere