IL VATICANO IN LINEA CON SOROS. Dimissioni di Ratzinger per intrighi di Palazzo

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di Silvano Danesi

Per rimanere nella tempistica utile non si poteva aspettare la morte di Benedetto XVI e così lo si è invitato, per usare un eufemismo, alle dimissioni. Si arriva, dunque, alla rinuncia del Papa teologo… (Stando così le cose, è evidente che le dimissioni di Ratzinger abbiano favorito la “mafia di San Gallo”. Il comportamento dell’ “emerito”, a seguito delle dimissioni è stato più che accondiscendente. Se, in realtà, egli fosse d’accordo, non lo sapremo mai. Sappiamo che ha assecondato la “mafia di San Gallo” e certamente non avrebbe dovuto. [N.d.R.] )

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Da tre giorni La Verità scrive dei rapporti tra la Cei, guidata dal cardinale Matteo Maria Zuppi e l’ex noglobal Luca Casarini. Rapporti che hanno dato luogo a finanziamenti alla ong che arma la Mare Jonio, un rimorchiatore che trasporta migranti e che ora è indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’inchiesta giornalistica rivela che anche la Open Arms è stata finanziata, ma direttamente dal Papa.

L’inchiesta è stata iniziata da Panorama e ieri il direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, dopo che Luca Casarin è stato addirittura invitato al Sinodo, si chiede come sia stato possibile inquinare così i vertici cattolici.

Forse la domanda ha una risposta nei vertici cattolici stessi, ossia in Jorge Mario Bergoglio, nella sua elezione, nelle sue esternazioni, nei suoi rapporti internazionali e nella sua posizione su clima, green e migranti.

Nell’insieme il papato di Jorge Mario Bergoglio si pone in perfetta linea con la Open Society Foundations di George Soros e con la cupola finanziario- filantropica che dirige la musica sul clima, sulla nuova religione green e sui rapporti con la Cina in chiave di controllo sociale.

I vertici cattolici non sono inquinati da Casarin, che è solo una delle tante pedine di un disegno, ma dal vertice stesso, in quanto, come scrive Sir Henry Sire, docente universitario e storico, nonché cavaliere dell’Ordine di Malta (poi espulso per aver scritto di Bergoglio) con lo pseudonimo di Marcantonio Colonna (“Il Papa dittatore”), “Bergoglio è stato eletto dalla “mafia” liberale, un gruppo di vescovi e di cardinali progressisti che per anni ha agito per centrare proprio questo obbiettivo”.

Papa dittatoreMaschera di Bergoglio

Il termine “mafia” è stato introdotto per la prima volta in un’intervista televisiva nel settembre 2015 dal Cardinal Godfried Danneels, arcivescovo emerito, ma al tempo ancora molto influente, di Bruxelles-Mechelen a proposito del Gruppo di San Gallo.

“Danneels – scrive Colonna – ha affermato di aver fatto per anni parte di questo gruppo che si era opposto a papa Benedetto XVI durante tutto il suo pontificato. Il gruppo ha lavorato, egli ha detto, per favorire la formazione di una Chiesa Cattolica ‘molto più moderna’ e per far eleggere papa l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio”.

Il gruppo “si incontrava ogni anno dal 1996” a San Gallo, in Svizzera, originariamente su invito del vescovo della città, Ivo Fürer, e dell’arcivescovo di Milano, il cardinale gesuita Carlo Maria Martini.

“Danneels – scrive Colonna – aveva rilasciato l’intervista per promuovere la sua biografia autorizzata e ha aggiunto che il gruppo San Gallo vantava vescovi e cardinali, “troppi da elencare”. Ma tutti avevano lo stesso obiettivo comune: l’attuazione di un programma “liberale/progressista” in opposizione a Papa Benedetto e all’orientamento di un moderato conservatorismo dottrinale”.

Uno degli aspetti interessanti, che mettono subito in risalto la rete italiana che collega le posizioni del Vaticano di Bergoglio con la politica italiana è Villa Nazareth a Roma.

Colonna riferisce che nel 2015, Paul Badde, scrittore tedesco ed esperto delle questioni concernenti il Vaticano, ha sostenuto di aver ricevuto informazioni attendibili “che tre giorni dopo la sepoltura del papa Giovanni Paolo II, i cardinali Martini, Lehmann e Kasper dalla Germania, Bačkis dalla Lituania, van Luyn da Paesi Bassi, Danneels da Bruxelles e Murphy O’Connor da Londra «si sono incontrati nella cosiddetta Villa Nazareth a Roma, casa del cardinale Silvestrini, il quale ormai non era più eleggibile; hanno poi discusso in segreto una tattica per evitare l’elezione di Joseph Ratzinger»”.

Silvestrini, discepolo del cardinal Casaroli, era il potere della curia romana dietro ad Andreotti ed è stato, come riferisce Colonna, anche uno dei manovratori che ha fatto si che i Gesuiti arrivassero al potere con l’elezione di Bergoglio.

Nel Collegio di Villa Nazareth vengono fatti studiare dei ragazzi che faranno successivamente cureranno gli interessi del Vaticano in giro per il mondo.

Nel Collegio Nazareth di Roma, proprietà di una fondazione guidata dal cardinale Achille Silvestrini (ora defunto) ha studiato Giuseppe Conte e del Collegio era direttore monsignor Pietro Parolin, attuale segretario di Stato del Vaticano.

In una fase delicata della politica italiana, Giuseppe Conte è stato messo all’opera. Renzi, che faceva gli esercizi spirituali tutti gli anni dai Gesuiti, ha lanciato l’idea del Governo Conte bis, il cui operato è ben conosciuto da tutti noi, anche per quanto riguarda i rapporti con il Dragone.

In questo panorama si inserisce anche l’interessante esperimento italiano che ha dato vita al Movimento Cinque Stelle.

In un articolo di Giacomo Amadori e di Gianluca Ferraris (Panorama, 3 aprile 2013) l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, fondatore della Gran loggia regolare d’Italia, restauratore in Italia degli Illuminati di Baviera e fondatore di Dignity, alla domanda dei giornalisti volta a chiedere se Gianroberto Casaleggio, autore di una profezia di “un futuro senza religioni in cui «l’uomo è Dio»” e che fa immaginare “un approccio umanistico”, sia stato un massone risponde: “Non mi risulta che Casaleggio sia massone, la sua ideologia è sicuramente più vicina a quella degli Illuminati di Baviera e all’accademia che io ho risvegliato in Italia nel 2002. Quale la differenza? I massoni vogliono migliorare il mondo così com’è, gli illuminati puntano a ripensarlo rispetto alle future condizioni; in più gli Illuminati considerano la democrazia una forma di degenerazione del potere che va superata come hanno già postulato Platone e Aristotele. Il credo contenuto nel video della Casaleggio e associati va proprio in questa direzione”. “La visione di Casaleggio in Gaia e la mia nel libro La conoscenza umana (Marsilio) – continua Di Bernardo – sono molto simili: entrambi riteniamo che nel futuro dell’umanità scompariranno le differenziazioni ideologiche, religiose e politiche. Per me a governare sarà una comunione di illuminati, presieduta dal «tiranno illuminato», per Casaleggio a condurre l’umanità sarà la rete, probabilmente controllata dal tiranno illuminato. Un concetto che, però, Casaleggio non ha ancora esplicitato”. Esplicitazione giunta di recente dal comico Giuseppe Grillo, con la sua teoria degli Elevati.

Panorama Burattinaio

Il 4 marzo 2013 Casaleggio mette in onda Gaia, un video dove si afferma che si arriverà, il 14 agosto 2054, ad un mondo governato dalla rete, con un governo mondiale chiamato Gaia eletto dai cittadini attraverso la rete. Nel 2054 non esisteranno più partiti politici, ideologie, religioni e i cittadini non avranno più carte d’identità o passaporti, ma esisteranno solo se saranno iscritti a Earthlink, un social network, mente una mega intelligenza artificiale collettiva, chiamata Braintrust, risolverà i problemi del mondo. Il primo esperimento è stato fatto sulla pelle degli Italiani e ne sopportiamo le conseguenze tragiche. Altro che intelligenza artificiale. Qui siamo in presenza di un tentativo di dittatura strisciante venduto per democrazia di massa ( https://www.youtube.com/watch?v=rx46BpHQ2mo ).

Le teorie di Gaia, frutto delle visionarietà di Gianroberto Casaleggio, esplicitate dal Comico Giuseppe Grillo, sono, secondo Giuliano Di Bernardo, molto vicine a quelle degli Illuminati di Baviera.

L’Ordine degli Illuminati fu organizzato, il primo maggio 1776 da Adamo Weishaupt sulla base di un modello gesuitico.

L’Ordine ebbe uno scopo più politico che religioso e la corrente illuministica interna alla Stretta Osservanza, alla ricerca di un progetto massonico da opporre ai Martinisti, guardò agli Illuminati con la mediazione di Knigge, che aveva come modello il Paraguay gesuitico e pensava a stati modello nelle Indie Occidentali (America).

Alain Wodroow, uno dei massimi esperti dei Gesuiti, a proposito dell’esperimento del Paraguay, afferma: “Questa esperienza di comunismo paternalista è singolare e fu esempio per gli utopisti del XX secolo. L’ammirava persino Voltaire, che fu allievo dei Gesuiti, ma li detestava”[1]

L’intreccio si fa ancor più interessante quando guardiamo alla politica estera del Vaticano di Bergoglio, con la sua deriva filo cinese e anti occidentale.

In un’intervista del giornalista americano Glenn Beck a Whitney Webb, autrice di “A Nation Under Blackmail”, una nazione sotto ricatto (disponibile grazie a Roberto Mazzoni – https://mazzoninews.com/2023/11/26/deep-state-finanzieri-spie-mafiosi-editori-e-pedofili-parte-4-mn-236-ritorno-alla-poverta/), l’intervistatore afferma: “Ho amici industriali che 30 anni fa mi dicevano: “La Cina è il nuovo modello”. E ho pensato, questo è un cattivo modello. Noi non lo vogliamo. Si limitavano a dire con leggerezza che la Cina era il nuovo modello. Ci sono voluti 10 anni, prima che iniziassi a rendermi conto che ne erano sinceramente convinti, e che avremmo portato in America l’approccio cinese”.

Whitney Webb risponde: “Certo. Questo è stato il piano per molto tempo. Abbiamo parlato prima del CinaGate. Al suo interno troviamo le origini della Silicon Valley. E molte delle persone più potenti del nostro complesso industriale militare, tra cui Lockheed Martin, vi erano coinvolte e volevano che quella tecnologia segreta andasse in Cina e minasse la nostra sicurezza nazionale. Notiamo che c’era qualcosa che stava succedendo allora e penso che lo stiamo vedendo succedere sempre di più anche adesso.

Nel 2020 ho scritto un articolo sulla National Security Commission on Artificial Intelligence, la Commissione per la sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale. Fondamentalmente dice che, per essere competitivi nell’intelligenza artificiale e garantire l’egemonia economica e militare per gli Stati Uniti, dobbiamo andare oltre la Cina in termini di implementazione della tecnologia di sorveglianza, e dell’uso dell’intelligenza artificiale, dobbiamo abbandonare la proprietà privata delle automobili, a cui si riferiscono come sistema tradizionale. E bisogna abbandonare le visite mediche di persona, passando all’alternativa basata sull’intelligenza artificiale. Questo accadeva nel 2019, prima del Covid”.

Glenn Beck: “Due anni prima di questo, ho parlato con il presidente del consiglio di amministrazione di General Motors e mi ha detto che entro il 2030 non produrremo più auto di proprietà singola, ma flotte di veicoli di uso comune”.

Whitney Webb: “Uber offrirà noleggi solo all’interno delle città intelligenti e il passeggero non potrà controllare la destinazione. Non si potrà più viaggiare da una città all’altra. Niente più scampagnate. Non potrai più decidere dove andare, magari guidare per tre ore per vedere la tua famiglia o chiunque altro, magari i tuoi amici. È finita se queste persone vincono. E la Commissione per la sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale era gestita da Eric Schmidt, ex capo di Google. Uno dei co-presidenti era un uomo di alto livello che lavora a stretto contatto con Schmidt e che era al Dipartimento della Difesa. E le persone che sempre più decideranno cosa potete fare appartengono alla comunità dell’intelligence, alle forze armate e alla Silicon Valley. E ritengono che falliremo se non andremo oltre il sistema di sorveglianza cinese, le sue megalopoli e il suo modello di città intelligente”.

In buona sostanza, per combattere la Cina dobbiamo essere più cinesi dei cinesi, ossia per combattere una dittatura dobbiamo essere una dittatura ancor più dittatura. Non male come prospettiva. E come la mettiamo con la deriva filo cinese del Vaticano?

Torniamo a Bergoglio e alla “mafia di San Gallo”.

Danneels era uscito di scena, ma il conclave del 2013 – scrive Colonna – “lo ha riportato al centro della politica della Chiesa, con il nuovo papa che lo ha invitato a unirsi a lui nella Loggia di San Pietro per la sua prima apparizione alla folla. Ha avuto il privilegio di intonare le preghiere della Messa inaugurale di Francesco. Più tardi il cardinale, che molti avevano considerato “in disgrazia”, è stato invitato da papa Francesco, godendo così di uno speciale favore papale, a partecipare ad entrambi i Sinodi sulla Famiglia dove ha assunto una ruolo importante. Danneels stesso ha descritto il suo ultimo conclave come “un’esperienza di risurrezione personale”.

La “squadra Bergoglio” ha dunque completato l’opera di San Gallo.

“Nonostante regole della più rigorosa segretezza – scrive sempre Colonna – , dopo il conclave del 2005 si è venuto a sapere che lo sconosciuto gesuita di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, era arrivato secondo nelle votazioni. Il gruppo di San Gallo era presente quasi al completo e aveva lavorato sodo per il suo candidato. E il suo sostegno aveva avuto il suo peso”.

L’esergo del testo “Il Papa dittatore, di Marcantonio Colonna” è una citazione di Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”.

Ai tempi di Peron, Bergoglio era uno dei suoi seguaci, ma il suo legame era con l’ala destra del Peronismo. “Nel 1971 – scrive Colonna – è stato nominato Maestro dei Novizi della provincia argentina e ha saputo coniugare questo incarico al sostegno della Guardia de Hierro (Guardia di Ferro), che a quel tempo era impegnata per il ritorno di Perón dall’esilio. Austen Ivereigh descrive questo coinvolgimento eufemisticamente come “sostegno spirituale” al movimento; esso era in realtà molto di più ed è rivelante degli interessi politici che dovevano distinguere Bergoglio per tutta la sua vita. Per tutte le norme, era un modo insolito per un maestro dei novizi di un ordine religioso di trascorrere il suo tempo libero”.

Resta il fatto che la Guardia de Hierro argentina si ispira all’omonimo gruppo rumeno. La Guardia di Ferro (in romeno Garda de Fier) è infatti la denominazione data da Corneliu Zelea Codreanu alla branca armata del movimento da lui fondato negli anni Trenta del XX secolo.

Dal 1965 ql 1981 il Generale dei Gesuiti è stato lo spagnolo Pedro Arrupe, il quale ha impresso alla Compagnia una svolta a sinistra, verso la teologia della liberazione.

Svolta che ha coinvolto la Università del Salvador e che ha visto contrario il peronista Bergoglio, il quale, ci dice Colonna, l’ha consegnata ad alcuni suoi compagni della Guardia di Ferro peronista.

Diventa, pertanto difficile capire come Bergoglio si sia poi orientato a sinistra, se non entrando nella logica argentina del peronismo.

Scrive in proposito Sir Henry Sire, alias Marcantonio Colonna: “Si narra la storia che Perón, nei suoi giorni di gloria, un giorno abbia proposto a un nipote di iniziarlo ai misteri della politica. Dapprima ha portato con sé il giovane quando ha ricevuto una delegazione di comunisti; dopo aver ascoltato le loro idee, ha detto loro: “Avete ragione”. Il giorno dopo ha ricevuto una delegazione di fascisti e ha risposto di nuovo alle loro argomentazioni: “Avete ragione”.

Poi ha chiesto a suo nipote cosa pensasse e il giovane ha detto: “Hai parlato con due gruppi con opinioni diametralmente opposte e hai detto ad entrambi che sei d’accordo con loro. Questo è completamente inaccettabile”. Perón ha risposto: “anche tu hai ragione”. Tale aneddoto è la spiegazione del motivo per cui nessuno può sperare di capire Papa Francesco se non comprende la tradizione della politica argentina, un fenomeno al di fuori dell’esperienza del resto del mondo; la Chiesa è stata colta di sorpresa da Francesco perché non possedeva la chiave per comprenderlo: egli è la trasposizione ecclesiastica di Juan Perón. Coloro che cercano di interpretarlo in altro modo non dispongono dell’unico criterio valido”.

Va anche considerato il rapporto di Bergoglio con il fevrerismo, al quale fu introdotto da Esther Ballestrino.

Le motivazioni che spingono il Vaticano di Francesco a cercare un rapporto con la Cina sono chiaramente non dovute alla difesa dei cristiani cinesi, ma agli interessi in altre aree del mondo: l’Africa, l’America Latina e la stessa Europa. Vi sono, inoltre, motivazioni ideologiche che coinvolgono i singoli protagonisti in campo. Bergoglio, fevrerista, peronista, propugnatore della Patria Latina, ha un rapporto difficile con gli USA e di collaborazione intensa con i regimi latino americani non collaborativi con gli States. La Curia vaticana è stata riempita di prelati latino americani in posizione di potere. Potere che condividono con il vero dominus della politica, il tedesco cardinale Reinhard Marx, sostenitore della politica filo cinese della Germania, dovuta agli interessi economici di Berlino nelle terre del Dragone.

Il grande enigma della conversione di Bergoglio alla sinistra e alla parte liberale della Chiesa, e in particolare il gruppo di San Gallo, che l’ha trasformato nel suo uomo guida, trova la giustificazione nella logica peronista. Perón, come Presidente, non ha avuto alcuna esitazione a spostarsi dalla destra all’estrema sinistra, fa notare Sir Henry Sire “se la sua smania di potere lo richiedeva”.

“Nel 2005 – scrive Sir Henry Sire -, i piani del gruppo di San Gallo sembravano infranti dall’elezione di Benedetto XVI. Si pensava che Benedetto avrebbe regnato per un periodo di dieci o addirittura quindici anni, e sarebbe stato un periodo troppo lungo per le persone interessate per poterne beneficiare. L’abdicazione del febbraio 2013 è arrivata appena in tempo per rilanciare il programma del gruppo di San Gallo. Il Cardinale Martini era morto l’anno precedente, ma Danneels e Kasper erano ancora abbastanza giovani per poter evitare l’esclusione dai conclavi papali che per i cardinali arriva all’età di ottanta anni, un limite che entrambi avrebbero raggiunto più tardi nel corso dell’anno. Specialmente Bergoglio, all’età di 76 anni, rimaneva papabile; il prolungamento del suo mandato da parte di Papa Benedetto significava che egli era ancora in carica come arcivescovo di Buenos Aires e quindi era un capo della gerarchia latino-americana”.

E qui facciamo i conti con i tempi e con la necessità di tenere un conclave in tempo utile per far votare i cardinali di San Gallo.

Per rimanere nella tempistica utile non si poteva aspettare la morte di Benedetto XVI e così lo si è invitato, per usare un eufemismo, alle dimissioni.

Si arriva, dunque, alla rinuncia del Papa teologo, inviso alla “mafia” di San Gallo.

Sir Henry Sire cita le pressanti “circostanze che l’avevano causata: la piaga continua delle finanze vaticane, che per anni aveva resistito ad ogni sforzo di essere sanata; lo scandalo “Vatileaks” del 2012, quando il maggiordomo del Papa aveva rivelato documenti segreti proprio per mostrare quanto Benedetto XVI fosse impotente nel controllare il caos intorno a lui; e infine il rapporto privato che è circolato nel dicembre 2012, il quale rivelava una tale corruzione morale nella Curia che si pensava fosse la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso nel persuadere Benedetto di non essere più in grado a far fronte a una tale situazione”.

Ora i nodi vengono al pettine e come diceva Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”.

Le linee seguite dal Vaticano sono sempre più leggibili e sono sempre più evidenti i legami tra la linea di Bergoglio e quella del centro finanziario e dei sedicenti filantropi (Soros in primis, in quanto finanziatore di ong che si occupano di migranti).

La vicenda Casarin inoltre disastra la politica estera vaticana, ultimamente molto delegata al cardinal Zuppi, il quale è in rapporto stretto con la Comunità di Sant’Egidio (filocinese) e colpisce nell’intimo il Pd, perché il cardinal Zuppi è in stretti rapporti con Romano Prodi e con l’ala cattolica del Partito democratico, la cui politica sui migranti è chiaramente ispirata da quella vaticana.

E così, alla domanda di Maurizio Belpietro riguardante come sia stato possibile che si siano inquinati a tal punto i vertici vaticani la risposta la troviamo nella “mafia di San Gallo e in tutto quello che è avvenuto in questi anni.

Chiaramente la Chiesa sta passando un gran brutto momento, basti pensare ai recenti siluramenti di prelati Usa invisi a Bergoglio.

L’emergenza climatica pare stazionare sulla cupola di San Pietro.

 

[1] Alan Woodrow, Una storia di potere, Newton Compton

 

Fonte: https://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/italia/politica/15026-il-vaticano-in-linea-con-soros.html?fbclid=IwAR2IPXRvN4_O6tGm9EBtrI7ylpOcWs6vnjZ6ROHkWfacHRkOjV9sCLZSnkE

Alcuni dei motivi fondamentali per cui Ratzinger era eretico

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di Enrico Maria Radaelli

UN LIBRO CONTRO TUTTO E TUTTI
O UN LIBRO PER SALVARE TUTTO E TUTTI?

Fonte: https://enricomariaradaelli.it/emr/aureadomus/convivium/convivium_al_cuore_di_ratzinger.html

Primo: un libro contro Papa Ratzinger o un libro invece per salvare Papa Ratzinger?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica
Squarciando il velo con cui anche i Pastori della Chiesa più apparentemente fedeli alla dottrina si sono per nove anni accecati gli occhi pur di nascondersi la verità, il libro che qui si propone mostra, per la prima volta al mondo, tutta la molto gravemente erronea e articolata dottrina hegeliana insegnata fin dal 1967 all’università di Tubinga dal Professor Mons. Joseph Ratzinger, il quale, salendo, come sappiamo, i più importanti gradini del Magistero, fino al più alto, è da tutti riverito oggi come il più formidabile paladino della fede, pur non essendolo, purtroppo, affatto.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaOra, stante che de internis non iudicat prætor, nel libro si rilevano fatti oggettivi, pubblici, dati i quali, v. le pp. 357-8, con viva e tutta filiale apprensione si indica a Papa Benedetto l’unica via per salvarsi dal grave pericolo che lo attende se non sconfessa al più presto quelle sue temibili e infauste dottrine che nessuno ha mai voluto rilevare, un po’ perché il loro Autore le aveva ben nascoste in persuasivi e morbidi tappeti di concetti a prima vista innocentemente “cattolici”, un po’ perché, in realtà, tali dottrine non sono altro che il sunto più sostanziale e diretto del pensiero dominante da cinquant’anni tra i Padri Conciliari del Concilio Vaticano II e i loro odierni mille eredi, un po’ infine perché è da tempo che nella Chiesa, dopo i fatti del Vescovo Marcel Lefebvre, non c’è più un Pastore disposto a esporsi per difendere la verità contro un Magistero smaccatamente esposto nel più sciagurato Modernismo.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSecondo: un libro contro i “Ratzingeriani” o invece per salvare i “Ratzingeriani”?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSu tali basi, oggi, per la prima volta al mondo, si dimostra con la più inconfutabile e rigorosa evidenza che la Rinuncia compiuta l’11 febbraio 2013 da Benedetto XVI è una Rinuncia invalida e nulla, e lo è proprio e solo perché è stata elaborata sulle basi della dottrina erronea di stampo hegeliano di cui si è detto, una dottrina che tutti i Cardinali e i Vescovi della Chiesa hanno accettato supinamente da cinquant’anni, tranne due: Mons. René Henry Gracida e Mons. Jan Pawel Lenga, il primo dei quali ha anche voluto redigere l’importante Prefazione posta ora in capo al libro.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSe però i Pastori ora fedifraghi riconosceranno finalmente che la Rinuncia è evidentemente invalida, come dimostrato con ogni evidenza alle pp. LXXVI e seguenti e poi ancora alle pp. 366-8 del libro, chi qui scrive è il primo a far rilevare che anch’essi si salverebbero dalla terribile ed eterna pena che attende non solo chi aderisce, ma anche chi non si discosta e non trafigge dottrine erronee ed ereticali pur avendo il dovere di farlo, sempre nel rispetto del principio giudiziale di cui sopra.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaTerzo: un libro contro “Francesco” o un libro invece per salvare “Francesco”? Da quanto detto discende che “Francesco” è in realtà un antipapa, sicché vale anche per lui quanto appena detto: se anch’egli riconoscerà che il Conclave che (sapendo di eleggere un antipapa: i fatti sono oggettivi) l’ha eletto il 13 marzo 2013 è invalido e nullo, anch’egli tornerà a obbedire alle Leggi di Dio, come indicato per tutto il libro, specie alle pp. 375-7, così forse salvandosi come i suoi complici modernisti dal castigo riservato a chi tradisce la Legge di Dio.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEcco qui in estrema sintesi le diciotto gravi deviazioni ereticali rilevate in Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro, insegnate da cinquant’anni dal Professor Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, nel suo Introduzione al Cristianesimo, quindici delle quali fulminate dalla Chiesa – e una persino tre volte –, dai dovuti anàtemi, e il cui insieme dà luogo alla plurieresia, mai dal suo Autore sconfessata, anzi tre volte chiaramente ribadita, che dà luogo al “RATZINGERISMO”:

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica1), la deviazione più sorgiva e iniziale: adozione del modello fideistico kierkegaard-pascaliano, per il quale è impossibile la conoscenza metafisica di Dio (v., in Al cuore di Ratzinger, i §§ 11-21);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica2), la più incisiva: sovvertimento dell’ordine delle Persone della divina Monotriade, ossia non avvertita ma attuata e sistematica inversione dell’ordine metafisico che debbono avere volontà e intelletto (la volontà, che procede, vien fatta precedere l’intelletto), così facendo della ss. Trinità un Dio arbitrario e dittatoriale come nella nozione islamica, così da perdere le Sue due più sostanziali qualità: la ragione e l’amore (per tutto il libro, specie ai §§ 65-6 e 70); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica3), la più cataclismatica: conseguente ricorso ai postulati della ragion pratica: sostituzione delle ragioni per credere con la volontà di credere. È rimpiazzata così la teoria con la praxis, che però, come si sa, non è idonea al ragionamento, ma ne costituisce anzi l’inciampo che lo devasta e annienta, ne è cioè l’errore (v. §§ 11-21); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica4), la più modernista: adozione del dubbio scettico fideista a base della conoscenza, assumendo a criterio di conoscenza proprio ciò che costituisce il più sicuro veicolo d’incertezza conoscitiva, ponendolo alla base della conoscenza insegnata dalla Chiesa, la conoscenza soprannaturale, o testimoniale, ossia per fede, sicché avviene che la fede va a reggersi proprio sull’interrogativo che la pone in dubbio (§§ 11-6); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica5), la più tragica: la convinzione che Dio resti “essenzialmente invisibile” anche e persino nella visione beatifica del Paradiso (§ 18);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica6), la più antiscientifica: l’evidente se pur non esplicito disconoscimento dell’origine divina della Bibbia, per cui sarebbe l’uomo che congettura le cose su Dio, e non Dio che con la Sua Parola insegna all’uomo ciò che l’uomo deve sapere di Lui e deve di conseguenza poi fare (§§ 64 e 69);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica7), la più atea: derubricare a fantasiosi e semipagani mitologismi le nozioni e le profezie delle Sacre Scritture riguardanti realtà invisibili come l’Inferno e il demonio o invece miracolose come la figliolanza divina e virginale di Gesù Cristo (in più punti, specialmente ai §§ 64-5); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica8), la più hegelianamente sorgiva: l’evidente ma non esplicito disconoscimento del principio di realtà, che peraltro si può riscontrare solo e unicamente nel principio di sorgiva “innascenza” di Dio Padre, e, metafisicamente parlando, in nessun altro luogo: la realtà si ha solo e unicamente perché esiste, in Dio, la Persona di Dio Padre (§§ 10 e 25);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica9), la più hegelianamente conseguente: sdoppiamento del Papato in “Papato attivo” e in “Papato passivo” nell’ambito di un “Papato sinodale”, seguendo quello chesappiamo essere il tipico, irragionevole, irrealistico e anticattolico modulo idealistico hegeliano di “tesi-antitesi-sintesi” (§ 22); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica10), la più panteistico-spinosiana: coincidere in Dio il pensare col creare, con conseguente convinzione che quindi l’essenza di Dio sarebbe coinvolta nella Sua creazione e nella storia umana (§§ 19, 42 e 63); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica11), la più assurda (ma ideologicamente necessaria al “Ratzingerismo”): connotare Dio come “Dio Libertà”, caricandolo di due aspetti trasmessi poi, per analogia, al mondo da Lui creato: inafferrabilità e imprevedibilità, come nella falsa nozione di Dio elaborata poi da Maometto, e, novecento anni dopo, da Martin Lutero, da Giovanni Calvino e dagli atei “illuministi” di tutti i secoli, compresi gli odierni (§§ 24-26); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica12), la più antitrinitaria: introdurre nell’essenza di Dio, oltre al giusto concetto di Logos, quello errato di Diá-logos, o “Colloquio”, per il quale le tre Persone “dialogano” tra loro come con l’uomo; l’antipapa “Francesco” porterà agli esiti estremi la cosa, sostenendo che « le tre Persone litigano », perché il dialogo di un “Dio Libertà” non può avere confini (§§ 55-60 e 66); ma l’essenza di Dio non ha moto: in essa c’è un solo, unico, omnicomprensivo ed eterno “Super-Pensiero”: è il Logosanatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica13), LA PIÙ GRAVE: rifiuto e conseguente annientamento della divina, ineffabile, miracolosa e santa Redenzione come ‘Sacrificio di Olocausto di Dio Figlio, in Gesù Cristo, a Dio Padre’, confermati nel 2016 – in un’intervista a Padre Jacques Servais s.j. – perché sarebbe un fatto « inaccettabile dall’uomo moderno », cioè, in realtà, dallo stesso Papa Ratzinger (§§ 39-43 e 62-5); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica14), la più riduttiva: la convinzione che la Redenzione sia “il raggiungimento, in Cristo ‘Omega’, dell’uomo perfetto” nella più classica impronta teilhardiana (§§ 44-7); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica15), la più devastante: cancellazione del peccato originale, poi del concetto di peccato come “offesa a Dio”, dell’Inferno, del diavolo, del Purgatorio, del Paradiso, nonché della separazione finale e definitiva delle “persone pie” dalle persone “empie”, perché anche tale separazione – che è la separazione definitiva e assoluta tra bene e male, – sarebbe « inaccettabile dall’uomo moderno », ossia inaccettabile sempre da Ratzinger, anche qui nascosto dietro la perifrasi di « uomo moderno » (§§ 50-3); anatemizzata;

16), la più illogica e deprimente: cancellazione dei corpi gloriosi dei beati in Paradiso, compresi i corpi gloriosissimi di Gesù Cristo e della Beatissima Vergine (§§ 50-1); anatemizzata;

17), la più ripugnante: la convinzione che « la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano », con tutte le molteplici, gravissime ed estremamente ereticali conseguenze che tutto ciò comporta (§ 71); anatemizzata; e ben tre volte;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica18), la più ecumenista: l’opinione che l’inconsutile tunica della Chiesa, per le scissioni causate dalle disobbedienze e dalle ribellioni degli eretici, sia oggi « frazionata in molteplici chiese » (§ 72); anatemizzata.

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I CINQUE ARTICOLI
SCRITTI A SUSSIDIO DEL LIBRO.

4 articoli a integrazione del libro Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo.

A sussidio integrativo del libro
Al cuore di Ratzinger, al cuore del mondo
,
l’autore propone 5 articoli
al fine di inquadrare, da un punto di vista
strettamente e responsabilmente cattolico,
la gravità della questione in essere
dalle sue tragiche, eppure certamente
ancora risanabili, origini.

Acquistabili in versione cartacea
(pp. 178, €25) con o senza il libro
scrivendo una E-MAIL all’Autore.

1 ~ L’eresia – la grave eresia – del “Ratzingerismo”: Scegli: Ratzingeriano o Cattolico?

2 ~ Per la dimostrazione della correttezza dell’analisi: Il “Ratzingerismo”. Sfumature o reticenze? Cinque casi esemplari.

3 ~ A integrazione dell’analisi della devianza del “Ratzingerismo”: Qualcuno nella Chiesa si è accorto che nell’Enciclica Spe salvi Papa Ratzinger ha cancellato l’Inferno? (E non solo.)

4 ~ Come il “Ratzingerismo” cancella il parto virginale del Figlio di Dio:Amare Ratzinger: io lo salvo. Voi lo “uccidete”. Non fatelo. Ma anzi: salviamolo tutti insieme.

5 ~ In margine agli “Appunti” del Cardinale Joseph Ratzinger: La sorgente spiega alla foce come mai l’acqua del fiume è avvelenata.

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Dove Gesù dice Bianco, Ratzinger dice Nero

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Riportiamo qui questo articolo pubblicato dal blog “Chiesa e post Concilio” il 26/02/2018 perché ci sembra di vivere l’epoca della confusione dottrinale e l’identificazione nelle sciocchezze di alcuni falsi pastori, che si spacciano per conservatori o tradizionalisti, ma che sono o sette di bastian contrari trombati da Bergoglio o personaggi funzionali al sistema di potere che occupa i Sacri Palazzi dal Concilio Vaticano II (1962 – 1965) per contenere entro i loro recinti il legittimo dissenso di fedeli disorientati. Specifichiamo che non c’è assonanza né vicinanza tra le posizioni del succitato sito e viceversa. Dissenso che andrebbe, altresì, sorretto da una buona preparazione dottrinale e teologica, che, però, forse non a caso, è deficitaria o assente. Questo contributo del Prof. Radaelli, discepolo del Prof. Romano Amerio, è autorevole e competente. Ovviamente vi sono molti altri aspetti concretizzatisi durante l’occupazione del Soglio da parte di Ratzinger, come ad esempio le visite amichevoli nei templi delle false religioni (Moschea di Istanbul, scalzo, in preghiera con l’imam per l’unico Dio (sic!), visita alla Sinagoga di Roma nel solco di Wojtyla, tra baci e abbracci coi rabbini, Cortile dei Gentili, in cui atei, agnostici e anticlericali di ogni risma avevano un liberale diritto di parola, visita alle chiese protestanti, riabilitazione di Lutero, abrogazione del Limbo, massima collegialità, l’incontro demonolatrico denominato Assisi III, la parificazione del rito di Montini con la Messa Cattolica di San Pio V e sua sottomissione in nome dell’inesistente ermeneutica della continuità di un’unica Fede, che è falsa e bestemmia, l’ invenzione del “papato emerito” che ha scandalizzato nelle modalità e nella sostanza ma indebolito l’immagine del Primato di Pietro, ecc. ecc.). Ratzinger non è mai stato Papa perché modernista, aderente al Conciliabolo Vaticano II e mente di tutte le riforme ereticali del post-conciliabolo. La sua elezione era invalida perché fatta da altri modernisti (“ipso facto et sine ulla declaratione” decaduti da ogni Autorità nella Chiesa ex can. 188,4 del CDC 1917 per eresia manifesta) così come tutti i suoi predecessori fino a Roncalli. Una crisi senza precedenti, figlia di un castigo per l’umanità incredula e peccatrice, che Dio risolverà quando e come riterrà opportuno. (Il Circolo Christus Rex)

di Enrico Maria Radaelli

1. PREMESSA. DIO (IN SAN PAOLO, GAL 1,8) STABILISCE:
SOLO CIÒ CHE VIENE DA DIO È “SPIRITO”.
TUTTO CIÒ CHE INVECE VIENE DALL’UOMO È “CARNE”.
Tutti noi conosciamo le parole con cui san Paolo mette in guardia gli errabondi cristiani della Galizia (i celebri Gàlati) dall’accogliere una dottrina diversa da quella da lui insegnata: « Se anche noi stessi, o un Angelo del Cielo, venisse ad annunciarvi un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato noi, sia egli anàtema » (Gal 1,8).

Con queste parole l’Apostolo stabilisce un principio potente, diciamo anche il principio dei princìpila Parola divina è da più del parlante umano che la proferisce, fosse pure esso – come nel suo iperbolico paradosso l’Apostolo chiama il più venerabile annunciatore che gli uomini possano aspettarsi – « un Angelo del Cielo »: la Parola divina non può essere cambiata da nessuno: essa è quella che è e tale deve a ogni costo e assolutamente restare e permanere in eterno.
Per san Paolo, ossia per Dio attraverso san Paolo, il Logos, il Verbo rivelato nel Vangelo, va annunciato. Poi non importa chi lo annuncia, ma solo e unicamente la perfetta fedeltà dell’annunciatore al messaggio annunciato: la verità è il primum, poi è l’unicum, e infine è il supremum. Il resto è nulla.
Che è a dire, come si esprime l’Apostolo: solo ciò che viene da Dio è “Spirito”. Ciò che viene dall’uomo è solo “carne”.
Questo principio è potente. E imprescindibile: è il perno solo in base al quale l’Apostolo potrà apostrofare Cefa, Pietro, il suo Superiore, senza contravvenire all’obbedienza e al rispetto dovutigli. Infatti, con i due paradossi più estremi che si possano concepire: « se anche noi stessi » e « o un Angelo del Cielo », egli afferma che non c’è annunciatore che tenga: la Parola divina è una e una sola: quella annunciata da Gesù Cristo, e, a partire da Lui, dai santi Apostoli.
Dunque, per stare a noi, non è importante per un fedele essere “papalino” o non “papalino”, per usare una parola di recente utilizzata da un riverito cardinale da poco scomparso, ma essere cristiano o non cristiano, perché, anche se la Parola di Dio fosse oggi, per assurdo, annunciata da « un Angelo del Cielo », cioè da qualcuno che potrebbe magari anche sembrare un angelo, come di certo lo sembra, p. es., una personalità molto e da tutti apprezzata, amata, venerata per la sua mitezza e bontà, ma tale Parola venisse però annunciata da tale pur amabilissima persona diversamente da quella che è, ossia deviata da qualche cambiamento, ebbene: « egli sia anàtema », ossia venga respinta, venga rigettata, sia quella parola, sia chi la propaga (se pur respinte e rigettate, l’una e l’altro, con somma carità e massima giustizia, naturalmente, come peraltro esorta a fare lo stesso Apostolo in altri testi), perché quella tal parola, in ogni caso in qualche modo variata, non essendo più la Parola divina, ma un’altra purchessia, non salva più nessuno, non serve più a nulla, anzi danna irrimediabilmente: e danna sia chi l’ascolta, sia, e ancor più, chi l’annuncia, perché anche a quest’ultimo non bastano mitezza, bontà, dolcezza e ogni altra virtù, poiché, come dice sant’Ignazio d’Antiochia agli Efesini, « la fede è il principio, la carità il fine », ossia, come spiega san Bonaventura nel Breviloquio, « è per mezzo della fede che Cristo abita nei nostri cuori », ma una fede mal riposta, ossia riposta nella parola sbagliata, non è più riposta in Cristo, e la carità che ne discende non è più la carità di Cristo, divina, ma una semplice carità umana.
Fra poco vedremo poi le conseguenze di tutto ciò fino in fondo. In ogni caso, ora si è ben visto il motivo per cui l’Apostolo è così veemente. E se l’Apostolo fosse presente ora, se fosse presente nella Chiesa di oggi, probabilmente lo sarebbe dieci volte di più.

 

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Detto ciò, qui si vogliono offrire ora almeno cinque dei numerosi esempi di totale inconciliabilità, da una parte, degli insegnamenti dati da Sacre Scritture e Dogmi della Chiesa, dall’altra, degli insegnamenti di Joseph Ratzinger, esposti in un suo celebre libro del 1968, quand’era professore di Teologia a Tubinga e ancor oggi vero e unico paradigma del suo pensiero, Introduzione al cristianesimo, venduto da cinquant’anni in tutto il mondo, mai smentito, anzi confermato nel 2000 da un nuovo Saggio introduttivo vergato dal suo stesso Autore, all’epoca Prefetto della sacra Congregazione per la dottrina della fede, e, nella sua linea dorsale, ancora la lui ribadito in un’intervista pubblicata su L’Osservatore Romano il 17-3-16, dunque solo due anni fa, persino dopo tre anni dalla sua Rinuncia al Papato. Libro dunque ancora attualissimo.
Esso costituisce l’oggetto dell’analisi del mio Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondopro manuscripto, Aurea Domus, Milano novembre 2017, pp. 370, disponibile nelle librerie Àncora (Milano e Roma), Coletti (Roma), Hoepli (Milano), Leoniana (Roma), oltre che sul sito Aurea Domus.
Si vuole altresì rassicurare il lettore della più ampia contestualizzazione, in questo mio lavoro, delle citazioni del pensiero ratzingeriano, così da poter garantire allo studioso il più largo aiuto per afferrare, di quelle pagine, oltretutto, il loro non sempre limpido ma piuttosto implesso significato.
Si ritiene urgente la massima diffusione di Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, affinché sia evidente che il sottoscritto, potendo cominciare a lavorarvi solo dal settembre del 2015, ha fatto di tutto per arrivare in tempo a tentare – quantomeno a tentare – di convincere l’esimio e mite Autore di Introduzione al cristianesimo della necessità di riflettere su tutti quei suoi molto pericolosi assunti prima che sia troppo tardi.
In questo mio lavoro ho però anche voluto proporre quattro paragrafi (76-79) in cui espongo all’apprezzamento del lettore anche cinque pregevoli pensieri dell’esimio Teologo, la cui presenza, pur nell’oceano delle più biasimevoli dottrine fuori strada, permette di capire quanto la mia disamina su quel suo scritto sia scevra da ogni apriorismo personale, ma dettata, come si diceva all’inizio, solo dalla divina e a tutti superiore Norma normans del Logos.

Questi i cinque esempi.

2. PRIMO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O Ia INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.

Nel 2005, salito da poco al papato col nome di Benedetto XVI, colui che era stato il Professor Joseph Ratzinger insegnava che quella di Dio « rimane l’ipotesi migliore, benché sia un’ipotesi » (Joseph Ratzinger, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli, Siena 2005, p. 123).
Ma dire che Dio è « l’ipotesi migliore » significa comunque fondare la fede in Dio – credere Deum – su un’ipotesi, se pur la migliore, ossia su un dubbio, il che però significa fondare la fede su un atto umano: è l’uomo che ipotizza l’esistenza di Dio, è l’uomo che, nella sua mente, “produce Dio”.
Ma la fede è una conoscenza per testimonianza, e la testimonianza è quella del Cristo, che dice, proclama e afferma: « Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato » (Gv 1,18), e infatti san Bonaventura – contro il futuro storicismo –, ancora nel Breviloquio, afferma: « L’origine della Sacra Scrittura non è frutto di ricerca umana, ma di rivelazione divina ». Sicché è Dio che si muove per primo verso l’uomo, e non l’uomo verso Dio.
E dato che san Paolo con i Galàti è andato fino in fondo, questo è il momento per andare fino in fondo anche noi.
Dice l’Apostolo: « Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito, o per aver creduto alla predicazione? » (Gal 3,2). E precisa, affondando il coltello fino all’elsa, senza alcun riguardo: « Siete così privi di intelligenza che, dopo aver cominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? » (Gal 3,3), ossia: Siete così privi di luce spirituale che, dopo aver accolto la mia Parola spirituale, e spirituale perché fondata sulla Rivelazione di Dio compiuta dal Figlio, ora volete basare la vostra ragione per credere sulla base di una tutta umana ‘carne’, ossia sulle opere umane?”
San Paolo chiama ‘carne’, nei Galàti, ciò che essi elaborano a partire dalle opere della Legge, e chiama ‘Spirito’ la Grazia della terza Persona della ss. Trinità che discende nei cuori se essi credono alla Rivelazione data loro da Gesù Cristo e dai suoi Apostoli.
Analogamente, oggi san Paolo chiamerebbe ‘carne’ ‘l’ipotesi Dio’, il percorso compiuto dall’uomo Joseph Ratzinger col metodo storicistico per individuare l’esistenza di Dio.
Nell’uno e nell’altro caso ‘carne’ è infatti tutto ciò che origina dall’uomo. ‘Spirito’ invece è ciò che viene da Dio. Uomo e Dio sono nettamente e irriducibilmente divisi. E la fede – virtù squisitamente soprannaturale, non c’è alcun dubbio – viene da Dio e solo da Dio. Se invece viene dall’uomo non è fede, è ragionamento, è un sillogismo qualsiasi: è carne.
Si noti che questo pensiero ipotetico drammaticamente errante anche del più recente Ratzinger, che conferma come si debba cercare di correggerne il fideismo di fondo, lo si è potuto raccogliere proprio da chi credeva, con l’improvvida citazione di quelle sue parole, di difenderlo dal mio dire (v. http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/01/04/joseph-ratzinger-teologo-non-modernista-ma-moderno).
Nelle prime settantatre pagine del suo libro il Professor Ratzinger, ben trentadue anni prima, aveva già steso il concetto fondante della sua fede “ipotetica”, e l’aveva steso con plurime e sempre molto drammatiche espressioni, di cui qui si riportano solo le tre più esemplari e struggenti: « …il credente può vivere la sua fede unicamente e sempre librandosi sull’oceano del nulla, della tentazione e del dubbiotrovandosi assegnato il mare dell’incertezza come unico luogo possibile della sua fede,… » (Introduzione al cristianesimo, p. 37);
« È la struttura fondamentale del destino umano poter trovare la dimensione definitiva dell’esistenza unicamente in questa interminabile rivalità fra dubbio e fede, fra tentazione e certezza » (Introduzione al cristianesimo, p. 39);
« Il credente sperimenterà sempre l’oscura tenebra in cui lo avvolge la contraddizione dell’incredulità, incatenandolo come in una tetra prigione da cui non è possibile evadere,… » (Introduzione al cristianesimo, p. 73).
Ma Gesù, a proposito di certezza e solidità della fede, ci dice: « …e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli » (Lc 22,32); « Io sono la via, la verità e la vita » (Gv 14,6), e: « beati quelli che pur non avendo visto crederanno » (Gv 20,29).
E san Paolo ricorda che « ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto [è manifesto agli uomini]; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa » (Rm 1,19-22).
Conclusione: « Senza la fede è impossibile piacere a Dio » (Eb 11,6). Su tali inerranti Scritture la Chiesa dogmatizza (con affermazione cui è dovuta obbedienza de fide): « Dio, principio e fine di ogni cosa, può essere conosciuto con certezza mediante la luce naturale della ragione umana a partire dalle cose create » (Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, cap. 2, Denz 3004).
Bisogna qui aprire una parentesi di ordine generale che ci permette di notare come il postulato iniziale generalissimo del Professor Ratzinger, secondo cui: « …il credente può vivere la sua fede unicamente e sempre librandosi sull’oceano del nulla, della tentazione e del dubbio », nullifica tutto il libro nonché se stesso medesimo, in quanto circolarmente contradditorio. Se infatti, per principio, tutto è incerto, allora sarà incerto, per principio, anche il postulato medesimo, che quindi potrebbe essere falso, e saranno comunque incerte, forse false, per principio, tutte le proposizioni del libro e, allora, a che pro non solo scriverlo, ma anche leggerlo? (v., in Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, i §§ 11-21 sul dubbio socratico, giusto, e su quello scettico, da rigettare, pp. 51-82).

3. SECONDO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O IIa INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.

In un’intervista del 2016 a Jacques Servais s.j., pubblicata sull’Osservatore Romano, l’augusto Teologo, già Papa, tornato cardinale pur ricusandone la qualifica, riconfermava la dorsale del suo pensiero ribadendo la convinzione che la Redenzione come ‘riparazione dell’« offesa infinita fatta a Dio »’ è solo una dottrina medievale, dovuta, secondo lui, unicamente a un vescovo, peraltro santo, il vescovo Anselmo d’Aosta, la cui « ferrea logica » resta « difficilmente accettabile dall’uomo moderno », così mantenendo inalterato il pensiero formulato cinquant’anni prima in Introduzione al cristianesimo, per il quale essa « ci appare come un crudele meccanismo per noi sempre più inaccettabile » (Introduzione al cristianesimo, p. 221).
Ma Gesù stesso parla di “ira di Dio”: « Chi rifiuta di credere nel Figlio – dice, riferendosi a Sé – non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui » (Gv 3,36). Quale ira? perché ira? L’ira del Creatore per il peccato della sua creatura; e san Paolo chiarisce: « Quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio » (Rm 5,10): nemici per il peccato dell’uomo, che solo la morte per Olocausto cruento di Cristo, Vittima innocente, pienamente riscatta.

Infatti: « Anche noi tutti, … eravamo per natura figli dell’ira » (Ef 2,3); “per natura” a causa del peccato originale trasfuso in noi da Adamo attraverso il seme biologico dei nostri padri.

E l’Apostolo (Dio attraverso l’Apostolo) rincara: « E voi, che già eravate estranei e nemici nella vostra mente e nelle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo di carne di Lui, per mezzo della Sua morte » (Col 1,21-2); cui si aggiunge Giovanni, l’Apostolo prediletto (ossia sempre Dio, stavolta attraverso l’Apostolo prediletto): « In questo si è manifestato l’amore di Dio verso di noi: che Dio [Padre] ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, … In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che Dio ha amato noi e ha inviato il suo Figlio per essere l’espiazione per i nostri peccati » (I Gv 4,9-10).
Su tali inerranti basi scritturali, il dogma ordina (Concilio di Trento, Denz 1743 e 1753) che la Chiesa professi la dottrina della Redenzione come Olocausto di Cristo al Padre, e in Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo (§§ 40-3, pp. 155-72) è percorsa tutta la storia del dogma in proposito, che esige che sia obbedito, accettato, creduto e liturgicamente sempre celebrato proprio ciò che il Professor Ratzinger da sempre rigetta (e che oggi la Chiesa più non celebra).

4. IL TERZO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O IIIa INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.

Il Professor Ratzinger afferma: « Dio è e sarà sempre per l’uomo l’essenzialmente Invisibile … Dio è essenzialmente invisibile » (Introduzione al cristianesimo, p. 42); e ancora: « nell’Antico Testamento questa affermazione – che “Dio non compare né mai comparirà all’uomo” – assume valore di principioDio non è soltanto colui che è ora effettivamente fuori del nostro campo visivo …; no, egli è invece colui che ne sta fuori per essenza [marcatura dell’Autore], indipendentemente da tutti i possibili e pensabili allargamenti del nostro campo visivo » (Introduzione al cristianesimo, pp. 42-3).
Ma il Cristo di Sé dice: « Chi vede me vede Colui che mi ha inviato » (Gv 12,45); « Chi vede me vede il Padre » (Gv 14,9); e l’Apostolo prediletto afferma (ossia, come sempre, Dio in lui): « [Dio] lo vedremo così come Egli è » (I Gv 3,2).
E san Paolo precisa: « Egli [il Cristo] è immagine del Dio invisibile » (II Cor 4,4, oltre che Col 1,15), e ancora: « Egli [il Cristo] è lo specchio della gloria di Dio e l’impronta della sua sostanza » (Ebr 1,3), il che significa che Dio Padre è perfettamente visibile, e lo è appunto nel Figlio, Dio come il Padre, né più né meno, e ciò basta alla Chiesa per affermare – al contrario di ciò che insegna, p. es., oltre al Professor Ratzinger, la falsissima nozione mussulmana – la perfetta visibilità di Dio ai Beati, così chiamati appunto per il fatto che essi godono perfettamente della visione divina (vedasi, in Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, il § 18, pp. 70-4).

5. QUARTO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O IVa INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.

Il Professor Ratzinger sostiene che l’uomo, nella beatitudine del Paradiso, « vivrà nella memoria di Dio » (Introduzione al cristianesimo, p. 343), e precisa che « Paolo insegna … non la risurrezione dei corpi (Körper), bensì delle persone, e questa non nel ritorno dei ‘corpi di carne’, ossia delle strutture biologiche, che egli indica esplicitamente come impossibile » (Introduzione al cristianesimo, p. 347).
Ma i Vangeli, parlando dell’incontro tra Gesù risorto e gli Apostoli, notano invece che: « siccome stentavano a credere ed erano pieni di meraviglia, [Gesù] chiese loro: “Non avete nulla da mangiare?” Gli diedero un pezzo di pesce arrostito e un favo di miele. E dopo aver mangiato davanti a essi, prese gli avanzi e li diede a loro » (Lc 24,41-3).
Per non dire del celebre episodio di Gv 20,27: « Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani! Accosta la tua mano e mettila nel mio costato! », da cui si evince che un corpo glorioso non è per questo meno carnale, biologico, fisico, materiale, di un corpo mortale; e san Paolo, da qui, insegna: « E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi » (Rm 8,10-1).
Anche qui, sulla base di tali chiarissime e univoche risultanze poste dalle Sacre Scritture, la Chiesa così dogmatizza: « Tutti risorgeranno coi corpi di cui ora sono rivestiti » (Concilio Laterano IV, 1215, Definizione contro gli Albigesi e i Catari, Denz 801), (vedasi, in Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, i §§ 50-2, pp. 196-213, in cui l’inconciliabile opposizione tra l’insegnamento della dottrina cattolica e quello del Professor Ratzinger è evidenziata anche da plurime altre argomentazioni e scritturali e dogmatiche).

6. QUINTO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O Va INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.

Il Professor Ratzinger sostiene che « la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano » (Introduzione al cristianesimo, p. 265), infatti, a suo avviso, la figliolanza divina di Gesù « non è un processo avvenuto nel tempo, bensì nell’eternità di Dio » (Introduzione al cristianesimo, pp. 265-6).
Ma l’Evangelista (Mt 1,18-26) scrive: « Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe », ‘promessa sposa’, dice, non ‘moglie’: ‘moglie’ è colei che, col coniugio, ha perso la verginità; ‘sposa’ invece è la donna che, unita in matrimonio, non ha ancora compiuto il coniugio; « prima che andassero a vivere insieme »: l’Evangelista segnala che quanto sta per narrare precede il momento in cui la vergine Maria si accaserà con Giuseppe; « si trovò incinta per opera dello Spirito Santo », come riporta san Luca nel suo Vangelo (1,26-38), « Giuseppe, suo sposo », ‘sposo’, anche qui, e non ‘marito’, a confermare lo stato non ancora coniugale dei due nubendi, « che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di ripudiarla in segreto », ossia di non ripudiarla pubblicamente, ossia che avrebbe provveduto a Maria e al nascituro, dando loro cibo, le vesti, un tetto, ma senza coniugarsi a lei; « Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa », “di prendere con te”, dice l’angelo, con espressione casta, invece di dire “di maritarti”, per indicare a Giuseppe come egli avrebbe dovuto condurre l’unione con Maria “sua sposa”: proprio come aveva pensato lui, un “giusto”, che dunque ragiona con giustizia, secondo il cristiano discernimento degli spiriti, come dev’essere chi il Signore ha designato a proteggere la Madre del Suo Figlio e Suo Figlio stesso; « perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo », e non da un uomo, così sospendendo il passaggio degli influssi negativi dovuti al peccato originale; « … Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta: “Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio” »: si noti bene che san Matteo riconosce nella profezia la causa remota, ma non per questo meno efficace, di ciò che stava santamente avvenendo, così riconoscendo a Dio la Sua potenza: ciò che avviene ora è dovuto alla Parola di Dio data allora; in secondo, ricordando la profezia, ne sottolinea il concetto base: il concepimento del Figlio di Dio è dovuto, per parte di madre, a una miracolosa formazione di un embrione in una donna vergine che resta vergine, per cui il Profeta la chiama “Vergine” in quanto lo è per antonomasia, è “Vergine” ontologicamente; e, per parte di padre, è dovuto allo Spirito Santo, per il motivo sopra detto; poi «… Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù».
Ma tutto ciò è impugnato dal Professore Ratzinger, il quale ritiene invece erroneamente che:
– primo, « la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano »;
– secondo, che, a proposito del Vangelo ora visto e di quello di san Luca segnalato nel testo, « la formula della filiazione divina ‘fisica’ di Gesù è quanto mai infelice e ambigua », così accusando la Parola di Dio, e dunque Dio stesso, di essere, qualificandola “infelice”, una Parola inetta, e, con “ambigua”, una Parola falsa, e ciò il Teologo che un giorno sarà persino Papa, senza però purtroppo rigettare nemmeno mezza delle numerose svianti e fuorvianti dottrine insegnate, riesce a fare in un colpo solo, e, quel che è peggio, senza che nessuno se ne accorga (per entrambi i punti si veda, nel mio Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, il § 71, pp. 305-19).

7. CONCLUSIONI:
IERI I GALATI, OGGI IL CARDINALE RATZINGER, ENTRAMBI
DEVONO RESPINGERE LA “CARNE” E TORNARE ALLO “SPIRITO”.

Questi cinque esempi, specie il primo, col quale dal 1968 al 2016 l’Autore di Introduzione al cristianesimo persiste nel dubbio dell’esistenza di Dio, che per lui « rimane l’ipotesi migliore, benché sia un’ipotesi », dimostrano l’impostazione mentale scettica, storicista e fideista che le ha originate e che, mutando uno per uno tutti gli articoli del Credo, come dimostro con ogni evidenza nel mio Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, non conducono affatto alla salvezza, ossia non conducono affatto a Dio: non vi conducono né il loro Autore, né i suoi lettori, discepoli, ammiratori, così come non sarebbero stati condotti alla salvezza, all’epoca, i poco saldi Gàlati da quelle dottrine anatemizzate da san Paolo, fossero pur state annunciate loro da « un Angelo del Cielo », perché, come si è detto, entrambe le dottrine – ieri quelle dei Gàlati, oggi quelle di Ratzinger – e dunque entrambe le fedi in esse mal riposte e che comunque proprio da esse purtroppo ancora germinano, sono “carne”: elucubrazioni umane mal condotte, inferenze che, non poggiando su basi metafisiche, non possono dirsi neanche scientifiche, e che infatti poi, in quanto tali, lasciano titubanti, nel più tragico dei dubbi, chi vi si appende, il loro pur esimio Autore e i suoi miseri lettori, e non può essere che così: solo Dio può portare l’uomo a Sé, e con fede certa, salda, potente e definitiva: ferma come è ferma solo la sua Roccia.
Si spera che questi cinque esempi possano essere utili a far conoscere la mia disamina al più largo pubblico di fedeli possibile, così da metterli in guardia sulle dottrine insegnate in Introduzione, e riescano a sollecitare, come si può riscontrare nelle ultime mie pagine, a trovare presto, e con ogni prudenza, la via per convincere l’illustre Soggetto a ritenere – almeno – che quel suo libro e le dottrine contenute non siano più proponibili alla Chiesa come sue convinzioni profonde, come a suo tempo il cardinale Dal Poggetto riuscì ad avvicinarsi al letto di Papa Giovanni XXII, a parlargli, a convincerlo, così da raggiungere il santo fine di far cadere ogni pericolo che i cancelli aurei gli restassero per sempre sbarrati.

8. PERÒ POTREBBE ESSERE ANCORA JOSEPH RATZINGER,
SE SOLO LO VOLESSE, A ILLUMINARCI LA STRADA VERSO DIO:
SEGUENDO L’ORSO DI SAN CORBINIANO DI CUI RACCONTA,
E L’ANIMALE DA SOMA IN CUI SI DOVETTE TRASFORMARE.

Nel suo La mia vita. Autobiografia, Joseph Ratzinger, a proposito della resa in italiano di Salmo 72,23, che in latino suona: « Ut iumentum factus sum apud te et ego semper tecum », con finezza rileva l’insoddisfazione di sant’Agostino a tradurre semplicemente in “bestia” il latino « iumentum », perché l’espressione, a suo avviso, designerebbe più precisamente, come leggiamo a p. 157, « gli animali da tiro che vengono usati dai contadini per lavorare la terra », ed è questo: un animale da tiro, l’animale in cui si dovette in qualche modo trasformare l’orso in cui si era imbattuto il monaco san Corbiniano secondo le antiche cronache di Frisinga, la città dove il futuro Papa doveva essere ordinato vescovo, orso che aveva sbranato la cavalcatura che stava portando a Roma il santo e il suo bagaglio: per riparare al mal fatto, l’orso, comandato dal monaco, dovette prendere il posto della sua cavalcatura, così « divenendo – contro la sua volontà – animale da soma ».
Il futuro Papa nota che è proprio questa: di andare contro la propria volontà, la differenza di un uomo che si comporta come una bestia selvatica, p. es. come un orso, e un uomo che si comporta come un animale da soma, come un animale aggiogato a una razione superiore alla sua, come è superiore, fuor di metafora, la ragione divina sulla umana.

Ma tale è anche la differenza, si fa notare qui, tra quel teologo che, come un orso tutto attaccato alla terra e a ciò che proviene dalla terra, elabora una fede in Dio su basi naturalistiche, storicistiche, soggettiviste, e il teologo che invece si lascia imbrigliare da Dio, accetta di essere attaccato al suo carro, con le spranghe e le redini di una fede dovuta a una razionalità superiore, a una razionalità « caduta dal cielo » come scrive ancora il Professore di Tubinga a p. 102 di Introduzione al cristianesimo parlando della Rivelazione.

Sicché “l’orso”, ossia la ragione umana, non imbrigliata come dev’essere da quella divina, deve completare anche in lui, nell’antico Teologo, la mutazione richiesta dalla fede per farsi perfetto “animale da tiro”: abbandonarne l’origine storicista e naturalistica, e abbracciarne la discesa dal Cielo, la sorgente divina, sacrificando a ciò, in obbedienza alla Chiesa, anche la propria libertà.
E questo devono fare anche tutti i suoi lettori e ammiratori, perché solo così si compirà in tutta la Chiesa, in tutta la cristianità, oggi, la trasformazione completa dell’ “orso” di una fede ancora troppo attaccata a motivazioni “carnali”: storiciste, come erano “carnali”, nella prospettiva giudaizzante, le motivazioni di fede dei Gàlati, in una fede felicemente tutta e solo aderente allo Spirito, alla grazia, ossia la trasformazione di una fede di “carne” nella fede tutta “a carico”, come quella data da quell’ “animale da tiro” che ha messo la propria libertà tutta a servizio di Dio.

 

Paolo VI, 24 maggio 1976: “Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico”

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Partecipava concelebrante Joseph Ratzinger… (n.d.r.)

Celebriamo oggi la Patrona (insieme ai SS. Pietro e Paolo e a San Pio V) del Sodalitium Pianum, associazione fondata da monsignor Umberto Benigni nel 1909 per contrastare i nemici interni ed esterni della Chiesa, in particolare per applicare il programma antimodernista tracciato da san Pio X (programma del Sodalitium Pianum: http://www.sodalitium.biz/documenti/programma-del-sodalitium-pianum/ ).

In tale occasione il Centro Studi don Paolo de Töth intende rendere gloria alla SS. Madre di Dio, Aiuto dei Cristiani, proponendo la lettura e la riflessione di un Discorso tenuto durante un Concistoro da ‘San Paolo VI’ (per noi card. G.B. Montini) proprio il 24 maggio 1976, nel quale imponeva la ‘Nuova Messa’ e vietava conseguentemente la precedente.

Chi colpevolizza oggi Bergoglio di vietare la Messa ‘in latino’ sappia che ‘Francesco’ è in perfetta continuità ed armonia con un suo Santo predecessore e chi accusa quello accusa anche questo, accusando così un Santo Papa della Chiesa, che avrebbe promulgato una Messa cattiva, insegnato errori, imposto Riti inaccettabili, etc. E l’assurdo è che tutto questo sarebbe affermato da veri Cattolici…

Anche il semplice Sagrestano nella famosa Tosca di pucciniana memoria, affermava più volte, rimbrottando il Cavaradossi, con la sua peculiare voce da basso: “Scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi!!”, che sono tali, ovviamente, solo se canonizzati da Legittimi Successori di san Pietro, aggiungiamo noi.

Dal DISCORSO AL CONCISTORO
DEL SANTO PADRE PAOLO VI
(lunedì, 24 maggio 1976):

«…coloro che, col pretesto di una più grande fedeltà alla Chiesa e al Magistero, rifiutano sistematicamente gli insegnamenti del Concilio stesso, la sua applicazione e le riforme che ne derivano, la sua graduale applicazione a opera della Sede Apostolica e delle Conferenze Episcopali, […] si allontanano i fedeli dai legami di obbedienza alla Sede di Pietro come ai loro legittimi Vescovi; si rifiuta l’autorità di oggi, in nome di quella di ieri. E il fatto è tanto più grave, in quanto l’opposizione di cui parliamo non è soltanto incoraggiata da alcuni sacerdoti, ma capeggiata da un Vescovo, da Noi tuttavia sempre venerato, Monsignor Marcel Lefebvre.

È tanto doloroso il notarlo: ma come non vedere in tale atteggiamento – qualunque possano essere le intenzioni di queste persone – porsi fuori dell’obbedienza e della comunione con il Successore di Pietro e quindi della Chiesa? Continua a leggere

Analisi sulla situazione della Chiesa e della tradizione cattolica, oggi

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Come i nostri numerosi affezionati lettori sanno, noi del “Circolo Christus Rex-Traditio” non aderiamo alla Tesi di Cassiciacum perché siamo sedevacantisti cosiddetti simpliciter, ma ci rivolgiamo all’Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia per i Sacramenti e l’apostolato cattolico romano. (i grassetti dell’editoriale di don Ugo, che condividiamo in pieno, sono nostri)

L’EDITORIALE

di don Ugo Carandino (del 18/06/2021)

Cari lettori, il documento che trovate nella pagina precedente, la “Lettera ai fedeli”, è stato scritto vent’anni fa, quando fu inaugurata la Casa San Pio X dell’Istituto Mater Boni Consilii, che festeggia dunque il suo ventennale. 
In questi ultimi vent’anni la situazione nella Chiesa è ulteriormente peggiorata, con gravi conseguenze anche nella società, come ammonisce il Vangelo: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore? A null’altro serve che ad essere gettato via e ad essere calpestato dagli uomini”. Gli uomini del modernismo hanno calpestato Cristo e la Sua Chiesa e, malgrado il maldestro tentativo di guadagnare la simpatia del mondo (tema tanto caro a Paolo VI), è cresciuto il disprezzo generale nei confronti di questi servi infedeli. 
Sessant’anni dopo l’inizio del Concilio Vaticano II, la religione cattolica non è più presente nell’insegnamento, nei riti e nella disciplina dei modernisti, poiché essi diffondono un’altra religione o, più precisamente, l’assenza della religione stessa. In effetti sotto il loro sentimento religioso si nasconde una vera e propria forma di ateismo, l’estrema conseguenza dell’eresia modernista, come ammoniva all’inizio del ‘900 san Pio X (purtroppo inascoltato dagli opportunisti della sua epoca). Del resto se credessero davvero nella rivelazione divina, come potrebbero fare e dire quello che fanno e dicono? La loro “divinità” è nient’altro che la povera umanità sedotta dalla tentazione luciferina dell’orgoglio e della disobbedienza: “sarete come Dio”. 
Anche le persone più semplici possono constatare la perdita della fede dall’architettura delle nuove chiese: l’assenza della verità ha provocato l’assenza della bellezza (intesa secondo l’insegnamento di san Tommaso: integrità, armonia e splendore), lasciando spazio allo squallore più tetro, dove gesticolano tristi personaggi nel corso di squallide liturgie. 
Le conseguenze nell’ambito della morale sono inevitabili: se si accettano le dottrine erronee del modernismo, perché si dovrebbe rimanere cattolici in determinati comportamenti umani? I peccati che contraddicono la professione di fede sono più gravi dei vizi della carne, e senza l’aiuto della grazia sarebbe illusorio pensare di vivere cristianamente. 
La situazione sempre più grave nella Chiesa non ha risparmiato il “tradizionalismo” cattolico. Il rifiuto e il disgusto del modernismo mi spinsero nel 1983 ad entrare nel seminario della Fraternità San Pio X a Ecône – in quell’epoca riferimento quasi obbligato per chi non accettava il Concilio e la “nuova messa” – dove nel 1988 ricevetti l’ordine sacro. Fui chiamato a svolgere il ministero sacerdotale prima in Lorena e poi, per undici anni, al priorato di Spadarolo, alle porte di Rimini. Le riserve nei confronti della Fraternità non mancavano: la presenza di tanti preti e seminaristi “liberali”, la liturgia di Giovanni XXIII, le foto di Giovanni Paolo II nelle sacrestie… Ma l’entusiasmo giovanile faceva andare avanti e soffocare (colpevolmente, molto colpevolmente!) il tormento di coscienza relativo alla disobbedienza abituale a colui che si doveva riconoscere come il papa legittimo. 
Le divisioni interne alla Fraternità contribuivano a falsare la coscienza: se la “sinistra” sperava – malgrado i tanti scandali contro la fede – nell’accordo col Vaticano (prima con Giovanni Paolo II e poi con Benedetto XVI), schierarsi con la “destra” anti-accordista, quella dei “puri e duri”, sprezzante nei confronti del “papa eretico”, del “papa massone” (che però citavano ogni giorno al Canone della Messa) sembrava soddisfare l’esigenza di ortodossia. 
Entrambe le posizioni si rifacevano (e si rifanno) alla linea di Mons. Marcel Lefebvre che, col suo esasperato pragmatismo, ha sempre cercato di mantenere unite queste due tendenze all’interno della Fraternità per salvare la Fraternità stessa, che progressivamente da mezzo è diventata il fine, un fine da salvare ad ogni costo, anche a discapito della testimonianza della verità minata dai compromessi. I due schieramenti potevano (e possono) giustificare le loro posizioni e alimentare le proprie ambizioni attingendo alle dichiarazioni del fondatore, a volte dai toni più concilianti, altre volte dai toni più oltranzisti, a seconda delle circostanze. 
Come ho spiegato nella lettera, queste due posizioni – attualmente rappresentate dalla Fraternità “storica” e dai lefebvrani della cosiddetta “resistenza” nata con Mons. Williamson – erano e sono inaccettabili. Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti. Gli “accordisti” (alcuni per convinzione, altri per rassegnazione) hanno ottenuto una serie di riconoscimenti discreti (per non urtare gli “opposti estremismi” del campo modernista e di quello interno) ma reali. Con i provvedimenti del Vaticano (basta un timbro a trasformare la “Roma modernista” nella “Roma eterna”…) la scomunica è stata tolta (quindi era valida?); le confessioni hanno ottenuto la “giurisdizione” (prima erano invalide?); la facoltà per i matrimoni è stata concessa a patto che sia il parroco “conciliare” a ricevere i consensi degli sposi, col prete FSSPX che si limita a celebrare la Messa; è stata concessa la facoltà di procedere alle ordinazioni sacerdotali anche senza il permesso dell’ordinario della diocesi dove sorgono i seminari; la Fraternità può inoltre ricorrere senza problemi (e senza vergogna) ai tribunali della Roma “modernista”, pardon, “eterna”, per ridurre allo stato laicale alcuni suoi membri. 
I risultati di tutto questo? Un certo aumento di fedeli e forse di vocazioni, argomento utilizzato per rassicurare i più perplessi e illuderli di aver portato a casa solo vantaggi. In realtà negli accord le concessioni viaggiano nelle due direzioni, le mani dei modernisti hanno dato molto non senza chiedere qualcosa in cambio. Sarebbe sufficiente l’accettazione della “communicatio in sacris” per le nozze a dimostrare come sia stato imboccata la via del compromesso e della resa. 
Il modernismo è arrivato sino alle attuali aberrazioni di Bergoglio – precedute e preparate da quelle di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – eppure la Fraternità è sempre più silenziosa, per non urtare chi è stato così generoso. Le voci pubbliche di dissenso provengono sempre più “dall’interno” dello schieramento ufficiale (la “chiesa alta” rappresentata da prelati come il card. Burke e Mons. Schneider) e sempre meno dalla Fraternità. Certo, non mancano, seppur sporadiche, alcune dichiarazioni di critica, ma per chi conosce bene i meccanismi della politica, sa bene che si può essere al contempo partito di opposizione e di governo, a secondo dei contesti e degli interessi (di opposizione davanti agli irriducibili, di governo nelle stanze romane)
Questo stato di cose ha provocato notevoli dissidi interni alla Fraternità, con la partenza di decine di sacerdoti e di centinaia di fedeli (oltre agli arrivi ci sono anche le partenze), in Europa come nelle Americhe, organizzati nella cosiddetta “resistenza”. Per questa parte di lefebvriani, gli accordi col Vaticano non si devono fare (almeno per oggi, domani si vedrà, poiché si tratta pur sempre del “Santo Padre”), la “Chiesa” e il “Papa” devono convertirsi e “raggiungere la Tradizione” che è salvaguardata solamente nelle chiese lefebvriane (la chiesa intesa come edificio che richiama però le “piccole chiese” scismatiche, come ammoniva nel 2000 l’abbé Michel Simoulin). Ovviamente per i “resistenti” la Sede non è vacante e quindi non bisogna avere nulla a che fare coi “sedevacantisti”. Nella migliore delle ipotesi, la considerano una semplice opinione, per nulla vincolante. 
Paradossalmente Mons. Williamson, l’artefice della “resistenza”, negli ultimi anni si è spostato alla sinistra della Fraternità “accordista”, difendendo la validità della “messa nuova” e la partecipazione ad essa (ma non è necessario andare sino in Gran Bretagna per sentire o leggere queste enormità, che fanno rivoltare nella tomba dei sacerdoti come don Francesco Putti, sepolto a Velletri). 
Continuando ad analizzare la situazione, il peggioramento negli ultimi 20 anni, è sotto gli occhi di tutti; si vede come la mentalità lefebvriana non abbia colpito solamente il perimetro ufficiale della Fraternità (quella storica e quella della “resistenza”), ma ha contagiato l’intero “tradizionalismo”, dove ormai è assimilata la convinzione che la Sposa di Cristo sia fallibile, in quanto il magistero dei papi conterrebbe degli errori, con buona pace delle promesse di Nostro Signore. Negli ambienti dell’attuale tradizionalismo prosperano personaggi spuntati dal nulla (non è sufficiente la conversione di una persona per abilitarla a formare altre persone: non tutti sono come san Paolo) che oltre all’errore fallibilista diffondono idee (anche nei convegni organizzati dalla Fraternità ai quali sono invitate) estranee o addirittura contrarie al “buon combattimento” di un tempo, aumentando la confusione e minando i principi dei cattolici in buona fede (a volte però troppo curiosi e girovaghi). 
Vi è poi il gravissimo problema relativo alla validità dei riti delle nuove consacrazioni episcopali e delle nuove ordinazioni sacerdotali, che determina, come conseguenza inevitabile, un forte dubbio sulla validità delle celebrazioni dell’ex Ecclesia Dei e del Summorum pontificum (che fu accolto col canto del Te Deum dalla Fraternità) e dei sacramenti amministrati in quel contesto. Il gravissimo problema si pone anche per i preti diocesani che celebrano e confessano nei priorati lefebvriani senza essere stati riordinati: fa pena e rabbia pensare alle anime che, pur desiderando rimanere fedeli alla Chiesa, si ritrovano in quelle condizioni. Il ritornello lefebvriano “noi facciamo quello che la Chiesa ha sempre fatto” diventa un’insopportabile stonatura. 
Queste mie riflessioni hanno voluto ripercorrere le tappe che hanno portato alla mia decisione, alla luce dello scontro tra la verità cattolica e gli errori del Concilio. Esse probabilmente non saranno gradite a tutti i lettori, ma la verità non si può tacere (conosco dei preti che pur volendo lasciare la Fraternità cambiarono idea proprio per la paura di perdere il consenso di una parte dei fedeli). Il modernismo sa bene che il “tradizionalismo” cattolico, seppur numericamente irrisorio, rappresenta una voce da ridurre al silenzio. Dopo i lunghi anni della persecuzione aperta, durante i quali i sacerdoti e i laici fedeli alla Chiesa hanno subito ogni genere di angherie, è stata scelta la via dell’assimilazione, favorendo il passaggio da un campo all’altro: lo dimostrano la vicende di Alleanza Cattolica e dell’Ecclesia Dei, in particolare della diocesi di Campos. 
L’ultima fase a cui stiamo assistendo, inaugurata da Benedetto XVI, è quella del ‘cammuffamento’. Ratzinger, uno degli ultimi partecipanti al Concilio ancora in vita, ha agito con astuzia nei confronti dell’opposizione, sostituendo agli occhi dell’opinione pubblica i “tradizionalisti” con dei “conciliari” che sembrano tradizionalisti, come già accennato a proposito dei Burke di turno. Inoltre il trucchetto del nuovo messale, fino ad allora mai accettato dai difensori della Tradizione, che è stato presentato come il “rito ordinario” della Chiesa, e in quanto tale accettato da tanti “oppositori” pur di usufruire del “rito straordinario”, ricorda quei colpi di maestro di cui parlava Mons. Lefebvre. 
Coloro che avrebbero dovuto continuare a combattere a viso aperto gli occupanti della Sede apostolica non l’hanno fatto, proprio per quelle incongruità interne sopraelencate: quindi anche tra le file del “tradizionalismo” il sale è diventato insipido
Per tutta questa serie di motivi ringrazio la Madonna del Buon Consiglio di avermi permesso di conoscere e abbracciare pubblicamente la Tesi di Cassiciacum di Mons. Guérard des Lauriers, l’unica spiegazione corretta dell’attuale situazione della Chiesa, e di far parte dell’Istituto Mater Boni Consilii, per poter svolgere il ministero sacerdotale in tranquillità di coscienza. 
Questi vent’anni non sono stati facili, soprattutto all’inizio, e le difficoltà nello svolgere il ministero rimangono, poiché l’Istituto è una piccola opera all’interno della Chiesa, con pochi mezzi e tanti ostacoli. Tuttavia la perseveranza di tante anime che da tempo si affidano all’Istituto, la formazione di nuove famiglie e l’aumento di presenze registrato degli ultimi anni, sono un incoraggiamento a proseguire nella via stretta ma benedetta della fedeltà incondizionata alla Chiesa e al Papato, senza cercare scorciatoie basate sulla prudenza umana. 
Il 30 giugno prossimo, 20° anniversario della Casa San Pio X e del suo apostolato, all’altare del piccolo oratorio dedicato a Maria Ausiliatrice ricorderò al Memento dei vivi tutti i confratelli, i benefattori, i fedeli e gli amici, anche coloro che lo sono stati per un tratto di strada. Al Memento dei defunti pregherò per le anime di tutti coloro che anche grazie al ministero della Casa si sono presentati con l’abito nuziale al giudizio divino e per le anime dei tanti amici e conoscenti defunti. 
Che la Madonna del Buon Consiglio, san Giuseppe e san Pio X concedano il più presto possibile il trionfo della Chiesa sui nemici interni ed esterni e la restaurazione dell’unica liturgia gradita a Dio. In attesa di tutto ciò, invochiamoli per conservarci fedeli dalla parte giusta, che non può che essere quella integralmente cattolica, apostolica e romana. 
 
 

Il Papa sdoppiato

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QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Il mistero di Papa Bergoglio e del suo sdoppiamento. C’è il Bergoglio quotidiano che, come scrive il teologo dem Vito Mancuso “piccona quotidianamente la struttura tradizionale della Chiesa, piccona i pilastri della tradizione”, ed è perciò il beniamino di tutte le sinistre, atee, radicali, verdi, chic, populiste e comuniste del pianeta. È il Bergoglio che parla sempre di accoglienza dei migranti, ammicca agli islamici, dimentica i cristiani perseguitati e uccisi, appoggia progressisti e rivoluzionari, anche radical e laicisti, avversa chi non rientra nel suo orizzonte sindacale-ong-ecologista, ammicca alle unioni gay, al femminismo, al politically correct.

Ma ogni tanto, dalla porticina laterale e secondaria della Santa Sede esce un Bergoglio minore, clandestino, irriconoscibile rispetto al precedente. Quasi tutti fanno finta di non vederlo, di non sentirlo, compresi i tradizionalisti, e lui dice delle cose da Papa più che da Bergoglio. Dalle segrete del Vaticano viene fuori il Papa che condanna duramente l’aborto e paragona i medici che praticano l’aborto addirittura a sicari, ribadendo che l’aborto equivale a un omicidio. I media mettono la sordina a quel Bergoglio, fingono di non averlo ascoltato, lo citano en passant e subito si riprendono il Bergoglio quotidiano.

Ma il Papa nascosto insiste, rifà capolino e difende, forse un po’ sottovoce, la vita, la nascita e la famiglia, quella naturale e tradizionale; solidarizza con le madri argentine che manifestano nelle piazze per il diritto alla vita. Ma nei media e nella comunicazione appare solo il Bergoglio in favore delle unioni gay, allineato allo spirito del tempo, alle battaglie sui diritti civili, ai temi ambientali.

E ancora. Dalla porticina della sacrestia, con passo furtivo, spunta il Papa che difende il significato e il valore del presepe, usa parole appropriate e ormai desuete per lui, si richiama alle tradizioni cristiane, famigliari e francescane più antiche e più vere. Ma la lettera apostolica dedicata all’Admirabile signum non la cita nessuno, non ci bada nessuno; molti preti di base continuano a chiedere di non fare presepi per non ferire la sensibilità dei bambini atei o di altre religioni o di famiglie d’altro genere. E il racconto ufficiale di Bergoglio in Vaticano ci mostra il presepe degli alieni allestito in piazza San Pietro, della serie “cristiani su Marte”; un oltraggio al creato e alla tradizione francescana. “Horribilis come l’anno 2020”, nota Nicola Porro. Continua a leggere

Rav Scarpe Rosse

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Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenzaPAPA: GENNAIO 2010, BENEDETTO XVI IN SINAGOGA A ROMA
Comunicato n. 90/18 del 29 novembre 2018, San Saturnino

Rav Scarpe Rosse

Benedetto XVI: non ho scritto di “missione” agli ebrei

Il Papa emerito interviene pubblicamente su Herder Korrespondenz per contestare un articolo del teologo tedesco Michael Böhnke che criticava un suo precedente contributo su Communio

CITTÀ DEL VATICANO – Non «missione» agli ebrei ma «dialogo» con gli ebrei: Benedetto XVI torna ad affacciarsi in pubblico con una lettera – «correzione» – inviata alla rivista cattolica tedesca Herder Korrespondenz tesa a confutare un articolo di settembre con il quale il teologo di Wuppertal Michael Böhnke criticava uno scritto del Papa emerito riguardo il rapporto tra ebrei e cristiani comparso questa estate sulla rivista Communio .

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Viva San Pio X!

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Risultati immagini per San Pio X
Pur non aderendo alla Tesi di Cassiciacum, come ampiamente risaputo, il Circolo Christus Rex condivide e si riconosce nelle osservazioni di questo articolo in ogni affermazione anti-modernista
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 63/18 del 3 settembre 2018, San Pio X
Celebriamo la festa di san Pio X pubblicando l’editoriale dell’ultimo numero della rivista Sodalitium (n. 69, luglio 2018), che indica la linea dottrinale antimodernista da seguire per rimane fedeli all’insegnamento del santo pontefice.
Editoriale della rivista Sodalitium, n. 69 luglio 2018
“Lo iato tra le affermazioni dei Papi del XIX secolo e la nuova visione che inizia con la Pacem in terris è evidente e su di esso si è molto dibattuto. Esso sta anche al cuore dell’opposizione di Lefebvre e dei suoi seguaci contro il Concilio”. Non è la prima volta che Joseph Ratzinger esprime la sua opinione sull’inconciliabilità tra l’insegnamento della Chiesa (“le affermazioni dei Papi del XIX secolo”) e quello moderno (Dignitatis humanæ o – come qui – Pacem in terris): ne abbiamo già parlato a proposito del suo discorso augurale alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, su Sodalitium n. 59, pp. 41-43. Lo iato (nel senso figurato di “interruzione”, “soluzione di continuità”) è quindi “evidente”, cioè immediatamente e totalmente comprensibile.

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La Chiesa Cattolica condanna il Concilio, ovvero l’ecumenismo e le amenità dei suoi falsi Pastori

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          Benedetto XVI- Assisi 27-10-2011
 – (Copyright L’OSSERVATORE ROMANO –        Servizio Fotografico – photo@ossrom.va)

Segnalazione del Centro Studi Federici

Condanne della Chiesa all’eresia chiamata ecumenismo

Segnaliamo un ottimo lavoro di Sursum Corda, a cura di Carlo Di Piero, sul magistero della Chiesa contro l’ecumenismo.
 
 
Una, Santa, Cattolica ed Apostolica
Papa Leone XIII nella Satis Cognitum afferma: Gesù Cristo istituì nella Chiesa un “vivo, autentico e perenne magistero”, che egli stesso rafforzò col suo potere, informò dello spirito di verità e autenticò coi miracoli; e volle e comandò che i precetti della sua dottrina fossero ricevuti come suoi. Dunque ogni volta in cui questo magistero dichiara che questo o quel dogma è contenuto nel corpo della dottrina divinamente rivelata, ciascuno lo deve tenere per vero, poiché, se potesse essere falso, ne seguirebbe che Dio stesso sarebbe autore dell’errore dell’uomo, il che ripugna: “O Signore, se vi è errore, siamo stati ingannati da te” [Richardus de S. Victore, De Trin., lib. I, cap. 2]. Quindi, rimossa ogni ragione di dubitare, a chi mai sarà lecito ripudiare una sola di queste verità, senza che egli venga per questo stesso a cadere in eresia e senza che, essendo separato dalla Chiesa, rigetti in complesso tutta la dottrina cristiana? Tale è infatti la natura della fede che nulla tanto le ripugna come ammetterne un dogma e ripudiarne un altro. Infatti la Chiesa dichiara apertamente che la fede è una “virtù soprannaturale, con la quale, ispirati ed aiutati dalla grazia di Dio, crediamo che sono vere le cose da lui rivelate, non già per l’intrinseca verità delle medesime conosciuta con il lume naturale della ragione, ma per l’autorità dello stesso Dio rivelante, che non può ingannare né essere ingannato” [Conc. Vat., sess. III, cap. 3]. Se dunque si conosce che una verità è stata rivelata da Dio, e tuttavia non si crede, ne consegue che nulla affatto si crede per fede divina. Infatti quanto Giacomo Apostolo sentenzia a proposito del delitto in materia di costumi, deve affermarsi circa un’opinione erronea in materia di fede: “Chiunque avrà mancato in un punto solo, si è reso colpevole di tutti”. Anzi, a più forte ragione deve dirsi di questa che di quello. Infatti, meno propriamente si dice violata tutta la legge da colui che la trasgredì in una cosa sola, non potendosi vedere in lui, se non interpretandone la volontà, un disprezzo della maestà di Dio legislatore. Invece colui che, anche in un punto solo, dissente dalle verità rivelate, ha perduto del tutto la fede, in quanto ricusa di venerare Dio come somma verità e proprio motivo di fede; perciò Agostino dice: “In molte cose concordano con me, in alcune poche no; ma per quelle poche cose in cui non convengono con me, a nulla giovano loro le molte in cui convengono con me”[S. Augustinus, In Psal. LIV, n. 19]. E con ragione; perché coloro che prendono della dottrina cristiana quello che a loro piace, si basano non sulla fede, ma sul proprio giudizio: e non “riconducendo tutto il proprio intelletto all’obbedienza a Cristo”(1Cor 10,5), obbediscono più propriamente a loro stessi che a Dio. “Voi, diceva Agostino, che nel Vangelo credete quello che volete, e non credete quello che non volete, credete a voi stessi piuttosto che al Vangelo” [S. Augustinus, lib. XVII, Contra Faustum Manichaeum, cap. 3]. Fine della citazione.

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