In treno verso il nulla, stranieri a casa propria

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di Marcello Veneziani

Fonte: Marcello Veneziani

L’altra sera ho preso un treno locale tra Foggia e Bari. Ero nella mia terra, dovevo raggiungere il mio paese natale, ho preso l’ultimo regionale della sera. Non ero in prima classe, non leggevo Proust, non ero tra lanzichenecchi, come era capitato ad Alain Elkann ed ero curioso di chi mi stava intorno. Ero l’unico anziano in un treno zeppo di ragazzi, pendolari della movida, che si spostavano per andare a fare nottata in paesi vicini. Ero su una tratta che un tempo mi era famigliare, ma mi sono sentito straniero a casa mia. No, non c’erano stranieri sul treno, come spesso capita nei locali. Ricordo una volta su un locale, ero l’unico italiano tra extracomunitari, in prevalenza neri, con forte disagio perché ero pure l’unico ad avere il biglietto. Stavolta invece ero tra ragazzi dei paesi della mia infanzia e prima giovinezza, eppure mi sentivo più straniero che in altre occasioni.
Li osservavo quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze, erano sciami urlanti che agitavano il loro oggetto sacro, la loro lampada d’Aladino e il loro totem, lo smartphone. Si chiamavano in continuazione, la parola chiave per comunicare era “Amò”, ed era un continuo chiedersi dove siete, dove ci vediamo. Era come parlare tra navigatori che si dicevano la posizione.
Le ragazze erano vestite, anzi svestite, scosciatissime, come se fossero cubiste o giù di lì, con corpi inadeguati. Era il loro dì di festa, il loro sabato del villaggio, ma in epoca assai diversa da quella in cui Leopardi raccontava l’animazione paesana che precede la domenica. Dei loro antenati forse avevano solo la stessa pacchianeria prefestiva, ma nel tempo in cui ciascuno si sente un po’ ferragnez e un po’ rockstar. Parlavano tra loro un linguaggio basic, frasi fatte e modi di dire sincopati. Mai una frase compiuta, solo un petulante chiamarsi, interrotto da qualche selfie, si mandavano la posizione e si apprestavano a incontrarsi e poi a stordirsi di musica, frastuono, qualche beverone, fumo, e non so che altro. Li ho visti in faccia quei ragazzi, erano seriali, intercambiabili, dicevano tutti le stesse cose, ciascuno in contatto col branco di riferimento. Cercavo di trovare in ciascuno di loro una differenza, un’origine, un qualcosa di diverso dal branco; ma forse erano i miei occhi estranei, la mia età ormai remota dalla loro, però non ravvisavo nulla che li distinguesse, che li rendesse veri, non dico genuini. Eppure parlavano solo di sé, si specchiavano nei loro video, si selfavano, un continuo viversi addosso senza minimamente preoccuparsi di chi era a fianco, insieme o di fronte. Sconnessi.
Magari è una fase della loro vita, poi cambieranno; magari in mucchio danno il peggio di sé, da soli sono migliori. Però non c’era nulla che facesse vagamente pensare al loro futuro e al loro piccolo passato, alle loro famiglie, ai loro paesi, al mondo circostante; tantomeno alla storia, figuriamoci ai pensieri, alla vita interiore, alle convinzioni. Traspariva la loro ignoranza abissale, cosmica; di tutto, salvo che dell’uso dello smartphone. Anche i loro antenati, mi sono detto, erano ignoranti; ma quella era ignoranza contadina, arcaica e proletaria, carica di umiltà e di fatica, di miseria e di stupore; la loro no, è un’ignoranza supponente e accessoriata, non dovuta a necessità, con una smodata voglia di piacere e vivere al massimo il piacere, totalmente immersi nel momento. Salvo poi cadere negli abissi della depressione, perché sono fragilissimi.
Mi sono detto che i vecchi si lamentano sempre e da sempre dei più giovani, li vedono sempre peggiori di loro e dei loro nonni. Però, credetemi, la sensazione più forte rispetto a loro, era un’estraneità assoluta, marziana: nulla in comune se non il generico essere mortali, bipedi, parlanti. In comune non avevamo più nulla, eccetto i telefonini. Per confortarmi mi sono ricordato di quei rari ragazzi che mi è capitato di conoscere e che smentiscono il cliché: sono riflessivi, pensanti, leggono, studiano con serietà, sanno distinguere il tempo del divertimento dal tempo della conoscenza, hanno curiosità di vita, capiscono l’esistenza di altri mondi e altre generazioni, capaci di intavolare perfino una discussione con chi non appartiene alla loro anagrafe. Però ho il forte timore che siano davvero eccezioni. E mille prove personali e altrui confermano questa impressione. Raccontava un amico che fa incontri nelle scuole che davanti a una platea di trecento ragazzi, chiese loro se leggessero giornali, o addirittura libri, se vedessero qualche telegiornale, se sapessero di alcuni personaggi, non dico storici o i grandi del passato, ma almeno importanti nella nostra epoca. Uno su cento, e poi il silenzio. Hanno perso la loro ultima piazza, il video, ognuno si vede il suo film e la sua serie su netflix o piattaforme equivalenti, segue il suo idolo, ha vita solo social.
Qualunque cosa in chiave politica e sociale, storica o culturale, non li sfiora, non li tocca, non desta il loro minimo interesse. Certo, sono sempre le minoranze a seguire attivamente la realtà o a coltivare una visione del mondo e condividerla con un popolo, un movimento, una comunità. In ogni caso non è “colpa loro”, se sono così. E’ anche colpa nostra; anzi non è questione di colpe. E l’impossibilità di comunicare con loro dipende pure da noi. Però, mi chiedo: cosa sarà tra pochi decenni di tutto il mondo che si è pazientemente e faticosamente costruito lungo i secoli, attraverso scontri, guerre, sacrifici, fede, conoscenza, lavoro, lavoro, lavoro? Nulla, il Nulla. Sono questi i cittadini, gli italiani, di domani? Sono forse diversi, e più nostrani, rispetto agli stranieri extracomunitari che sbarcano da noi a fiumi? Tabula rasa, zero assoluto, il postumano si realizza anche senza manipolazioni genetiche, robot sostitutivi, intelligenze artificiali e mostri prodotti in laboratorio. Quel treno della notte non portava da un paese a un altro, portava solo nella notte.

Castagna a Telenuovo su vaccini, immigrazione, globalizzazione, rincari e significato del Natale (VIDEO)

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di Redazione

Per la terza volta ospite di Telenuovo, nel corso del mese di dicembre, il nostro Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex Matteo Castagna si è confrontato con l’avv. Stefano Artuso del Partito Democratico e l’imam Ahmed Mohamed Scek Nur. Il conduttore di Rosso&Nero Mario Zwirner, dopo la conferenza stampa del Governatore veneto Luca Zaia, ha spaziato sui temi principali d’attualità: vaccini, emergenza sanitaria, valutazione chiusure per non vaccinati, questione energetica e rincari, immigrazione clandestina, globalizzazione, il significato del Natale.

Ecco il Video della trasmissione di ieri: https://play.telenuovo.it/rosso-e-nero/tit-13157280

Sbarchi clandestini senza sosta, la Lamorgese fa finta di niente. E intanto manganella a Trieste

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di Redazione

“Non ho ancora sentito indignazione e solidarietà verso le tantissime persone perbene, che col Rosario in mano sono state manganellate o allontanate con gli idranti dalla polizia a Trieste, perché manifestavano ordinatamente il loro dissenso al green pass, di cui, in Europa, noi italiani siamo gli unici ad averne l’imposizionedice il Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio Matteo Castagnae questo è preoccupante perché siamo di fronte all’ipocrisia di Stato della democrazia a senso unico. Se dissenti dal Pensiero Unico, per il mainstream sei fascista. Se sei contrario al lasciapassare perché non è giusto pagare per poter lavorare o essere, de facto, obbligati a un Trattamento Sanitario, sei considerato un facinoroso o un elemento eversivo, anche se i vaccinati trasmettono comunque il virus, contagiano e vengono contagiati”.

“E loro? Scusate, ma chi usa idranti e manganelli contro una donna incinta, anziani, scioperanti seduti o in preghiera, che cos’è? E’ tolleranza, questa? E’ democrazia? Non una parola da chi sabato è sceso in piazza a Roma per un bolso antifascismo, a fascismo morto e sepolto da 76 anni. Chi non prende le difese del popolo, faccia un serio esame di coscienza e, poi, non si lamenti se la gente diserta le urne, non cerchi né trovi alibi. I lavoratori e le famiglie italiane sono esasperati da imposizioni folli! E noi, del Circolo Christus Rex-Traditio, saremo sempre dalla loro parte, perché sono il nostro prossimo, in maggior difficoltà”.

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di Cristina Gauri

Roma, 18 ott — Lamorgese «pugno di ferro» con i pacifici portuali di Trieste e guanti di velluto con ravers e sbarchi di clandestini. Dorme il Viminale, troppo impegnato a bersagliare manifestanti no green pass con idranti e lacrimogeni, mentre a Lampedusa si susseguono senza sosta gli approdi di immigrati.

Sbarchi, a Lampedusa continua l’invasione

La notte appena trascorsa ha visto l’arrivo di altri 170 clandestini, stipati nel tristemente noto hotspot di contrada Imbriacola, perennemente al collasso o sull’orlo della crisi. centosettanta nuovi ospiti della struttura da aggiungersi ai 152 arrivati ieri con sei diverse imbarcazioni. Nell’hotspot si trovano al momento 329 persone. La Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Ministero dell’Interno, è impegnata nelle operazioni di «travaso» degli stranieri per evitare che la situazione degeneri. Impresa impossibile, visto il flusso continuo di sbarchi sull’isola: appena le autorità riescono a dare respiro alla struttura, trasferendo gruppi di immigrati, ecco che subito approdano altre centinaia di irregolari che vanno a colmare nuovamente la misura. 

Ci si mettono anche le Ong

La ciliegina sulla torta arriva dalle onnipresenti Ong, i taxi del Mediterraneo così solerti nel rifilarci migliaia di esseri umani disinteressandosi poi delle sorti che toccheranno gli stessi una volta varcati i nostri confini. Spacciatori? Ladri? Senzatetto? Prostitute? Vittime del caporalato? Non è affare dei sodali di Carola Rackete. Nel frattempo Alarm Phone ha lanciato via Twitter il consueto allarme chiedendo il salvataggio immediato di 75 persone a bordo di un gommone «in pericolo al largo di Garabuli (Libia). Non lasciateli annegare», scrivono i volontari.

La Sea Watch a caccia di clandestini

Intanto Sea Watch 3 inanella operazioni di recupero clandestini: 5 in meno di 24 ore, per un totale di 322 immigrati a bordo. «5 soccorsi in meno di 24 ore. Dopo i due interventi di ieri, questa mattina abbiamo prestato assistenza ad altre tre imbarcazioni portando a bordo 202 persone. 322 persone sono ora al sicuro su SeaWatch3 anche grazie al supporto del nostro aereo Seabird», twittano soddisfatti quelli di Sea Watch Italy. Il copione è già scritto. Ora bisogna solo attendere che la nave si riempia di persone fino a scoppiare, così da poter lanciare l’allarme e avanzare la richiesta di «porto sicuro». Prima si rivolgeranno a Malta, che come da copione fingerà di essere sorda, e poi all’Italia, con Lamorgese che srotolerà il tappeto rosso d’ordinanza.   

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/sbarchi-clandestini-senza-sosta-lamorgese-211175/

Emergenza a Lampedusa: sbarcano altri 424 clandestini

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La situazione nell’hotspot di Contrada Imbriacola è sempre più drammatica

di Federico Garau

Proseguono senza sosta, ad ogni ora della notte e del giorno, gli arrivi di clandestini nel nostro Paese: tra sbarchi autonomi e salvataggi in mare sono centinaia ad ogni aggiornamento che viene effettuato dalle autorità locali.

Solo nelle ultime ore sono state ben sei le operazioni condotte dalle motovedette della Capitaneria di porto di Lampedusa e della Guardia di Finanza. Al largo della maggiore delle Isole Pelagie le forze dell’ordine hanno recuperato complessivamente 424 immigrati irregolari i quali, dopo esser stati fatti salire a bordo, sono potuti infine sbarcare sul territorio nazionale italiano. I primi 178 clandestini, tutti provenienti dal Bangladesh, sono stati individuati e raggiunti dalle motovedette della Guardia di Finanza al confine fra la Sar maltese e italiana.

Ulteriori 246 extracomunitari sono invece stati soccorsi e quindi assistiti dalla Capitaneria di porto, quando le imbarcazioni a bordo delle quali navigavano verso lo Stivale erano già in vista di Lampedusa. Una volta sbarcati sul molo Favaloro, gli immigrati irregolari sono stati sottoposti a tampone naso-faringeo ed a visita medica. A seguito delle consuete operazioni di identificazione, tutti e 424 sono finiti nell’hotspot di Contrada Imbriacola, che si trova in condizioni sempre più disperate: sono infatti oltre 1400 gli extracomunitari all’interno della struttura, a fronte di una capacità massima di 250 posti.

Le parole di Salvini

“Il tema immigrazione è nei numeri: tra il pomeriggio e la notte sono sbarcati più di 700 immigrati irregolari e altri 800 sono a bordo di due navi, una francese e una tedesca. Non penso che, dopo il Covid, ci si possa permettere 1500 sbarchi al giorno”, sbotta il leader del Carroccio al banchetto di raccolta firme per i referendum sulla giustizia a Milano.

“Mentre si chiede il Green pass per andare in pizzeria, ci sono persone che sbarcano da Paesi non vaccinati che, spesso e volentieri, scappano dai centri e girano. È un problema anche sanitario, oltre che economico, sociale e culturale”, aggiunge ancora l’ex vicepremier.“Non è un problema inventato dalla Lega: se invece di 30mila sbarchi fossimo alla quota dell’anno scorso, il problema non ci sarebbe. In tante periferie milanesi ci sono tanti immigrati regolari che si sono ben integrati, ma ci sono alcune zone con ghetti inavvicinabili anche dalle forze dell’ordine”, conclude.

Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/emergenza-lampedusa-sbarcano-altri-424-clandestini-1966750.html

Riparte il turismo e trova l’immigrazione sostanzialmente fuori controllo

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI PER InFORMAZIONE CATTOLICA.IT 

di Matteo Castagna

NELL’ULTIMO PERIODO CIRCA 14.000 PERSONE, DICONO LE FONTI UFFICIALI

Non pochi politici italiani si sono posti il problema della conciliabilità tra la ripresa del settore turistico e la sua compatibilità con un’immigrazione sostanzialmente fuori controllo. Anziché pensare a fare degli omosessuali delle “specie protette” modello panda, in barba al diritto naturale, o a imporre la tassa di successione a chi non arriva a fine mese perché non può lavorare a causa di restrizioni assurde quanto inutili, c’è anche, dal lato destro dell’emiciclo parlamentare chi pensa al rilancio del turismo in un Paese come l’Italia. E, per fortuna, si nota che possa faticare ulteriormente se continuano a sbarcare migliaia di clandestini. Circa 14.000 persone, nell’ultimo periodo – dicono le fonti ufficiali.

Non è giusto che degli innocenti muoiano in mare, perché sarebbe giusto che i barconi della morte non partissero. Poiché abbiamo capito tutti che vi sono interessi economici importanti dietro la tratta dei “nuovi schiavi”, la vera carità dovrebbe vedere impegnata l’Europa nella realizzazione di trattati internazionali ed aiuti mirati nelle terre di fuga, sul modello di quanto fece il governo Berlusconi con Gheddafi, donando all’Italia e all’Africa un periodo di tranquillità, pace e tolleranza, perché quanto alla redistribuzione degli immigrati, l’Unione Europea sembrerebbe fare orecchie da mercante.

Inoltre, la redistribuzione è un concetto sbagliato in sé per due motivi: 1) Gli esseri umani non sono delle merci da destinare di qua o di là. 2) L’immigrazione di popolamento costituisce un fenomeno profondamente negativo, perché è lo sradicamento forzato di gente che, potenzialmente, potrebbe star bene nella sua Patria. Dunque l’Europa dovrebbe lavorare, da un lato, alla messa in atto di politiche che favoriscano la natalità negli Stati membri e dall’altro al blocco dei confini per favorire non solo un graduale rimpatrio dei clandestini ma anche delle situazioni di benessere e stabilità che fermino questo continuo ed indecente racket. La responsabilità spetta, infatti, non all’immigrato, ma alla logica del capitale, che, dopo aver imposto la divisione internazionale del lavoro, ha ridotto l’uomo allo stato di merce delocalizzabile.

San Tommaso d’Aquino, nella Summa Teologica (I-II, q. 105, a. 3) spiega che “con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporto: l’uno di pace, l’altro di guerra” (in corpore). Innanzi tutto non li si accoglie subito come compatrioti e correligionari. Aristotele insegnava che “si possono considerare come cittadini solo quelli che iniziano ad essere presenti nella Nazione ospitante a partire dal loro nonno” (Politica, libro III, capitolo 1, lezione 1). Quindi, capiamo, che fin dall’antichità nessun saggio prendeva in considerazione lo “ius soli”. Forse, Aristotele avrebbe, invece preso per sovversivo dell’ordine nazionale chi si fosse sognato di propugnare tale ingiustizia…È chiaro che per l’Angelico si può permettere agli stranieri, che sono di passaggio nella Nazione (se sono pacifici e se si integrano nella cultura e nella religione del Paese che li accoglie), di restarvi.

Ma vi pare il caso generale contingente? Se sono ostili, come le orde di musulmani che ci invadono per conquistarci all’islam o per delinquere, allora vale la legittima difesa, che porta la Nazione invasa a respingere lo straniero, che è un ingiusto aggressore: “vim vi repellere licet / è lecito respingere la forza con la forza”, alla faccia del buonismo interessato di certuni, che non è accoglienza ma business camuffato. Mentre l’Italia deve fare lecito business col turismo, grazie alle meraviglie di cui dispone grazie alla civiltà classico-cristiana ed alla natura.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2021/05/24/riparte-il-turismo-e-trova-limmigrazione-sostanzialmente-fuori-controllo/

Il regime della sorveglianza

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QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Fonte: Marcello Veneziani

Dunque, ricapitoliamo. Non è consentito avere un’opinione difforme in tema di covid e di pandemia, di chiusure e di vaccini rispetto a quelle somministrate dai vettori ufficiali; l’accusa di negazionismo o di no vax, di contravvenire alle regole dei social, della vita pubblica, dell’ordinamento è dietro l’angolo. È poi vietato avere giudizi difformi sulle coppie omosessuali, sulle maternità surrogate, le adozioni gay e in generale sui rapporti omo-trans-lesbiche; chi ha idee diverse, o semplicemente continua a difendere le differenze naturali, la famiglia, la nascita secondo natura e la vita secondo tradizione, entra in una sfera d’interdizione che passa dalla riprovazione al veto. Forti proibizioni sono introdotte da leggi, moniti e censure sui social. In tema di femminismo, diritti delle donne o riguardanti caratteristiche fisiche, etniche, lessicali si innescano processi sommari, a colpi di MeToo, catcalling e affini, che generano separazione e diffidenza tra uomini e donne. È vietato poi chiamare clandestini i migranti irregolari; i rom col nome tradizionale di zingari, i neri con l’appellativo antico di negri, senza alcuna connotazione dispregiativa; per ogni disabilità non vanno usati i termini adoperati da sempre, ma solo diversamente abili. E’ vietato nutrire un’opinione diversa da quella istituzionale in tema di fascismo e antifascismo, di razzismo e di nazismo, di storia e di massacri.

Oltre i divieti ci sono poi le cancellazioni del passato, in termini di amnesia collettiva della memoria storica e rimozione di tanti orrori, autori, imprese, personaggi, storie e pensieri non allineati. Tutto ciò che attiene alla nostra civiltà, tradizione e retaggio va deprecato o va accantonato per non urtare la sensibilità di chi non vi appartiene; bisogna sempre assumere il punto di vista a noi più estraneo e più remoto. Prima gli stranieri, per rovesciare un noto slogan politico fondato sulla preferenza nazionale.

In questa poderosa restrizione di pratiche, linguaggi e opinioni, la libertà consentita è un corridoio stretto e corto che si può percorrere all’interno delle opinioni lecite, in un perimetro assai angusto; appena superi il “range” consentito, coi limiti imposti alle divergenze, scatta la censura, la riprovazione, la denuncia, la condanna o l’isolamento, il cordone sanitario, la morte civile. Continua a leggere

ALLE ONG L’EUROPA HA REGALATO 3,4 MILIARDI, E NON SA NEANCHE CHE COSA NE HANNO FATTO

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Marco Zanni ce l’ha fatta: alla seconda interrogazione parlamentare europea è riuscito a farsi dare sia la cifra distribuita da Bruxelles alle ONG sia l’elenco delle stesse che lo hanno utilizzato. Quello che non è riuscito a sapere, e forse non ce la farà mai, è sapere COME questi soldi siano stati spesi. dal 2015 al 2018 sono state distribuite alle ONG 3.388 milioni di euro, quasi 3,4 miliardi.

Marco Zanni ha cercato di sapere se questi soldi fossero andati alle ONG che trasportano migranti-schiavi per il mediterraneo, cosa che Bruxelles non potrebbe finanziare perchè è campo di competenza degli stati nazionali. La risposta della Commissione è disarmante: non possiamo escluderlo in assoluto perchè non abbiamo di come le ONG spendano i soldi. Quindi, pur non avendo finanziato direttamente ONG per il trasporto uomini, non si può escludere che, lateralmente ed indirettamente, questo sia avvenuto.

Tutto ciò è BELLISSIMO in un’Europa che obbliga gli stati a render e rendiconti asfissianti per i contributi che vengono dati ai cittadini. Invece in questo settore le laute mancette possono essere rendicontate con una cera superficialità. Quello che si sa che i soldi sono andati direttamente ad associazioni che poi si occupano dell’assistenza alla migrazione , come in Consiglio Italiano per i Rifugiati, o Save The Children che, con Vox Hestia,m si è occupata anche di trasporto migranti.

Ecco una tabella indicativa:

Per non dire che si finanziano i migranti alla fine basta dire di non sapere come si spendono i soldi. fare gli gnorri è da sempre una strategia utile, almeno fino a quando la gente non si arrabbia.

Fonte: https://scenarieconomici.it/alle-ong-leuropa-ha-regalato-34-miliardi-e-non-sa-neanche-che-cosa-ne-hanno-fatto/

Perché la mafia nigeriana prospera in Italia

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di Lorenza Formicola

Le due maxi operazioni di queste settimane della Polizia di Stato tra Marche, Abruzzo e Sicilia sono l’ennesima prova che questo Paese ha un problema serissimo con la mafia nigeriana. I 47 fermati per associazione mafiosa, riciclaggio, tratta di esseri umani, droga, reati violenti o punitivi, sfruttamento alla prostituzione ed illecita intermediazione finanziaria, hanno scoperchiato l’ennesimo vaso di Pandora sulla criminalità organizzata nigeriana in Italia. Le confraternite Eiye e Mephite radicate in Nigeria, ma diffuse in molti Stati europei ed extraeuropei, non hanno niente da invidiare per struttura e forza intimidatoria alle mafie tradizionali. Anzi. L’Italia è il principale porto per la mafia africana. Addirittura un rapporto Iom-Onu del 2017 indicava un incremento del 600% del numero di potenziali vittime di traffico sessuale arrivate in Italia via mare e la maggior parte provenienti dalla Nigeria.

La mafia nigeriana è strettamente legata all’immigrazione clandestina e le accuse legate alla contraffazione e alterazioni di documenti per la permanenza clandestina sul territorio italiano lasciano ancora una volta poco spazio alle teorie di chi prova a sostenere il contrario.
Le due operazioni hanno reso possibile ricostruire l’anima profonda di queste cellule criminali. I nigeriani venivano identificati come membri della cellula “Family Light House of Sicily”, a sua volta collegata alla confraternita criminale “Mephite”, attiva nel catanese, ma anche a Palermo, Messina e Caltanissetta, da dove operava Ede Osagiede. A Catania invece il boss era Godwin Evbobuin. I soggetti arrestati tra Ancona, Ascoli Piceno e Teramo erano tutti membri di un “Nest” (nido), una delle tante cellule attive nel cosiddetto “Aviary” italiano della “Supreme Eiye Confraternity” che si contende il territorio con altre confraternite come la “Black Axe”, i “Viking” e, appunto, i “Maphite”. Continua a leggere

Patto Onu renderebbe impossibile espellere i clandestini

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Vi spieghiamo perché il “Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration” (GCM), ovvero il primo trattato mondiale sponsorizzato dall’Onu, di fatto elimini le frontiere.

Per questo Stati Uniti, Ungheria, Austria, Croazia, Cechia, Slovacchia e altri Paesi hanno deciso di non firmarlo: troppo evidenti i rischi che i governi perdano il controllo delle proprie frontiere.

L’obiezione che fanno i favorevoli è che il trattato sarebbe “non vincolante”: ma allora non si capisce perché firmare qualcosa che non serve a nulla. Invece serve, a liberalizzare l’immigrazione. Dando il colpo definitivo alla nostra sovranità nazionale.

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