Bergoglio sfida i sovranisti: è lui l’alleato dell’Unione europea
Il “Papa” arriva in Bulgaria e manda un segnale non tanto a Sofia, quanto a tutte le capitali d’Europa. La Chiesa c’è ed è in campo per queste elezioni europee con un’unica certezza: l’Ue non deve finire nelle mani dei sovranisti.
Il viaggio in Bulgaria di Francesco è un viaggio che profuma di ecumenismo: ed è il “Papa” il primo a sostenerlo. Per il “pontefice”, il Paese è “luogo d’incontro tra molteplici culture e civiltà, ponte tra l’Europa dell’est e quella del sud, porta aperta sul Vicino Oriente”. E nelle parole rivolte alle autorità di Sofia, il tema delle migrazioni torna prepotentemente al centro della sfida: “La Bulgaria si trova a confrontarsi con il fenomeno di coloro che cercano di fare ingresso all’interno dei suoi confini, per sfuggire a guerre e conflitti e alla miseria e tentano di raggiungere in ogni modo le aree più ricche del continente europeo, per trovare nuove opportunità di esistenza, o semplicemente un rifugio sicuro”.
E Francesco rivolge un appello che si rivela in realtà una presa di posizione netta nei confronti di tutti i movimenti sovranisti: “A voi, che conoscete il dramma dell’emigrazione, mi permetto di suggerire di non chiudere gli occhi, il cuore e la mano – come è nella vostra tradizione – a chi bussa alle vostre porte“. Continua a leggere


Lo scontro in Libia sembra farsi più duro giorno dopo giorno.
La pubblicazione dei più recenti dati Eurostat, riferiti alle elaborazioni economiche al 31 dicembre 2017, ha ufficializzato il sorpasso della Francia sull’Italia quale seconda potenza d’Europa per output manifatturiero, riportando per il Paese d’Oltralpe un prodotto industriale di 889,4 miliardi di euro contro gli 883,7 del nostro Paese (comunque ai massimi dal 2011 a oggi).
Si rischia una nuova crisi diplomatica fra Italia e Francia. E questa volta riguarda la Cina, o meglio, la Nuova Via della Seta. La possibile firma del Memorandum of Understanding fra il governo italiano e quello cinese ha sollevato un polverone che non riguarda solo i rapporti fra Stati Uniti e Italia, ma anche fra Italia e partner europei. Ed è come al solito Parigi a fare la “parte del leone” di coloro che colpiscono (o vogliono colpire) gli interessi italiani.
Nell’estate di due anni fa in una piccola chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, nei pressi della città francese di Rouen, si consumava uno dei tanti episodi di violenza jihadista che hanno insanguinato l’Europa negli anni di massima espansione del Califfato. Due uomini armati fecero irruzione nel luogo di culto e dopo una breve presa di ostaggi sgozzarono padre Jacques Hamel. Quell’episodio impressionò l’opinione pubblica francese e mondiale e riaccese i riflettori sulla questione delle persecuzioni contro i cristiani. Secondo il sito The religion of peace solo tra il 9 e il 15 giugno ci sono stati almeno 46 attacchi contro dei cristiani nel mondo. Mentre a maggio gli episodi sono stati 189 e le persone uccise 888. I numeri assumono proporzioni critiche se si considerano gli anni che vanno dal 2013 al 2017. Oltre 114mila persone uccise e 124 mila feriti.
Era il settembre 2016 quando il magnate George Soros, fondatore della rete “filantropica” dell’Open Society Foundations, annunciava dalle colonne del
Il vertice fra Unione europea e Lega araba in Egitto si è conclusa con una dichiarazione finale di 17 punti in cui si parla di “una nuova era di cooperazione”. Un annuncio importante che però non ha scaldato i cuori dei presenti. Questi incontri internazionali assumono sempre più le caratteristiche di grandi palcoscenici in cui si decide poco, almeno da un punto di vista multilaterale, ma si cerca di assumere posizioni di leadership.
Oltre il danno, anche la beffa. La Francia di Emmanuel Macron non solo ha deciso di colpire duro l’Italia sull’
L’immagine che arriva in queste settimane dai diversi angoli d’Europa non è certamente delle più edificanti. Non c’è un Paese dell’Unione europea che possa dirsi al sicuro da una crisi di governo o da proteste di massa. E da Est a Ovest, le piazze si infiammano e i governi appaiono sempre più fragili. Incapaci di portare avanti la propria agenda e soprattutto pericolosamente inclini a crisi sistemiche e da cui non appaiono mai capaci di uscirne rafforzati.