Cattolici, dalle elezioni emerge un richiamo: serve rilanciare la militanza politica
di Redazione
Pubblichiamo con piacere questo articolo di Gian Piero Bonfanti perché coglie la sostanza, a nostro avviso, di uno dei problemi attuali. Il “non expedit” non ci appare la miglior soluzione per arginare il peggior male possibile, quanto un disimpegno che lascia “campo largo” ai portatori di esso. Per il maggior bene occorre un impegno realistico dei veri cattolici in politica. Soprattutto per tentare di frenare il peggior male sulle questioni etiche che ci vorrebbero imporre le agende dei globalisti. Sono stati eletti numerosi parlamentari d’area, sia in Fratelli d’Italia che nella Lega. Chi ha disperso il voto in partiti minori si è svegliato deluso, ma avrebbe dovuto comprendere che, soprattutto divisi, ma anche fossero stati uniti, i cosiddetti movimenti “antisistema” non sarebbero mai entrati in Parlamento, oppure, se avessero superato la soglia di sbarramento, due o tre deputati sarebbero stati totalmente ininfluenti. Vi siete resi conto di quanti odiosi parlamentari abbiamo lasciato a casa col voto? Dalla Bonino a Fiano, da Di Maio a molti altri nomi eccellenti del peggior globalismo progressista. Nel caso della Bonino, è rimasta fuori, grazie al voto a Lavinia Mennuni, storica combattente pro-life. La sfida è molto difficile per Giorgia Meloni e la maggioranza di Centrodestra, nell’attuale situazione. Avete letto come rosicano in Italia ed all’estero i soloni del politicamente corretto, i radical chic, i liberal e tutte le frattaglie post-comuniste? Non aspettiamoci dal nuovo governo nulla di particolarmente rilevante sul piano internazionale, perché le circostanze non lo consentono.
LETTERA DEL LETTORE
di Gian Piero Bonfanti
L’ASTENSIONISMO INCIDERÀ SEMPRE IN MANIERA NEGATIVA SULLA PRESENZA E ATTIVITÀ DEI CRISTIANI IN POLITICA
Come previsto, tutte le voci che sono giunte durante la campagna elettorale in merito al fatto che non ci avrebbero fatto votare o che comunque qualcuno avrebbe ostacolato le operazioni di voto sono risultate false.
Siamo andati alle urne, chi ha voluto naturalmente, ed abbiamo espresso le nostre preferenze, constatando però la solita bassa affluenza ai seggi. Peccato, perché ancora una volta chi non ha votato ha in sintesi volutamente rinunciato al diritto di esprimere la propria preferenza.
È un po’ come qualcuno che fa parte di un gioco ma non vuole prendere una posizione, adducendo la solita motivazione che “tanto non sarebbe cambiato nulla“. Non prendere posizione non è mai una forma di protesta, piuttosto è una posizione di comodo, dalla quale si pensa di poter esprimere giudizi in ogni direzione, sempre contestando qualsiasi cosa possa accadere.
Ricordiamo che per noi cattolici è importante l’impegno in politica e rinunciare ad avere nostri rappresentanti all’interno dei partiti e movimenti farà sì che con il tempo non verremo più considerati come una forza propulsiva della società. I valori non negoziabili rischiano di essere sempre meno considerati e ricordiamo che la politica è fatta di consensi, chi crede nel contrario vive una dimensione non reale, ed è importante essere presenti e sul campo.
Oggi tuttavia il risultato non sarà quello definitivo, il Governo deve essere formato, il suo assetto dovrà rispecchiare gli equilibri del nostro Paese ed i programmi dei partiti coinvolti verranno modificati in funzione della forza degli stessi determinata dalla quantità di voti ricevuti. Qui incomincia il vero lavoro socio-culturale, perché se è vero che la politica determina le strategie del Paese, è altresì vero che la cultura incide sull’orientamento della politica stessa.
La Congregazione della fede è estremamente chiara circa l’impegno dei cattolici in politica. Nella Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, infatti, afferma fra l’altro: “sul piano della militanza politica concreta, occorre notare che il carattere contingente di alcune scelte in materia sociale, il fatto che spesso siano moralmente possibili diverse strategie per realizzare o garantire uno stesso valore sostanziale di fondo, la possibilità di interpretare in maniera diversa alcuni principi basilari della teoria politica, nonché la complessità tecnica di buona parte dei problemi politici, spiegano il fatto che generalmente vi possa essere una pluralità di partiti all’interno dei quali i cattolici possono scegliere di militare per esercitare – particolarmente attraverso la rappresentanza parlamentare – il loro diritto-dovere nella costruzione della vita civile del loro Paese. Questa ovvia constatazione non può essere confusa però con un indistinto pluralismo nella scelta dei principi morali e dei valori sostanziali a cui si fa riferimento. La legittima pluralità di opzioni temporali mantiene integra la matrice da cui proviene l’impegno dei cattolici nella politica e questa si richiama direttamente alla dottrina morale e sociale cristiana. È su questo insegnamento che i laici cattolici sono tenuti a confrontarsi sempre per poter avere certezza che la propria partecipazione alla vita politica sia segnata da una coerente responsabilità per le realtà temporali“.
Un richiamo netto alla militanza politica, sia che si tratti di impegno diretto o che si tratti di partecipazione alla vita pubblica e sociale. Guardiamo da oggi con molta apprensione a quali saranno le prossime dinamiche del nuovo governo che verrà nominato, si spera a breve. Tutti coloro che erano insoddisfatti prima delle elezioni ed hanno fatto mancare la loro preferenza lo saranno anche dopo queste giornate convulsive. Auspichiamo solo che il male possa essere arginato e confidiamo affinché persista la visione verticale di quei politici cristiani impegnati ed esposti in prima persona. A loro andrà tutto il nostro supporto.