Dopo il sequestro di 35 mila nomi da parte della Guardia di Finanza, nelle logge è tutti contro tutti. Espulsioni, autosospensioni, scissioni. Riti paralleli e incontrollabili. Macabre cerimonie di iniziazione. E sullo sfondo le infiltrazioni criminali su cui indaga l’Antimafia
Tutto bene, quindi? Non è proprio così. Dietro labari e stendardi le divisioni aumentano. Il triplice fraterno abbraccio del rituale non esclude la pugnalata alla schiena e di faide massoniche è piena la storia d’Italia. Ma quello che sta accadendo ai vertici delle due principali obbedienze italiane (Grande Oriente d’Italia o Goi e Gran Loggia degli Alam) non si vedeva da 36 anni, ai tempi della tempesta P2, loggia speciale del Goi guidata da Licio Gelli.
Il luogo dove si coltivano questi rapporti non è tanto la loggia, quanto i riti che si affiancano alla libera muratoria diventando a volte realtà incontrollabili. È il caso dell’iniziazione descritta dal collaboratore di giustizia calabrese Cosimo Virgiglio, che ha raccontato al pm reggino Giuseppe Lombardo di essere stato sottoposto a un rito detto “penta”, spogliato e chiuso per sette ore in una cella con uno scheletro.
«I riti vanno distinti dall’Ordine iniziatico», dice un membro pugliese del Goi e del Rito simbolico italiano dietro garanzia di anonimato. «La massoneria prevede solo i primi tre gradi, che peraltro non vanno considerati in modo gerarchico come fanno i più, e finisce qui. I riti sono associazioni satellite e accessorie alla massoneria, autonome ma non indipendenti, che hanno il ruolo di approfondire determinati aspetti della massoneria con una chiave di lettura propria. Questa chiave è l’esoterismo iniziatico, che può essere di origine cavalleresca, come nel caso del Rsaa o del rito di York, ovvero egizio nel caso di Memphis e Misraim. Il Rito Scozzese si picca di fornire una formazione completa dell’adepto ma in realtà in Italia dietro la facciata spiritualistica si nasconde una vera e propria scuola di potere che dal dopoguerra ha determinato la politica del Goi.
I calabresi che tengono in vita Bisi sono patologicamente fissati con l’appartenenza e sono quasi tutti nel Rsaa. Fanno favori a tutti i livelli e affari solo agli alti livelli e non mi riferisco all’Italia ma al mondo intero. Va ricordato che il Rito scozzese è nato negli Stati Uniti e ha due case madri, Washington e Boston. La nostra disgrazia fu che nel dopoguerra il Rsaa americano intervenne pesantemente in Italia. Per fare decollare il movimento le logge dovettero subire l’imposizione di gente come Giovanni Alliata di Monreale nel Goi o Giuseppe Pièche fra gli Alam, vale a dire l’estrema destra, perché si era in clima di guerra fredda. L’unico che usò il Rsaa senza esserne usato fu Gelli».
Oggi il Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese nel Grande Oriente è un imprenditore con mille interessi in Italia e all’estero come Leo Taroni.
Ravennate, 69 anni, costruttore, immobiliarista e commerciante, Taroni è stato nominato alla guida del rito più prestigioso nel dicembre del 2015 e presiede la confederazione europea dei Supremi consigli.
Il Sovrano Gran Commendatore è azionista di minoranza di Forza Rossa, concessionaria della Ferrari e della Lotus in Romania, Serbia, Montenegro e Moldova. La maggioranza di Forza Rossa appartiene a Ion Bazac, ministro socialdemocratico della Sanità nel 2008 e 2009 con il governo guidato dal liberaldemocratico Emil Boc.
Taroni è reduce da una lite con un imprenditore reggiano per l’acquisto di una Ferrari FXX K da 2,2 milioni di euro. Dopo avere rischiato di perdere la concessione con Maranello, il numero uno del Rsaa versione Grande Oriente, ha chiuso la faccenda con poco danno e una transazione. «Nessuno ci ha rimesso nulla», ha dichiarato Taroni al Corriere della Sera. «Sono stati restituiti i soldi».
Tutto è bene quel che finisce bene. Ma se si trattava di dare della massoneria un’idea diversa da una rete di relazioni a fini affaristici, è un’occasione persa.


