Il 25 luglio nacque dalle bombe del 19 luglio

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di Marcello Veneziani

L’Italia si sfasciò, in ogni senso, tra il 25 luglio e l’8 settembre di ottant’anni fa. Ma prima ci fu il 19 luglio, un antefatto che di solito non viene collegato alla caduta del regime fascista. Che successe il 19 luglio? Roma fu pesantemente bombardata dagli americani; dai tempi delle invasioni barbariche, e poi del sacco di Roma di cinque secoli fa, a opera dei Lanzichenecchi, non era stata messa a ferro e fuoco in quel modo. Tremila morti nella popolazione, di cui la metà nel solo quartiere di San Lorenzo, migliaia di feriti, case distrutte, terrore. Cinquemila bombe sganciate sulla capitale da cinquecento bombardieri, un secondo bombardamento fu effettuato il 13 agosto. La fatidica immagine del Papa Pio XII a San Giovanni in Laterano che allarga le braccia in un atto estremo di paternità e soccorso; la Città Eterna ormai si raccomanda a Dio, avendo perso l’incrollabile fiducia nella storia e nella sua gloriosa incolumità.
Di solito si collega allo sbarco angloamericano in Sicilia iniziato pochi giorni prima, la spinta decisiva alla svolta del 25 luglio. Ma si sottovaluta l’impatto emotivo, la paura e la percezione di vulnerabilità che il bombardamento del 19 luglio ha procurato nell’establishment, tra le gerarchie militari e sulla stessa Corona. Tutti, dal Re ai capi e capataz avvertono di essere ormai in balia degli eventi, esposti alla tragedia, ormai insicuri fin dentro casa, nei palazzi del potere romano…
Il fatidico 25 luglio, spartiacque nella storia del novecento italiano e punto di svolta nella seconda guerra mondiale, ebbe però un significato storico proverbiale e paradigmatico nella storia d’Italia. Se non fosse per la galoppante amnesia che ci prende ormai da anni e cancella rapidamente pagine e pagine di storia e memoria, dovremmo ricordare gli ottant’anni del 25 luglio perché è una data “fondativa” che rivela l’indole italiana ed è soprattutto il tormentone della storia d’Italia, il suo archetipo.
Il giorno in cui cadde il regime fascista, per voto democratico del Gran Consiglio, quando il Re Vittorio Emanuele III passò da Imperatore per grazia del Duce a carceriere del Duce medesimo, diventò la data ufficiale dello sbandamento e dello sdoppiamento nazionale. Il 25 luglio è il paradigma di tutte le cadute dei capi, di tutti i conflitti tra poteri e di tutti i voltafaccia e i tradimenti, i passaggi di campo. Ogni leader deposto nella nostra repubblica ha subito la sindrome del 25 luglio: da Craxi a d’Alema, da Berlusconi a Bossi, da Letta a Renzi, fino a Salvini e perfino Di Maio, solo per dire dei più recenti. Forse fa eccezione Giuseppe Conte, che si tradì da solo, e non fu, come un film biblico famoso, “Giuseppe venduto dai fratelli”.
Per i missini la replica del 25 luglio era la scissione di Democrazia Nazionale dal Msi, compiuta dai “migliori” della classe dirigente missina nel 1976; Giorgio Almirante ripeteva a loro proposito che era stato coniato dopo il 25 luglio un verbo in inglese, To Badogliate, per indicare il tradimento, usando come verbo il nome del Maresciallo Badoglio, colui che assunse la guida del governo dopo la caduta di Mussolini. Poi venne il caso Fini, divenuto in Alleanza Nazionale il nuovo Badoglio per antonomasia.
Il 25 luglio fu un mezzo golpe, come del resto era stato ventun anni prima la Marcia su Roma. Metà istituzionale e metà atto di forza, ma incruenti in ambo i casi, all’inizio e alla fine del regime fascista nel XXI anno della sua era (per essere un’era, durò pochino). Il 25 luglio è anche un evento paradossale: un dittatore va al Gran Consiglio consapevole del destino che lo attende, cade democraticamente, con voto di maggioranza, rimette il suo mandato nelle mani del Re e poi si fa arrestare senza alcuna reazione, forse concordando il suo esautoramento e perfino scegliendo la destinazione della sua prigionia. Perfino Donna Rachele, che non era un raffinato politologo ma una vivace donna del popolo, aveva capito il tranello e lo aveva scongiurato di non andare a quella seduta. Lui invece ci va, come se volesse quel che poi accadde; era un modo per dimettersi e per lasciare che l’Italia avesse le mani libere dall’alleato tedesco. Seguono due anni di orrori ma non sono solo legati ai campi di sterminio, alle esecuzioni naziste e fasciste ma ai bombardamenti americani sulle città e sulle popolazioni, alle migliaia di ragazze stuprate dai marocchini francesi e agli eccidi partigiani (foibe incluse).
Il 25 luglio ad abbattere il regime fascista sono i suoi quadrumviri superstititi della Marcia su Roma, Emilio De Bono e Cesare Maria De Vecchi (Italo Balbo e Michelino Bianchi erano morti), le migliori intelligenze del regime, da Dino Grandi a Giuseppe Bottai, personalità di valore come l’economista Alberto de’ Stefani, il giurista Alfredo de Marsico, il sindacalista Edmondo Rossoni, il nazionalista Luigi Federzoni; quella che si potrebbe chiamare la destra del regime, sotto l’egida del Re, più qualche spurio. Con il Duce al Gran Consiglio restano in pochi. Mussolini è stanco e sfiduciato, non ama la prospettiva di andare al rimorchio dei tedeschi, magari voterebbe anche lui per la caduta del regime… Poi con l’8 settembre verranno le tragedie, da Salò al processo di Verona, gli eccidi rossi, i rastrellamenti tedeschi, la guerra civile, il tentativo di riprendere con la Repubblica sociale, con Mussolini metà prigioniero di Hitler e metà intenzionato a creare uno Stato cuscinetto, come dissero alcuni storici come Renzo De Felice, per impedire che i tedeschi, i nazisti prendessero il diretto controllo del nord d’Italia e si accanissero sugli italiani. Ma il Paese spaesato e decapitato, con la classe dirigente che si squaglia e va a vendersi l’Italia, comincia in quel dì, il 25 luglio (salvo antichi precedenti). Il 25 luglio, facendosi poi 8 settembre, non finì più, diventò un black friday in cui compiere periodicamente la svendita del magazzino morale e istituzionale del nostro Paese.

La Verità – 19 luglio 2023

La marcia su Roma non fu una passeggiata di salute

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Roma, 28 ott – Sono passati quasi cento anni dalla celebre marcia su Roma, allorché decine di migliaia di fascisti presero la via della capitale per conquistare il potere. Eppure, malgrado sia trascorso quasi un secolo, in tutti gli ambienti semicolti d’Italia continuano a circolare interpretazioni deformate o addirittura irridenti di quegli eventi. E la lettura più gettonata è quella che descrive la marcia su Roma come un qualcosa a metà strada tra una passeggiata domenicale e un mero colpo di teatro. Peccato solo che le cose non stiano affatto così. Continua a leggere

“Cattolici tra europeismo e populismo. La sfida al nichilismo”, il libro di Matteo Castagna | lafedequotidiana.it

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LA RECENSIONE

di Michele M. Ippolito, direttore de “La Fede quotidiana”

“Cattolici tra europeismo e populismo. La sfida al nichilismo” è il nuovo libro di Matteo Castagna (Edizioni Solfanelli, pagine 248, € 17).

Sebbene l’autore non sia uno storico di professione, Castagna avvalendosi del confronto con la migliore produzione teorica contemporanea, cerca di comprendere la storia italiana, occidentale e cattolica ridimensionando le interpretazioni unilaterali e fuorvianti di quanti tendono a smussare il grande conflitto tra cattolicesimo integrale e modernismo, divampato a fine Ottocento, “che è proseguito poi nella contrapposizione finale tra il fronte pacelliano e quello democristiano di Montini, grande politico ma debole teologo, discepolo dell’ecumenismo laicista e mondialista di Maritain”.

Veronese, sposato, classe 1976, collaboratore di Veronanews, Vvox e La Verità, Matteo Castagna, si definisce uno dei cattolici fedele alla Tradizione che ha iniziato ad interessarsi di politica a 14 anni (fino ad essere eletto, nel 1998, a consigliere della III circoscrizione di Verona risultando il più giovane della città).

In questo suo primo libro come singolo autore, che contiene una postazione di Giacomo Bergamaschi e un apparato di citazioni notevoli, la proposta finale la ricorda lo stesso Castagna: “i modelli del Fascismo italiano e di quello portoghese intesero contrapporsi ad un modello di civilizzazione modernista e rivoluzionaria attraverso una chiara controrivoluzione, con l’affermazione di una cultura politica e sociale controriformista moderna, non teocratica o meramente neo medievale, volta alla moderna instaurazione di uno Stato corporativista cattolico”.

Castagna definisce questi due fascismi come non reazionari né conservatori ma regimi tradizionalisti e controrivoluzionari “vale a dire ortodossamente controriformistici poiché pur riconoscendosi nei valori della tradizione non ritenevano però adeguato al contesto restaurare sic et simpliciter l’antico regime”. Continua a leggere

La storia di Mussolini diventa serie tv: la Boldrini abbatterà le antenne?

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di Chiara Soldani

Il romanzo su Mussolini diventerà una serie tv: con buona pace di Fiano, Boldrini e Saviano (la lista continua, ovviamente). La casa di produzione Wildside ha infatti acquisito i diritti di “M. Il figlio del secolo” di Antonio Scurati (edito Bompiani). Così, il libro che tratta dell’ossessivamente citato “fascismo”, troverà trasposizione televisiva: ma senza intaccarne la bontà letteraria. Pagine che testimoniano, con dovizia di particolari, fatti storici senza il fantasioso intervento dell’autore.

Scurati ha ricostruito fedelmente la storia d’Italia dal 1919 al 1925: dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento al delitto Matteotti. Documenti storici che supportano la narrazione: l’autore pone al centro del libro, un Mussolini impegnato nel dar forma al suo progetto rivoluzionario. Ne traccia, inoltre, un ben delineato profilo psicologico. Un’idea chiarissima di Italia e d’italianità, quella del Duce: “Nell’ordine l’Italia deve prima conquistare se stessa. Ecco il compito del fascismo. È necessaria la vittoria dello spirito se vogliamo rinnovare la nazione per lanciarla sulla via del suo più grande imperiale destino”.

Opera intrisa di realismo, con inserti documentali: articoli, comunicati ufficiali, corrispondenze epistolari. Grande, il lavoro di Scurati: nessuna invenzione ma fatti ricostruiti e restaurati, con la cura propria artigianale. Ad oggi, ancora nessuna indiscrezione circa  tempi di produzione, cast e data di uscita. In un periodo (che da troppo si protrae) di grandi censure e fantasiose ricostruzioni (riferimento a recenti fatti non puramente casuale), libro e serie tv su Mussolini sono una bella vittoria: nella partita contro il politicamente corretto. Avanti così.

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/la-storia-di-mussolini-diventa-serie-tv-la-boldrini-abbattera-le-antenne-93755/ Continua a leggere

Una lettera su Mussolini, nell’anniversario della nascita

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Riceviamo questa LETTERA DEL LETTORE di cui ci viene chiesta gentilmente la pubblicazione, che accogliamo, sebbene alcune parti non siano condivise, soprattutto quelle elogiative di Craxi e su una visione del Fascismo in un’ottica, a nostro avviso, un po’ troppo sbilanciata a sinistra. Comunque, il testo è interessante, originale e ben scritto. Certamente, il dibattito ancora aperto sul Fascismo è riservato a storici seri, come De Felice e Parlato, mentre oggi viene utilizzato in modo pretestuoso e falso tra i politicanti al servizio di Soros e Rockefeller…

di Giacomo Emilia

Il 29 Luglio 1883 nasce a Dovia di Predappio, sotto la Stella protettrice di Amilcare Cipriani e A. Oriani, Benito Mussolini.

Rivoluzionario, Socialista, ma soprattutto Italiano, sarà il massimo protagonista, secondo il giudizio che ne darà il suo unico continuatore, il grande statista del PSI Bettino Craxi, di un autentico Rinascimento sociale che seppe imporre Roma al centro del mondo.

Catturato nell’aprile del 1945 durante il tentativo di creazione del Ridotto alpino Repubblicano, veniva passato per le armi nella notte tra il 27 ed il 28 aprile nel corso di colluttazione in quanto tentava infatti di difendere Claretta Petacci vittima di violenza partigiana (cfr. http://www.secoloditalia.it/2018/01/lo-storico-parlato-su-claretta-troppi-misteri-ecco-la-versione-piu-plausibile/).

Prima della morte, nonostante il sabotaggio germanico, riusciva però con il Decreto Legislativo 12 febbraio 1944 n. 375 (https://it.wikisource.org/wiki/D.Lgs._12_febbraio_1944,_n._375_-_Socializzazione_delle_imprese) a declinare definitivamente il messaggio fascista quale sintesi sociale e “Socialista” dell’ideologia della Terza Italia. Continua a leggere

Luigi Pirandello fascista convinto. Ritrovata un’intervista del 1927: “Mussolini non trova paragoni nella storia”

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Risultati immagini per luigi pirandello nobelRitireranno il nobel a Pirandello in nome dell’antifascismo e della libertà di espressione? N.d.r.

di Davide Turrini su Il Fatto Quotidiano, 19 settembre 2017

Sul quotidiano La Sicilia il professore Piero Mieli rintraccia e pubblica uno scritto autografo e un’intervista del drammaturgo siciliano concessi al quotidiano L’Impero. “Mussolini non trova paragoni nella storia”. E ancora: “Se si vuol fare qualche cosa, bisogna incominciare ad epurare ed è un mezzo, questo, di cui si sente la necessità in tutti i campi dell’attività umana”.

Mussolini non trova paragoni nella storia, mai esistito un condottiero che abbia saputo dare al suo popolo una così viva impronta della sua personalità”. Parola di Luigi Pirandello. Uno, sempre uno, mica centomila. L’adesione convinta al fascismo del celebre drammaturgo siciliano arriva direttamente dalla prima pagina del quotidiano del ventennio L’Impero. A pubblicare il contenuto di una lunga intervista all’autore del Fu Mattia Pascal è stato il professore Piero Mieli sulle pagine dell’edizione cartacea de La Sicilia. L’intervento prestigioso di Pirandello venne pubblicato su L’Impero il 12 marzo 1927 con tanto di foglio autografo dell’autore teatrale stampato nel bel mezzo della prima pagina.

Quanti sono morti che si credono ancora vivi! E quanti vivi sono oggi sopraffatti dal pensiero dei morti! Come volentieri, amici miei, mi metterei a fare il becchino per sbarazzare l’Italia da tutti i cadaveri che l’appestano! L’Impero giornale di giovani vivi, mi dovrebbe dare una mano”, scrive Pirandello con la sua elegante calligrafia firmandosi in calce. “Un fanatico militante che non esita a tirar fuori l’innata grinta squadrista contro le morte ideologie democratiche e liberali fino a desiderare di farsi addirittura becchino dei tanti normalizzatori che infestano la nazione”, commenta il professore Mieli su La Sicilia. Continua a leggere

Benito Mussolini discriminato?

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Risultati immagini per discriminazione?di Redazione

La Gazzetta di Parma, ieri, al link qui sotto, perfettamente funzionante, riportava la notizia per cui una coppia ha chiamato il figlio Benito, avendo cognome Mussolini, ricevendo il “niet” del Tribunale. Oggi alle 9.52, la notizia risulta totalmente rimossa dal sito. Ci chiediamo il perché. chissà se qualcuno ci risponderà. O nella Repubblica delle libertà infinite è vietato chiamare Benito un bimbo che di cognome fa Mussolini?

https://www.gazzettadiparma.it/news/news/515830/i-coniugi-mussolini-chiamano-il-figlio-benito-ma-il-tribunale-dice-no.html

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25 Aprile, fantoccio di Mussolini cui spaccare la testa: quando i morti fanno ancora paura ai vili

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Ecco la civiltà dei democratici, pluralisti, egualitaristi, antirazzisti, pro-gender, liberal, antifascisti:

Scritto e segnalato da Antonio Amorsi

25 aprile piazzale Loreto a Macerata. Mussolini appeso a cui spaccare la testa

Macerata, 25 aprile gruppi antifascisti espongono manichino Mussolini appeso a testa in giù come a piazzale Loreto. I bambini lo devono colpire per le caramelle

25 aprile piazzale Loreto a Macerata. Mussolini appeso a cui spaccare la testa

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Fantoccio del Duce a Macerata, solita tragicommedia degli infami

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La vigliaccheria dei nonni, padri, figli, figliastri di traditori, imboscati e compagni è sempre la stessa. Ma la Mussolini non va lasciata sola, perché la sua è una battaglia di civiltà, che finalmente va portata a compimento: “in gabbia i cani da Piazzale Loreto!” (Matteo Castagna, “Christus Rex”)

Scritto e segnalato da Antonio Amorosi

Macerata, scontro tra Alessandra Mussolini e il sindaco sul fantoccio del duce

Dopo il fantoccio del duce in piazza a Macerata, scontro al limite dell’impatto fisico tra Alessandra Mussolini e il sindaco Pd Romano Carancini

 Macerata, scontro tra Alessandra Mussolini e il sindaco sul fantoccio del duce

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