Bce verso la fine dei rialzi ai tassi? Previsioni e scenari

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Segnalazione Wall Street Italia

di Luca Losito
9 Giugno 2023 

Francoforte tirerà dritto ancora un po’ sugli aumenti dei tassi nel contrasto all’inflazione, anche se pare che l’era restrittiva possa avere vita breve. Vediamo nell’analisi quali possono essere le prossime mosse della BCE e gli scenari che potrebbero prospettarsi nell’Eurozona.

Le mosse della BCE

Secondo numerosi esperti, non siamo ancora giunti al picco ma il rialzo dei tassi ufficiali da parte della Banca centrale europea si avvia verso la fine. La maggior parte degli analisti nella riunione del 15 giugno prevede un altro rialzo di 25 punti base, mentre nel meeting del 27 luglio si attende uno stop.

Ma non è detto che si tratti della fine del ciclo rialzista. Considerato che le decisioni sui tassi producono effetti sul mercato dopo sei-nove mesi, l’istituto di Francoforte potrebbe prendersi una pausa – probabilmente tutta l’estate – per saggiare l’impatto delle misure fin qui adottate. Anche perché, se è vero che per statuto la Bce ha come obiettivo quello di portare l’inflazione in prossimità del 2%, quindi meno di un terzo rispetto a oggi, è pur vero che nuove strette rischiano di aggravare il ciclo economico, avvicinando il Vecchio Continente verso la recessione.

Al momento in cui scriviamo l’Eurozona è appena scivolata in recessione tecnica (ovvero due trimestri di fila a crescita sottozero). Secondo le stime Eurostat, infatti, il pil europeo si è contratto nel passaggio tra il 2022 e il 2023: -0,1% nel quarto trimestre dell’anno scorso, -0,1% nel primo di quest’anno. Siamo ancora ben distanti dalla recessione, che scatta nel momento in cui c’è una variazione tendenziale superiore al -1% su base annua, ma è un primo campanello d’allarme a cui prestare attenzione per non sprofondare in una vera e propria crisi economica.

Gli scenari futuri

Il primo banco di prova è per fine mese, quando verrà pubblicato il dato sull’inflazione nell’Eurozona.

Allora si capirà se il rimbalzo registrato dai prezzi ad aprile rispetto a marzo è stato un episodio limitato o se, invece, davvero il trend discendente che aveva caratterizzato il semestre precedente si è fermato. Le ultime stime della Bce sono per un’inflazione intorno al 3% a fine anno (5,3% nell’intero 2023), con un ritorno all’obiettivo del 2% intorno a metà 2025.

Quanto ai dati italiani l’inflazione, salita quasi al 9% nel 2022, scenderà al 6,5 nel 2023 e si porterà al 2% nel 2025, secondo quanto previsto dalla Banca d’Italia. Tutto questo nella consapevolezza che siamo calati in uno scenario in continua evoluzione, all’interno del quale ogni previsione rischia di avere un corto respiro. Secondo gli analisti di Berenberg, l’inflazione “potrà scendere sotto il 3% nel quarto trimestre (di quest’anno, ndr), con volatilità sui dati mensili”, ma sempre che non vi siano nuove tensioni particolari in campo geopolitico.

Gli impatti sui mutui e sui risparmiatori

Dunque, l’estate potrebbe portare con sé la fine dei rialzi ai tassi d’interesse in Europa.

Un fatto positivo sia per i mutuatari attuali (a tasso variabile) e quelli futuri (senza distinzioni), sia per chiunque acceda a un mutuo o finanziamento.

Una frenata che potrebbe far riaccelerare gli investimenti della aziende e che potrebbe aiutare l’economia dell’Eurozona, dando un nuovo impulso a una crescita che al momento è di fatto bloccata (secondo la stima flash preliminare di Eurostat il PIL è cresciuto dello 0,1% nella zona euro nel primo trimestre del 2023).

La view di Lagarde

Interessante a supporto dell’analisi sono le ultime dichiarazioni di Christine Lagarde.

“Le pressioni inflazionistiche nell’area euro rimangono alte, e non ci sono prove chiare che l’inflazione di fondo abbia raggiunto il picco. L’inflazione al netto di energia e alimentari è scesa al 5,3% a maggio dal 5,6% di aprile. Gli ultimi dati disponibili suggeriscono che gli indicatori delle pressioni inflazionistiche di fondo rimangono elevati e, sebbene alcuni mostrino segni di moderazione, non vi è alcuna chiara evidenza che l’inflazione di fondo abbia raggiunto il picco. Siamo pienamente impegnati a combattere l’inflazione e siamo determinati a raggiungere il suo tempestivo ritorno al nostro obiettivo a medio termine del 2%. I nostri aumenti dei tassi si stanno trasmettendo con forza alle condizioni di finanziamento delle imprese e delle famiglie, come si può vedere dall’aumento dei tassi sui prestiti e dal calo dei volumi dei prestiti. Allo stesso tempo, iniziano a concretizzarsi tutti gli effetti delle nostre misure di politica monetaria”.

Lagarde (Bce): inflazione troppo alta, nuovi rialzi dei tassi in vista

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Segnalazione di Wall Street Italia

di Alessandra Caparello

Le prospettive economiche si fanno sempre più fosche. Non usa mezzi termini il numero uno della Bce, Christine Lagarde, a margine della audizione alla commissione Affari economici del Parlamento europeo. La presidente della Bce ha sottolineato anche che l’eurozona non è in recessione e lo strumento migliore per combattere l’inflazione è l’aumento dei tassi. Per Lagarde è importante che la politica di bilancio si focalizzi sugli aiuti ai più poveri. L’aumento dei tassi, ha proseguito, resta lo strumento migliore per ancorare le aspettative di inflazione e “alla Bce continueremo fino a quando raggiungeremo l’obiettivo del 2% di inflazione nel medio termine”. Poi ha aggiunto:

“Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina per l’area euro hanno continuato a farsi sentire dal nostro ultimo incontro in giugno e le prospettive si fanno più fosche. Allo stato attuale prevediamo di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi incontri per smorzare la domanda e prevenire il rischio di un persistente spostamento al rialzo delle aspettative di inflazione”

Le parole di Lagarde

La presidente della Banca centrale europea è intervenuta anche nella sessione autunnale dei lavori del Fmi e della banca mondiale al meeting annuale dell’Institute of International Finance (Iif), illustrando tutta la sua preoccupazione sulle attuali condizioni economiche ma al contempo sottolineando l’impegno della banca centrale:

“L’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata ed è probabile che rimanga al di sopra dell’obiettivo della Bce per un lungo periodo di tempo. Continueremo quindi il nostro percorso di normalizzazione della politica monetaria. […] I tassi di interesse chiave della Bce sono stati aumentati di 50 punti base a luglio e di 75 punti base a settembre. Ciò ha anticipato la transizione da tassi ufficiali altamente accomodanti verso livelli che garantiranno il tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2%. Il Consiglio direttivo della Bce prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi incontri, sulla base di un approccio basato sui dati e riunione per riunione.

La crescita del Pil dell’eurozona è stata robusta nella prima metà del 2022, supportata dalla riapertura delle economie nel secondo trimestre con l’abolizione delle restrizioni legate alla pandemia. Tuttavia, da allora le prospettive sono peggiorate a causa dell’inflazione elevata, del calo degli effetti di riapertura, dell’indebolimento della domanda globale e del calo della fiducia. […] E’ probabile che questi fattori causino un rallentamento significativo della crescita del Pil nell’area dell’euro nella seconda metà dell’anno e all’inizio del 2023. Ma vi sono anche fattori che sostengono la crescita del Pil, come il livello di risparmio accumulato delle famiglie, un mercato del lavoro solido e il sostegno fiscale, compreso il dispiegamento in corso dei fondi del meccanismo di ripresa e resilienza della Ue. Nel complesso, tuttavia, i rischi per la crescita sono principalmente al ribasso, in particolare a causa delle conseguenze economiche della guerra in Ucraina”.

Lagarde ha poi sottolineato come i mercati finanziari potrebbero stare prezzando prospettive eccessivamente ottimistiche per l’economia, rendendo il settore vulnerabile a una brusca correzione:

“Questo rende le valutazioni vulnerabili a una serie di possibili sorprese negative, sia per quanto riguarda la crescita, l’inflazione, la politica monetaria che la redditività delle imprese”.

Queste le parole della presidente della Bce sulla percezione negativa che si ha negli Usa della situazione in Europa:

“In Europa ci sono molte difficoltà, ma ci sono anche delle buone notizie. In primo luogo l’economia dell’area euro non è in recessione e anche negli ultimi due trimestri ha prodotto numeri positivi di crescita, sebbene in chiaro rallentamento, mentre negli Usa si è avuta una contrazione. Inoltre il tasso di disoccupazione è ai minimi e il tasso di partecipazione al lavoro è tornato ai livelli pre-Covid. […] Certamente non avere un’unione fiscale, un’unione dei mercati e un’unione bancaria completa non è un aiuto, ma questo non ci impedisce di fare quello che dobbiamo fare, ovvero impegnarci per rispettare il nostro mandato di stabilità dei prezzi”.

Russia: banca centrale taglia i tassi ai livelli pre-guerra

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di Alessandra Caparello

Mentre la Bce ha deciso un primo rialzo dei tassi di interesse in circa 10 anni, la Russia decide per un taglio dei tassi di interesse al livello prebellico.

Nel dettaglio, il Consiglio di amministrazione della Banca di Russia ha deciso oggi di ridurre il tasso di riferimento di 150 punti base, portandolo al 9,50% annuo. Il contesto esterno dell’economia russa rimane difficile e limita significativamente l’attività economica scrive la banca centrale.

Allo stesso tempo, l’inflazione sta rallentando più rapidamente e il calo dell’attività economica è di entità minore rispetto a quanto previsto dalla Banca di Russia ad aprile. I dati recenti suggeriscono che i tassi di crescita dei prezzi a maggio e inizio giugno sono stati bassi. Ciò è dovuto alle oscillazioni del tasso di cambio del rublo e al rallentamento dell’impennata della domanda dei consumatori nel contesto di un netto calo delle aspettative di inflazione di famiglie e imprese.

In futuro, scrive ancora la Banca centrale, nel processo decisionale sui tassi di riferimento la Banca di Russia terrà conto della dinamica dell’inflazione effettiva e attesa rispetto all’obiettivo e dei processi di trasformazione economica, nonché dei rischi posti dalle condizioni interne ed esterne e della reazione dei mercati finanziari.

L’inflazione e i tassi in Russia

L’inflazione attuale è sensibilmente inferiore alle previsioni di aprile della Banca centrale. Secondo le previsioni della Banca di Russia, dato l’attuale orientamento di politica monetaria, l’inflazione annuale sarà pari al 14,0-17,0% nel 2022, scenderà al 5,0-7,0% nel 2023 e tornerà al 4% nel 2024.giugno, l’inflazione annuale è scesa al 17,0% (contro il 17,8% di aprile). In base agli ultimi dati, i tassi di crescita dei prezzi al consumo sono stati bassi a maggio e all’inizio di giugno.

Lo scenario di base della Banca di Russia prevede un’inflazione annua del 14,0-17,0% entro la fine del 2022. L’andamento dell’inflazione sarà determinato anche da fattori d’impatto come l’efficienza dei processi di sostituzione delle importazioni e l’entità e la velocità di recupero delle importazioni di prodotti finiti, materie prime e componenti. Secondo le previsioni della Banca di Russia, dato l’attuale orientamento della politica monetaria, l’inflazione annuale si ridurrà al 5,0-7,0% nel 2023 per tornare al 4% nel 2024.

Il calo dell’attività economica in Russia, dice la banca centrale, è causato dall’andamento della domanda e dell’offerta. I dati delle indagini mostrano che le imprese stanno ancora lottando per sistemare la produzione e la logistica, nonostante la nascente diversificazione dei fornitori di prodotti finiti, materie prime e componenti, nonché dei mercati di vendita. L’attività dei consumatori in termini reali è in calo, poiché le famiglie mostrano un’elevata propensione al risparmio e i redditi reali si riducono.

L’ambiente esterno per l‘economia russa rimane difficile e limita significativamente l’attività economica. La contrazione delle importazioni dovuta all’introduzione di restrizioni commerciali e finanziarie esterne sta superando notevolmente il calo delle esportazioni. Nel complesso, il calo effettivo dell’attività economica nel 2022 T2 è meno pronunciato di quanto ipotizzato dalla Banca di Russia nello scenario di base di aprile. Alla luce di quanto sopra, la Banca di Russia stima che il calo del PIL nel 2022 potrebbe essere inferiore alle previsioni di aprile.

L’inflazione sta rallentando, anche a causa del rafforzamento del rublo e delle minori aspettative di inflazione. Ciò ha reso possibile una nuova riduzione del tasso di riferimento. Tuttavia, i tassi di crescita dei prezzi molto bassi osservati nelle ultime settimane non possono essere considerati un’inflazione costantemente bassa. Sono per lo più associati a un aggiustamento al ribasso dei prezzi dopo l’impennata di marzo. Inoltre, i rischi pro-inflazionistici sono ancora considerevoli.

Così Elvira Nabiullina, Governatore della Banca centrale della Federazione Russa.

Dobbiamo adeguare la nostra politica come segue. Da un lato, non deve ostacolare la trasformazione strutturale dell’economia. Dall’altro, dobbiamo evitare i rischi di stagflazione (…) Se la situazione si evolve in linea con le previsioni di base, ridurremo gradualmente il tasso di riferimento con il rallentamento dell’inflazione costante.