La libertà religiosa in Pakistan

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LA NOTIZIA

di Leonardo Motta

La questione delle conversioni religiose forzate è fonte di grande preoccupazione per le minoranze religiose in Pakistan, soprattutto cristiani e indù, e manca la volontà politica di risolvere un tale problema, a causa anche dell’instabilità politica e alle pressioni dei gruppi religiosi estremisti.
Il governo pakistano non presta alle minoranze religiose la dovuta attenzione, sia che si tratti di discriminazione nei programmi scolastici e universitari, lavoro, matrimonio e divorzio, sia che riguardi l’abuso della legge sulla blasfemia o le conversioni forzate.
Secondo i musulmani non dovrebbero esserci limiti di età per la conversione all’Islam, rapitori e abusatori di ragazze usano questo tipo di leggi per compiere rapimenti e matrimoni forzati con ragazze adolescenti di altre religioni.
Anche certe sentenze dei tribunali incoraggiano gli autori del rapimento di ragazze minorenni non musulmane, soprattutto quando i giudici dei tribunali superiori dettano sentenze influenzate dalla sharia piuttosto che difendere la legislazione in vigore nel paese, come la legge sulla restrizione del matrimonio infantile (del 1929), che criminalizza i matrimoni delle ragazze di età inferiore ai 16 anni.
Inutile dire che i tribunali pakistani continuano a ignorare anche gli standard internazionali.
Purtroppo la maggior parte dei musulmani pakistani è contraria a stabilire un’età minima per la conversione all’Islam perché credono che una legge contro la conversione forzata andrebbe contro il Corano e la Sunnah e potrebbe creare disordini pubblici.
“In una situazione così difficile, è necessario utilizzare tutte le piattaforme e le alleanze a livello nazionale e internazionale per fare pressione e ricordare al Pakistan i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, in particolare per quanto riguarda i bambini, le donne e le minoranze”, ha detto Nasir Saeed, Direttore della ONG CLAAS, organizzazione no-profit che opera per il raggiungimento della libertà religiosa in Pakistan.

 

Rispuntano le Sardine: picnic per finanziare moschea a Pisa

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Pisa, 27 ott – Non c’è che dire, il movimento delle Sardine ce la mette proprio tutta per cercare di far parlare di sé anche con iniziative che spesso suscitano ilarità generale, come nel caso della finta occupazione con sacco a pelo del Nazareno. Questa volta l’oggetto della mobilitazione del movimento capitanato dall’istruttore di frisbee Mattia Santori è la costruzione di una moschea a Pisa.

Le Sardine raccolgono fondi per… una moschea

La vicenda ha generato un forte dibattito in città tra favorevoli e contrari ed è stata al centro di un braccio di ferro legale tra la Comunità Islamica e il Comune di Pisa, guidato dal centrodestra. Alla fine, in seguito a un ordinanza del Tar, il Comune è stato costretto a concedere il permesso, e così la Comunità Islamica ha avviato una campagna di raccolta fondi per le ingenti spese da sostenere. L’iniziativa non sta però riscuotendo un grande successo ed in tre mesi sono stati raggranellati solamente 8 mila euro, una somma davvero misera considerato che l’obiettivo della campagna è quello di ottenere 2,8 milioni di euro.

Un picnic per pochi intimi

Ma ecco che in loro supporto arrivano le Sardine con l’iniziativa “Un panino per la libertà di culto”. “Siete tutte e tutti invitati – annunciano gli organizzatori – per un imperdibile appuntamento, con pranzo al sacco, sul luogo dove verrà costruita la moschea di Pisa. Sarà una splendida occasione per ritrovarci, conoscerci e cogliere l’occasione per raccogliere fondi per la costruzione della stessa”.

Chissà se durante questo momento di confronto i pesciolini parleranno con i fedeli musulmani anche delle loro idee riguardo matrimoni omosessuali e insegnamento del gender nelle scuole. Certo è che viste le premesse difficilmente l’iniziativa sposterà molto in termini economici. Gli organizzatori infatti fanno sapere che “sul posto saranno disponibili 12 sedie con due tavoli” e il post su Facebook si ferma a 10 condivisioni. Insomma, un picnic per pochi intimi.

Lorenzo Berti

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/rispuntano-le-sardine-picnic-per-finanziare-la-moschea-di-pisa-212410/

Russia: legge che limita la libertà religiosa dei protestanti e dei testimoni di Geova

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LA NOTIZIA

di Leonardo Motta

Dallo scorso 3 ottobre è entrato in vigore in tutta la Federazione Russa uno degli emendamenti recentemente introdotti alla legge “Sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose”, approvata il 5 aprile scorso.
Il provvedimento richiede la verifica della “formazione religiosa ricevuta” dai servitori di culto di tutte le religioni. In particolare saranno valutati coloro che hanno compiuto parte o tutti gli studi teologici all’estero.
La legge era stata approvata dopo lunghe consultazioni dei rappresentanti delle diverse comunità con la commissione per gli affari religiosi della Duma (la camera bassa del parlamento), guidata dal comunista Sergei Gavrilov. Tuttavia, i redattori non sono riusciti a rimuovere le restrizioni e i controlli, che sono diventati ancora più astrusi con la formulazione finale della legge. La nuova Duma avrà il potere di approvare o meno “l’attività dei servitori di religione e del personale religioso che per la prima volta partecipano a celebrazioni e riti, allo svolgimento di compiti missionari o all’insegnamento nel territorio della Federazione”.
Se ritiene che la formazione ricevuta sia “insoddisfacente”, il neoconsacrato dovrà partecipare a “corsi di formazione integrativa presso enti autorizzati, i cui programmi siano debitamente accreditati, secondo la normativa statale”. Migliaia di comunità protestanti sono a rischio, poiché l’educazione religiosa è in gran parte gratuita. Inoltre, in ambito teologico e spirituale non c’è una chiara distinzione tra clero e laici, né tra educazione “patriottica” e internazionale.
La nuova legge sostituisce anche la nozione di “membro” di una comunità con quella di “partecipante” , senza ulteriori precisazioni. Ciò attribuisce ancor più responsabilità ai capi delle associazioni religiose per il comportamento di tutti i ‘partecipanti’. Con questa sfumatura, i legislatori hanno attribuito ai gruppi dei Testimoni di Geova una serie di comportamenti “estremisti”, dichiarati poi illegali con il “decreto Jarovoj” – che porta il nome del deputato responsabile delle modifiche introdotte nel 2016.
Nelle ultime settimane altre associazioni religiose in Russia sono state condannate e bollate come estremiste. Spicca il caso di quattro comunità pentecostali fondate in Lettonia e Ucraina con il nome di “Nuova Generazione”, ora bandite in tutta la Federazione. Sotto i riflettori ci sono tutti i gruppi evangelici russi, già pesantemente vessati per la loro allergia ai “registri statali”. Il 16 settembre, un tribunale della città siberiana di Kemerovo ha condannato un libro del fondatore dei gruppi New Generation, definendolo estremista. L’autore è Aleksej Ledjaev, e il suo testo, intitolato The New World Order, che esprime visioni escatologico-spirituali che costituiscono “un’ideologia estremista molto pericolosa”, secondo le autorità.
La Corte ha invece condannato Ledjaev per ribellione, nonostante l’uomo fosse incluso nell’elenco delle persone a cui è impedito l’ingresso nel territorio della Federazione. Pertanto, l’autore lettone non ha avuto la possibilità di difendersi direttamente, né di impugnare la sentenza. Non è stato nemmeno ufficialmente informato della procedura giudiziaria, né all’estero, né ai suoi rappresentanti nel tribunale di Kemerovo.