In morte di Silvio Berlusconi
L’EDITORIALE
di Matteo Castagna
Si è trattato di una sostanziale celebrazione. Mi riferisco alla morte di Silvio Berlusconi, dovuta ad una leucemia di cui soffriva da almeno 5 anni.
Con lui se ne va un pezzo di storia d’Italia durato circa trent’anni, nel bene e nel male.
Silvio è stato, per lungo tempo, l’uomo più invidiato d’Italia, per le sue possibilità economiche. La sinistra si è scagliata contro di lui come da tempo non si vedeva. probabilmente Berlusconi è stato il politico più perseguitato d’Italia, dalla Magistratura e dagli avversari. Ha vinto quasi tutti i processi, ha vinto come grande imprenditore, ha dato lavoro a moltissime persone, spaziando dall’editoria alla televisione privata, dai supermercati allo sport. Certa sinistra è riuscita a vomitare il suo odio nei suoi confronti anche dopo la sua dipartita, in maniera davvero squallida. Quel pezzo di sinistra radical chic, certamente lontana da un signore, quale si dimostrò Enrico Berlinguer, ora ha perso il motivo d’esistere: l’antiberlusconismo militante e giustizialista, manettaro e schifosamente ipocrita , malato dell’ignobile “sindrome da Piazzale Loreto” ha dato dimostrazione che chi si considera “buono” è davvero molto perfido e maligno. Su di lui è stata fatta “satira da frustrati” – ha scritto il vignettista Beppe Fantin sul blog di Nicola Porro – continuando, ragionevolmente: “È vero che la satira è “protetta” dalla libertà di espressione, ma con le cattiverie questa libertà viene meno e andrebbe denunciata. Ma dove vogliamo arrivare? Ma davvero pensiamo che il nostro paese abbia un futuro? Un paese in cui si gode per la morte di un leader e si lotta per la liberazione di un delinquente rinchiuso al 41 bis reo di aver commesso delle atrocità; un paese in cui la famiglia tradizionale è condannata perché colpevole di pretendere che la normalità sia padre, madre e figli; un paese dove la normalità sono i genitori gay e l’utero in affitto; un paese dove il delinquente è tutelato e chi è stato aggredito condannato; un paese dove chi uccide viene trattato come una star del cinema, condannato e rilasciato dopo qualche anno” […]
Berlusconi non ha mai delocalizzato le sue aziende, dimostrando di voler credere nell’Italia. La sua ironia, anche in contesti formalissimi internazionali, resterà nella storia. Così come i suoi 3336 giorni complessivi da Presidente del Consiglio, record assoluto dal dopoguerra.
Su Berlusconi politico potremmo discutere a lungo. Io non l’ho mai votato. Moderati e liberali non mi sono mai piaciuti. Era un uomo generoso. Non mancava mai di aiutare chi riteneva in autentica difficoltà.
Marco Travaglio, orfano inconsolabile di un antiberlusconismo viscerale sul quale ha costruito la sua fortuna, è stato capace di esprimere nel salotto televisivo di Lilli Gruber un condensato di velenosità post-mortem, se così vogliamo dire, da far impallidire un serpente a sonagli. In estrema sintesi, per il direttore del Fatto Quotidiano il Cavaliere per antonomasia avrebbe incarnato le peggiori attitudini presenti nella cultura del Paese, attraendo sostanzialmente la componente più corrotta o corruttibile della popolazione. claudio romiti ha aggiunto: “Tutto questo, come ha giustamente colto Alessandro Sallusti durante la citata trasmissione, veicola qualcosa che va ben al di là di una semplice avversione politica per un personaggio che ha fatto guadagnare molti soldini a tanti odiatori di professione come è per l’appunto Travaglio. In realtà, come si è ben capito dal risolino nervoso di quest’ultimo quando Sallusti lo ha definito “vedovo inconsolabile”, la scomparsa dell’uomo di Arcore rappresenta quasi una tragedia per chi aveva trovato un “cattivone” buono per tutte le stagioni su cui raccogliere i frustati e gli invidiosi di questo disgraziato Paese”.
Nel suo diario del 1994 (raccolto poi nel libro “Come si manda in rovina un paese – Rizzoli 1995), Sergio Ricossa annota alcuni appunti sulla novità politica costituita dalla vittoria di Silvio Berlusconi e aggiunge considerazioni di una preveggenza che, in alcuni casi, sono da brividi. Ne riportiamo qualcuna come ricordo di Berlusconi, in questi giorni di cordoglio e di riflessione.
<<Mi guardo bene dal pretendere un governo Berlusconi liberista. Mi basterebbe un governo che durasse e fosse amico dei consumatori. Ma come si fa ad esserlo, se questo governo ha ereditato dai precedenti due milioni di miliardi (ndr di lire) di debito pubblico? […] Due milioni di miliardi, forse di più. Una sentenza della Corte costituzionale scopre, non senza un pizzico di perfidia, un nuovo debito per le pensioni, che era nascosto ed è in scadenza. Per il governo, è più probabile saltare in aria che sminare il terreno>> – ricorda Fabrizio Bonali, sempre sul blog di Porro.
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Marcello Veneziani ha scritto su La Verità di ieri: “Berlusconi amava la vita, rifuggiva la morte, e anche all’anima voleva organizzare una festa con la banda…”.
Quanto all’invenzione della cosiddetta “televisione spazzatura”, che lui prendeva come una burla per far riposare gli italiani, va detto ai moralisti che ci sono sempre stati milioni di “cassonetti” che hanno aperto il coperchio. Pensate alle innumerevoli edizioni del vituperato Grande Fratello. Pensate ai successi di Verissimo e di Barbara D’Urso. E nel 1985, il Drive In batteva tutti i record di share. Ha costruito una televisione di basso livello, scollacciata e, talvolta volgare, per un popolo che voleva e meritava quello.
La critica all’uomo, oramai l’ha già fatta il Giudice Supremo. Non ci permetteremmo mai di sostituirci a Lui. Silvio Berlusconi non ha dato l’esempio di un comportamento da buon cristiano. Scandali, più o meno montati sono stati sì un grimaldello politico e giudiziario contro di lui, ma anche uno scandalo lussurioso verso il popolo di Dio, che, coi due matrimoni e le convivenze, le “cene galanti” l’hanno reso un pubblico peccatore mai pentito, anche se ci auguriamo un atto di contrizione personale, prima di morire. Per questi motivi, per la mancanza di trasparenza, le opacità e i sospetti sulla sua gestione politica e degli affari, con personaggi border line anche al capezzale era indiscutibilmente un pubblico peccatore. La Chiesa Cattolica, nel Codice di Diritto Canonico (1917) vieta i funerali ai pubblici peccatori. I divorziati, ovverosia i concubini, sono considerati ipso facto infames (can.2356) e publice indigni (can. 855 §1), cioè pubblici peccatori. Appartenne alla loggia massonica di Licio Gelli, P2 e a chissà quale altra osservanza col grembiulino, condannata dalla Chiesa. Perciò era scomunicato ipso facto e si sarebbe dovute avere spiegazioni in merito alla simbologia dal sapore esoterico, presente nel mausoleo. Ecco i video della tomba di famiglia:
La cremazione venne condannata formalmente dalla Chiesa cattolica (can.1203, Codice 1917), e contro coloro che l’avessero disposta per il proprio cadavere fu comminata la privazione dei sacramenti e delle esequie ecclesiastiche (can. 1240, 1, n. 5, Codice 1917). Alcuni media hanno riportato che B., per sua volontà, sarebbe stato cremato.
Infine, informa LaPresse dell’esistenza di «Volta celeste». Questo il nome del mausoleo voluto da Silvio Berlusconi nel parco di villa San Martino, ad Arcore, e realizzato dall’amico scultore Pietro Cascella. Cento tonnellate di pietra e tre anni di lavoro per quella che Silvio Berlusconi fece costruire come tomba di famiglia per sé e per la «gens Berlusconiana». Di questa imponente opera circolano molte leggende e poche immagini, tra queste quelle del progetto spiegate dallo stesso artista nel documentario «Quando c’era Silvio – Storia del periodo berlusconiano». «Lui mi disse: non farmi una cosa mortuaria, con le falci, le morti, i teschi, gli scheletri, quell’armamentario cimiteriale – ricordava Cascella –. E allora io dissi: pensiamo all’alto, al cielo. E allora ho fatto questa cosa che si chiama Volta celeste».
Funerali di Stato celebrati da un “arcivescovo” in Duomo in forma solenne, omelia priva di qualsiasi riferimento a Cristo, ai Santi, alla S. Vergine Maria, avrebbe potuto leggerla tranquillamente Fedele Confalonieri. La Chiesa nata con il Conciliabolo Vaticano II ha dimostrato, per l’ennesima volta, di aver abbandonato nella sostanza e nella forma la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Noi ne siamo profondamente rattristati perché questi comportamenti non hanno nulla a che fare con la vera carità, che non è buonismo o ossequio incondizionato ai grandi personaggi, ma è adeguamento alle regole e prassi anti-cristiche del mondo moderno (e della massoneria?)
Ecco il testamento di Berlusconi:
https://quifinanza.it/editoriali/video/berlusconi-testamento-chi-come-divisa-eredita/722578/