Dante di destra? È la pena del contrappasso

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di Marcello Veneziani

Ora che avete finito di sganasciarvi dalle risate di scherno e di superiorità per la boutade del ministro dei beni culturali, Gennaro Sangiuliano su Dante Alighieri fondatore del pensiero di destra, proviamo a dire qualcosa di serio.

Si può condividere in pieno, in parte o per niente la sua provocazione, come lui stesso l’ha definita, ma alla fine si è trattato di una ritorsione, ovvero Sangiuliano ha applicato in senso contrario una pratica assai diffusa, soprattutto a sinistra. Anzi, per usare una categoria dantesca, ha usato la pena del “contrappasso”.

Dunque, come si esprime il monopolio ideologico della sinistra sulla cultura quando affronta temi, opere e autori del passato? Lo schema prevalente è il riduzionismo, ovvero tutto viene riportato al presente. Parlano di Gesù Cristo come del primo rivoluzionario della storia, difensore degli ultimi. Parlano di Enea come del primo migrante e profugo di guerra, sbarcato clandestinamente. Parlano delle lotte tra patrizi e plebei come un esempio di lotta di classe. Parlano del tumulto dei ciompi come il debutto della Cgil nel medioevo… Parlano di san Francesco come un profeta dell’uguaglianza, un difensore dei poveri e un nemico delle gerarchie, e gli affiancano per rispettare le quote e la parità dei sessi, Santa Chiara, come se fosse una femminista ante litteram. Non c’è opera lirica o dramma teatrale che oggi non venga rappresentato con l’allusione all’oggi, travestito nel presente, su tematiche del politically correct di oggi: i migranti, i transgender, l’antifascismo. Ci sono nazisti pure nella tragedia greca. E nella lotta politica, nel 1948, i socialcomunisti trascinarono perfino Garibaldi come simbolo del Fronte popolare, loro che erano stalinisti e lui che difendeva al patria e la libertà.

Tutto viene ridotto al presente, o nei più colti diventa una metafora allusiva del presente. Dal ’68 in poi, a scuola e ovunque, per misurare il valore e la grandezza di un autore si pesa la sua attualità: ricordo menate indecorose proprio su Dante per tirarlo nell’attualità o per dannarlo col metro dell’inattualità. Dire che Dante sia il fondatore del pensiero di destra è l’applicazione coerente, e forse inconsapevole, di quello schema ideologico retroattivo.

Mi pare perfino ovvio obiettare che destra e sinistra sono categorie moderne, mentre Dante è in tutto medievale e i classici vanno preservati i dagli usi e gli abusi di chi li costringe nel letto di Procuste del presente. Ma se serve a denunciare l’immiserimento dei grandi nelle gabbiette del nostro tempo, allora il paragone è utile, anzi didattico. E poi, se è sbagliato abbassare il Sommo Poeta al nostro oggi, è invece lodevole tentare di innalzare la bassezza dell’oggi a una dignità superiore. Dopo tante ricerche affannose e ridicole dei pantheon d’autori, per rivendicare, dantescamente, “chi fuor li maggior tui” ovvero chi sono i padri nobiii a cui riferirsi, partire da Dante significa perlomeno guardare in alto. E liberare il pensiero di destra dal tentativo altrui di ricacciare le sue radici nel fascismo. Chi ama la tradizione viene da più lontano.

Mi sono occupato a lungo del pensiero di destra e a Dante ho dedicato vari scritti e un libro. Mai ho sostenuto che Dante fosse il padre della destra, l’ho definito “nostro padre” riferendomi a noi italiani. Per dirla in breve, in un suo intervento sul Corriere della sera, Sangiuliano citava dal mio libro questo passo: “La fonte principale, più alta e vera della nostra identità è Dante Alighieri. A lui dobbiamo la lingua, il racconto, la matrice, la visione. L’Italia intesa più che nazione, come civiltà”. La nostra identità, intendevo, di noi italiani.

Dante è trascinato nell’attualità da almeno due secoli. Anzi, la riscoperta di Dante la dobbiamo proprio all’uso di Dante nella vicenda risorgimentale. Dopo l’uso che ne fece il Risorgimento, Dante fu usato per dare un fondamento all’Italia unita, col pullulare di monumenti e toponimi danteschi e la nascita della società Dante Alighieri. Il fascismo fece largo uso della “vision de l’Alighieri”, come cantava Giovinezza nella versione fascista. Lo faceva avvalendosi di letture carducciane e dannunziane, dei saggi di Giovanni Gentile e di altri eminenti studiosi, che non trascinavano Dante nell’attualità ma elevavano il momento storico e l’idea fascista al rango dell’ispirazione dantesca. E Dante si prestava ai fascisti, ai carducciani, ai risorgimentali? Lui no, naturalmente, ma ciò che aveva detto e fatto poteva prestarsi a quella lettura, nel nome dell’amor patrio e della civiltà, della nostalgia del sacro romano impero, della passione per la romanità e per la fierezza, per l’avversione ai mercanti e all’usura, alla “gente nova e i subiti guadagni che orgoglio e dismisura han generato”. Per questo, citavo nel mio libro, Sanguineti lo reputò un reazionario e Umberto Eco lo definì “un intellettuale di destra”, sottolineando che predicava il ritorno all’Impero mentre fiorivano i liberi comuni. E Giorgio Almirante, appassionato di Dante, lo citava sempre in parlamento e nei comizi, a memoria, e a lui si richiamava più che a ogni altro autore o pensatore.

Dunque? Dante è universale e universale resta. Dante è eterno e non è di questo o di quel tempo. Dante è grandissimo poeta, ma anche pensatore e scrittore civile, e pur vivendo e scontando le sue passioni politiche, fino alla faziosità più sanguigna, non si può ridurre a questa o a quella fazione attuale. Però ora capite meglio che succede quando si piega la storia e la letteratura al nostro oggi. Perciò non atteggiatevi a superiori, voi danteggiatori di sinistra, perché ogni giorno tacete sulla forzata attualizzazione di storie e autori.

Quanto a Dante, non s’è crucciato, vede le cose da lontano e dall’alto per indignarsi. Ne ha passate troppe nei secoli per arrabbiarsi di un’innocua richiesta di affiliazione. I grandi autori sono come fontane aperte ai viandanti, notava Nietzsche ne la Gaia Scienza, ciascuno si abbevera come vuole, “i ragazzi la sporcano coi propri pastrocchi” e altri passanti la intorbidano, gettandovi la loro attualità; ma noi siamo profondi e “diventiamo di nuovo limpidi”.

La Verità – 18 gennaio 2023

Fonte: https://www.marcelloveneziani.com/articoli/dante-di-destra-e-la-pena-del-contrappasso/

La figura di San Francesco tratteggiata da Piero Bargellini

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Segnalazione del Centro Studi Federici

SAN FRANCESCO D’ASSISI, Confessore, 1182-1226 
 
Chi non conosce il « poverello d’Assisi », il « giullare di Dio », lo sposo di « Madonna povertà », l’« alter Christus », il lodatore di Dio per mezzo delle sue creature, l’attore dei Fioretti? Stamane, per celebrarne la festa, converrebbe recitare soltanto il suo Cantico, il Cantico ch’egli chiamò di Frate Sole, e che è più conosciuto col nome di Cantico delle Creature.
 
« Altissimo omnipotente bon Signore – tue son le laude, la gloria e l’onore – et onne benedictione : – Ad te solo, Altissimo, se konfanno – et nullo homo ene digno – te mentovare.
 
« Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature – specialmente messer lo frate sole – lo quale iorna et illumina noi per lui; et ellu è bellu e radiante – cum grande splendore: – de te, Altissimo, porta significatione.
 
« Laudato sie, mi’ Signore, per sora luna e le stelle; – in cielo l’hai formate clarite – et pretiose et belle. – Laudato sie mi’ Signore per frate vento – e per aere et nubilo et sereno et onne tempo, – per lo quale alle tue creature dai sostentamento. – Laudato sie mi’ Signore per sora aqua, – la quale è molto utile et humile – et pretiosa et casta.
 
« Laudato sie, mi’ Signore, per frate foco – per lo quale enallumini la notte; et elio è bello et iocundo et robustoso et forte. – Laudato sie, mi’ Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sostenta et governa et produce diversi fructi – con coloriti fiori et herba.
 
« Laudato sie, mi’ Signore – per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengono infirmitate et tribulatione; – beati quelli kel sosterranno in pace – ka da te, Altissimo – saranno incoronati. – Laudato sie, mi’ Signore – per sora nostra morte corporale – da la quale nullo homo vivente può skappare. – Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali -beati quelli ke troverà ne le tue santissime voluntati, – ka la morte seconda nol farà male. – Laudate et benedicete il mi’ Signore – et ringratiate et serviteli – cum grande humilitate ».
 
Bisogna pensare che quando San Francesco innalzava quest’inno di riconoscenza e di letizia al Signore, si trovava a San Damiano, disfatto dalla malattia, quasi cieco, piagato dalle Stigmate, e usciva da una nottata tormentosa passata insonne sulla paglia della capanna, preparatagli da Santa Chiara nell’orto del convento, e invasa da topi feroci e fastidiosi.
 
Eppure, al risorgere del sole, il povero infermo era uscito in quell’inno di ringraziamento, perché il grande segreto del Santo consisteva nella letizia, non tra gli agi e i piaceri, ma nell’abbandono e nella tribolazione.
 
La perfetta letizia di San Francesco era serenità nel tormento, gioia nel dolore, letizia nel sacrificio. L’amore verso Dio, verso gli uomini e verso tutte le creature, riscattava ogni male e letificava ogni patimento.
 
Era nato ad Assisi nel 1182, figlio d’un ricco mercante di lana, che l’aveva voluto chiamare Francesco, cioè francese, in omaggio alla merce che importava d’Oltralpe. Giovane piacente e intraprendente, aveva seguito i piaceri terreni e gli onori mondani; poi, un giorno, a 24 anni, si era spogliato di tutto, ricchezza, ambizione, superbia, per sposare « Madonna povertà » e per proporre a una società di orgogliosi, di rapaci e lussuriosi i tre voti di umiltà, povertà e castità.
 
Creduto, da prima, pazzo, suscitò poi uno dei più vasti e profondi movimenti spirituali. Infatti, il cosiddetto « francescanesimo », lievitò e animò il Duecento, il Trecento e anche nei secoli successivi, fino ai nostri giorni, fu l’araldo di perfezione evangelica e d’ideale missionario.
Nel 1224, sul « crudo sasso », della Verna, San Francesco ricevette, come a sigillo della sua fedeltà agli insegnamenti di Cristo, le Stigmate. Due anni dopo, nel 1226, a soli 44 anni, moriva sulla « nuda terra » nella Porziuncola di Santa Maria degli Angioli, presso Assisi. Due anni dopo, con una inconsueta rapidità, la Chiesa lo proclamava Santo.
 
È Patrono d’Italia, Patrono dei missionari, Patrono dei mercanti, e ora (1957, ndr) si chiede che sia dato Patrono anche ai turisti, egli che viaggiò, sempre a piedi scalzi, lodando ognora l’opera del Signore, diffondendo ovunque la gioia spirituale e accettando con perfetta letizia tutte le fatiche e i disagi del lungo e tribolato suo camminare.
 
Profilo tratto da: Piero Bargellini, I SANTI DEL GIORNO, Vallecchi Editore, Firenze, 1958.
 

San Francesco fondatore delle prime Missioni Cattoliche in Oriente

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Sull’alba del secolo XIII la Divina Provvidenza istaurò nella sua chiesa un’era novella di apostolato cattolico fra i popoli che giacevano nell’ombra dell’ignoranza e subivano la schiavitù saracena. Quest’era novella fu iniziata nella Chiesa da Francesco, con questi tre grandi avvenimenti storici : 
1) Con la visita di S. Francesco al grande Soldano della Siria e dell’Egitto, esempio unico nella storia de’ santi. 
2) Col pellegrinaggio del Santo Patriarca nei Luoghi Santi di Palestina, che poi passarono in custodia dei suoi figli. 
3) Con la fondazione delle missioni francescane in Oriente, che furono anche le prime Missioni Cattoliche fondate nelle terre de’ saraceni e tartari d’Oriente. 
 
Il primo avvenimento, la visita di Francesco «alla presenza del Soldan superbo»,è troppo nota a tutti, onde noi non ci dilungheremo in materia. Francesco per ben tre volte si mise in cammino per effettuare questo suo intento. La prima, dopo la Pentecoste del 1212, da Ancona giunse fino alla Dalmazia; la seconda nel 1213, s’incamminò per la Spagna, con l’intento di penetrare nei domini di Miramolino, il famoso Mohamed-ben-Naser, che, vinto dagli Spagnoli, era passato in Africa. Se non che, frustrati entrambi questi viaggi per forza maggiore, Francesco rimandò l’effettuazione di questo progetto fino al 1219, che fu l’anno in cui ebbe felice compimento. 
Dopo la celebrazione del capitolo generale del 26 maggio 1219, Francesco con 12 discepoli, a esempio di Cristo, passò il mare sopra una nave di Crociati, che da Ancona, per Candia e Cipro, lo condusse fino ad Acri, capitale del regno latino in Siria. Da Acri il santo archimandrita passò tosto in Egitto, ove, nell’agosto del 1219, lo troviamo già arrivato sotto le mura di Damiata, assediata dai crociati; e tra il settembre e ottobre, lo vediamo alla presenza del Soldano Melek-el-Kamel, che lo accolse con quella amabiltà che tutti sanno. Il magnanimo Soldano ascoltò Francesco che gli parlava di Cristo; gli offrì ricchi doni che il Santo ricusò; gli preparò un desco abbondante, che il Poverello di Cristo accettò con frate Illuminato, suo compagno. L’ospitalità fra i saraceni è cosa sacra ; e chi ha mangiato il pane sotto le tende saracene, la sua persona è sacra e può andare immune dai pericoli. Così fu di Francesco; che immune e libero percorre gli accampamenti saraceni, ovunque predicando Cristo. In questa circostanza conobbe egli anche il fratello del Soldano, il celebre Melek-Moaddem, il Corradino de’ Crociati, che era soldano della Siria, giunto in aiuto del fratello soldano sotto le mura di Damiata. 
 
Il secondo avvenimento storico è la visita che il Santo Patriarca con alcuno de’ suoi fece ai Luoghi Santi di Gerusalemme, dopo l’udienza avuta dal Soldano. Il grande Soldano aveva munito Francesco di un rescritto sovrano, ossia di un firmano, con il quale si concedeva che « esso (Francesco) et tucti li Frati suoi potessero andare al Sepolcro di Cristo senza pagare tributo, e potessero per tutto il suo impero andare e predicare ovunque». 
Con la visita di S. Francesco ai Luoghi Santi di Palestina, s’inizia possiamo dire il così detto patrimonio serafico lasciato dal Santo ai suoi figli, che non tardarono molto ad occuparlo, piantandosi vigili custodi della Tomba di Cristo e de’ rimanenti Iuoghi sacri di Terra Santa. E fu così, per mezzo di Francesco, che ispirò ai suoi figli l’amore ardentissimo verso i luoghi di nostra redenzione, che la Chiesa Cattolica ritornò ne possesso legale de’ detti Luoghi Santi, tutt’oggi custoditi e ufficiati dai francescani di tutto l’orbe cattolico. 
Questo legale possesso de’ Luoghi Santi per parte dei francescani, riconosciuto dalla Chiesa e dalle Autorità costituite, lungo i secoli, ha creato nella Palestina un nuovo diritto pubblico, che costituisce un diritto delle genti, un diritto internazionale, sacro e inviolabile. E l’inviolabilità di questo sacro diritto è reclamata a caldi voti da tutto il mondo cattolico, specie dall’Italia che a buon diritto rivendica oggi la restituzione del S. Cenacolo, fondazione della Corona di Napoli. Voglia il Cielo coronare questi voti legittimi e sacri ! E l’Inghilterra, la mandataria delle Potenze alleate in Palestina, non mancherà di fare onore alla sua fama di Potenza forte e giusta, e rendere quella giustizia che da lei si aspetta il mondo cattolico (commento ironico, ndr). Utinam ! 
 
Finalmente, il terzo grande avvenimento, superiore a tutti, è la fondazione delle prime Missioni Cattoliche nelle terre dell’Oriente per opera di Francesco. Dopo la conversione de’ Russi e degli Ungari, possiamo dire chiusa la prima era dell’apostolato cattolico col secolo XII, il secolo meno fecondo di tutti per le invasioni de’ barbari, cui la Chiesa non potè contrapporre altri missionari che i Crociati. L’Europa e l’Asia erano tutte in armi e la Chiesa aveva fin oltre il mare i suoi bravi cavalieri. Aveva infinite turme di Crociati, ed era armata di molte spade ; ma non aveva che pochi apostoli, non aveva più missionari ; e se l’apostolato cattolico non era morto, esso però non dava segni di vita. E se l’Oriente vide arrivare flotte ed eserciti infiniti, prima di Francesco non vide mai giungere un missionario ! 
Ebbene, lettori cari, « tutto questo stato di cose cangiò coll’apostolato dell’era novella iniziata da Francesco, là in S. Maria degli Angeli, in quella culla del suo Ordine, in quella città che Dante non volle chiamata Assisi, ma Oriente, ove nacque quel sole serafico, che portò la luce e la carità anche nelle terre desolate dell’Oriente saraceno ». Francesco fin dal 1217 aveva gettate le fondamenta di quel grande apostolato, che oggi chiamiamo le Missioni Cattoliche, con l’istituzione della Provincia Missionaria • di Terra Santa, che fu nel vero senso la prima missione cattolica penetrata nelle terre d’Oriente. Due anni dopo, nel 1219, Francesco con I2 compagni invase la Siria e l’Egitto ; a frate Vitale, capo di altri sei missionari, assegnò il Marocco ; e al celebre frate Egidio, capitano di altri apostoli, affidò il regno di Tunisi. Queste quattro grandi missioni, guidate e inviate da Francesco per tutto il Mediterraneo saraceno, sono nel vero e proprio senso le prime missioni latine che vanti la storia della Chiesa Cattolica in Siria, in Egitto, in Tunisi ed in Marocco. E questo apostolato iniziato, come si è visto, da Francesco, vive tutt’oggi dopo sette secoli di storia eroica, registrata più nel libro della vita che non nelle pagine di carta. La storia dunque, e la Chiesa, riconoscono in Francesco il fondatore delle Missioni Cattoliche dell’era novella. 
 
Tratto da: Almanacco di Terra Santa per l’Anno di Grazia 1922, Gerusalemme, Tipografia dei PP. Francescani, pagg. 60-62.
 

TRAGICOMICHE CONCILIARI: Merkel premiata ad Assisi con la “Lampada della Pace”

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NON E’ UNA BARZELLETTA. POVERO S. FRANCESCO! (n.d.r.)

Assisi, Angela Merkel riceve la Lampada della Pace di San Francesco: “Pacifica convivenza dei popoli”. La cancellerie tedesca insignita quest’oggi dell’ambizioso riconoscimento

Angela Merkel ad Assisi per la Lampada della Pace - TwitterAngela Merkel ad Assisi per la Lampada della Pace – Twitter

C’era anche il Presidente del del Consiglio, Paolo Gentiloni, oggi ad Assisi, per la premiazione di Angela Merkel. La cancelleria tedesca ha ricevuto un ambito riconoscimento, La Lampada della Pace di San Francesco, assegnato a chi si distingue nel campo della pace. I due leader di Italia e Germania sono stati protagonisti di un breve scambio di battute. «Grazie per la collaborazione che c’è stata tra i nostri Paesi in questo periodo», le parole del politico italiano alla Merkel, che a sua volta ha replicato: «Grazie Paolo, ho lavorato bene con te». La Chiesa, come scrive La Repubblica, negli ultimi anni ha iniziato a vedere la Germania non solo come un paese che punta a salvaguardare la propria tradizione nazionale, ma anche come una nazione impegnata nella difesa del clima e dello stato sociale, con un occhio di riguardo nei confronti dei migranti. Il Papa ha incontrato per sei volte la cancelleria, e in una visita le ha donato una medaglia raffigurante San Martino che si toglie il proprio mantello per coprire un povero. (aggiornamento di Davide Giancristofaro) Continua a leggere

La profezia di San Francesco d’Assisi: la divisione nella Chiesa e l’antico serpente sul trono

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Si tratta di un testo apocrifo attribuibile agli eretici Spirituali o Fraticelli del Medioevo. Cf Sodalitium n. 49, aprile 1999, pp. 65-67. Per cui non ha alcuna attendibilità sul piano cattolico. Mentre sul piano storico è un rilievo interessante. La precisazione, giunta da don Francesco Ricossa, che ringraziamo, sia utile anche alla fonte “Gloria.tv”

Segnalazione di Luciano Gallina

“Nostro Signore Gesù Cristo invierà loro non un degno pastore, ma uno sterminatore“.

Dopo aver convocato i suoi fratelli poco prima della sua morte (1226), Francesco ha avvertito su tribolazioni future, dicendo: “Fratelli agite con forza e fermezza in attesa del Signore. Un periodo di grandi tribolazioni e afflizioni in cui grandi pericoli e imbarazzi temporali e spirituali accadranno; la carità di molti si raffredderà e l’iniquità dei malvagi abbonderà. Il potere dei demoni sarà più grande del solito, la purezza immacolata della nostra comunità religiosa e altri saranno appassiti al punto che ben pochi fra i cristiani vorranno obbedire al vero sommo Pontefice e alla Chiesa Romana con un cuore sincero e perfetta carità.
“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. Continua a leggere

Comunione senza eccessi di zelo??? Un Cattolico le canta, con Fede e rispetto, a “La Vita del popolo” di Treviso

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Risultati immagini per Vita del Popolodi Luciano Gallina (“Dr. S.L.”: titolo coperto da copyright e non sveleremo il perché)

IN FONDO SI PUO’ LEGGERE L’ARTICOLO CUI SI RIFERISCE LA LETTERA

Lettera Aperta

Direttore della Vita del Popolo Treviso

Vescovo di Treviso

Treviso 23-04-2018 Anno LIII E. CVII

CUI PRODEST?

Giochiamo a carte scoperte.

Peccando di presunzione, sono conosciuto e inviso alla Curia e alla Diocesi di Treviso.

Scrivo in riferimento all’articolo firmato da Lucio Bonomo (SIC), sulla Vita del Popolo del 22-04-2118 Anno LIII E. CVII n°15. Articolo dal titolo in prima pagina: CON FEDE E RISPETTO e titolo in terza pagina: ACCOSTARSI CON FEDE SENZA ECCESSI DI ZELO.

Pongo la domanda: Cui prodest? Continua a leggere