Il popolo italiano ed il suo “particulare”

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di Daniele Biello

“O Franza o Spagna, purché se magna”. Uno studio del Censis fotografa un Paese

politicamente ancora immaturo, che si è sempre visto imporre le scelte – che dovrebbero

essere proprie – dal vincitore di turno

Ecco che con il suo solito fare Alessandro Orsini rivela che la maggior parte degli italiani sono schierati dalla parte della Russia contro la Nato e dalla parte di Putin contro Zelensky.

Il sondaggio

A conforto di questa affermazione vengono riportate le conclusioni di uno studio del Censis, del dicembre 2024, secondo cui il 66,3 per cento degli italiani sono convinti che la responsabilità della guerra in Ucraina non sia della Russia, ma dell’“Occidente” ed in particolar modo degli Stati Uniti. Lasciamo perdere la legittima domanda su cosa è l’Occidente e non gli “Occidenti”, quantomeno se si legge Toymbee, Spengler e compagnia bella.

Questa “verità”, come la chiama Orsini (Quid est veritas? risponderebbe Ponzio Pilato), non deve stupire. È certamente noto che qualunque sondaggista può influenzare il risultato del sondaggio, a seconda di come sono poste le domande. Non vi è motivo, comunque, per ritenere questo dato falso. Semmai sollevano qualche amara perplessità le motivazioni che l’autore adduce a sostegno di quel dato riportato dal Censis. Egli, mai sobrio e completo nelle sue argomentazioni, si dichiara convinto che “gli italiani hanno occhi per vedere e cervelli per pensare” – nonostante tutta l’informazione “drogata”, “atlantista” – perché “ricordano la storia”.

Magari fosse così! Vi sono non infondati dubbi che in un Paese dove si legge pochissimo e si studia ancora meno si possa formare una coscienza civile e politica matura che sappia andare oltre l’informazione mainstream, alla quale Orsini, indubbiamente, fa parte. In una epoca in cui la divulgazione d’accatto la fa da padrona chi conosce la storia? Basta un Barbero qualunque ed ecco che si pensa di aver capito tutto del fluire delle humans actiones (per dirla con Spinoza).

Sostanzialmente neutralisti

L’informazione fornita da Orsini trova sponda (più che risposta) in una analisi, solida e composta, di Lucio Caracciolo che – sempre su dati Censis – riferisce che, sulle necessità di difendere la propria patria, solo il 16 per cento degli italiani si dichiara disposto a fare la guerra. Dato di per sé netto, che – comunque – stride con la rilevazione che il 38 per cento dei concittadini sarebbero disposti a correre in soccorso dei groenlandesi nel caso in cui gli americani li invadessero.

Bagatelle per un massacro! In fondo, commenta il direttore di Limes: “Noi apparteniamo all’Allenza Atlantica ma siamo sostanzialmente neutralisti”. Sostanzialmente gli italiani preferiscono esporsi il meno possibile, rispetto alla politica del proprio Paese. Quindi ben venga l’analisi di Orsini.

Longanesi, che amava i paradossi, diceva che gli italiani sono “estremisti per prudenza”. La prova provata di questa verità è che la fronda filorussa, tanto rumorosa, quanto priva di proposta, affolla gli oscuri sentieri della rete, molto più del mondo reale. Lo stesso Orsini – all’inizio del 2023, se ricordo bene – disse che sarebbe stato opportuno, nel caso che la Russia avesse attaccato la Nato e/o l’Unione europea, autosospendersi dall’alleanza e dalla Ue, fino a ché fosse perdurato il conflitto, per poi rientrare a giochi fatti. Che alta posizione morale!

“O Franza o Spagna, purché se magna”, è una espressione attribuita al fiorentino Francesco Guicciardini, che fu ambasciatore presso la corte di Spagna, diplomatico e condottiero al servizio del Papato, infine grande storico. Non è dato sapere se abbia veramente pronunciato quelle parole, ma il loro spirito aleggia nella politica dell’uomo prima alleato della Spagna, poi della Francia, allo scopo di salvaguardare le signorie dell’Italia, compresa la sua Firenze.

Ciò non toglie che quella weltanshauung ha sempre contraddistinto gli italiani negli ultimi cinque secoli. “La vocazione a dividerci sempre e su tutto per il nostro ‘particulare’, come lo chiamava Guicciardini, noi italiani  – ricorda Montanelli – ce la portiamo nel sangue, e non c’è legge che possa estirparla”.

Senza memoria

La proposta di Orsini, per quanto sarà frutto di una sofisticata analisi inarrivabile per la maggior parte degli accademici italiani, ricorda il conio dell’espressione de “i giri di valzer” con la quale il cancelliere tedesco von Bülow fece riferimento (nel 1902) all’avvicinamento, ritenuto “innocuo”, dell’Italia ai Paesi della Triplice Intesa, quando era ancora all’interno dell’alleanza con la Germania e la Doppia monarchia.

Cifre e stili di politica che si protraggono nel tempo. Siamo poi sicuri che gli italiani “conoscano la storia”? Di parere contrario era l’uomo di Fucecchio per il quale “gli italiani non imparano niente dalla storia, anche perché non la sanno”. D’altronde Ojetti diceva dell’Italia che era “un Paese di contemporanei, senza antenati né posteri… perché senza memoria”.

Vassalli degli Usa

Nella vulgata proposta viene esposto al ludibrio dell’Homo orsinicus la constatazione che l’Italia è un Paese vassallo degli Stati Uniti. Che novità sconvolgente! Lo è da ottant’anni ed Orsini lo scopre ora? Per quale ragione l’America avrebbe affrontato gli investimenti del Piano Marshall? Per quale motivazione essa si è dissanguata, per decenni, nelle proprie economie e nelle proprie risorse umane per garantire una certa “sicurezza”, consentendo ai vassalli di crearsi un welfare mai raggiunto in secoli di Storia?

L’Italia è un Paese vassallo, ma – al momento – ha avuto più guadagni che perdite ad esserlo. Se un tempo era dalla sponda occidentale dell’Oceano Atlantico che le menti migliori venivano a studiare in Europa, dagli anni Cinquanta il movimento è stato da Est ad Ovest e questo è un moto irreversibile.

Attrazione per l’uomo forte

Vi è, però, qualcosa di più nell’analisi del sondaggio del Censis. L’attrazione “omoerotica” che molti italiani hanno verso l’uomo “forte”. Mussolini governò per vent’anni, senza una vera opposizione e solo quando la performance del capo ebbe indice negativo – ecco – la sfiducia verso di lui e la caduta, nata da un colpo di Stato all’interno del regime.

Il messaggio subliminale è l’offerta di una fuga dalla libertà, come evidenziò Fromm. Nonostante (e forse proprio per questo) il continuo parlare di antifascismo, altro non è che un mantra che nasconde l’anarchico, ma impotente, desiderio di un governo che rassicuri, anche attraverso una estetica volitiva del messaggio politico.

L’uomo che non fa pensare è uomo vincente, in fondo, sempre. Il dubbio è quanto di più difficile da sostenere. Certo è che l’uomo forte, il Putin della situazione, deve essere sempre fedele a sé stesso, deve essere una maschera, spesso grottesca. La crisi di questa immagine è la crisi del sistema. Commentando la deposizione di Mussolini si dice che Churchill abbia detto: “In Italia c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti”. Una frase impietosa, ma che fotografa con esattezza il cambio di casacca di una nazione, quella italiana.

Un Paese immaturo

Lo studio del Censis, che non vi è ragione di non ritenerlo veritiero, fotografa un Paese politicamente ancora immaturo, che si è sempre visto imporre le scelte – che dovrebbero essere proprie – dal vincitore di turno. L’unità nazionale? Frutto di un abile gioco tra le cancellerie europee. La liberazione? Altri ce l’hanno donata. La Costituzione? Debitrice delle logiche dei vincitori. L’Alleanza occidentale? Un vassallaggio semi imposto e molto ben pagato.

In fondo l’ultimo prodotto politico autenticamente italiano fu il fascismo. Che Orsini si balocchi pure con le sue teorie. Come diceva ancora Montanelli? “Per fortuna che il ridicolo non uccide perché altrimenti in Italia ci sarebbe una strage”.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/atlanticoquotidiano/quotidiano/aq-esteri/il-popolo-italiano-ed-il-suo-particulare/

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