Il collasso dell’Occidente comincia dall’Africa?

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Buonasera,

sperando di fare cosa gradita inoltro il mio editoriale settimanale.

La riflessione su un Occidente al collasso è stata pubblicata sul blog del vaticanista Marco Tosatti, sul giornale online “2dipicche.news”, sulla rivista web “InFormazione Cattolica”, infine è stato tradotto in spagnolo da un gruppo di giornalisti per il media “Voces del Periodista”, letto soprattutto in l’America Latina.

Buona lettura e, se volete, diffusione.

Lucia Rezzonico (Circolo Christus Rex-Traditio)

 

STILUM CURIAE:

https://www.marcotosatti.com/2023/09/24/il-collasso-delloccidente-comincia-dallafrica-matteo-castagna/?fbclid=IwAR2KX06U2A8Y2s_TRmj_pVvOXTxRYybZX0ieFhaaxRAYXesAJSQrdH1beAo

 

DUE DI PICCHE NEWS

https://www.2dipicche.news/occidente-al-collasso/

 

INFORMAZIONE CATTOLICA

https://www.informazionecattolica.it/2023/09/25/occidente-al-collasso/

 

VOCES DEL PERIODISTA (in spagnolo):

https://vocesdelperiodista.mx/voces-del-periodista/opinion/hacia-una-tercera-guerra-mundial-diferente-pero-mas-efectiva/

di Matteo Castagna
L’Occidente non ha capito che l’Africa è cambiata perché risente delle teorie di Zbigniew Brzezinski (1928-2017) che fu consigliere per la sicurezza nazionale statunitense dal 1977 al 1981, sotto la presidenza di Jimmy Carter. Sulla scorta della visione geopolitica di Sir Halford Mackinder (1861-1947), Brzezinski riassume il suo pensiero con questa celeberrima frase di Mackinder: “Chi governa l’Europa dell’Est comanda l’Heartland (ovvero la zona centrale dell’Eurasia); chi governa l’Heartland comanda l’Isola del Mondo; Chi governa l’Isola-Mondo comanda il mondo (cit. pag. 38 del suo libro “The Grand Chessboard”, 1997). L’Eurasia è, dunque, la scacchiera su cui continua a svolgersi la lotta per il primato globale, che si vorrebbe estendere da Lisbona a Vladivostok. Evidentemente, nell’ottica atlantista, gli USA devono mantenere il ruolo centrale e un’unica leadership mondiale, coi valori del 1945 e del 1989. Oggi, si aggiungono i valori LGBTQA+. In tale visione strategico-messianica, gli States non possono rinunciare ad un mondo unipolare sotto il loro controllo, pena una marginalità che sarebbe un collasso d’immagine, ma soprattutto morale, economico e socio-politico.
L’Africa rimane molto sottovalutata nelle manovre americane, perché vista come continente ricco di materie prime da depredare senza scrupoli, senza trovare particolari resistenze da parte della popolazione locale. Per gli USA, l’Africa è sempre stata, di fatto, un grande bancomat sempre pieno, a cui attingere alla bisogna, gestibile tramite presidenti-fantoccio, intercambiabili a seconda delle necessità del momento, quasi sempre con lo strumento delle guerre civili, così si vendono armi in quantità e si dà da bere ai popoli che i motivi siano politici e per un loro paventato benessere.
Emanuela C. Del Re, rappresentante speciale dell’UE nel Sahel, guarda con attenzione all’ennesimo colpo di Stato: quello in Niger, che ha stupito tutti, anche gli stessi africani, in quanto le riforme per lo sviluppo del territorio del presidente deposto sembravano essere ben viste e andavano nella direzione di una cooperazione internazionale. Oggi, stati Uniti e Unione Europea spingono per una soluzione diplomatica in Niger, al contrario di quanto stanno facendo in Ucraina, ove nel Donbass continuano i bombardamenti di Zelensky e i massacri di bambini nelle scuole prese di mira.
Una prima opzione sarebbe il reintegro di Bazoum, come chiedono con insistenza UE e Ecowas (la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidendale), oppure altre soluzioni che sono sul tavolo di un complesso iter negoziale.
La Russia ha condannato il golpe di Niamey, ma in Mali è presente il gruppo Wagner, che per la Del Re, intervistata su Limes (n.8/2023) dal direttore Lucio Caracciolo, è un pericolo, in quanto fomenterebbe il già forte sentimento anti-occidentale e anti-francese dei nigerini e, a macchia d’olio, di tutti i popoli del Sahel. In Mali e Burkina Faso i colpi di stato sono stati sedati dall’Ecowas, mentre in Niger la situazione è controversa e di difficile soluzione a causa dell’ingerenza economicamente e strategicamente interessata di USA e UE. Il popolo sembrerebbe stare dalla parte della giunta militare, che ha riempito uno stadio di sostenitori, ove si sono viste sventolare anche alcune bandiere russe.
La rappresentante dell’UE ammette che vi è una forte spinta verso una sovranità nazionale da parte della maggioranza dei paesi africani, che dimostrano grande simpatia per le teorie panafricaniste di alcuni intellettuali locali, come Julius Nyerere, Patrice Lumumba, Kwame Nkrumah e Kwame Toure. La Del Re sostiene che “non abbiamo capito che l’Africa è cambiata. L’Africa di oggi non è l’Africa di trent’anni fa. Le nuove generazioni sono molto avvertite, preparate e consapevoli, ma purtroppo continuano ad essere escluse dal dibattito globale”. Esse stanno scalpitando per emergere, ma l’impressione è che di questa spinta propulsiva di accelerazione della storia si siano accorti la Russia e la Cina molto prima del mondo occidentale, che ora si trova a rincorrere un fenomeno che ha trascurato per i suoi interessi su oro, diamanti e materie prime.
Anche in questo caso, le belle parole si scontrano con la cruda realtà. Il 29 agosto 2023 l’ Unione Europea ha deciso di organizzare una missione militare nel Golfo di Guinea con l’obiettivo di “difendere” i Paesi dell’Africa Occidentale (Costa d’Avorio, Ghana, Benin, Togo) dalla possibilità che quelli che vengono come sempre definiti “terroristi” possano creare disordini nelle loro terre. L’azione diplomatica nel Sahel, insomma, inizierà con una missione armata contro i “ribelli” degli USA provenienti dal nord. L’obiettivo è sempre quello di “esportare la democrazia” con le bombe e poi controllare i governi dalla Casa Bianca.
Tutto questo continua ad essere profondamente sbagliato e sarà foriero di nuove battaglie e nuove migrazioni, assieme a un rinnovato odio anti-occidentale che favorirà le aperture di Putin e Xi Jinping, ma anche il Medio Oriente. Come sosteneva Blaise Pascal: “Voler conservare la pace a spese della verità è una falsa pietà, come è un falso zelo conservare la verità ferendo la carità”. Oltre a non aver capito l’Africa, l’Occidente non ha capito neppure questo principio fondamentale.

La coscienza sporca dell’Occidente

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di Massimo Fini

“Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti.” Fabrizio De André

Le vicende del repentino collasso del governo di Ashraf Ghani ricordano da vicino quanto accadde durante “I dieci giorni che sconvolsero il mondo”. Anche allora lo Zar non faceva che mandare truppe su truppe contro gli insorti, un pugno di uomini guidati da Trotskij e da Anton Ovseenko (Lenin se ne stava prudentemente nascosto, sotto una parrucca bionda, alla stazione di Finlandia). Ma le truppe dello Zar non arrivavano mai sul posto, si squagliavano prima. Così i 350.000 soldati dell’esercito di Ghani si sono arresi senza combattere, mentre i loro comandanti fuggivano. Era prevedibile che senza l’aiuto dei bombardieri americani l’esercito governativo non avrebbe retto all’urto dei Talebani, ma una presa così fulminea di Kabul è stata possibile perché i soldati arruolati dal governo non avevano alcuna voglia né motivazione per battersi.

Adesso le “anime belle” e democratiche occidentali paventano, o piuttosto si augurano per salvare la propria coscienza avendo sempre descritto i Talebani come ‘brutti, sporchi e cattivi’, chissà quali sfracelli e vendette in Afghanistan. In linea di massima non ci saranno né gli uni né le altre. I Talebani non infieriranno certamente sui soldati governativi perché sanno benissimo che si tratta di loro coetanei che, in un Afghanistan devastato economicamente e socialmente dall’occupazione occidentale, arruolarsi era uno dei pochi modi per avere un salario. Peraltro  l’ ‘Emirato islamico d’Afghanistan’ (così lo stato afghano è tornato ad avere il nome che gli aveva dato il Mullah Omar) ha già preannunciato un’amnistia generale , come aveva fatto nel 1996 Omar dopo aver sconfitto i “signori della guerra” che avevano fatto dell’Afghanistan terra di ogni genere di soprusi sulla povera gente. Nulla hanno da temere i civili sul cui sostegno i Talebani hanno potuto contare nella loro ventennale guerra di indipendenza. Nulla da temere, checché si strepiti, hanno le donne, almeno dal punto di vista di abusi fisici. I Talebani, proprio a causa della loro indubbia sessuofobia, non hanno mai toccato le donne come dimostra il trattamento più che corretto che hanno loro riservato quando le hanno avute prigioniere. I Talebani hanno assicurato che alle donne verranno garantiti il diritto allo studio e al lavoro, diritto che per la verità esisteva anche prima in linea di principio, ma non di fatto a causa delle convulsioni cui è stato sottoposto l’Afghanistan negli ultimi quarant’anni.

Resta la questione dei ‘collaborazionisti’, di coloro che , tradendo il proprio Paese  hanno lavorato per gli occupanti occidentali. Credo che i collaborazionisti di piccolo cabotaggio, interpreti e simili, verranno lasciati in pace. Per la corrottissima cricca di Ashraf Ghani, governo, governatori provinciali, alti gradi della Magistratura, l’unica soluzione possibile sia che l’ONU, se vuole avere ancora un ruolo positivo nella ‘questione afghana’ di cui si è sempre, colpevolmente disinteressata, fornisca un salvacondotto a costoro perché riparino negli Stati Uniti o in Iran che è sempre stato ostile alla rivoluzione talebana.

Ci sono poi due questioni particolari. E’ stato Massud, il leader dei Tagiki, ad aprire l’Afghanistan agli americani offrendo la collaborazione dei suoi uomini sul terreno. Gli americani non avrebbero mai potuto conquistare l’Afghanistan talebano solo con i bombardieri. Avevano assolutamente bisogno di un appoggio sul terreno e Massud, che non tollerava di essere stato sconfitto dai giovani e allora militarmente inesperti “studenti del Corano”, gliel’ha offerto. Ora sarà bene che i Tagiki non si oppongano ancora una volta alla vittoria talebana, come sembra emergere da una dichiarazione del figlio di Massud da poco tornato dalla Gran Bretagna. Se così dovesse essere sarà di nuovo guerra civile. In quanto a Dostum, che fino a qualche tempo fa aveva il ruolo di vicepresidente nel governo dell’Afghanistan, è stato protagonista di due tra i più efferati misfatti di una guerra pur crudelissima. <<A Mazar fece rinchiudere in dei container e portare nel deserto, sotto il sole, 1250 talebani. “Quando scaricavamo i corpi dai container erano diventati neri per il calore e la mancanza di ossigeno”. Racconterà uno dei carnefici.>>  (Il Mullah Omar, p. 44). Quando gli americani occuparono l’Afghanistan Dostum, allora loro alleato, fece parecchi prigionieri talebani costretti a vivere in una situazione talmente disumana che decisero di ribellarsi. Questa è la scena: << Dopo una quindicina di giorni i prigionieri decisero che tanto valeva morire e si ribellarono. Più che una rivolta fu un suicidio collettivo. I talebani, insieme a ceceni e turchi che li avevano raggiunti quando era iniziata l’invasione, si precipitavano a mani nude, urlando, sugli uzbeki di Dostum che gli svuotavano addosso le cartucciere dei Kalashnikov. Ma la furia dei prigionieri era tale che gli uzbeki non facevano in tempo a ricaricarli prima che quelli che venivano da dietro, scavalcando i morti, gli fossero sopra… Dei prigionieri ne rimasero in vita una ventina. Amnesty International chiese ufficialmente un’inchiesta, anche perché quando si poté fare un sopralluogo molti cadaveri vennero trovati con i polsi e i piedi legati. Erano prigionieri che non avevano partecipato alla rivolta. Altri erano stati mutilati. “Li abbiamo trattati in modo fraterno” dirà, ghignando, Dostum.>>  (Il Mullah Omar, p. 64). Bene, i Talebani non sono usi a torturare i prigionieri, alla moda di Guantanamo, ma non vorrei essere nei panni di Dostum se gli mettono le mani addosso prima che riesca a fuggire, come al solito, in Uzbekistan.

Ma una mano sulla coscienza dovrebbero mettersela anche gli Stati, i governi occidentali e i loro media e giornalisti che hanno seguito la ventennale vicenda afghana senza mai sollevare non dico un flatus di protesta ma di dubbio su ciò che stavamo facendo. E poiché siamo in Italia, purtroppo per dirla con Gaber, tre anni fa, alla Versiliana  chiesi a Luigi Di Maio in procinto di diventare Ministro degli Esteri che cosa mai ci facessero 800 nostri militari in Afghanistan. Di Maio promise pubblicamente di impegnarsi. Lo abbiamo visto. Adesso preferisce strusciarsi alla famiglia Bisignani. In quanto al ministro della difesa Lorenzo Guerini disse che noi italiani non potevamo disimpegnarci dall’Afghanistan in quanto alleati Nato. E’ una menzogna. Gli olandesi, che fanno anch’essi parte della Nato e che in Afghanistan, a differenza nostra, si eran battuti bene, perdendo anche il figlio del loro comandante, lasciarono l’Afghanistan nell’agosto del 2010. E l’Emirato Islamico d’Afghanistan ringraziò il governo e il popolo olandese per quella decisione.

Ma una mano sulla coscienza dovrebbero mettersela tutti gli italiani (oltre al Papa che non ha mai speso una parola su Afghanistan ) che non hanno mai alzato una voce né fatto una qualsivoglia manifestazione, a differenza di quanto avvenne per il Vietnam, per i misfatti che, noi complici, sono stati compiuti in Afghanistan. Una mano sulla coscienza dovrebbero mettersela anche i lettori del Fatto, perché per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti.

Covid, De Luca continua lo show. Ma gli ospedali campani sono quasi al collasso

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Segnalazione di Antonio Amorosi

Coronavirus. I nodi del sistema sanitario campano. Medici, dirigenti e infermieri ci spiegano perché sono sempre in emergenza. Un problema strutturale…

di Antonio Amorosi

Il nodo segreto del sistema sanitario campano, la regione attualmente con maggiori contagi da Coronavirus. Ne abbiamo parlato con alcuni dirigenti sanitari: medici, dirigenti e infermieri locali. Ci hanno raccontato perché accade quanto stiamo vedendo nelle tv nazionali. Perché le ore di fila per poter fare un test o i tamponi a Napoli, i cittadini in attesa per giorni (molte volte ammalati), strutture intasate e al collasso.

Il Coronavirus ha messo alla prova il sistema sanitario nazionale, le strutture ospedaliere di molte regioni, la classe dirigente sanitaria, figuriamoci quelle più fragili, come la Campania dove tutti i nodi vengono al pettine.

In queste ore la reazione del governatore “sceriffo” Vincenzo De Luca è stata vietare ai medici pubblici di parlare con i giornalisti, per raccontare l’andamento della pandemia. Un argine fragile ad una sanitaria debole che sembra avere regole particolari.

I cittadini chiedono allo Stato e ai governatori di agire razionalmente, anticipando quanto si sa possa accadere con l’avanzare dell’inverno. Ma è difficile succeda in Campania dove si vive in continua emergenza. Ecco perché.    Continua a leggere

I Ponti…dall’ Eternità allo S-fascio

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Segnalazione Agenzia Consul Press

di , 24 agosto 2018

Dal  CROLLO dei MURI … al  COLLASSO dei PONTI 

UN’ ANALISI DI FILIPPO ORTENZI, con un commento di Giuliano Marchetti, dopo 10 giorni dalla tragedia di Genova 

I soloni della demoplutocrazia radical chic – ed i media con loro conniventi – dopo averci narrato per decenni balle inverosimili sulla presunta (e presuntuosa) eternità delle opere in cemento armato, oggi ci dicono che, al contrario, sono stati forse sperperati i soldi dei contribuenti …. perché tali opere hanno una durata massima di 50 (cinquanta) anni.

Come è possibile se a Pechino sono ancora utilizzabili i ponti illustrati da Marco Polo nel suo famoso libro “Il Milione” risalenti a parecchi secoli fa? E perché ancora resistono i numerosi ponti costruiti in epoca romana e medioevale ? Come mai le nuove tecnologie si sono dimostrate meno efficienti di quelle antiche?

ponte morandiSono domande che tutti noi ci poniamo dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, presentato per decenni come una delle opere ingegneristiche all’avanguardia del genio architettonico italiano.

Per doverosa informazione bisogna ricordare che i ponti costruiti durante il Regno d’Italia, compresi quelli del vituperato Regime Fascista, risultano ancora tutti ben funzionanti mentre, al contrario, quelli edificati nella Repubblica (ovviamente “democratica ed antifascista”, nata dalla Resistenza) non resistono al tempo e si sbriciolano come castelli di sabbia, mettendo a rischio la vita sia dei nostri Concittadini, sia dei visitatori provenienti dall’ Estero. Si è passati da un Governo Dirigista che con l’I.R.I. aveva salvato l’economia italiana durante la recessione del 1929, portando la disoccupazione a zero e la £ira a quota 90, ad un regime partitocratico. L’interesse nazionale che era il principio fondante del pensiero precedente è stato sostituito dalla logica del profitto, logica che ha pervaso ogni settore della società, compresi quelli che moralmente e spiritualmente dovrebbero esserne immuni, come ad esempio la Chiesa Cattolica che non si impegna più in battaglie a difesa dei valori cristiani, della morale o della famiglia ma unicamente in difesa del business “pro immigrazione clandestina” che le rende fior di miliardi. E’ nel nome della nuova divinità, che non è il Dio Uno e Trino della cristianità, ma il dio uno e quattrino del mondialismo capitalista, del liberismo cosmopolita, del catto-comunismo, della lotta ad ogni principio di sovranità e di identità dei popoli. Questa azione in Italia è stata favorita dai Governi di Sinistra che hanno, con Prodi e D’Alema, privatizzato le partecipazioni statali, smantellato l’IRI e svenduto il patrimonio pubblico a favore delle “Leggi di Mercato” e della Finanza Apolide.

Il 30 aprile del 1933 il principe Umberto di Savoia e la consorte Maria Josè del Belgio, unitamente al  cavalier Benito Mussolini, Duce del Fascismo e  Capo del Governo, inaugurò a Venezia il Ponte del Littorio (ribattezzato successivamente, nel nome dell’antifascismo, Ponte della Libertà) ed il suddetto Ponte garantisce la percorrenza del traffico sia automobilistico, sia ferroviario, congiungendo Venezia alla terraferma, consentendone un successivo ampliamento nel 1970, portando i binari da 2 a 4.

https://www.youtube.com/watch?v=4hLrHxIIdx4

Questo ponte, al pari di tutti gli altri costruiti durante il periodo monarchico,  con tecnologia meno avveniristica e più arcaica dei quelli del dopoguerra, sta ancora in piedi. Come mai allora i ponti costruiti nel dopoguerra, con cemento armato (che ci dicevano garantisse l’eternità) hanno tutti delle criticità?

Forse perché nel nome del profitto si sono utilizzati materiali scadenti, perché si dovevano finanziare anche i partiti repubblican-costituzionali e pagare tangenti? La cosa non è da escludere. Questo anche alla luce delle inchieste sulla corruzione che agli inizi degli anni novanta del secolo scorso hanno spazzato via un’intera classe dirigente, poi purtroppo riciclatasi nella seconda attraverso soprattutto il PDS-PPI-DS-Margherita-PD e Forza Italia-PDL  ….

Come per il filmato precedente,  qui di seguito riportiamo la testimonianza della giornalista Milena Gabanelli in un’inchiesta di Report sulla gestione della Autostrade a Benetton nel lontano 2004, poi i politici non dicano che erano all’oscuro…

https://int.search.tb.ask.com/search/video.jhtml?  enc=0&n=783a6395&p2=%5ECQJ%5Exdm379%5ELMITIT%5Eit&pg=video&pn=1&ptb=E8436575-024F-4C6A-BF9D-5402A18FE6CF&qs=&searchfor=Gabanelli+autostrade+benetton+2004&si=adwords-b883f162247c1aaec22951fa903d9bd4&ss=sub&st=sb&tpr=sbt

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Lo scrittore Maurizio Blondet (*1), nel suo sito personale si domanda: “Ma ‘Segreto di Stato’ può voler dire ‘Tangenti’? (Domanda alla Procura)”. E questo perché i governi di Sinistra hanno messo il segreto di Stato sui contratti di concessione alle autostrade: cosa c’è da nascondere e che il popolo non deve sapere?”–  Conclude quindi il giornalista: “E’ una domanda  che vorrei porre, da povero cittadino, a giudici, procuratori: quale altro motivo riescono a immaginare  per questo segreto – di Stato! – se non occulti scambi e benefici tra i politici che hanno concesso, e quelli che godono della concessione di un monopolio lucrosissimo?  Domando sinceramente: perché  io non riesco a immaginare altro.  Magari i giudici e procuratori, invece sì.”

Sempre in tema di Autostrade per l’Italia, delle quali è proprietaria la società Atlantia del Gruppo Benetton (i cui componenti risultano “elettivamente affini” ad un tal Mr. George Soros) e che – tramite Oliviero ToscaniGuru della comunicazione – promuove “campagne arcobaleno” a favore sia della negazione identitaria dei popoli, sia del meticciato e dell’invasione afro-islamica del nostro Paese. Tale vicenda così è stata sintetizzata dal giornalista Emidio Novi (*2): “Insaziabili questi Benetton, più guadagnavano meno spendevano per la manutenzione delle autostrade che avevano avuto in regalo dal centrosinistra … Fantasiosi questi Benetton. – Prodi, Ciampi e Giuliano Amato s’erano impegnati con Bruxelles e soprattutto con francesi e tedeschi a smantellare l’IRI. Massimo D’Alema li prende in parola e nel 1999 decide di privatizzare la rete autostradale di proprietà dell’IRI e quindi dello Stato. … Le Autostrade sono una Zecca che produce moneta sonante. I Benetton semi-falliti come imprenditori del tessile-abbigliamento … hanno incassato tanti di quei soldi da diventare investitori globali.  … Con una redditività del 25% decidono di tagliare le spese di manutenzione. Per loro le Autostrade ex IRI sono una miniera d’oro inesauribile. Aumma aumma nel 2016 ottengono una proroga quarantennale con un emendamento aggiunto all’ultimo minuto alla legge Finanziaria. Una vergogna, la banda Renzi è capace di tutto. … I contratti che riguardano i concessionari delle autostrade vengono secretati. … Questa banda di malavitosi merita un decreto che spazzi via la benevolenza di TAR e magistratura civile corrotta. E che faccia capire a opposizioni e potere mediatico che la fortuna sta abbandonando i Benetton e quelli come loro”.

La sensibilità di Autostrade per l’Italia e della famiglia Benetton è tale che per le vittime della tragedia del Ponte Morandi non hanno detto una parola, anzi lucrandoci ….  se è vero come ha detto l’on. Matteo Salvini, Ministro dell’Interno, hanno addirittura preteso il pedaggio dalle autoambulanze e dai mezzi di soccorso.

Che ci sia stato qualcosa che non funzionava nella privatizzazione delle Autostrade avrebbe dovuto accorgersi anche la magistratura, forse anche laPres IRI stampa se fosse stata veramente libera e non asservita alle Lobby Confindustriali, di cui la famiglia Benetton è una delle massime rappresentanti, se è vero, come è vero che Gian Maria Gros-Pietro, ultimo  Presidente delle Autostrade pubbliche dell’IRI è stato successivamente promosso Presidente delle Autostrade private del Gruppo Benetton.

A nostro modesto parere il “Governo grillo-leghista del cambiamento” dovrebbe istituire una Commissione d’Inchiesta sulle privatizzazioni riconducibili ai governi di una certa Sinistra (stanziante in Capalbio) ed istituire – come fecero i governi antifascisti non appena conquistato il potere – un Tribunale Speciale sugli illeciti arricchimenti di Regime (constatando come i politici fascisti, a cominciare da Mussolini, pur governando con modalità probabilmente discutibili, furono prevalentemente onesti) e far pagare alle classi politiche predatorie attuali il danno erariale da loro causato alle casse dello Stato, favorendo l’indebitamento pubblico e la pauperizzazione del nostro popolo.

Filippo Ortenzi

Rettore costituenda Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo

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NOTE A MARGINE  – Se possibile, vorrei ampliare l’analisi di Filippo Ortenzi coinvolgendo anche ben altre e diverse responsabilità di questo scellerato Stato (repubblicano, democratico, pluripartitocratico, diffusamente ed ampiamente corrotto) per una assoluta mancanza d’una politica economica/industriale e manageriale, nonché per l’incapacità di valutare, proporre ed “imporre” – qualora necessario – scelte più opportune per la Nazione (o per il Popolo, o per la Comunità) che il medesimo Stato avrebbe dovuto rappresentare o guidare.  A mio giudizio, risultano infatti criticabili e condannabili le dissennate scelte con cui, dalla fine degli anni ’50, è stato privilegiato lo sviluppo delle reti autostradali nei confronti di quelle ferroviarie e, quindi, la sudditanza di questo scellerato Stato in particolare nei confronti della “Dinastia Agnelli” ed in generale nei confronti delle lobby automobilistiche, delle compagnie petrolifere, ecc. ecc.  D’altra parte, così come è giusto riconoscere i meriti acquisiti della Fiat nello sviluppo del “Paese Italia”, va anche evidenziato come la Fiat S.p.A. – in sede approvazione bilanci d’impresa – abbia spesso privatizzato i profitti (distribuendo utili ai propri Azionisti) e parimenti socializzato le perdite a carico dell’Italia (ricorrendo alla Cassa Integrazione per le retribuzioni dei propri dipendenti).  E sul “Caso FIAT” più volte la Consul Press ha preso posizione, ospitando e pubblicando anche ponderosi interventi del Prof. Gaetano Rasi, eminente studioso e già Presidente del CESI – Centro Nazionale Studi Politici ed Iniziative Culturali.

http://www.consulpress.net/il-caso-fiat/

Per quanto riguarda invece il pesante “J’Accuse” dell’amico Filippo contro la Chiesa Cattolica, desidero esprimere un mio parziale dissenso.  Infatti ritengo sia giusto ricordare come l’attuale Pontefice (nonostante le sue luci ed ombre) abbia più volte lanciato il proprio giusto monito contro le leggi di un mercato iper-liberista, contro una finanza apolide, contro un capitalismo selvaggio ed incontrollato, rievocando forse inconsciamente i “Valori” dell’ Umanesimo del Lavoro, che è ben presente sia nei nostri cuori, sia nella nostra Linea Redazionale.  Ciò premesso, personalmente, non posso non condividere la Filippica Ortenziana contro il “business dell’ immigrazione clandestina” e, d’altra parte,  personalmente mi sono sempre schierato contro lo “Jus Soli”stoltamente auspicato dallo Stato Vaticano, giuridicamente uno “Stato Estero”, che è giunto a richiedere specifici provvedimenti legislativi allo Stato Italiano tramite indebite pressioni ed ingerenze delle proprie Gerarchie e del proprio apparato mediatico-comunicativo … vds. Avvenire, Famiglia Cristiana, Giornalini parrocchiali, ecc.  – D’altra parte, sia lo stesso Pontefice, sia le alte od intermedie Gerarchie Ecclesiastiche, sia i numerosi Parroci e Sacerdoti, avrebbero già da tempo dovuto riflettere con maggior attenzione sulle conseguenze geo-politiche e sociali che queste trasmigrazioni di massa comporteranno in misura sempre più devastante, se non opportunamente bloccate e regolarizzate.  Con un’accoglienza globalizzata ed incontrollata – aperta a tutti, sempre e comunque – in ossequio ad un distorto ed inapplicabile ecumenismo Verso il Diverso – senza l’intervento illuminato di Vladimir Putin in aiuto del Popolo Siriano  e del legittimo Presidente della Siria – la Curia dello Stato Città del Vaticano avrebbe potuto osservare (qualora ne avesse avuto tempo !) i cammelli ed i cavalli del bellicoso “Califfato Islamico” abbeverarsi nelle fontane davanti al Colonnato di Piazza San Pietro.

A mio giudizio, la Chiesa Cattolica dovrebbe invece maggiormente impegnarsi sia nella “Nostra Italia”, sia nei territori d’oltre mare, per migliorare ed assistere in loco le condizioni di vita spirituali e materiali delle relative popolazioni e/o comunità, evitando loro un brutale e forzoso sradicamento dai propri territori, adempiendo così ad una “Missione” Pastorale, Spirituale e Vocazionale, da troppo tempo caduta in oblio e senza farsi irretire da interessi pseudo-politici, immobiliar-imprenditoriali e/o lobbistici.  Pertanto, quale Cattolico Ghibellino ed appartenente all’ ORDO SANCTI SEPULCHRI –  CAVALIERI BIANCHI DI SEBORGA, mi piace concludere queste mie note con il nostro motto: Non Nobis Domine, Non Nobis, sed Domini Tuo da Gloriam”

Giuliano  Marchetti 

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(*1) Maurizio Blondet – Noto e brillante giornalista, nonché scrittore, saggista e blogger (www.maurizioblondet.it) – Più volte sulla nostra Agenzia Giornalistica sono stati ripresi suoi articoli e sue conferenze. Il testo qui riportato, pubblicato in data 16 agosto (2 giorni dopo l’avvenuto crollo del Ponte Morandi) è stato tratto dal sito “Christus Rex”, a cui si può accedere direttamente anche tramite il banner presente nella homepage della Consul Press.   

(*2) Emiddio Novi – Giornalista e Scrittore, collaboratore delle “Edizioni ControCorrente” ed autore di vari libri, tra cui “La Dittatura dei Banchieri” a suo tempo recensita su questa Testata, nell’agosto del 2014, a cura di Ivan Guidone. Lo stralcio del presente articolo riguardante i Benetton, riportato sulla nostra Agenzia è stato ripreso da “Affari Italiani”, il I° Quotidiano Italiano online, ivi pubblicato il 18 agosto. Purtroppo, apprendiamo in questo momento – tramite una @ delle Edizioni ControCorrente – della sua tragica morte oggi avvenuta in un incidente stradale, travolto da un camioncino in una manovra di retromarcia…. Che Dio lo accolga in Cielo, meritatamente !_____________G.M.

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