Christus Rex: “esposto in Procura e lettera al Viminale per annullare le trascrizioni di bimbi a coppie omosex”

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Prima pagina de L’Arena di Verona del 21.08.25

 

COMUNICATO STAMPA DEL CIRCOLO CHRISTUS REX-TRADITIO

Leggiamo, con amarezza, che il “cattolico” sindaco di Verona, Damiano Tommasi, ha registrato una quindicina di bambini, per coppie dello stesso sesso. Osserviamo un fronte compatto del centrodestra di governo nella condanna e nell’indignazione. Al buon intervento dell’On. Maddalena Morgante, si è allineato quello del Sen. Paolo Tosato, che ha a cuore soprattutto la tutela dei minori.

In linea con la Dottrina sociale della Chiesa Cattolica è l’intervento del Prefetto della Biblioteca Capitolare e direttore di Telepace Bruno Fasani, che, di fatto, “scomunica” la decisione del “chierichetto” di Palazzo Barbieri, usando le recenti parole di Robert Francis Prevost, Leone XIV: “per creare società civili armoniche e pacificate si deve investire sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società” “- incalza il Coordinatore di Christus Rex-Traditio ing. Raffaele Amato.
“Questa compattezza, sui temi etici, ci fa ben sperare per il futuro. Noi cattolici tradizionalisti, facenti parte della civile società, storicamente combattiamo battaglie a difesa del diritto naturale e – siamo pronti a farlo, anche stavolta, sul piano legale, attraverso un esposto in Procura e una lettera al Viminale, dal momento che, a nostro giudizio, il provvedimento è nullo“!
 
Continua il portavoce dei Tradizionalisti, Avv. Andrea Sartori“L’ordinamento italiano, in caso di coppie dello stesso sesso, – spiega l’ultima sentenza della Cassazione – mantiene fermo il divieto di maternità surrogata e, non intende assecondare tale metodica di procreazione, rifugge da uno strumento come la trascrizione. A Milano, infatti, il sindaco Sala, del Pd, ha bloccato da due anni le trascrizioni”.
 
“Soprattutto, è lesivo del diritto dei figli ad avere mamma e papà, nonostante i desideri moralmente molto discutibili di due mamme o due papà, che è quello di crescere in un ambiente che si avvicini il più possibile a quello della famiglia naturale che non hanno. La sinistra fa, da sempre una squallida confusione ideologica tra diritti e desideri, per far passare le sue istanze più folli” – sostiene, con determinazione, il Coordinatore di Christus Rex, Raffaele Amato.
L’Ing. Raffaele Amato conclude: “non possiamo far pagare ai bimbi le “marchette” politiche del sindaco ai gruppetti omosex, perché significherebbe destinarli a crescere, come scriveva nel “Dialogo della divina Provvidenza” Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia, con coloro che “…commettendo il maledetto peccato contro natura, quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono…”
Il Portavoce del Circolo Christus Rex-Traditio                                                             
Avv. Andrea Sartori      
 
Il Coordinatore del Circolo Christus Rex-Traditio
Ing. Raffaele Amato
Rassegna Stampa:

TOH! ANCHE LA LEGA SI FA IL SUO DDL ZAN…

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 di Raffaele Amato

Dopo oltre un anno dal suo deposito, è stato incardinato in commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama il Ddl Antisemitismo della Lega. La base della proposta è la controversa definizione di antisemitismo, presa come oro colato, formulata dall’ Ihra, Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (qui), organizzazione intergovernativa di 35 paesi.

È un testo breve quanto inquietante e ne raccomandiamo un’attenta lettura. Abbiamo già scritto in queste pagine, quanto il termine “antisemitismo”, pur avendo precise radici storiche, sia fuorviante sia dal punto di vista antropologico che politico (qui).

Il Ddl della Lega consta di 3 articoli. Il primo riguarda la definizione di antisemitismo con rimando al testo Ihra, il secondo prospetta la creazione di banche dati sull’antisemitismo (in pratica una schedatura),  di “misure per contrastare la diffusione del linguaggio d’odio antisemita sulla rete internet…” (quindi altri generi di odio potranno tranquillamente continuare a manifestarsi sulla rete…), di linee guida destinate ai docenti (leggasi indottrinamento per le giovani generazioni), di linee guida per le forze dell’ordine, che dovranno imparare a comprendere quando l’obiettivo di un reato è un ebreo (evidentemente per attribuire maggiore gravità in caso di vittima ebrea.

Ma allora l’uguaglianza dei cittadini dove finisce?), la promozione di campagne mediatiche finalizzate alla conoscenza del fenomeno, anche nel corso delle manifestazioni sportive (quindi pure lo sport diventa occasione di propaganda scientificamente pervasiva). L’art.3 è la ciliegina sulla torta: potrà essere negata l’autorizzazione a manifestazioni in cui sussista “il grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge”.

Romeo come Zan

Sanzionare comportamenti sulla base della definizione di antisemitismo dell’Ihra significa pregiudicare non solo il diritto di opinione e di espressione ma anche quello alla ricerca storica (punto 2) e al libero culto (punto 9). Questo sconcertante disegno di legge, con primo firmatario il senatore Massimiliano Romeo, è praticamente sovrapponibile ad un altro ddl, a cui, tra gli altri, proprio Romeo si era opposto con grande tenacia, il ddl Zan contro la cosiddetta omofobia.

Cambia la categoria da proteggere (che, anzi, con questi provvedimenti diventerebbe addirittura privilegiata!), ma lo spirito censorio e repressivo è il medesimo. Che ne è, quindi, della libertà di opinione invocata, giustamente, dai leghisti, che furono determinanti per fare naufragare la proposta Zan? Quella libertà di opinione che aveva spinto in tempi ormai lontani l’attuale Presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, a chiedere (ed era ora!) l’abrogazione della famigerata legge Mancino?

Curiose, poi, le coincidenze. Dopo circa un anno dal deposito del Ddl, Salvini riceve il premio Italia-Israele. Senza il minimo dubbio, un riconoscimento meritatissimo. Quindi, nell’imminenza dell’occupazione totale di Gaza da parte di Tel Aviv, il ddl passa in Commissione. Quasi un monito a chi vorrà esprimere il proprio sdegno per la mattanza in atto e la solidarietà ad un popolo martoriato e senza patria.

Vogliamo sperare che la proposta leghista subisca la fine che merita, bocciata al pari del ddl Zan. Ma un merito dobbiamo riconoscerglielo: aver contribuito a confermare che, per un vero patriota, non solo sia legittimo collocarsi altrove rispetto a questo centrodestra. Per un vero patriota è doveroso schierarsi contro.

 

 

Fonte: https://www.2dipicche.news/toh-anche-la-lega-si-fa-il-suo-ddl-zan/

L’atomica israeliana, questa sconosciuta

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di Raffaele Amato

Da anni la propaganda occidentale prende di mira l’Iran, sia per la sua natura teocratica, con le limitazioni ai diritti delle donne e degli omosessuali, sia perché avrebbe in cantiere la costruzione della bomba nucleare.

Come se non ci fossero altri Stati che hanno l’atomica da decenni e che non sono esattamente dei promotori di pace.

Ma l’Iran deve essere considerato l’incarnazione del male e viene accusato di sviluppare un programma nucleare per scopi bellici, oltre che civili. La ricerca nucleare persiana iniziò nel 1957, ai tempi dello scià Reza Pahlavi, con il supporto degli Stati Uniti e l’adesione al Trattato di Non proliferazione nel 1970. Il contributo statunitense cessò con la rivoluzione Komheinista, ma il programma proseguì.

Nel 2002 alcuni oppositori del regime rivelarono l’esistenza in Iran di due impianti nucleari segreti, mai denunciati alla Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e questo procurò pesantissime sanzioni internazionali al paese degli ayatollah, con gravi ripercussioni sulla sua economia.

Nel frattempo, molto più astutamente, un’altra potenza della regione, Israele, portava avanti il suo programma nucleare, ma segretamente. Il progetto ebraico nacque nel 1948, quasi contestualmente alla fondazione di Israele, con scopi principalmente militari, su ispirazione del padre della nazione Ben Gurion. A metà degli anni ’50 Tel Aviv riuscì ad ottenere il supporto tecnico della Francia e sembra che la prima bomba atomica israeliana sia stata ultimata già nel 1967.

Le guerre arabo-israeliane furono vinte rapidamente dallo Stato ebraico, con il semplice ricorso alle armi convenzionali. Il programma degli armamenti atomici proseguì, quindi, in gran segreto finché, nel 1986, Mordechai Vanunu, israeliano, ex tecnico del programma nucleare, ne rivelò al Sunday Times lo stato dell’arte, pubblicando una ricca documentazione fotografica delle 200 testate atomiche già realizzate.

Immediatamente il Mossad, a cui tutto è sempre concesso, lo rapì a Roma, dove si trovava – d’altra parte perché perdere tempo prezioso con le inutili procedure che discendono dal diritto internazionale? – e, dopo averlo drogato, lo portò, all’interno di una grossa valigia, a Tel Aviv, dove fu processato e condannato a 18 anni di carcere. Attualmente vive in Israele, con pesantissime limitazioni alle libertà personali, tra cui quella dell’uso del telefono cellulare, di contatti con cittadini non israeliani, del rilascio di interviste, dell’accesso a Internet, etc.

Dai tempi dell’arresto di Vanunu il programma nucleare di Israele, che si è sempre ben guardata dal sottoscrivere il Trattato di Non Proliferazione e che quindi non è sottoposta ad alcun genere di controllo, è andato avanti spedito e attualmente si stima che siano circa 400 gli ordigni ultimati.

Ad oggi, non ne è stato accertato nemmeno uno per il terribile Iran, e tanto accanimento nei suoi confronti non può non richiamare alla memoria il pretesto delle “armi di distruzione di massa” che sarebbero state nelle mani di Saddam, la famosa “pistola fumante” di Colin Powell, una menzogna che consentì agli Stati Uniti di giustificare la guerra all’Iraq.

Il metodo è sempre lo stesso, consolidato e ancora in grado di abbindolare gran parte dell’opinione pubblica occidentale e della comunità internazionale.

Si crea il mostro, gli si attribuiscono i progetti più apocalittici verso l’Umanità, si mettono insieme prove che, quasi sempre, tali si riveleranno non essere, lo si colpisce fino a ridurre il suo paese ad un cumulo di macerie con a capo un governo fantoccio.

Insomma, contrariamente a quanto ci ripete la propaganda mainstream, non è che gli israeliani siano più “buoni”, più civili, più evoluti degli iraniani.

Sono, semplicemente, più furbi.

 

Fonte: https://www.2dipicche.news/latomica-israeliana-questa-sconosciuta/

CHARLIE HEBDO E LA FRANCIA MALATA

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Charlie Hebdo è un settimanale sedicente “satirico” di sinistra fondato negli anni Settanta a Parigi.

Nel 2015 la sua sede fu attaccata da due uomini armati di Kalashnikov, che uccisero dodici persone, tra cui il direttore Stéphane Charbonnier. Fu la risposta a diverse vignette sull’Islam pubblicate dalla rivista. I terroristi morirono due giorni dopo in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine.

Immediatamente scattarono in tutto l’Occidente manifestazioni di solidarietà al giornale e di sacrosanta condanna per l’attentato, al grido di “Je suis Charlie” – Io sono Charlie -. Il problema sembrava essere il terrorismo e l’intolleranza islamista, il che era vero solo in parte.

Charlie Hebdo si è sempre distinto non già per la satira, che è critica ironica, sbeffeggiamento intelligente, in genere rivolti al potere. Il settimanale francese si compiace, piuttosto, del proprio cattivo gusto, dell’offesa, dell’insulto becero, gratuito, volgare verso tutto ciò che può esservi di sacro, non solo in termini religiosi.

Il principio ispiratore della rivista sembra essere: il tuo credo non è il mio, i tuoi valori non sono i miei, i tuoi morti non sono i miei e quindi mi arrogo il diritto di oltraggiarli come e quanto mi pare. Non si è limitato all’Islam, Charlie Hebdo, anzi. Il tripudio di blasfemia delle vignette dedicate al cattolicesimo è qualcosa di nauseante.

Ma, come abbiamo scritto, il settimanale non si limita ad offendere le religioni e i loro credenti. Charlie Hebdo può “vantarsi” anche di aver insultato le vittime del terremoto in Turchia, quelle del sisma di Amatrice, quelle della valanga di Rigopiano e molto altro.

I manifestanti di “Je suis Charlie” rivendicavano la libertà di espressione, la laicità, gli altisonanti valori “de la Republique” e lo hanno ribadito nel decennale della strage, pochi giorni fa. Peccato che proprio la Francia non sia esattamente un esempio di libertà di espressione.

Certo, con la scusa della sedicente “satira”, si può calpestare la dignità di chiunque. Macron ha addirittura farneticato di un fantomatico “diritto alla blasfemia”. Ma guai a testimoniare la propria fede religiosa. Un provvedimento del 2004 vieta l’uso di simboli religiosi all’interno di scuole, collegi e licei pubblici.

Il governo Macron nel 2018 ha esteso la proibizione anche al Parlamento, cosa criticata addirittura dall’Osservatorio per la laicità. La Francia, un tempo cattolicissima, con la Rivoluzione del 1789 e l’imposizione del laicismo, di fatto non ha abbandonato la religione. Ne ha abbracciato una nuova: la laicità stessa. E lo ha fatto in modo integralista. I suoi rigidi dogmi prevedono che il sentimento religioso e le sue manifestazioni siano espulsi dalla sfera pubblica e relegati il più possibile nell’ambito privato.

Nel caso del cattolicesimo, una sorta di ritorno alle catacombe per la fede che ha fatto grande la Francia e ne ha costituito l’anima più vera. Ma la vicenda di Charlie Hebdo ci parla anche di una nemesi storica.

Proprio i cosiddetti valori della Republique che hanno indebolito fortemente lo spirito cattolico della Francia, hanno originato un vuoto che l’Islam, anche nelle sue forme più radicali, degli immigrati di diverse generazioni sta riempendo. E, ragionando a lungo termine ma non troppo, tenuto conto dei tassi demografici, si profila un tempo in cui i vignettisti di Charlie Hebdo, e non solo loro, avranno poco da ridere.

Raffaele Amato

 

 

Fonte: https://www.2dipicche.news/charlie-hebdo-e-la-francia-malata/

BERGOGLIO, ZANOTELLI E QUELLA STRANA PACE

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di Raffaele Amato, Coordinatore del Circolo Christus Rex-Traditio

per https://www.2dipicche.news/bergoglio-zanotelli-e-quella-strana-pace/

La visita di Bergoglio a Verona ha visto riunire circa 12 mila persone nell’Arena per l’incontro “Arena di pace. Giustizia e pace si baceranno”, che cita il salmo 85. Il tema affrontato, nel dramma dell’attualità, quindi, è stato quello della pace.

Sul palco, oltre a Bergoglio, il sempre più presente don Ciotti e Alex Zanotelli, comboniano e orgoglioso indossatore di foulards arcobaleno. Questa volta il missionario non si è limitato a sfoggiare quello che costantemente porta al collo ma ha voluto sventolare una bandiera di analoghi colori e la scritta “Pace” davanti al pontefice.

Sarebbe il caso di ricordare sempre che la bandiera della pace, quella vera, è un’altra, a maggior ragione per un cristiano. È la Croce.

Quella arcobaleno, che ormai si è diffusa anche in troppi ambienti cattolici, con l’acquiescenza delle gerarchie ecclesiastiche, ha ben altra origine e significato.

Helena Petrovna Blavatsky
Helena Petrovna Blavatsky

Fu ideata da Helena Petrovna Blavatsky – Dnipro 12 agosto 1831, Londra 8 maggio 1891- , occultista, nemica giurata del cristianesimo, fondatrice della Società Teosofica – basata su una dottrina sincretica costituita da elementi esoterici, neoclassici e provenienti da diverse religioni orientali – oltre che della rivista intitolata “Lucifer”.

Così come Lucifero rappresenta l’opposto di Dio e il capovolgimento di tutti i Suoi principi – non a caso uno dei simboli satanici è la Croce capovolta – la bandiera inventata da Madame Blavatsky contiene i colori dell’arcobaleno in ordine capovolto.

Nella Bibbia l’arcobaleno rappresenta la ritrovata pace tra Dio e gli uomini dopo il diluvio universale: “Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l’arco apparirà nelle nuvole, e io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni carne, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni carne…” (Gen 9:12-17)

Proporre l’arcobaleno in modo capovolto, pertanto, vuol dire esattamente rinnegare questo patto e muovere guerra a Dio.

Questi erano gli intendimenti di Madame Balvatsky, che non a caso affermò:” “Il nostro obiettivo non è restaurare l’induismo, ma spazzare via il cristianesimo dalla faccia della terra”. Oggi l’arcobaleno capovolto si è purtroppo affermato pressoché universalmente, come simbolo di pace.

Sicuramento la grande maggioranza di coloro che lo ostentano ignora le sue origini e il suo significato autentico, ma è un simbolo falso.

Questa è la bandiera che Alex Zanotelli ha sventolato, questi sono i colori che porta costantemente addosso. Siamo sicuri che lui sia animato da buone intenzioni e che sia tra i tanti a cui sfugge il reale senso dell’arcobaleno rovesciato.

Ma, allora, don Alex, butti via quello straccio teosofico e, magari, indossi la talare.

L’Ecodittatura getta la maschera

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di Raffaele Amato, Viceresponsabile Christus Rex

L’Ecodittatura getta la maschera – Arriva tardi, Giorgia Meloni, con il suo progetto presidenzialista.

Arriva tardi perché, seppure non ufficialmente, siamo già in una repubblica presidenziale, in cui il Presidente detta l’agenda della politica e la sua linea.

Avevamo avuto già un assaggio di questo presidenzialismo strisciante ai tempi di Napolitano, non a caso soprannominato “Re Giorgio”.

Ultimamente, con le sue nette prese di posizione sul conflitto in Ucraina, sul gender, sulla commissione Covid, sulla cosiddetta transizione ecologica e molto altro, Mattarella sembra muoversi quasi più da capo politico che come figura super partes. In occasione della Cerimonia del Ventaglio, davanti ai giornalisti parlamentari, si è detto sbalordito del fatto che si dibatta sull’emergenza climatica.

I dogmi green

Insomma, i dogmi proclamati da Frans Timmermans e compagnia green vanno messi in pratica senza discutere e guai a citare dati e fonti che smentiscono, questi sì scientificamente, gli assunti di Bruxelles.

La radicalizzazione delle posizioni in merito ai temi del cambiamento climatico sta conoscendo un improvviso salto di qualità e così emergono atteggiamenti totalitari nemmeno troppo velati.

Ad iniziare le danze più recenti è stato Angelo Bonelli, dell’Alleanza Sinistra-Verdi, a cui non è sembrato vero di poter uscire dalle nebbie dell’inesistenza che contraddistinguono la sua esperienza politica e, sfoggiando un’impostazione sovietica, eccolo proporre il reato di “negazionismo” per chi osa discutere i dettami green.

Negazionista!

Certo, l’Italia è da tempo abituata a vedere il diritto di opinione – sancito dall’art.21 della “Costituzione-più-bella-del-mondo” – ridicolizzato dalle leggi Scelba e Mancino, per cui Bonelli si è sentito supportato da tanta giurisprudenza. Insomma, la finestra di Overton sul “pensa come vuoi, basta che pensi come noi” è già aperta da un pezzo.

Il termine “negazionista”, poi, è il nuovo marchio di infamia da gettare addosso all’avversario quando si vuole escluderlo dal consesso civile e trasformarlo nel peggiore dei mostri. Funziona molto bene.

Quindi ecco il prossimo passo: il pensiero unico -sul green ma non solo, il ricordo del ddl Zan è ancora fresco – imposto a colpi di sentenze e di manette.

Resosi conto di averla sparata un po’ troppo grossa, il deputato verde ha cercato di rimediare affermando di non voler colpire il diritto di opinione – ma quando mai? – bensì la “diffusione di notizie false”.

Ora, in pieno regime di relativismo, a chi spetti decidere la veridicità delle notizie, Bonelli non lo spiega, ma lo accenna soltanto.

La Scienzah, quella con l’”h” finale, quella che non ammette dibattito, ma che pretende di dimostrarsi da sola. Il contrario della vera scienza, in sostanza. Quella comunità -poco- scientifica autoreferenziale, a cui si sono abbeverati i Timmermans e le Grete con il ditino alzato, deciderà cosa è vero e cosa è falso, su cosa si potrà dibattere e cosa invece dovrà essere accettato senza riserve. Stupisce e un po’ diverte che l’area politica da cui partono le proposte più repressive verso la libertà di pensiero, stia ancora festeggiando in pompa magna la liberazione di Patrick Zaki, detenuto per reato di opinione.

Di fronte alle sparate dei Bonelli, l’Egitto di Al-Sisi sembra quasi un’oasi di libertà.

Fonte: https://www.2dipicche.news/lecodittatura-getta-la-maschera/

Finlandia: il relativismo è legge

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di Raffaele Amato

Finlandia: il relativismo è legge – Su proposta del governo socialdemocratico, il parlamento finlandese ha approvato la legge sul “riconoscimento di genere”, in base alla quale sarà sufficiente una semplice autodichiarazione all’anagrafe, seguita da un periodo di “riflessione” di 30 giorni, per vedersi riconosciuto il genere prescelto.

Basta una firma

Vengono così scavalcati gli accertamenti medici e psichiatrici previsti dalla precedente legislazione. Sconcertante? Non abbastanza, a quanto sembra, se è vero che c’è chi considera questa nuova “conquista” ancora troppo restrittiva, essendo riservata ai soli adulti. Matti (nomen omen?) Pihlajamaa, consulente per i diritti LGBT+ per conto di Amnesty International Finland, promette battaglia: “Escludere i bambini dal riconoscimento legale del genere viola la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Continueremo a chiedere al governo di modificare la legislazione, di conseguenza, per garantire che promuova i diritti dei bambini”.

I limiti della legge

Le ricadute pratiche di simili follie nel mondo si sono già registrate. Nel 2018, nelle elezioni municipali di Oaxaca, in Messico, 19 candidati uomini (di cui solo 2 classificati come transgender mentre gli altri 17 erano in gran parte padri di famiglia con mogli e figli) si sono dichiarati donne per poter rientrare nelle quote rosa.

In seguito alla causa legale intentata nel 2019 dall’American Civil Liberties Union (ACLU), a partire dal 2021 sono iniziati trasferimenti di detenuti transgender dalle carceri maschili a quelle femminili. Da allora non si contano gli episodi di molestie, gravidanze indesiderate, stupri subiti da detenute.

Questi sono gli aspetti macroscopici, spettacolari, clamorosi della deriva relativista, ma, a costo di apparire complottisti, non deve sfuggire il disegno che c’è dietro questi fenomeni. L’ideologia gender, parte integrante di quella Woke, mira ad un transumanesimo in cui ogni identità è necessariamente liquida.

Per cui nessun elemento identitario, quali la razza, la patria, la lingua, la religione, la cultura, la cucina, o come in questo caso, il sesso, può essere considerato un punto fermo, un dato certo. L’Umanità, privata di ogni riferimento, è oggetto di una svolta antropologica omologante, in cui falsi diritti diventano i totem a cui immolare la civiltà stessa.

Come fermare la deriva?

Di fronte a questa ondata nichilista che sta sommergendo l’Occidente, non si vedono argini di rilievo, non si levano che poche voci contrarie, soprattutto non si organizzano fronti di resistenza. Forse nella speranza che, prima o poi, la ragione tornerà a prevalere e le pericolose stravaganze woke – arcobaleno si afflosceranno su sé stesse. Ma le cronache degli ultimi anni ci raccontano una storia diversa. E cioè che il fronte nichilista più ottiene e più pretende, in una corsa senza fine verso l’abisso, Matti Pihlajamaa docet.

È tempo di agire, magari non temendo di affermare, con forza, che la realtà è un dato oggettivo, non soggettivo. Che i sessi sono due: maschi e femmina. E che i generi sono i mariti delle figlie.

https://www.2dipicche.news/finlandia-il-relativismo-e-legge/

Anpi-nquisizione e la fase isterica dell’antifascismo

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di Raffaele Amato

Anpi-nquisizione e la fase isterica dell’antifascismo. – La recente, penosa, vicenda della maglietta della X Mas di Montesano ci riporta al tema dell’involuzione dell’antifascismo. Dall’antifascismo di opinione, ideologico, si è passati prima all’antifascismo militante, che tanti lutti e tragedie ha provocato soprattutto negli anni ’70, e quindi all’attuale antifascismo isterico, autentica patologia psichiatrica, che si manifesta con attacchi di orticaria, convulsioni, urla, vesti stracciate e bave alla bocca alla sola vista di un qualunque elemento che possa essere anche lontanamente ricondotto al Fascismo, a Mussolini o al Ventennio.

La solita ANPI

La (per nulla) santa inquisizione, che ha nell’ANPI la sua alta gerarchia e nei mediocri artisti del circuito radical chic i suoi banditori, non fa un processo alle idee, ai contenuti, alla Storia ma, direttamente, condanna senza appello a quello che vorrebbe fosse un totale oblio. Il tanto deprecato ventennio, semplicemente, deve essere cancellato e tutto ciò che lo ricorda non ha diritto ad esistere. Paradossalmente, più ci si allontana dal 1945 e più questo fenomeno si intensifica, anziché lasciare spazio ad un dibattito serio, sereno e soprattutto scientifico su ciò che il fascismo ha rappresentato.

FDI latitante

Nel 1983, in occasione del centenario della nascita del Duce, ci fu un intenso periodo di iniziative culturali, convegni, conferenze. Il MSI promosse diversi eventi di alto livello e nessuno pensò di scandalizzarsi. Nel centenario della marcia su Roma, 39 anni dopo, Fratelli d’Italia, il partito erede del MSI, fischietta facendo finta di niente, stando bene attento a non farsi trascinare in qualche accostamento sconveniente, aspettando nervosamente che passi la nottata. Venuti meno la disputa ideologica, il confronto su visioni della vita e della società, appiattitosi tutto nel pantano liberal-liberista-libertario, rimane spazio solo per le urla scomposte di qualche testa di cazzullo, di qualche Pif (cosa aspettarsi da chi ha scelto come nome d’arte il suono di una flatulenza mal trattenuta?), di qualche Lucarelli, che invocano il rogo e il pubblico ludibrio per chi osa deviare dai binari del conformismo.

Il politicamente corretto impera

Copione già visto e rivisto: il personaggio di turno (Montesano il più recente) commette il peccato mortale verso il politicamente corretto, che può essere un simbolo su una maglietta o, molto peggio, un giudizio non del tutto ostile riguardo al Fascismo.

I pretoriani dell’antifascismo

L’Anpi-nquisizione si scatena immediatamente. Segue un breve periodo di smarrimento del colpevole e tutto si conclude con l’immancabile ammenda, il capo cosparso di cenere, le scuse condite da lacrime. Viene da chiedersi come mai persone alquanto navigate possano scivolare in certe ingenuità. Sorge quasi il sospetto che certi episodi siano costruiti ad arte, forse per regalare un attimo di notorietà a personaggi non più sulla cresta dell’onda o, più probabilmente, per sancire, una volta di più, chi è che comanda, chi stabilisce cosa si può dire e cosa no, cosa si può pensare e cosa no. Il diritto di opinione stabilito dall’art.21 della “Costituzione più bella del mondo”? Acqua fresca. La libertà di espressione per cui “i partigiani hanno combattuto”? Aria fritta. Quando fu istituita la famosa commissione Segre, con il compito di combattere l’incitamento all’odio, pensai, un po’ troppo candidamente, che avremmo finalmente assistito allo scioglimento dell’ANPI. Invece … E la destra tace o, al massimo, fischietta.

Fonte: https://www.2dipicche.news/anpi-nquisizione-e-la-fase-isterica-dellantifascismo/

 

 

 

Catechesi di “Christus Rex”: l’attualità della battaglia di Lepanto, a cura dell’Ing. Raffaele Amato

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di Redazione

il Circolo Christus Rex-Traditio da circa due anni tiene delle riunioni online sulla piattaforma MEET “Catechesi del Circolo Christus Rex-Traditio” riservate ai suoi militanti, sostenitori e simpatizzanti. Si svolgono ogni primo Mercoledì del mese alle ore 21.00. Chi desiderasse partecipare, può chiamare il Responsabile Nazionale Matteo Castagna al numero +39/3474230340 per un colloquio conoscitivo e, successivamente, partecipare alla formazione cattolica. In alternativa, è possibile scrivere una mail a c.r.traditio@gmail.com indicando i propri dati e la volontà di partecipare alle catechesi, così da poter ricevere il link per accedere.

Stasera, primo mercoledì di Ottobre, l’Ing. Raffaele Amato terrà un’istruzione sull’ “ATTUALITA’ DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO DEL 1571”, la cui ricorrenza è domani, 7 ottobre. Seguiranno, la recita del Santo Rosario, guidato sempre dall’ Ing. Amato e poi ci sarà spazio per il dibattito, anche su tematiche di attualità. Le riunioni sono riservate agli iscritti, non sono registrate né vengono diffusi i contenuti, in alcuna forma, al fine di garantire la piena libertà e privacy di tutti ed evitare eventuali imbarazzi nel porgere domande.

Il prossimo Mercoledì 3 Novembre alle ore 21.00 ci sarà un’istruzione di Storia della Dottrina Sociale della Chiesa su “LA VITA ETICO-GIURIDICA DELLA CHIESA PRECOSTANTINIANA” seguita da dibattito anche su temi di attualità.

L’importanza della formazione cattolica è fondamentale per se stessi e per l’apostolato.