Come nasce la paura per i vaccini

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Ricordiamo ai nostri lettori che la posizione tenuta dal nostro Circolo Christus Rex-Traditio durante e dopo la Pandemia di Covid-19 è analoga a quella espressa nei comunicati ufficiali dei principali istituti religiosi tradizionali, in particolar modo quello dell'Istituto Mater Boni Consilii (www.sodalitium.biz). Noi siamo per la piena libertà di coscienza a riguardo della vaccinazione, contestualizzata nei metodi utilizzati per imporla come obbligo da parte dello Stato (col placet del Vaticano), che ci sono parsi assurdi perché tali farmaci non solo non immunizzavano (il Covid si prendeva anche con tre dosi di vaccino) ma provocavano effetti avversi, anche gravi e mortiferi, nelle persone il cui organismo ne rigettava le sostanze. Ritenevamo e riteniamo scellerata la gestione della pandemia, anche alla luce degli scandali che stanno emergendo, col senno di poi. La libertà di scelta avrebbe salvato da danni permanenti o dalla tomba molte persone, se avessero potuto fare accertamenti preventivi o, semplicemente, se per mille motivi non desideravano sottoporsi all'iniezione. Per noi questi sono i fatti. Ma non siamo mai stati né siamo "no vax", tanto che molti di noi hanno optato per la vaccinazione e stanno tutti bene. 
Il Circolo Christus Rex-Traditio
del dott. Alberto Enrico Maraolo* – articolo ne “Gli Appunti – di Stefano Feltri”
Il ministro della Salute Schillaci ha prima nominato e poi revocato medici no-vax in un organismo che si occupa di vaccinazioni. Ma il problema del rapporto tra scienza e politica è più complesso

Sarà Orazio Schillaci il secondo ministro del governo Meloni a “saltare”, a un anno esatto di distanza da Gennaro Sangiuliano? Se per il giornalista napoletano al comando del dicastero della Cultura fino al 2023 galeotto fu un affaire sentimentale alquanto tragicomico, per l’ex rettore di Tor Vergata potrebbe risultare esiziale il mezzo pasticcio delle nomine relative al nuovo NITAG (National Immunization Technical Advisory Group, ossia il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni), organismo la cui istituzione è richiesta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per le interlocuzioni del caso.

Il 16 agosto infatti Schillaci ha annullato il decreto da lui stesso firmato dieci giorni prima con cui si definiva la nuova composizione di questo organo consultivo, che non produce documenti vincolanti, ma in linea teorica dovrebbe essere frequentemente consultato dal ministero per informare raccomandazioni solide in tema di politiche vaccinali, che tuttavia risentono anche della grande autonomia delle Regioni con ampie differenze tra l’una e l’altra.

Il problema era la nomina di due medici con idee alquanto controverse sui vaccini: Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, verosimilmente “spinti” nel NITAG da vicinanza politica ad ambienti nella maggioranza, come desumibile dalla difesa accorata dei due (ormai ex) consulenti da parte di esponenti di Fratelli d’Italia e Lega in nome della “democrazia” e della “libertà d’espressione” in ambito scientifico.

Paolo Bellavite è un ematologo, ex docente universitario di patologia generale in pensione, nemmeno più iscritto da anni all’Ordine dei medici, famoso per affermazioni secondo cui “i vaccini contro il Covid-19 avrebbero causato effetti avversi gravi più di tutti i vaccini della storia umana e un numero di vittime paragonabile a quelle del virus stesso”.

Eugenio Serravalle è un pediatra che risulta tra gli elementi di spicco di note associazioni di forte contrasto all’immunizzazione attiva, come il Coordinamento del Movimento italiano per la libertà di vaccinazione (Comilva) e l’Associazione di studi e di informazione sulla salute (Assis).

Entrambi sono molto vicini al mondo dell’omeopatia. Nessuno dei due ha un curriculum con pubblicazioni scientifiche solide sul tema vaccinale.

Contro di loro si è sollevata la protesta pressoché unanime della comunità scientifica a livello individuale e di società rappresentanti le varie discipline: Schillaci avrebbe chiesto loro un passo indietro, e al loro rifiuto ha sciolto la commissione per la spinta a un certo punto insostenibile del mondo da cui proviene, quello accademico, a quanto pare attirando le ire dei piani alti del governo che sembrava tenere molto a queste nomine.

La strana democrazia applicata alla scienza

                                                                                 In foto il ministro della Salute Orazio Schillaci

 

E’ noto che la Sanità in Italia sia pesantemente influenzata dalla politica. Dunque, al fianco di illustri esponenti del mondo medico-scientifico in Italia non è infrequente trovare personaggi con un curriculum molto meno solido, la cui selezione risponde a logiche politiche.

In questo caso, si vellica una potenziale fetta d’elettorato (no-vax, esitanti, scettici, complottisti) che può fare comodo mobilitare specialmente in un contesto come quello attuale a bassa affluenza elettorale: una quota di elettori piccola, ma agguerrita e motivata, può fare comodo.

Uno dei ragionamenti richiamati dai stessi diretti interessati è quello della necessità della pluralità d’opinioni in nome della democrazia. C’è chi risponde che è come mettere mafiosi negli enti anti-mafia o terroristi nelle squadre anti-terrorismo e che “la scienza non è democratica”.

Tuttavia, questo tipo di risposta finisce paradossalmente con il rafforzare i bersagli che si vuole colpire. La scienza è democratica per definizione, perché permette a chiunque di poter contribuire all’avanzamento in un determinato campo dello scibile.

La premessa è che ciò deve avvenire in un perimetro di regole ben definito: il quadro epistemologico in cui ci si muove da tempo è quello descritto dal filosofo Karl Popper con il famoso principio di falsificabilità, che in ambito medico si declina da oltre tre decenni secondo i dettami della “medicina basata sulle evidenze” (quest’ultimo termine sarebbe meglio traducibile con “prove d’efficacia”).

La scienza è dunque democratica ma allo stesso tempo elitaria, nella misura in cui occorrono anni di studio e preparazione per padroneggiarne le regole, per cui è implausibile che, per esempio, un dotto studioso di papirologia, per quanto eminente nel suo campo, possa parlare la stessa lingua di un epidemiologo con decenni di lavoro sul campo e con un curriculum ricco di numerosi articoli scientifici su riviste prestigiose.

Rimanendo poi in ambito sanitario, considerando il grado di iper-specializzazione che ormai ogni settore ha raggiunto, appare curioso conferire una patente di esperti di vaccini a personaggi che, al di là delle loro idee, hanno un curriculum che nemmeno ricomprende i temi legati all’immunizzazione.

Dunque il problema non è la “democrazia” ma la competenza. Nel reparto di ingegneria di un’azienda privata che produce microchip nessuno metterebbe un laureato in papirologia. Purtroppo, nella sanità italiana ciò in un certo senso succede.

 

Anti-vaccinismo: una vecchia storia

Viviamo in tempi di polarizzazione. Alcuni traggono vantaggi dall’alimentare il complottismo e dal ventilare l’esistenza di una realtà “altra”, nell’evocare grandi burattinai e piani perversi di controllo delle masse tramite “l’inoculazione” (dei vaccini).

Tuttavia, la paura dei vaccini non nasce certo oggi ma è connaturata alla nascita stessa della pratica vaccinale, anzi, della sua antesignana: la variolizzazione, consistente nell’inoculare deliberatamente in un individuo sano una piccola quantità di materiale infetto prelevato da un malato di vaiolo in forma lieve..

Lo storico statunitense Stephen Coss nel suo The Fever of 1721, purtroppo non tradotto in italiano, racconta in maniera incisiva e incalzante di come l’epidemia di vaiolo che colpì il New England, all’epoca ancora colonia britannica, nell’anno del titolo cambiò per sempre la storia nordamericana e dunque del mondo.

La società e la politica del New England si infiammarono su come rispondere alla pestilenza, e uno dei primi magazine nordamericani, il New England Courant, fu fondato come settimanale da James Franklin, fratello del più famoso Benjamin.

Il Courant ebbe come prima ragione di vita quello di contrastare con ogni mezzo la variolizzazione, in realtà già effettuata in tempi antichissimi in Cina, India e Africa.

Poiché era una pratica importata dagli schiavi africani, ebbe una violenta opposizione, generando schieramenti che si scontrarono non solo in senso metaforico. In quell’humus si formò l’embrione della futura dirigenza della rivoluzione americana, secondo Coss.

Il figlio di Benjamin Franklin alcuni anni dopo morì di vaiolo: il padre, preso da mille dubbi, non aveva sottoposto il figlio a variolizzazione. Dopo la tragedia, divenne un fervido sostenitore della pratica.

Nel 1900 un influente medico statunitense, James Martin Peebles, molto prolifico come autore di testi sconfinanti nello spiritualismo e nello psichismo, scrisse un libro intitolato Vaccination: A Curse and a Menace to Personal Liberty, with Statistics Showing Its Dangers and Criminality in cui si affermava che “la pratica della vaccinazione… non solo è diventata la minaccia principale e il pericolo più grave per la salute delle nuove generazioni, ma anche l’oltraggio supremo alla libertà personale del cittadino americano”. Nel XIX secolo nel Regno Unito erano fiorite pubblicazioni del tipo “Anti­Vaccinator” o “The National Anti­Compulsory Vaccination Reporter”.

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Immagine con licenza Creative Commons – Questa vignetta del 1802, creata dal celebre satirico inglese James Gillray, rappresenta in modo caricaturale la somministrazione del vaccino contro il vaiolo bovino. Ambientata all’Ospedale di St. Pancras, l’illustrazione mostra l’angoscia dei pazienti, raffigurando giovani donne terrorizzate mentre ricevono il vaccino e altre persone dai cui corpi spuntano delle mucche. L’artista in questo modo ridicolizzava ed esasperava le tesi diffuse dagli oppositori della vaccinazione, i quali paventavano il rischio che le persone vaccinate potessero manifestare tratti fisici simili a quelli dei bovini
La paura dei vaccini

Dunque, il problema non è legato alle nomine di Schillaci, né ai vaccini anti-COVID-19 né tanto meno al farlocco legame tra vaccinazione e anti-morbillo e autismo, purtroppo al centro di uno degli scandali scientifici più grandi della storia della medicina, mix gravissimo di dati falsificati e conflitti d’interesse.

Un bell’excursus sulle ragioni profonde della paura nei confronti dei vaccini, che in realtà può assumere varie forme e sfumature (dal rifiuto totale dei no-vax all’esitanza), è fornito da un libro del 2016 dello storico della medicina Andrea Grignolio, intitolato Chi ha paura dei vaccini?.

Grignolio attinge grandemente da neuroscienze e psicologia cognitiva, citando abbondantemente il premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman, il quale fu insignito nel 2002 dell’onorificenza “per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza”, nonché un altro celebre psicologo ed economista quale Herbert Simon, che coniò il concetto di “razionalità limitata”.

In sintesi, a causa di un’evoluzione secolare avvenuta in un ambiente molto diverso da quello odierno, in cui per millenni la sopravvivenza giornaliera era l’orizzonte per tutti i cacciatori-raccoglitori, la mente umana non è strutturata per valutare correttamente le proiezioni future.

Questo retaggio evolutivo spiega perché, di fronte a decisioni complesse che includono elementi di rischio e incertezza, il nostro cervello non segue percorsi puramente razionali. Il cortocircuito tra il sistema intuitivo e quello razionale del nostro cervello provoca le più frequenti distorsioni cognitive alla base dell’anti-vaccinismo.

Infatti, il processo decisionale umano è influenzato da due tendenze psicologiche principali: una forte avversione alle perdite e una stima eccessiva degli eventi poco probabili. In ambito economico, la prima significa che il dolore di perdere una somma di denaro è percepito come più intenso della gioia di guadagnarne una uguale.

Di conseguenza, le persone sono più propense a correre dei rischi per scongiurare una perdita che per realizzare un profitto.

In ambito vaccinale, la nostra mente è predisposta a dare eccessiva importanza alle informazioni su rischi elevati, anche se statisticamente improbabili, mentre tende a sminuire o ignorare i dati sui benefici e sulla sicurezza, persino quando provengono da fonti scientifiche autorevoli.

Chi teme i rarissimi effetti collaterali gravi dei vaccini finisce per accettare un rischio molto maggiore, usando e abusando di farmaci come gli antinfiammatori (FANS) per disturbi di lieve entità, i cui effetti avversi sono centinaia di volte più probabili.

Si ha una più alta accettazione di rischio di effetto avverso per curare un problema, anche se modesto come un attacco di cefalea, piuttosto che di rischio di reazione indesiderata per ottenere un beneficio futuro che può essere percepito come sfuggente, ovvero l’evitare di contrarre malattie della cui pericolosità sovente non c’è più contezza proprio in ragione dell’abbattimento dell’incidenza grazie ai vaccini.

Pesano infine anche i fattori sociali: l’innalzamento dell’età della maternità e il contestuale crollo del tasso di fecondità fanno sì che l’ansia derivante dai rischi di una gravidanza in età avanzata, e dalla consapevolezza di avere meno opportunità future, spingano i genitori a eludere argomenti percepiti come stressanti. Ne consegue che, nel rapporto con i medici, le raccomandazioni sulle vaccinazioni sono tra i consigli più frequentemente disattesi.

La speranza per il NITAG del futuro

I vaccini sono farmaci, dunque con i loro benefici ma anche effetti collaterali. Come ogni intervento medico, implicano un fisiologico rapporto rischio-beneficio. Storicamente sono stati il mezzo di maggiore successo della storia della medicina, tuttavia vi sono ragioni ancestrali, cablate nei nostri cervelli, per cui attecchiranno sempre suggestioni e idee contrarie al loro utilizzo, spesso mascherate da appelli alla prudenza o dal richiamo alla libertà di scelta.

Purtroppo su queste ragioni da decenni alcuni speculano, sia in ambito medico che politico. Serravalle e Bellavite sono solo i protagonisti del momento della scena anti-vaccinista, altri verranno fuori, verosimilmente facilitati anche da ciò che succede oltreoceano: negli Stati Uniti l’amministrazione Trump tramite il controverso ministro RFK junior ha già profondamente impattato sulla versione locale del NITAG, l’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP), che peraltro ha un potere molto superiore e non meramente consultivo.

Al di là di Serravalle e Bellavite, che hanno monopolizzato il dibattito, hanno lasciato perplessi anche nomine di specialisti lontani dal mondo dei vaccini, afferenti a branche come chirurgia e ortopedia. La speranza per il NITAG del futuro è quella di avere non solo esponenti di spicco, di indiscusso valore scientifico sul piano nazionale e internazionale, delle branche più coinvolte (malattie infettive, immunologia, igiene e medicina preventiva, pediatria, epidemiologia…), possibilmente scevri da conflitti di interesse, ma anche figure quali psicologi cognitivi, economisti (e farmaco-economisti), divulgatori scientifici, il cui know-how sarebbe quanto mai prezioso per vincere la battaglia sul piano culturale e per fornire raccomandazioni che possano avere un’elevata probabilità di essere ben accolte dalla popolazione.

Sarebbe infine utile anche avere a bordo rappresentanti delle associazioni dei pazienti, visto che la stessa “evidence-based medicine” (EBM) enfatizza l’importanza dei “valori e delle preferenze” dei soggetti a cui le linee guida sono indirizzate.

L’EBM è la cornice epistemologica in cui da trent’anni si muove la medicina occidentale, definita come l’integrazione delle migliori prove di efficacia clinica (ricavate da studi rigorosi) con la esperienza e l’abilità del medico nonché appunto i valori del paziente, teorizzato e formalizzato da un gruppo di medici e accademici della McMaster University in Canada, ma il cui padre spirituale è l’epidemiologo scozzese Archibald Cochrane.
Vero è che i vaccini hanno tra i principali target, specialmente per quelli obbligatori, i bambini, ma ve ne sono tanti altri che hanno un potenziale spazio nei cosiddetti “pazienti fragili”, come gli anziani e gli immunodepressi di varia natura (pazienti per esempio ematologici, oncologici, reumatologici).

Per questo sarebbe utile un organo consultivo veramente plurale nel senso che metta insieme esperti di numerose discipline la cui pratica clinica possa implicare la proposta di un programma di vaccinazioni, non quello che mette vaccinisti e anti-vaccinisti sullo stesso piano.

 

*Alberto Enrico Maraolo è ricercatore in Malattie Infettive presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; consigliere nazionale SIMIT, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali; fellow dell’ESCMID, la Società Europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive.

 

Disclaimer: l’articolo esprime esclusivamente il parere personale dell’autore e non rappresenta in alcun modo la posizione della Società scientifica (la SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) del cui consiglio direttivo fa parte.

Fonte: https://substack.com/app-link/post?publication_id=1453454&post_id=171505546&utm_source=post-email-title&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=false&r=1rklph&token=eyJ1c2VyX2lkIjoxMDY3NzcwNjEsInBvc3RfaWQiOjE3MTUwNTU0NiwiaWF0IjoxNzU1NzUyNTkyLCJleHAiOjE3NTgzNDQ1OTIsImlzcyI6InB1Yi0xNDUzNDU0Iiwic3ViIjoicG9zdC1yZWFjdGlvbiJ9.pDg01T82E0CJWqw6MQwM037BNll2YjRfxUbrzPf7dXk 

 

 

Contro il mondialismo è necessaria una alleanza politica tra cattolici, identitari e patrioti

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/01/17/contro-il-il-mondialismo-e-necessaria-una-alleanza-politica-tra-cattolici-identitari-e-patrioti/

LA NUOVA NORMALITÀ: NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE…

Occorre dividere la problematica dell’emergenza pandemica in due parti: il paravento, costituito da vaccini e Green pass e la sostanza, costituita dalla “nuova normalità che ci aspetta”. Il suggerimento è quello di dare al paravento il peso che deve avere un elemento accessorio, funzionale ai programmi del globalismo, ponendo l’attenzione e, laddove possibile, la preparazione, ai cambiamenti che già ci vengono prospettati.

Sono sempre stato un convinto “free vax” che ritiene il lasciapassare uno strumento essenziale per imporre subdolamente il vaccino sintetico a mRna a tutta la popolazione. Si tratta di un paravento robusto, non di tela ma di piombo, perché le implicazioni morali e afferenti le libertà individuali e collettive sono parecchie e non si possono liquidare in due parole.

Del resto, l’attenzione del mondo doveva essere concentrata su qualcosa di importante, come la tutela della propria salute, altrimenti qualcuno avrebbe potuto spostare il plumbeo ostacolo e guardare cosa ci aspetta, quando il paravento sarà abbassato. E’ ciò che, in questi due anni, ho cercato e cerco di fare osservando la realtà alla maniera tomista.

Non credo ci si debba stupire di fronte al caos creato dai televirologi, del tutto e il contrario di tutto di una gestione che ha vari aspetti paradossali, alcuni assurdi, altri grotteschi. Il caos è, infatti, il presupposto del paravento vaccinale perché disorienta e un popolo che non capisce più niente, martellato da una propaganda che parla solo ed esclusivamente di questo, finisce col fidarsi dell’autorità governativa, supportata da quella scientifica e religiosa, convinto che agiscano per il suo bene.

Mentre il cosiddetto “no vax” aderisce in maniera massimalista ed esasperata alla questione dell’immoralità dell’utilizzo di linee cellulari di feti abortiti, ma soprattutto è terrorizzato più dagli effetti avversi che dalla malattia. E’, nella maggioranza dei casi uno strenuo avversario della medicina tradizionale in favore della “scienza olistica” o medicina alternativa, a base di piantine, tisane e altri intrugli, che spopola negli ambienti New age, teosofici ed esoterici.

A mio avviso ha ragione don Francesco Ricossa nella sua recensione al libro del Prof. Roberto de Mattei Sulla liceità morale della vaccinazione (Edizioni Fiducia, Roma 2021, pp. 74): “Stabilito che il problema posto dalle linee cellulari provenienti all’origine da aborto procurato non rende necessariamente intrinsecamente cattiva la vaccinazione (cooperazione materiale remota…)“, posizione che trova sostanzialmente origine dalla teologia morale, ciascuno è libero di scegliere “in scienza e coscienza prendendo evidentemente delle precauzioni per non ammalarsi o non ammalare (nel limite del possibile!)”.

Don Ricossa dimostra di aver compreso perfettamente che la questione vaccinale divide i cattolici (il “divide et impera” nei nemici di Dio?): “mi sembra che si tratti di una deviazione preoccupante dell’attenzione dalle verità di Fede nella lotta antimodernista ad una lotta in materia ancora poco chiara e opinabile” e ricorda che “la questione per eccellenza è quella della Fede, del Papato, della Messa, del sacerdozio, della lotta all’eresia modernista: il resto rientra nel campo dell’opinabile. Quello che vale per la politica politicante, vale anche per questi problemi di ordine sanitario. Non facciamoci distrarre dall’essenziale per dividerci sull’accessorio“.

Nel definire il complottismo “senza dubbio un’aberrazione che prospera a causa della sfiducia nelle “autorità”, don Ricossa cerca di dare una risposta al proliferare delle teorie più strampalate, che allignano perfino in ambienti cattolici, ma mette anche in guardia da esso. Il realismo tomista, che sta nell’osservazione della realtà e nell’uso di intelletto e volontà per interpretare correttamente i segni visibili, smonta ogni delirante ossessione e pone, implicitamente, un chi va là: occhio, perché se le teorie che proponete come fossero Vangeli, poi non si realizzeranno, perderete ogni credibilità, nell’ilarità generale.

Lungimiranza, oggi, è saper guardare oltre e più in là rispetto al paravento di piombo, stando sempre attenti che non ci cada addosso e che qualcuno non ce lo spinga contro, perché schiacciati da esso non ci si rialza più e si perde la rotta della bussola. Perciò il Sistema sappia che portare la mascherina è un po’ fastidioso ma ha anche i suoi aspetti positivi, oltre a proteggere dal contagio, come ad esempio quello di riparare dal contatto diretto con chi non conosce il dentifricio e che aiuta, in molte situazioni imbarazzanti a nascondere sorrisi o smorfie naturali, mandando in tilt chi conosce la comunicazione non verbale.

Veniamo, dunque, al vulnus, che è la “nuova normalità” per colpire i cattolici ed i veri identitari. Ammesso e non concesso che la transizione green porti effetti utili al benessere del pianeta, sarebbe sciocco opporsi al progresso tecnologico, laddove esso non vada in contrasto coi principi morali. La televisione che trasmette il temporale quando, in realtà, c’è il sole, è un problema oggettivo. Ma imparare a non aprire l’ombrello sopra la TV che trasmette pioggia è essenziale.

Oggi, è la stessa tecnologia che ci consente di accedere ad informazioni e fonti impensabili fino a un decennio fa: usiamola per formarci ed informarci a dovere da specialisti ragionevoli, autorevoli ed attendibili. Se non si riesce a discernere, non è obbligatorio credere al maltempo quando c’è bello, ma è opportuno sospendere il giudizio, consultare un buon sacerdote, pregare, vivere il più possibile in Grazia di Dio perché noi non sappiamo né il giorno né l’ora in cui verrà a giudicarci, come insegna negli Esercizi Spirituali sant’Ignazio di Loyola.

La confusione in ambito sanitario ci sarà finché non si creerà un’ omogeneità nel mondo scientifico. Retto discernimento, buon senso e un buon dizionario di teologia morale sono tre risposte alla portata di ciascuno di noi. I social sono utili, in un certo senso, ma anche tremendi, come il web, perché vi si trova qualsiasi cosa. C’è gente che campa postando spazzatura e fake news.

La reazione può essere duplice: chiudere tutto oppure avere la consapevolezza di poter essere ingannato, ma non sull’essenziale, che va preservato a prescindere, perché è e resterà sempre il Fine della vita umana: la salvezza eterna attraverso i mezzi che Gesù ci ha lasciato, tramite la Santa Chiesa. Sacramenti, in primis.

In questo periodo così difficile, l’alleanza politica tra i veri cattolici e tutti coloro che si definiscono identitari e patrioti fa fronte comune nei confronti di quel Leviatano che oggi è la globalizzazione col suo primo tentacolo che è il mondialismo, ed il suo secondo tentacolo che è la società fluida, egualitarista, piatta, desacralizzata, materialista, atea, che trova il principale ostacolo nell’ordine naturale e, quindi nella Famiglia, cellula fondamentale della nostra civiltà. Il prossimo, per il cattolico, è l’affine, mentre l’umanità intera è composta dalle creature di Dio. Anche gli identitari comprendono e lottano per la tradizione e per la difesa dell’identità, perché sono, con noi, parte di un’unica comunità di destino: quella che la “nuova normalità” proverà a toglierci, ma che dovrà trovarci molto ben preparati.

PERCHÉ SONO DA SEMPRE “FREE VAX”

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di Matteo Castagna*
Il Sistema ha cercato e voluto questa divisione tra vaccinati (in netta maggioranza) e non vaccinati (sempre più in minoranza).
Avendo il cosiddetto coltello dalla parte del manico, i governi Conte II e Draghi hanno gestito, in forme diverse, ma seguendo lo stesso filo conduttore, ordinato in Europa, l’emergenza sanitaria.
Tutto gravita attorno a quel “sempre più in minoranza” riferito al numero dei non vaccinati. Prima dell’estate, mettevo in guardia dal costruire fronti di disobbedienza, più o meno organizzati, sostenendo che proteste di piazza e azioni eclatanti sarebbero state strumentalizzate da soggetti abituati a cavalcare queste forme di resistenza popolare. Aggiungevo che, maggiori fossero state le portate pubbliche delle proteste e maggiormente si sarebbero dimostrate funzionali alla repressione da parte del Sistema, tramite progressive restrizioni.
Si sono verificate, puntualmente, entrambe le situazioni. Non sono un veggente né ho la bacchetta magica, ma conosco il Sistema per esperienza e studio. So bene come, già in altri periodi, agisse così. Si ricordino gli anni ’70 o le modalità usate per ridurre al minimo la violenza negli stadi negli anni ’90, per comprendere che in situazioni particolarmente critiche, il Sistema risponde alle reazioni pubbliche della gente in piazza, con l’infiltrazione di personaggi un po’ “strani” e con la recrudescenza della repressione. Fornendo la scusa che il Sistema cerca per reprimere, chi si adopera come intellettuale ribelle o manovalanza di strada, in buona fede, prezzolato o in cerca di visibilità, fa il gioco del Potere.
La dimostrazione? Siamo all’obbligo vaccinale per gli over 50 e al green pass rafforzato obbligatorio per lavorare, nonostante libri, libelli, conferenze, chat, manifestazioni, assalti, scontri.
A nessuno balena per la mente che, forse, in questa “strategia”, che si trasforma in azioni spesso scomposte, ci possa essere qualcosa di profondamente sbagliato? Che provoca e da’ al Sistema ciò che desidera? Oggi le piazze sono quasi vuote, i portuali sono spariti, quasi il 90% della popolazione è vaccinato e col green pass.
Dunque, chi voleva davvero protestare per ottenere un risultato o, almeno provarci, avrebbe potuto organizzarsi e non vaccinarsi in massa, senza starnazzare e strombazzare. In silenzio. Le categorie lavorative avrebbero potuto organizzarsi con scioperi generali nazionali ad oltranza. Il popolo avrebbe potuto avere il potere di bloccare il Paese, se buona parte delle principali categorie lavorative avessero avuto la volontà di reagire seriamente alle misure del governo.
Questo non è avvenuto.
Due i motivi:
1) La maggioranza della popolazione italiana trova utile questo vaccino per la sua sicurezza.
2) Il Sistema, di fronte alla reattività di una minoranza agisce come Golia contro Davide, con quest’ultimo zoppo, perché privo di fionda, ovvero di capacità contrattuale.
Il secondo strumento, oltre al blocco della produzione, che una vera reazione di popolo può mettere in atto, è la rivoluzione. Non c’è stata e non ci sarà per molti motivi. Il primo è che il popolo è si vax e una minoranza, rumorosa ma per nulla pericolosa, è no vax.
L’utilizzo della paura, come mezzo di persuasione, viene usato sia dal Sistema nei confronti del virus, che dai vari gruppi no vax, nei confronti del vaccino. Non è anomalo? A mio modesto avviso si, perciò non temo alcuno dei due.
Altresì considero tutta la caotica e, spesso cervellotica gestione pandemica, come un’ arma di distrazione di massa dalla preparazione della “nuova normalità”.
La lungimiranza, dunque, dovrebbe lasciar perdere ciò che distrae dall’essenziale, perché il fine di questo progetto prevede di attaccare al cuore i principi del vero cattolico e del vero patriota. In nome della globalizzazione e del mondialismo.
Sarebbe bene prepararsi a questo, con fermezza ed equilibrio, perché il rischio è che, un giorno, andranno a prendere a casa i veri cattolici e i veri identitari, non i no vax ed altri portavoce di amenità, che cozzano col realismo tomista.
* Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex – Traditio

Apostolato cattolico: Amato in Spagna, Castagna a Telenuovo

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di Lucia Rezzonico

Continua l’apostolato pubblico dei nostri principali punti di riferimento. Da un lato, prosegue il tour spagnolo dell’ Avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita e nova Civilitas, che porta in numerose chiese di Madrid, Barcellona e oltre, le sue conferenze sulle radici cristiane dell’Europa in questo periodo difficile dovuto alla pandemia.

Per ulteriori informazioni e foto: https://www.facebook.com/AvvocatoGianfrancoAmatoFanpage/?__cft__[0]=AZW3N9-O0KNaT4Zh4gTp8Ie2zOG14bTRyltApT2F6E2oE8NTn0w_FZ3TkfhEuHluKy-6_Viu-djor1rtT7IVI_fn1eykONW3OThRTDkWQh8jbGKd4T4Wq5wj3GOWHnE8kPE5STbsoT9pcG661di1f70y&__tn__=-UC%2CP-R

 

Dall’altro, il nostro Responsabile Nazionale Christus Rex Matteo Castagna riprende con le partecipazioni televisive e/o radiofoniche:

  • Telenuovo – Rosso&Nero condotto da Mario Zwirner il 03/12/2021 in collegamento Skype dal suo studio di casa, per commentare l’attualità (in studio l’Eurodeputato della Lega Mara Bizzotto e la Consigliere Comunale del Pd di Verona Elisa La Paglia): https://play.telenuovo.it/rosso-e-nero/tit-13154299
  • TelenuovoDestra&Sinistra condotto da Mario Zwirner il 04/12/2021 in studio con Etta Andreella del Partito Democratico, per commentare la posizione di una commissaria europea che avrebbe voluto eliminare gli auguri di Buon Natale, i nomi di Maria e Giuseppe per essere inclusivi verso i non credenti e per parlare di obbligo vaccinale: https://play.telenuovo.it/destra-e-sinistra/tit-13156529

Per ulteriori informazioni e foto: https://www.facebook.com/Traditio.Italia/?__cft__[0]=AZWoAyY8DTUauNEdkRb6epQuFFkLvx64ZHxbX9rGI9js7j6Q0AD91LR7E5cv8TkPwD4EW6fnW3bFUxBkT2Pp7PDZp-MOZHU_IrnpCJgZLTQNcpKBnijPrujzzIbX0UHOic_rwR0dYauq-puLv04Ouc2o3XUqJpX46cJSfKG-X8YABQ&__tn__=-UC%2CP-R

Per la sanità inglese si ammalano pure i vaccinati, per la nostra solo i no vax

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Come risaputo, il nostro Circolo Christus Rex non appartiene alla galassia “no vax”, ma ha un motivato pensiero “free vax”, tanto che molti di noi sono vaccinati ed altri no. Nella confusione che regna sovrana nella comunità scientifica, manteniamo la consueta mentalità critica basata sulla realtà, che ci permette di dire cose “fuori dal coro”, laddove vi siano fondamenti religiosi di Magistero Perenne ed immutabile, oppure logici o di qualsiasi altra motivazione circostanziata ed argomentata. Questo articolo ci sembra venire incontro alla scelta di libertà di coscienza e, quindi, di tranquilla convivenza tra vaccinati e non.

VACCINI E DECESSI: QUALCOSA, NEL CONFRONTO TRA ITALIA E UK, NON TORNA…

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

In base ai dati che forniscono l’Istituto superiore di Sanità e Istat in Italia i contagiati, i malati Covid in ospedale e i morti sono non vaccinati. In base ai dati inglesi, invece, si contagiano di più i vaccinati e ci sono migliaia di ricoverati e morti vaccinati (leggere per credere il bollettino settimanale inglese, “Covid-19 Surveillance report”)

Il motivo per cui il premier inglese Boris Johnson ha dichiarato, all’opposto del Presidente Draghi, che “il vaccino non protegge dal contagio” è che qualcuno gli riferisce i dati inglesi che mostrano centinaia di migliaia di vaccinati “positivi”. In particolare, in tutte le fasce di età superiori ai 50 anni, cioè nella fascia di età a rischio di morte Covid.

Vaccinati e non vaccinati

Per chi fosse curioso delle percentuali rispetto a chi è vaccinato e non vaccinato, cioè volesse controllare l’incidenza anche in base al numero di persone vaccinate e non, anticipiamo che avrebbe una sorpresa. Dai 40 anni in su, questi numeri si traducono in percentuale di “casi positivi” maggiori tra i vaccinati (solo per i giovani è il contrario).

Ci siamo permessi di raggruppare visivamente i due gruppi, di vaccinati e non vaccinati, per evidenziare come stanno le cose. In UK i vaccinati si contagiano a centinaia di migliaia, si ammalano e muoiono a migliaia. Nessuna ulteriore elaborazione è necessaria perché questi sono non delle percentuali ricavate come fa sempre da noi l’Istituto di Sanità, ma i semplici numeri dei casi positivi, dei ricoverati in ospedale e dei morti Covid.

È impossibile per chiunque negare che in UK i vaccinati si contagiano quanto i non vaccinati. Per essere precisi, nella fascia di età giovane si contagiano di più i non vaccinati, ma dopo i 40 anni è il contrario, l’incidenza è maggiore tra i vaccinati. Dato però che la mortalità Covid è rilevante solo sopra i 60 anni questo vuol dire che la situazione di rischio complessiva è peggiore per i vaccinati.

È altrettanto impossibile negare che gli ospedali inglesi abbiano migliaia di malati Covid vaccinati. I nostri giornali ripetono ogni giorno che gli ospedali italiani sopportano il costo di curare solo i “novax”, gli ospedali inglesi sono oberati invece dal costo di curare i “sì vax”. Questi sono gli inglesi contagiati, malati e morti, divisi per classi di età e status di vaccinazione.

Infine è impossibile negare che tra gli inglesi i vaccinati muoiano di più dei non vaccinati.

Questo fenomeno del vaccinato inglese che muore di Covid stando a Corriere, Messaggero, Stampa, Repubblica, Carlino e il resto di quasi tutti i media è sconosciuto in Italia. Da noi solo i “novax” muoiono o rischiano di morire. Evidentemente la Covid19 è un virus diverso fuori d’Italia, dove evita i vaccinati. In UK il virus si sbaglia e contagia, fa ammalare e fa anche morire centinaia di non vaccinati.

È evidente da questi dati inglesi perché da loro il governo non abbia imposto il green pass. La sanità inglese documenta ogni settimana tramite il bollettino che stiamo citando come i vaccinati si contagiano quanto i “novax” e quindi il governo ne prende atto e si rende conto che il green pass non ha alcun senso.

Di fronte a questi dati che mostrano come in UK i vaccinati si contagiano, ammalano e muoiono, mentre in Italia il fenomeno non sembra esistere, ci viene un grosso sospetto. Essendo il virus lo stesso e pure i vaccini utilizzati sono gli stessi non è che i dati italiani   siano abilmente alterati per giustificare provvedimenti politici come il GreenPass che altrimenti sarebbe stato difficile imporre?

Fonte: https://www.nicolaporro.it/per-la-sanita-inglese-si-ammalano-pure-i-vaccinati-per-la-nostra-solo-i-no-vax/

Il lasciapassare come strumento di guerra di classe

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di Thomas Fazi

Il lasciapassare come strumento di guerra di classe

Fonte: Thomas Fazi

Da domani milioni di lavoratori rischiano di rimanere senza stipendio e/o lavoro (o di dover sborsare 200-300 euro al mese) per il semplice fatto di aver esercitato una libera scelta consentita dalla legge: cioè quella di non vaccinarsi. Una libera scelta – tra l’altro – che non ha nessuna ripercussione sul prossimo.
In primis perché – come ci ricorda l’ANMA, l’associazione nazionale dei medici d’azienda – «allo stato attuale, la possibilità di contagiare e di contagiarsi sussiste indipendentemente dalla condizione vaccinale e/o dal possesso del green pass», e dunque un non vaccinato non rappresenta un rischio apprezzabilmente superiore per un vaccinato di un altro vaccinato. L’ultimo studio in materia ci dice che la contagiosità dei vaccinati, nella più ottimistica delle ipotesi, scende praticamente allo stesso livello dei non vaccinati nel giro di un paio di mesi – mentre il green pass ha una validità di 12 mesi. E questo senza considerare l’uso della mascherina al chiuso, che realisticamente riduce ulteriormente lo scarto già minimo.
Da ciò ne consegue, come dice Crisanti, (1) che «il green pass non può assolutamente essere considerata una misura di sanità pubblica perché non crea ambienti sicuri e anzi incoraggia di fatto comportamenti che possono favorire la trasmissione»; e (2) che l’unica misura che garantisce veramente la sicurezza dei lavoratori è la disponibilità di tamponi gratuiti per tutti, indipendentemente dallo stato vaccinale (cioè esattamente quello che il governo ha ripetutamente negato nonostante le richieste dei sindacati).
E in secundis perché la netta maggioranza dei non vaccinati (oltre il 90 per cento) rientra ormai nelle fasce di età che hanno rischio di complicazioni gravi e/o di morte bassissimo o prossimo allo zero, quindi il rischio che la scelta di taluni di non vaccinarsi possa ripercuotersi sulla comunità sotto forma di saturazione del sistema ospedaliero è anch’esso prossimo allo zero – da cui si evince anche l’assurdità della posizione di quelli che sono contro il green pass ma vorrebbero l’obbligo vaccinale.
A questo punto la scelta del governo di insistere sulla strada dell’obbligo di green pass per tutti i lavoratori – una misura, lo ricordiamo, che non ha equivalenti in nessun altro paese occidentale – appare talmente irrazionale dal punto di vista epidemiologico che dobbiamo necessariamente ipotizzare che il green pass non sia (solo) un mezzo per obbligare surrettiziamente la gente a vaccinarsi – obiettivo comunque clamorosamente fallito, visto che i tassi di vaccinazione giornaliera sono crollati in seguito all’introduzione del green pass: a quanto pare la gente non apprezza di essere bullizzata e ricattata dallo Stato – ma anche e forse soprattutto un fine in sé e per sé, che ha l’obiettivo di dividere la classe lavoratrice e creare quello stato di emergenza permanente (in assenza di qualsivoglia emergenza reale dal punto di vista sanitario) necessario per portare avanti il violento processo di ristrutturazione capitalistica di Draghi – e la guerra al lavoro che esso comporta – e reprimere qualunque opposizione (vedasi per esempio l’annunciata stretta sui cortei).
Anche per questo la scelta dei portuali di Trieste (Clpt Trieste: seguiteli e sosteneteli) di proseguire con la protesta finché non sarà eliminato l’obbligo di green pass per tutti i lavoratori rappresenta un gesto di solidarietà di classe importantissimo. Oggi la lotta contro il green pass non è una distrazione rispetto ad altre questioni “più importanti” – salario, diritti, sicurezza ecc. – ma al contrario, proprio perché riguarda tutti, può rappresentare anzi la scintilla fondamentale per riaccendere una coscienza di classe tra i lavoratori.
Vuoi vedere che forse stavolta il migliore ha fatto male i conti?