Del Debbio e Giordano finiscono in castigo. Ecco come la tv silenzia le voci contro il green pass

Condividi su:

A Mario Giordano e Paolo Del Debbio va la nostra incondizionata solidarietà. Siamo persone che seguono i vostri programmi con interesse. Non è necessario esser sempre d’accordo con i contenuti, ma le domande e i ragionamenti che avete condotto in questi mesi sull’applicazione del green pass e sui vaccini sono, a nostro avviso, il minimo sindacale per chi ha un cervello che non serva solo a sostenere gli occhiali. Questa censura è, a nostro avviso, incredibile perché pietra tombale sulla libertà d’informazione. Finché c’è chi sogna modelli comunicativi che restringano la democrazia, chi è fuori dal coro è destinato al bavaglio. E’ questa l’Italia nata dalla Resistenza? Sentiti alcuni “toni rossi” particolarmente entusiasti per controlli e restrizioni, non c’è da stare allegri…(N.d.R.)  

A proposito, questo pezzo è sul sito di Gianluigi Paragone. Ci è parso scritto bene, in linea col nostro pensiero. Ma non siamo “no vax” né seguaci di Paragone. In Italia è sempre bene specificare per evitare fraintendimenti di menti un pochino disturbate che, poi, fanno danni…(N.d.R.)

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Mario Giordano e Paolo Del Debbio in ‘castigo’ per cinquanta giorni. Sia Fuori dal coro e Dritto e rovescio andranno infatti in paura rispettivamente il 7 e il 9 dicembre per rientrare solo il 25 e 27 gennaio 2022. In sostanza è un mese e mezzo di stop che sappiamo bene come in tv corrisponda più o meno a due secoli e che corrisponde ‘casualmente’ con l’entrata in vigore del ‘super green pass’ e con quella che, in teoria, dovrebbe essere la fine della validità del certificato verde. Non solo: né Giordano né Del Debbio potranno, questo modo, commentare le fasi propedeutiche all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Piazzapulita, al contrario, saluterà il pubblico il 16 dicembre ma tornerà onda in onda, con molta probabilità, il 13 gennaio (stando a quanto riferisce TvBlog). Stesso calendario varrà per Cartabianca e Di MartedìQuarta Repubblica di Nicola Porro si congederà il 6 dicembre, e il 10 gennaio sarà di nuovo operativo.

Controcorrente terminerà il 19 dicembre per riprendere il 9 gennaio, con Veronica Gentili. Prima ancora riapparirà in schermo Gianluigi Nuzzi con Quarto Grado (17 dicembre – 7 gennaio). Zona Bianca di Giuseppe Brindisi, invece, non conoscerà soste: dall’aprile scorso, non ha saltato neanche una settimana, e intende mantenere questo record. Restano comunque da capire le cause dei due esclusi eccellenti: certo è che visto il periodo ‘prescelto’ per la pausa a pensar male si fa peccato, ma raramente ci si sbaglia …

Fonte: https://www.ilparagone.it/attualita/del-debbio-e-giordano-finiscono-in-castigo-ecco-come-la-tv-silenzia-le-voci-contro-il-green-pass/

Mps rovinata dalla sinistra che ora fa finta di nulla

Condividi su:

di Nicola Porro

CASO MPS, INTERROTTA LA TRATTATIVA CON UNICREDIT

Alla fine il nuovo amministratore delegato di Unicredit ha alzato l’asticella ad un livello tale che il Tesoro ha dovuto rompere le trattative per la cessione del Monte dei Paschi di Siena. Andrea Orcel è un manager che viene del mercato, e della politica evidentemente se ne infischia. Arrivato all’Unicredit gli hanno spiegato che la banca doveva salvare il Monte. Ha guardato le carte e, con un ristretto numero di fedelissimi, ha fatto quella che in gergo si chiama due diligence: insomma, si è fatto i conti al centesimo. Ebbene, per prendersi la banca senese ha preteso quasi dieci miliardi di euro. È inutile in questa sede specificare esattamente per cosa, basti sapere che dentro ci sono gli esuberi del personale in eccesso, l’irrobustimento del capitale di Siena perché non affondasse Milano e la pulizia totale dei crediti dubbi.

Una dote che il governo non si poteva permettere di pagare. Solo di aumenti di capitale andati in porto e lanciati negli ultimi due lustri, il Monte ha bruciato 13 miliardi (su quasi trenta totali). Senza tener conto di obbligazioni, prestiti e garanzie pubbliche. Quando una banca affonda, non si scherza.

Il Monte non è un fallimento del mercato, ma neppure solo dello Stato. È il fallimento di un gruppo di potere, legato prima al Partito comunista e poi al Partito democratico toscano. Non esiste una storia di fallimento pubblico così targato e così poco denunciato. Il ministro che ha realizzato l’ultimo prestito per la banca è stato eletto nel collegio di Siena per la sinistra e poi ha lasciato il Parlamento per diventare presidente di Unicredit e avrebbe dovuto ripulire i pasticci. Ma che, come abbiamo visto, ha preteso di farlo solo a condizione che la dote coprisse tutti i buchi.

Ora il premier deve usare la sua credibilità europea per una battaglia di retroguardia: comprare più tempo per privatizzare la banca. Avrebbe dovuto farlo entro quest’anno ma così non sarà.

Politicamente è un pasticcio: come spiegare in Consiglio dei ministri che non si finanziano misure assistenzialiste che piacciono ad esempio alla Lega, come Quota 100, e si bruciano altre risorse per pulire la scena del delitto finanziario?

In ultimo Orcel non si è piegato alla politica. Ma, in un paese di relazioni, rischia di pagarne un prezzo per le prossime mosse di aggregazione che volesse fare su banche ora in vendita. Il Partito democratico potrà continuare a fischiettare, come se la vicenda non lo riguardasse, come se il Monte fosse una banca come le altre. È un paradosso.

Nicola Porro, Il Giornale 25 ottobre 2021 e https://www.nicolaporro.it/mps-rovinata-dalla-sinistra-che-ora-fa-finta-di-nulla/

Green pass, rivolta nei porti: “È dittatura, non ci fermiamo”

Condividi su:

portuali di Trieste lo avevano detto: non ci fermeremo. E stanno mantenendo la promessa, mettendo sempre più pressione al governo Draghi sul lasciapassare, che inizia a mostrare i primi segni di cedimento. La situazione è esplosiva. Domani entra in vigore il lasciapassare obbligatorio nei luoghi di lavorio e l’Italia rischia la paralisi, almeno dal punto di vista logistico. Oltre ai portuali triestini  in rivolta contro il green pass, hanno annunciato lo sciopero anche i colleghi di Genova e tra gli autotrasportatori mancheranno all’appello 80mila conducenti. Se a questo si aggiunge una crisi globale della catena di distribuzione delle merci, non è difficile capire l’entità dell’insidiosa mina che il premier deve cercare di disinnescare.

Green pass, rivolta si allarga

Una prima vittoria i “resistenti” anti green pass l’hanno già ottenuta. Il governo nelle scorse settimane aveva escluso a prescindere la possibilità di rendere gratuiti i tamponi per chi non è vaccinato. Una certezza, ribadita in più sedi, che ora sta scricchiolando. Pare infatti che domani in Cdm il governo potrebbe discutere la possibilità di porre a carico delle aziende il costo dei test per i dipendenti. Proposta ovviamente rispedita al mittente da Confindustria. Salvini chiede che a finanziarli sia lo Stato, mozione contestata dal resto della maggioranza. L’alternativa, anche questa presa in considerazione dall’esecutivo, è quella di “ragionare sul fatto che test abbiano un prezzo calmierato“. Dunque uno sconto. Anche questa ipotesi, fino ad oggi sempre respinta da Draghi, sembra essere la conseguenza delle rivolte sorte in queste ore.

Lo sciopero a Trieste

A dire il vero, i portuali triestini sarebbero “disponibili a discutere”: domani potrebbero evitare lo sciopero, ma solo se l’avvio del green pass obbligatorio venisse rimandato al 30 ottobre. Altrimenti, nisba. Loro sono “determinati sulle nostre posizioni”, che riguardano sì il settore trasporti ma, dicono, anche tutto il resto del mondo del lavoro. Nemmeno il tampone gratuito, già proposto dal Viminale, li soddisferebbe. Il problema è che il governo non sarebbe disposto a rinviare l’entrata in vigore del decreto sul green pass. Dunque si andrà al muro contro muro. Domani i portuali minacciano di bloccare il porto sia in entrata che in uscita, un danno enorme per il sistema Paese. “Siamo disposti ad andare avanti fin quando il green pass non verrà tolto”, dice Stefano Puzzer, portavoce del Coordinamento lavoratori portuali Trieste (Clpt). Nessun passo indietro, anche se la Commissione sugli scioperi ha definito “illegittima” la mobilitazione annunciata dal 15 al 20 ottobre: “Siamo in dittatura, faremo comunque lo sciopero: noi pensiamo di essere una democrazia, lo Stato in una dittatura – insiste Puzzer – Vedremo chi vincerà. È ora di fermare l’economia che forse è l’unico segnale che possiamo dare a questo Stato, per fargli capire che ci sono tante persone in difficoltà, tante persone che rimarranno senza uno stipendio, e solo perché hanno esercitato una scelta libera quella di non farsi il vaccino. Adesso mi sembra ben chiaro che questo passaporto verde è solamente una manovra economica non sanitaria”.

Green pass, rischio caos autotrasporti

Altra grana riguarda gli autotrasportatori. Per Trasportounito mancheranno all’appello 80mila conducenti, difficilmente sostituibili vista la carenza di personale. Questo si tradurrà in ritardi nelle consegne di 320mila ore in più rispetto allo standard giornaliero. Per Confetra si rischia proprio “la paralisi del sistema logistico nazionale“. Su 400mila autisti confederati, il 30% sarebbe senza green pass. Oltre al fatto che molti di quelli stranieri sono vaccinati con Sputnik o altri farmaci non riconosciuti. Se il governo decidesse di permettere loro di lavorare lo stesso, Conftrasporto ha già annunciato che per protesta le imprese italiane fermeranno i camion. Almeno su questo una mezza pezza il governo potrebbe averla trovata: i camionisti che arriveranno dall’estero senza green pass potranno guidare in Italia, ma sarà loro vietato scaricare o caricare la merce.

A proposito di merci: il problema potrebbe verificarsi anche alla fonte. Confagricoltura fa notare infatti che in questa stagione stanno iniziando le raccolte della frutta e degli ortaggi autunnali, operazione spesso realizzata da stranieri. Il green pass, è il timore, rischia di provocare “mancanza di manodopera”: Un terzo degli operai dell’agricoltura sono stranieri, molti dei quali (il 60%) extracomunitari. La gran parte non sono vaccinati o hanno in corpo un siero non riconosciuto dall’Italia. Insomma: un caos totale. Cui ora Draghi, dopo aver tirato la corda, dovrà trovare una soluzione.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/green-pass-rivolta-nei-porti-e-dittatura-non-ci-fermiamo/

Immagini tagliate, frasi decontestualizzate. È credibile l’inchiesta di Fanpage?

Condividi su:

Qualcosa sembra non tornare nella ormai celeberrima inchiesta di Fanpage sulla “lobby nera”. In attesa che la magistratura si pronunci ufficialmente, e nonostante presunte fonti della procura di Milano parlino di “inchiesta fedele al girato”, ieri sera, a Quarta Repubblica, un servizio a firma di Claudio Rinaldi ha mostrato in maniera inequivocabile come la stessa frase del “barone nero” Jonghi Lavarini sia stata inserita e montata due volte, vale a dire in entrambe le puntate della video-inchiesta e riferita dunque a due contesti differenti. 

Vedi il Video del servizio su: https://www.nicolaporro.it/immagini-tagliate-frasi-decontestualizzate-e-credibile-linchiesta-di-fanpage/

Come spiega bene il servizio, nella prima puntata in cui l’inchiesta punta i riflettori su Fdi e Carlo Fidanza, il barone nero si esprime così: “Se vogliamo riprenderci il governo di Milano, ci deve essere spazio anche per noi”. Pronuncia queste parole stando in piedi, con alle spalle delle vetrate scure e alla sua destra un uomo, seduto, che rientra nell’inquadratura. 

Ecco, se si osserva attentamente le immagini di entrambe le video-inchieste, non potrà non risultare evidente come la seconda porzione di frase, vale a dire “ci deve essere spazio anche per noi”, viene riproposta paro paro anche nella secondo puntata quando, però, ad essere messi in mezzo sono il partito di Salvini e due esponenti lombardi del Carroccio, Angelo Ciocca e Silvia Sardone. “In un grande partito come la nuova Lega – dice il barone nero – ci deve essere spazio anche per noi”. E non vi è alcun dubbio che le immagini siano le stesse. Identica postura, stesse vetrate scure alle sue spalle, stesso uomo alla destra. Insomma, è proprio la stessa frase utilizzata due volte. E a confermarlo ci sono anche i tagli del montaggio che vengono effettuati prima della parola “ci”. Il primo netto e visibile, per quanto ben fatto e il secondo nascosto con un’immagine di copertura.

Dunque, anche non avendo visionato tutto il girato, come chiedeva Giorgia Meloni, che temeva proprio furbate di questo tipo, una prima certezza sembra esserci già: quella frase, con tutta probabilità, è estranea ad almeno uno dei due contesti. E non è la prosecuzione naturale delle due frasi precedenti dati i tagli.

Questa operazione sarà stato fatta in buona fede o no? Avrà in qualche modo alterato il significato di una delle due situazioni o anche solo presentato sotto una luce utile a qualcuno alcuni eventi, oppure può essere ritenuto un fatto di poco conto nell’ambito totale dell’inchiesta? Questo non lo possiamo sapere.

Quello che invece sappiamo è che anche nella seconda puntata una frase dell’europarlamentare leghista, Angelo Ciocca, sembra esser stata in qualche modo decontestualizzata. E più precisamente questa: “C’è solo un modo per difendere la nostra patria, uno non ce n’è un altro: fare quello che hanno fatto i nostri militari nella prima e nella seconda guerra mondiale”, dice il politico nel video mostrato da Fanpage. Peccato che sia stata tagliata la parte finale del suo ragionamento che, come sostiene lo stesso Ciocca, avrebbe rivelato senza ombra di dubbio come non vi fosse alcuna correlazione tra quelle parole e il fascismo. Tant’è che il leghista è stato ripreso anche altre volte mentre sosteneva il medesimo concetto, come mostra subito dopo il servizio di Quarta Repubblica. E proprio in quei filmati si può cogliere il senso reale del discorso di Ciocca, che lo utilizzava anche in campagna elettorale.

In ultimo, un’altra stranezza: la donna che ritira i soldi (in realtà dei libri) per conto di Lavarini, che è vestita con un outfit invernale mentre tutte le altre persone sono a maniche corte. È così che si dovrebbe fare per non farsi notare mentre si sta facendo un’operazione losca? Anche questo appare francamente un po’ strano.

Tre indizi fanno una prova? Forse no, però era giusto rendere pubbliche queste incongruenze che siamo certi, non sorprenderanno minimamente la leader di Fratelli d’Italia. Ora, palla alla magistratura.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/immagini-tagliate-frasi-decontestualizzate-e-credibile-linchiesta-di-fanpage/

Bomba di Bisignani: “Vi svelo chi tiene prigioniero Draghi”

Condividi su:

L’OPINIONE

L’ “uomo che sussurrava ai potenti” non parla mai a caso. In questa intervista esprime delle opinioni piuttosto nette su Draghi e sulla salute del governo, con previsioni per la politica futura…(N.d.R.)

Intervista di Affaritaliani.it a Luigi Bisignani.

di Alberto Maggi

Ormai siamo quasi a fine settembre, l’estate è lontana e la politica è ripartita. Come valuta l’azione del governo Draghi?

“Certamente se lo paragoniamo al governo Conte che c’era prima siamo in una situazione idilliaca, l’esecutivo giallo-rosso è stato un vulnus per la democrazia”.

Detto ciò…

“Ormai sono passati mesi e sinceramente da Draghi ci si aspettava di più, soprattutto sul piano del coordinamento tra i ministeri e sul fronte del rapporto tra Palazzo Chigi e i ministri. Il grande prestigio del presidente del Consiglio ha annullato la collegialità del governo”.

Un giudizio pesante…

“La campagna vaccinale non sta andando come si sperava, sul tanto sbandierato Recovery Plan vediamo come i soldi non sono ancora arrivati. E ricordo che stiamo per entrare nel 2022 ed entro il 2026 le opere vanno concluse, ma nessuna è ancora partita”.

Non siamo messi bene, insomma…

“Un ministero chiave come quello delle Infrastrutture è in mano a professori universitari di grande prestigio vicini al ministro Giovannini che non è né un politico né un super-tecnico. Di fatto è un ministero bloccato”.

Altri nodi nel governo?

“Un comparto fondamentale come la digitalizzazione del Paese è fermo al ‘caro amico’, il ministro Colao continua a fare contratti a giovani volenterosi che in gran parte provengono dalla Vodafone. E questo oggettivamente crea un problema. Il piano digitale per le scuole non è nemmeno partito con la digitalizzazione del Paese ferma”.

E Palazzo Chigi?

“Il pallino è totalmente nelle mani del professor Giavazzi, che è un grande editorialista ma di amministrazione pubblica sa poco o niente. E questo paralizza la macchina della presidenza del Consiglio”.

Un voto a Draghi premier dopo 7 mesi di governo?

“Partiva da 110 e lode, oggi si merita un 68-70, diciamo che sicuramente ci si aspettava di più. In politica estera ha avuto un grande prestigio fino a quando si parlava di economia, ma ora che si comincia a fare sul serio emergono i limiti di Draghi. Clamorosa la gaffe della sua portavoce quando ha detto che dopo cinque giorni il presidente Draghi avrebbe avuto una videocall con il cinese Xi. Un errore di comunicazione e di sostanza da matita blu. Il presidente del Consiglio italiano non sta in lista d’attesa e la notizia va fatta uscire quando la conversazione è già avvenuta”.

Che cosa succede nella Lega? E’ davvero in atto una guerra interna?

“L’atteggiamento di Salvini ha creato contro-leader interni a loro insaputa, ma Zaia, Fedriga e soprattutto Giorgetti non hanno alcuna intenzione di scalzare Salvini e di fare il segretario. E’ solo una follia giornalista alimentata dal comportamento e dalle scelte politiche di Salvini”.

E il Pd?

“Letta si sta dimostrando totalmente inadeguato e Base Riformista, la corrente di Guerini, Lotti e Margiotta, sta vincendo tutti i congressi. La base Dem non si identifica più in Letta e Orlando”.

Il Centrodestra va verso una sonora sconfitta alle Amministrative?

“Suicidio assoluto, potevano essere stravincenti a Roma e Milano e invece stanno facendo la conta continuando con divisioni ridicole”.

Si avvicina anche il voto per il Quirinale…

“Escludo l’ipotesi Draghi, è troppo intelligente e sa perfettamente che 60-70 grillini lo impallinerebbero per la paura di andare al voto, non potendo garantire loro che non scioglierà le Camere. Su Mattarella vedo un attivismo che non c’è mai stato prima, come la visita al Papa in anticipo, cosa che non si fa. Ha iniziato a dire ‘non voglio, non ci sto’ (al bis, ndr) ma l’ipotesi di una rielezione di Mattarella è sempre più probabile. Magari questa possibilità non cresce in Mattarella stesso, ma certamente nell’uomo forte del Quirinale, il segretario generale Zampetti, che non ha alcuna intenzione di andare ai giardinetti”.

Draghi premier anche dopo le elezioni politiche?

“Mah, secondo me pensa a un grande incarico europeo e in particolare alla poltrona di Von der Leyen. Visto il disastro di questa Europa e dei leader europei, Draghi ha tutte le carte in regola per fare benissimo”.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/bomba-di-bisignani-vi-svelo-chi-tiene-prigioniero-draghi/

 

La bomba demografica a orologeria è pronta a scoppiare

Condividi su:

di Leopoldo Gasbarro

La frase coniata da Walt Kelly attraverso il suo poster creato per la prima Giornata della Terra, il 22 aprile 1970 è detta dal suo personaggio Pogo. Il bambino è in piedi sul bordo di una palude con in mano un bastoncino per raccogliere la spazzatura. Ha in mano un sacco di tela in cui infilarla. Di fronte a lui ci sono tonnellate di rifiuti che gli umani hanno scaricato. Il poster recita:

Il motivo per cui gli umani si stanno estinguendo è semplice e diretto. È riassunto al meglio nella famosa frase del cartone di Pogo: “Abbiamo incontrato il nemico e lui siamo noi”.

Gli umani sono la ragione per cui gli umani si stanno estinguendo. Non facciamo abbastanza bambini. È così semplice.

Il numero chiave è 2.1. 

Si riferisce a 2,1 figli per coppia, noto come tasso di sostituzione. Il tasso di sostituzione è il numero di figli che ogni coppia deve avere in media per mantenere la popolazione mondiale a un livello costante. Un tasso di natalità di 1,8 è inferiore al tasso di sostituzione di 2,1. Ciò significa che  popolazione sta diminuendo.

Perché il tasso di sostituzione non è 2.0? Se due persone hanno due figli, questo non mantiene la popolazione a un livello costante? La risposta è no a causa della mortalità infantile e di altre morti premature. Se una coppia ha due figli e uno muore prima di raggiungere l’età adulta, solo un figlio può contribuire alla futura crescita della popolazione da adulto. Un tasso di natalità di 2,1 compensa questo fattore e contribuisce a due figli adulti ogni due genitori adulti. Ovviamente nessuno ha 2,1 figli. Il tasso di sostituzione è nella media. Se cinque coppie hanno tre figli ciascuna e altre due coppie hanno un figlio ciascuna, la media delle sette coppie è di 2,43 per coppia, ben al di sopra del tasso di sostituzione di 2,1.

Allo stesso modo, non è necessario che ogni coppia abbia un numero uguale di ragazzi e ragazze. Ancora una volta, è tutta una questione di medie. Se una coppia ha tre maschi e un’altra coppia ha tre femmine, la distribuzione complessiva maschi/femmine è 50/50 e il tasso di natalità è 3.0. Funziona bene per far crescere la popolazione.

A proposito, in grandi campioni di popolazione nascono leggermente più maschi che femmine. È perfettamente normale ed è causato da fattori genetici. Non è un problema. Finché ci sono più maschi che femmine, non c’è limite pratico alla capacità di ogni femmina di riprodursi.

Questo è ciò che conta nella demografia.

Questa è la realtà: i dati demografici non sono solo uno dei tanti fattori che influenzano i mercati. La demografia è il fattore dominante con un ampio margine rispetto a tutti gli altri.

Posso elencare tutti i fattori che influenzano i prezzi di mercato. Questi includono tassi di interesse, tassi di cambio, inflazione, deflazione, tassi ufficiali della banca centrale, catene di approvvigionamento, geopolitica, aspettative dei consumatori e molti altri.

Tuttavia, nessuno di questi è importante quanto i dati demografici perché i dati demografici riguardano le persone e le economie non sono altro che la somma totale delle azioni degli individui in quelle economie.

Demograficamente, il Giappone è il canarino nella miniera di carbone. Il Giappone ha avuto più recessioni e nessuna crescita sostenuta per oltre trent’anni. Questa moderna depressione coincide con il fatto che il Giappone ha la società più vecchia di qualsiasi grande economia.

L’età media in Giappone oggi è di 48,6 anni. (L’età media odierna negli Stati Uniti è di 38,5 anni Questi numeri peggioreranno rapidamente.

Nel 2050, l’età media giapponese sarà di 53 anni. La Cina 50 anni e gli Stati Uniti 42 . La vecchiaia è altamente correlata con il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la demenza. Il Giappone è già una società che invecchia e a crescita lenta.

Il resto del mondo sarà presto nelle stesse condizioni del Giappone. La bomba demografica a orologeria è già esplosa.

Coloro che si aspettano che l’Africa subsahariana compensi i bassi tassi di natalità nel mondo sviluppato potrebbero rimanere delusi nello scoprire che i tassi di natalità africani stanno calando bruscamente e potrebbero presto essere bassi come quelli del Nord America e dell’Europa occidentale.

E la Cina e l’India, con le loro enormi popolazioni?

Insieme, questi due paesi hanno una popolazione di circa 2,8 miliardi di persone su una popolazione mondiale totale di circa 7,9 miliardi di persone. In altre parole, Cina e India hanno il 35% di tutte le persone del pianeta. Mentre vanno, così va la popolazione mondiale.

Contrariamente alla percezione popolare, la popolazione cinese sta crollando e l’India non crescerà così velocemente come molti si aspettano e potrebbe presto iniziare il proprio forte declino.

Le tre maggiori cause dell’effetto “bomba demografica” sono l’urbanizzazione, l’istruzione e l’emancipazione delle donne. Tutti e tre hanno un effetto di amplificazione.

Il collasso demografico è inevitabile; è già integrato nei tassi di natalità esistenti e nelle tendenze probabili. Eppure, non è la fine del mondo. Non sarà nemmeno la fine dell’umanità. Ma sarà la fine di un paradigma economico di maggiore crescita, maggiore consumo e maggiore produzione che ha prevalso negli ultimi duecento anni.

Il nuovo paradigma consisterà in un minor numero di persone nelle città più grandi, una forma di urbanizzazione senza precedenti al di là di quanto già sappiamo. Le industrie legacy come le automobili cadranno nel dimenticatoio. L’assistenza sanitaria in generale e l’assistenza agli anziani in particolare esploderanno.

Non mancheranno le opportunità di investimento. Tuttavia, gli investitori dovranno evitare molti investimenti tradizionali che hanno avuto buoni risultati in passato ma avranno poco o nessun ruolo in un futuro che invecchia e fortemente urbanizzato.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/economia-finanza/assicurazioni/la-bomba-demografica-a-orologeria-e-pronta-a-scoppiare/?utm_source=nicolaporro.it&utm_medium=link&utm_campaign=economiafinanza

Ecco perché l’Italia è il malato d’Europa

Condividi su:

di Nicola Porro

Proprio in questi giorni sono arrivati i primi 25 miliardi del Recovery fund dall’Europa, e mai come ora conviene rinfrescare la nostra memoria, davvero corta, su come li abbiamo ottenuti. Si incarica di fare questa opera di pulizia mentale, con il rigore del cronista e senza sbavature ideologiche, Leonardo Panetta, corrispondente a Bruxelles per Mediaset.

Il suo libro è Recovery Italia. Perché siamo il malato d’Europa? (edito da Mimesis e con la prefazione dell’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè). Il punto di partenza è che l’Italia è il «malato d’Europa da tempo» e che «se è vero che la crisi innescata dal Covid è in sostanza simmetrica, nel senso di colpire tutti i Paesi europei allo stesso modo e alle stesse condizioni, per l’Italia lo shock è ancora più acuto, date le difficoltà pregresse certificate dai numeri di crescita, sviluppo e dallo stato dei conti pubblici». C’è un partito europeo che non ce lo perdona. E Panetta, senza fronzoli, ci racconta dei tanti inciampi dei vertici europei: dalla prima imbarazzante conferenza stampa della nuova presidente della Banca centrale europea che fece crollare la Borsa italiana del 17 per cento, alle improvvide dichiarazioni della presidente della Commissione che escludeva l’utilizzo dei coronabond.

Tutto cambia quando Francia e Germania, isolate e autonome, decidono in una frettolosa conferenza stampa che qualcosa si sarebbe dovuto fare: un piano da 500 miliardi e tutto a fondo perduto. Conte, all’epoca premier ed esagerato, ne chiedeva 1500, i cosiddetti frugali, non ne volevano sentir parlare. Si è arrivati dopo un lunghissimo vertice dei capi di Stato (che Panetta descrive nei dettagli) ai 750 attuali, di cui solo 390 a fondo perduto e con lo sconto sui bilanci comunitari per i frugali. L’Italia è tra i primi beneficiari, anche se superata dalla Spagna sui fondi da non restituire. La storia di questo accordo è quella di una lunga ed estenuante mediazione politica.

D’altronde su questo il corrispondente d Bruxelles che conosce fatti e persone è esplicito: sebbene «l’Europa ami proiettare un’immagine tecnica di sé, con decisioni prese solo in base a regole chiare, numeri, parametri, la dimensione politica permea le pareti delle istituzioni comunitarie. Da una parte ricordiamo che la Commissione europea è formata da 27 commissari, diciamo dei ministri europei, che vengono proposti dai singoli Stati membri, su indicazione del governo in carica nelle diverse nazioni al momento della nuova legislatura europea. Dall’altra, molte delle persone che lavorano dietro le quinte nelle istituzioni Ue hanno, in origine, uno sponsor politico».

Questo è l’insegnamento più importante di un libro pieno di notizie (a proposito, forse sarebbe valsa una piccola appendice con i calcoli esatti delle richieste finali dei fondi): dietro ai tanti tecnicismi comunitari, il lato politico delle scelte non è sempre messo nella giusta luce.

Fonte: Il Giornale 15 agosto 2021

Cocktail vaccini, quali rischi si corrono

Condividi su:

Come risaputo, il nostro Circolo Christus Rex non appartiene alla schiera variegata dei “negazionisti”, dei “no mask”, dei “no vax” ed altre simili amenità. Come per ogni argomento ci sforziamo di avere un approccio realistico e critico. Ragioniamo con equilibrio, evitando le “tifoserie”, alla luce dei fatti (non delle fantasie, dei dati parascientifici o altre sciocchezze che si trovano a bizzeffe sul web) e delle circostanze, utilizzando il buon senso, accanto alla ragionevolezza ed alla Fede. Non ci piace il “nuovo mainstream del politicamente scorretto a tutti i costi”, che, spesso, è pure a fini di lucro e neppure l’utilizzo di questa particolare situazione da parte di alcuni accademici e commentatori ciarlatani, cosiddetti “di area”, che mischiano la loro conoscenza frammentaria o interessata in materia ecclesiale, per aumentare la confusione generale (generando ancor più paure) e cercare di crearsi un nome ed una nicchia. Saranno spazzati via quando il loro zelo amaro, la loro disperazione, il loro arrivismo, che li spinge addirittura a “profezie” catastrofiste verranno smentiti dalla realtà e dovranno giustificare le loro affermazioni ed i loro scritti cervellotici. Ci troveranno pronti a chieder loro conto di tutto, per il bene comune.

Ci troviamo d’accordo, nella sostanza, con l’articolo che riportiamo qui sotto. Non siamo “esperti” né “tuttologi” ma sappiamo usare la nostra testa e la nostra coscienza. Non c’è un’Autorità che si sia espressa solennemente in materia e, quindi, siamo costretti ad agire secondo Fede e Ragione, in coscienza. (N.d.R.) 

di Paolo Becchi e GiulioTarro

La storia dei vaccini ci può forse insegnare qualcosa. Pensiamo alla poliomelite con l’uso iniziale del vaccino Salk che utilizzava un virus inattivato da trattamento chimico e che fu poi sostituito dal vaccino Sabin a virus attenuato dal trattamento di centinaia di passaggi in colture di tessuto fino a perdere la capacità di superare la barriera del suo passaggio orofecale senza arrivare al sistema nervoso centrale. Ovviamente la possibilità di somministrare il vaccino per via orale ha superato subito le barriere per la sua somministrazione per i bambini in particolare del continente Africano, del Centro Sud America e del Sud est Asiatico. Ma il vaccino Sabin aveva una controindicazione: il soggetto con deficit immunitario “pari a uno su due milioni e quattrocentomila dosi”, praticamente irrisoria.

Nessuno mescolava due vaccini

Per evitare tuttavia questi casi dal 2002 nel mondo occidentale si potrebbe di nuovo usare il vaccino Salk se si ripresentasse la malattia, ma ciò non ha inciso sull’uso globale del vaccino Sabin che ha già comportato la scomparsa globale del tipo 2 e del tipo 3 dal resto del mondo con pochi casi, 5-6 rispettivamente in Afganistan e Pakistan, con previsione del loro azzeramento nei prossimi 3 anni per quanto riguarda il tipo 1 che si è rifatto vivo come vaccino orale causa di poliomielite nei casi di soggetti defedati e immunodeficitari osservati nella Siria per la guerra in corso e che non possono incidere sul dato finale di azzeramento della paralisi infantile nei prossimi 2-3 anni con completa scomparsa della malattia come avvenuto per il vaiolo.

Chi faceva questi vaccini era immune per lungo tempo e forse addirittura per sempre e immunizzava anche gli altri. Questi erano i vaccini antipolio, come si vede anche allora c’erano due vaccini diversi. Anche se entrambe le tecniche utilizzavano un virus inattivato o attenuato. Mai nessuno si sognò di mischiare i due vaccini.   

Come funzionano i vaccini anti-Covid

Veniamo alla situazione attuale. La tecnica di iniettare non un virus, ma frammenti di RNA messaggero (mRNA) è del tutto nuova, mai sperimentata in precedenza. Essa consiste nell’utilizzare una molecola speculare all’acido nucleico del virus per la produzione delle proteine costituenti la particella virale con il fine di indurre la glicoproteina spike del coronavirus, usata per i recettori ACE2 delle cellule bersaglio in modo da produrre questi antigeni nelle nostre cellule mediante l’informazione dell’mRNA. In sostanza viene stimolata la produzione di anticorpi specifici come l’immunoglobulina verso gli antigeni specifici virali per ottenere l’immunità del soggetto vaccinato. Ma non ci sono solo questi vaccini. I vaccini più tradizionali sono quelli cinesi ed indiani, a virus disattivato, ma anche il vaccino prodotto dai Russi o l’AstraZeneca utilizzano un adenovirus come vettore contenente le istruzioni per produrre la glicoproteina spike che permette al virus di legarsi alle cellule umane utilizzate dopo come fotocopiatrice per creare nuove copie di se stesso. Il nostro sistema immunitario impara a riconoscere la proteina del virus “ibrido” e meno aggressivo, conservando la memoria dell’agente incontrato.

Il caso Astrazeneca (e non solo)

Oggi molta attenzione è riservata a AstaZeneca per alcuni effetti avversi molto limitati ma incontestabili. Ma poco si dice sui nuovi vaccini a mRNA. Con questi vaccini alcune regioni del genoma del virus si legano al gene delle cellule umane. Si è sottovalutata anzitutto la possibilità di attivazione di geni umani associati a rischio di malattie autoimmuni. Inoltre, nei soggetti in età fertile l’mRNA potrebbe indurre modifiche sugli spermatogoni o sugli ovuli con prospettive di alterazioni genetiche nei feti che solo il tempo potrebbe essere in grado di escludere. Ecco perché questo tipo di vaccino dovrebbe essere sconsigliato alle donne incinte come pure dovrebbe venire sconsigliata la gravidanza fino a due mesi dopo la sua inoculazione.

I vaccini a mRNA sono quelli della Pfizer e della Moderna dove l’RNA fa da modello per produrre la proteina spike della COVID-19 e stimolano la produzione di molti anticorpi. I vaccini AstraZeneca e Reithera consistono in un adenovirus vettore delle spikes del coronavirus, mentre l’adenovirus vettore dello Sputnik Russo è di origine umana quello dell’AstraZeneca usa un virus dello schimpanzè, mentre la Reithera un virus del gorilla. Gli adenovirus usati non sono contagiosi. L’adenovirus non si replica e non provoca malattia e diffonde il gene del SARS-CoV2 nelle cellule dell’organismo dove vengono prodotte le proteine spikes riconosciute dal sistema immunitario del vaccinato come estranee, rispondendo con anticorpi umorali e cellule linfocitarie che impediscono al virus l’entrata nelle cellule del vaccinato e distruggono le cellule infette.

Abbiamo, insomma, vaccini che funzionano con due modalità molto diverse, finalizzate a sviluppare differenti aree del sistema immunitario. Ora si è deciso addirittura di sostituire per la seconda dose il vaccino AstraZeneca con i vaccini realizzati da Pfizer e Moderna, anche se il premier Draghi ha garantito libertà di scelta, dietro consiglio medico. Dopo quanto abbiamo scritto dovrebbe risultare chiaro che si tratta di una decisione rischiosa che solleva molti dubbi sotto il profilo scientifico. Mai nella storia della medicina si è vista una cosa del genere, la vaccinazione eterologa, e le ricerche pubblicate sinora sono insufficienti per numero esiguo di soggetti esaminati e per gli effetti a lungo termine dei vaccinati.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/cocktail-vaccini-quali-rischi-si-corrono/

Vaccini: la vera emergenza è che abbiamo Arcuri

Condividi su:

di Andrea Amata

Ormai siamo in una condizione kafkiana in cui la principale emergenza non è dettata dal Covid, ma da chi ha ricevuto il mandato di attutirne l’impatto devastante fallendo nell’incarico. Tant’è che la struttura commissariale rincorre l’emergenza sanitaria, anziché anticiparsi il lavoro con una programmazione di interventi che sono prevedibili in un quadro pandemico.

Commissario inadeguato

Essere impreparati al piano vaccinale, sia con la carenza del personale sanitario preposto alla somministrazione delle dosi sia con l’inadempiente dotazione di una logistica operativa, conferma l’inadeguatezza dell’ineffabile Domenico Arcuri. Siamo in presenza di una struttura che, piuttosto di onorare la sua missione orientata a placare l’urgenza scatenata dal virus, sta fomentando l’emergenza e, così, risultando parte del problema anziché della soluzione. Non abbiamo ancora gli operatori sanitari idonei a soddisfare il fabbisogno del personale addetto alla massiccia campagna di vaccinazioni. Mancano i centri dove eseguire materialmente l’inoculazione dell’antidoto, i cosiddetti hub di vaccinazione, ma possiamo consolarci soltanto con l’idea architettonica, a sagoma floreale, partorita da Stefano Boeri.

Ci siamo vincolati al piano europeo per la distribuzione, proporzionale alla popolazione di ciascun paese, del vaccino senza esplorare canali di approvvigionamento alternativi, limitandoci nella disponibilità del siero anti-Covid. Ci siamo lasciati sedurre dalla strategia comune sui vaccini presentata dalla Commissione europea lo scorso 17 giugno. L’unità e la solidarietà erano il mantra della burocrazia europea e negli accordi sottoscritti si sanciva «l’obbligo di non fare trattative separate». Continua a leggere

L’ideona dell’Europa: vietare la messa di Natale

Condividi su:

In questi anni ci siamo abituati all’assordante silenzio dell’Unione europea quando si parla di cristianesimo, nessuna parola sui cristiani perseguitati nel mondo, sui preti uccisi in Europa, sulle chiese e le immagini sacre distrutte e profanate nelle nostre nazioni.

Un tentativo non solo di negare ma anche di cancellare le radici cristiane secondo il principio che il filosofo conservatore Roger Scruton ha definito “oikophobia”, odio della propria casa. Stupisce perciò sentire l’Ue parlare di religione e di cristianesimo, se non fosse che la Commissione europea ha rotto il suo decennale silenzio per proporre lo “stop alle messe di Natale in presenza” per sostituirle con “eventi online o in tv”.

Una proposta nata ufficialmente per diminuire i rischi di assembramento e di contagio ma che sembra nascondere un tentativo di accelerare il processo di secolarizzazione già in atto da tempo. Il solo fatto di mettere sullo stesso piano una funzione in presenza rispetto a un evento religioso online o in televisione, è significativo dello scarso rispetto verso i fedeli dimostrato dalle istituzioni europee.

Chiunque frequenti una chiesa in questi mesi è a conoscenza del rispetto delle regole di distanziamento e dei rigidi protocolli sanitari, non c’è nessuna ragione per impedire le funzioni religiose. Verrebbe da dire perché i centri commerciali sì e le chiese no? Ma non è nemmeno questo il punto, così come è importante tenere in considerazione le ragioni dell’economia, allo stesso modo occorre avere massimo riguardo per gli aspetti spirituali, soprattutto in questo momento in cui le persone sono già duramente provate da un punto di vista psicologico. Non si può trattare la religione come se fosse un qualsiasi ambito della società.

C’è poi un altro risvolto molto grave nelle parole della commissione europea e riguarda il diritto alla libertà di culto alla base di ogni democrazia. Sospendendo le funzioni religiose, si contraddice la libertà di professare la propria fede.

Privare i fedeli del Natale in questo momento, significa negare una speranza ai bambini, agli anziani, alle persone sole, alle famiglie che si aggrappano alla spiritualità come una speranza per superare non solo le difficoltà ma anche in alcuni casi la perdita dei propri cari. Un conforto che nessun evento online o celebrazione in televisione può sostituire.

Francesco Giubilei, 1º dicembre 2020

DA

L’ideona dell’Europa: vietare la messa di Natale

1 2 3 4 5